European Premiere| In Competition
Guest star:
HSIAO Ya-chuan, director
C’è un momento, in Old Fox, in cui il giovane protagonista, moralmente combattuto, ripete la frase “Non sono affaracci miei”. È raro che uno script riesca a sintetizzare così concisamente, in una sola frase, il suo interrogativo principale. Il film, che ha ottenuto quattro premi ai Golden Horse Awards lo scorso anno (tra i quali la miglior regia), pone brillantemente l’annosa questione del ruolo che svolge l’empatia nella nostra società: perché dovremmo farci gli affaracci degli altri? Il quarto lungometraggio di Hsiao è un coinvolgente e potente dramma morale raccontato dalla prospettiva di un bambino che si trova a un bivio nella vita. La vicenda è ambientata nel 1989, l’anno in cui Taiwan conobbe un boom economico senza precedenti, che vide crescere il suo indice azionario in modo esponenziale. Mentre il loro vicino trae enormi guadagni dal mercato azionario, l’undicenne Liao Jie (il bambino prodigio Bai Run-yin di Dear Tenant) e il padre single Liao Tai-lai (Liu Kuan-ting), gestore di un ristorante, vivono una vita modesta risparmiando ogni centesimo per comprare la casa dei loro sogni.
L’uomo che può realizzarli è Boss Xie (Akio Chen), il proprietario del vicinato, il cui soprannome “Vecchia Volpe” dice già tutto su quale sia la sua natura. Incontrando Liao Jie in un incontro fortuito, Boss Xie vede nel bambino una somiglianza con se stesso da piccolo e prende il ragazzo sotto la sua ala, insegnandogli che la spietatezza e la vittoria a ogni costo sono la vera strada verso il successo. Improvvisamente, Liao Jie si ritrova a non guardare più con ammirazione il padre gentile e comprensivo, ma piuttosto questa persona astuta e pragmatica che letteralmente tiene in mano il potere di realizzare il suo sogno.
Il più grande punto di forza di Hsiao come regista è sempre stata la narrazione basata sui personaggi, come è evidente nella dinamica triangolare dei protagonisti che è al centro di Old Fox. Sappiamo che la cosa giusta da fare per Liao Jie sarebbe scegliere la bontà del padre invece dei modi machiavellici di Boss Xie. Eppure, il mondo costruito da Hsiao è così intricato e convincente che il pragmatista che è in noi per un momento penserà che, tutto sommato, a Liao Jie converrebbe scegliere la via dell’opportunista per andare avanti.
Naturalmente, il dilemma di Liao Jie è reso ancora più convincente dagli attori. Bai Run-yin, che a soli 13 anni ha già all’attivo diversi ruoli da protagonista, si è dimostrato il migliore attore bambino del cinema taiwanese di oggi. Liu Kuan-ting, che conferma di sapersela cavare egregiamente sia nel dramma che nella commedia, suscita simpatia come padre single e lavoratore che fa del suo meglio per rimanere gentile in un mondo crudele. Nei panni della severa ma giusta sottoposta di Boss Xie, Eugenie Liu (vista in mon mon mon MONSTERS) si è meritata appieno la candidatura ai Golden Horse per quella che, ad oggi, è la sua interpretazione drammatica più riuscita.
Ma la punta di diamante di questo cast eccezionale è il veterano sceneggiatore-attore Akio Chen, che invece di interpretare Boss Xie come un “malvagio” unidimensionale, conferisce al suo complesso personaggio tutta la profondità necessaria. Chen si diverte a evidenziare gli aspetti più viscidi di Xie, ma ne mostra anche tutta la vulnerabilità quando il film suggerisce come da figlio di uno spazzino sia diventato un capitalista incallito e spietato.
Pensando al film, ricordo tutte le volte in cui mi sono trovato a dover scegliere tra fare la cosa “più giusta” o comportarmi da egoista e beneficiare solo me stesso. Considerando tutte le volte che abbiamo assistito a questo dibattito vecchio come il mondo durante la pandemia, Old Fox dovrebbe essere più facile da comprendere rispetto a quanto sembri superficialmente. Tuttavia, come una profumatissima ciliegina sulla torta, la fine del film suggerisce che, forse, a tutti noi farebbe bene avere un pizzico di Boss Xie dentro di noi per fare le cose giuste.