World Premiere | Out Of Competition | Restored Classics
Chung Li-ho, un ricco agricoltore di seconda generazione, si innamora di una delle ragazze della sua fattoria, Chung Ping-mei. Anche se le loro diverse condizioni sociali non rappresentano un ostacolo, sposare qualcuno con lo stesso cognome è considerato un tabù nella comunità Hakka. Due anni dopo, Chung Li-ho torna a Taiwan e fugge con Ping-mei, nella speranza di ricominciare da capo nella sua terra natale, in Cina. Li diventa conducente di taxi per guadagnarsi da vivere, ma non può abbandonare la sua passione per la scrittura. Nonostante la sua gravidanza, Ping-mei si sobbarca il carico finanziario per sostenere le sue aspirazioni. Tuttavia, durante la guerra i pervasivi sentimenti anti-giapponesi alla fine li costringono a tornare a Taiwan. Stabilitisi nelle montagne, Li-ho lavora come scrittore e insegnante, ma sviluppa una malattia polmonare dovuta agli anni di duro lavoro. Grazie al sostegno e alle cure incessanti di Ping-mei, Li-ho trova la forza di affrontare ogni rifiuto, e passa molte notti a trascrivere su carta i propri sogni, infondendo in ogni parola lo spirito della vita.
Negli anni Settanta Taiwan si trovò ad affrontare diverse sconfitte diplomatiche, tra cui il ritiro dalle Nazioni Unite. Il governo monopartitico vedeva poche prospettive di contrastare il comunismo e ricostituire la nazione, e nell’intento di mantenere la stabilità sociale adotto un cambiamento sostanziale nella sua strategia di produzione cinematografica propagandistica, utilizzando la musica pop per diffondere una nuova narrazione patriottica: “la Repubblica di Cina e a Taiwan”. Lee Hsing, pioniere del Sano Realismo, era ben consapevole di questo cambiamento propagandistico. La scelta di far cantare la sigla del film a Teresa Teng fu un’azione deliberata per comunicare con il pubblico, mentre il desiderio di Chung Li-ho di tornare alla sua terra natale è in linea con il tema della “connessione con la Cina”. In superficie, il film rende omaggio agli scrittori locali, ma le sue intenzioni propagandistiche soggiacenti sottolineano l’inseparabile relazione tra politica e arte.
Basato sul racconto e sulle esperienze autobiografiche dello scrittore taiwanese Chung Li-ho, di etnia Hakka, My Native Land racconta la storia di un uomo che, a causa del tabù che vieta di sposare qualcuno con lo stesso cognome, non può sposarsi. Attraverso le virtù accademiche di Chung Li-ho siamo testimoni della grandezza della patria, della fiducia nel potere della letteratura per la trasmissione di principi e dei sacrifici fatti per la nazione, che manifestano i valori tradizionali di gentilezza, rispetto, parsimonia e umiltà.
La prima meta del film esplora il perseguimento di queste convinzioni. Nonostante l’ampiezza del percorso e l’insignificanza del sé, gli ostacoli non arrestano mai il progresso, cosi come il divieto dei matrimoni tra persone con lo stesso cognome non è mai fonte di timori. La “terra natale” del titolo si riferisce originariamente alla terra ancestrale in Cina, ma in seguito diventa il luogo in cui la coppia torna, a Meinong nel Kaohsiung, per fondare una famiglia. Il duplice significato di terra natale che nella seconda metà del film si trasforma in luogo di appartenenza riecheggia le parole di Su Dongpo “Dove il cuore si sente in pace, li è la mia patria”, parole che catturano l’essenza stessa di ciò che “terra natale” significa. Il regista Lee Hsing, con il suo linguaggio cinematografico umanistico, coglie l’innocenza, la semplicità e la tranquillità della terra, presentando in modo vivido il diligente processo creativo dello scrittore. Anche quando affronta il dolore per la perdita di un figlio o la battaglia contro la tubercolosi, rimane sempre concentrato sugli ideali letterari, che incarnano il significato di “coltivare con la penna” a Taiwan. La perseveranza e i sacrifici delle donne Hakka per le loro famiglie, uniti alle usanze locali e al paesaggio rurale di Meinong, lasciano un’impressione duratura.