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L’anno scorso è stato particolarmente proficuo per Herman Yau nella sua produzione di thriller polizieschi e d’azione. Durante l’estate ne sono usciti in sala ben quattro nell’arco di tre mesi, a partire da The White Storm 3: Heaven or Hell e Death Notice, ambientati a Hong Kong. Subito dopo è stata la volta di Raid on the Lethal Zone, in cui Yau ha applicato a una produzione della Cina continentale il suo gusto per il cinema di genere.
La storia di Raid on the Lethal Zone, che si ispira alla pesante repressione dei narcotrafficanti del 1992, si svolge nel luglio 1998, quando la regione al confine sud-occidentale cinese, intorno alla fittizia città di Meng, viene martoriata dalla pioggia. I servizi di emergenza sono tutti in azione mentre il livello dell’acqua aumenta e i residenti fuggono.
Tra i soccorritori ci sono gli agenti della polizia di frontiera, che rischiano di essere sopraffatti mentre cercano di mantenere l’ordine.
I trafficanti di droga colgono subito l’opportunità nella combinazione tra una catastrofe naturale e la distrazione delle autorità. Quando un paio di criminali cercano di arrendersi in una stazione di polizia, il team antidroga viene a conoscenza di un piano ideato da un certo Boss Wang (Jiu Kong) per spedire la droga nei sacchi di sabbia anti alluvione.
Il battaglione 8077 della polizia di frontiera è spedito in azione in supporto degli agenti antidroga, ma non si tratterà semplicemente di istituire dei blocchi stradali. I narcotrafficanti sono ben organizzati e ben armati, e come se non bastasse c’è una banda di ladri, rifugiatisi nei boschi, che hanno gli occhi puntati sul contrabbando.
Come nei migliori e più ambiziosi thriller d’azione di Herman Yau, anche Raid on the Lethal Zone, che è una produzione di medio budget, procede dalle premesse iniziali con grande efficienza. Gli elementi chiave della squadra 8077 e il loro capo Sun Ji (Yu Haoming) vengono introdotti rapidamente nella storia e quando si addentrano nella natura selvaggia i rischi della loro operazione si delineano chiaramente. Proprio mentre il camion dei trafficanti viene raggiunto sia dalle autorità che dai banditi in motocicletta, arriva una colata di fango che lascia solo un piccolo gruppo di agenti in grado di proseguire. Ciò che segue sono gli atti eroici della squadra mentre affronta una serie di ostacoli. Fanno la loro comparsa venerabili cliché dei film d’avventura, come sabbie mobili, mine terrestri e liane con cui appendersi da un precipizio, ma il pericolo principale è l’imminente fuoriuscita di acqua da una diga, che minaccia non solo l’operazione in sé ma intere città a valle.
I fan di Yau sanno che è bravissimo a realizzare film d’azione audaci, che sfruttano al massimo i budget per creare spettacoli sensazionali. Raid on the Lethal Zone, realizzato per la piattaforma cinese iQIYI, è una produzione più piccola rispetto, ad esempio, ai suoi film della serie Shock Wave, ma abbraccia l’intera gamma del repertorio, dalle sparatorie alle acrobazie di veicoli, senza mai rallentare e da il suo meglio nelle scene catastrofiche.
L’enorme frana del film è impressionante, le riprese dell’inondazione in città utilizzano un’abile costruzione del set e raffinati effetti speciali; c’è persino un inseguimento in auto nel mezzo di una piena improvvisa. Gli agenti del 8077 sono fermamente determinati, come ci si aspetta che siano in un film cinese sulle forze di sicurezza pubblica (“Nessuno nasce coraggioso; si sceglie di non avere paura”, dice una battuta), ma la regia di Yau è cosi concentrata nel far avanzare la storia che c’è poco spazio per lo sciovinismo. Sono l’azione e gli eroismi personali il focus principale di Raid on the Lethal Zone, e su questo fronte Yau dimostra ancora una volta perché è l’esponente hongkonghese di punta per le emozioni sul grande schermo.