ISHII TERUO: IL RE DEL CULT

Ishii Teruo ha lavorato ignoto a pubblico e critica occidentali per gran parte della sua cinquantennale carriera, sebbene in Giappone egli sia noto come “il re del cult” e sia considerato uno dei principali registi di genere della sua generazione. Questo perché è rimasto assente dal grande schermo per un periodo di quattordici anni, dal 1979 al 1993, proprio nel momento in cui i fan occidentali stavano scoprendo le delizie di Suzuki Seijun e Kato Tai che, come Ishii, avevano diretto film di un genere inizialmente preso alla leggera, quello yakuza, ma che, a differenza di Ishii, erano rimasti attivi come registi di lungometraggi anche dopo che il filone yakuza si era esaurito. Quando una nuova generazione di fan giapponesi iniziò a fare la fila per vedere i film del ritorno alla regia di Ishii, come Gensenkan Shujin (Master of the Gensenkan Inn, 1993) e Nejishiki (Wind-Up Type, 1998), il suo coetaneo Fukasaku Kinji stava avendo un successo assai più grande oltreoceano, inizialmente con il revival della sua fondamentale serie Jingi Naki Tatakai (Battles Without Honor and Humanity, 1973-74) e poi con il suo fantasy distopico di successo Battle Royale (2000). Dal canto suo, Ishii non aveva mai avuto un film che facesse furore in occidente. I suoi film che venivano distribuiti all’estero in versioni sottotitolate o doppiate, compresi i suoi film di arti marziali con Sonny Chiba e gli ero-guro, erano di solito meglio conosciuti per gli attori o per il soggetto sensazionale (tortura! sesso bizzarro! gheishe nude!) che per il loro regista. Nel frattempo, alcuni dei suoi migliori film, fra cui la serie Line realizzata per la defunta casa di produzione Shin Toho, rimasero ad ammuffire per parecchio tempo. Un altro motivo è la natura della sua produzione. Ishii non rientrava nelle solite categorie dell’eroe cult, tipo ribelle autodistruttivo (Suzuki), audace innovatore (Fukasaku) o genio incompreso (Kato). Anche se talvolta metteva a dura prova la pazienza della società di produzione, non oltrepassò mai il limite, come Suzuki, che si fece licenziare in tronco. Anche se giocava con le convenzioni di genere, raramente le attaccò in modo frontale come Fukasaku con la serie Jingi. E anche se avvolgeva i suoi film d’azione in un ritmo propulsivo e assai sgargiante, non sviluppò mai uno stile istantaneamente riconoscibile all’istante come Kato, le cui angolature dal basso e i primissimi piani erano come un marchio di fabbrica. Ishii è stato invece accusato di confezionare un prodotto standard su ordinazione inseguendo allo stesso tempo le tendenze hollywoodiane ma senza mai riuscirci. E’ vero che Ishii ha fatto la sua parte di lavoro di routine, girando episodi della popolare serie Abashiri Bangaichi (The Man from Abashiri Jail) quasi ininterrottamente: 4 solo nel 1966, e un totale di 10 fra il 1964 e il 1967. Eppure era anche un artigiano meticoloso, un maestro d’improvvisazione, un montatore completo e un dandy impenitente. Sebbene si sia piegato al volere della società di produzione, ha raramente percorso la stessa strada dei suoi colleghi e malgrado abbia lavorato per quasi vent’anni con la Toei, i suoi soggetti e il suo stile lo hanno collocato al di fuori della prodotto medio della compagnia. Ishii è conosciuto in Giappone e all’estero soprattutto per i suoi film ero-guro, iniziati con Tokugawa Onna Keizu (Pedigree of the Tokugawa Women, 1968). Questa cavalcata seminuda e brutalmente impudica fra le concubine del quinto Shogun sarà stato pure partorito dalla fantasia del presidente della Toei, Okada Shigeru, ma Ishii lo fece proprio con un erotismo talmente audace da suscitare le ire dello staff conservatore della Toei. L’ero-guro - il termine è un amalgama anglo-giapponese di “erotico” e “grottesco” - fiorì come movimento letterario e artistico negli anni Venti e all’inizio degli anni Trenta. Uno dei suoi maggiori rappresentanti fu Edogawa Rampo (Hirai Taro, 1894-1965), un famoso scrittore che si specializzò in racconti misteriosi e bizzarri, molto simili a quelli del suo idolo Edgar Allan Poe, da cui prese il nome d’arte. Le radici dell’ero-guro però arrivano molto più lontano, al periodo Edo (1600-1867), quando scrittori e artisti del demi-monde urbano sfogavano liberamente la loro curiosità in ogni campo, da strani giochi sessuali a orrendi crimini, nonché alle loro varie fusioni, reali o di fantasia. Ishii seppe convogliare questo spirito ero-guro premoderno, a differenza di Suzuki, che preferì la sua incarnazione dell’era Taisho (1912-1926). Inoltre, mentre Suzuki creava mondi irreali che mescolavano fantasia e realtà, Ishii affrontava spesso il suo argomento alla maniera di uno storico della cultura (sebbene, uno storico della cultura con uno sguardo lascivo quasi permanente). Il suo esplicito ritratto di stupri, torture e perversioni sessuali dell’era Edo, dietro una maschera di narratore “obiettivo”, può colpire qualcuno come le fantasie di un vecchio sporcaccione realizzate con le risorse di una grossa società di produzione (benchè con effetti speciali alquanto primitivi per gli standard odierni). Eppure uno sguardo più attento rivela spesso che - sotto la maschera di una dottore che disapprova, di un’anziana dama di compagnia o di qualche altro personaggio “normale” - Ishii, lungi dal trarre ingenuamente piacere dagli oltraggi che proietta sullo schermo, è ben consapevole della loro natura morale, giu-dicata secondo gli standard della società in generale. Il fatto che poi lui non si adegui in tutto e per tutto a quegli standard, e che in effetti provi simpatia per i suoi personaggi diabolici e mostri un evidente piacere nel ritrarre sullo schermo loro ed il loro nefasto operato, è perfettamente in linea con la tradizione ero-guro. È anche perfettamente incoerente non solo con gli atteggiamenti dell’Occidente politicamente corretto, ma anche con il desiderio di molti giapponesi di oggi (compresi quelli della Toei, l’ex casa di produzione di Ishii) di presentare al resto del mondo solamente i lati positivi della loro cultura. In altre parole: nobili eroi yakuza, e non lo spadaccino errante mercenario di Porno Jidaigeki: Bohachi Bushido (Porno Period Drama: Bohachi Bushido,1973), il quale si unisce a un gruppo di reietti che accontentano ogni appetito deviato nel quartiere a luci rosse di Yoshiwara. Gente di campagna pittoresca e piena di calore, e non i freaks di Edogawa Ranpo Taizen Kyofu Kikei Ningen (Horror of the Malformed Men, 1969), il cui strano aspetto e comportamento li fanno sembrare non tanto fenomeni scappati da un baraccone quanto apparizioni da incubo. Gli abitanti del mondo ero-guro di Ishii potranno anche essere sue creazioni, ma sono di lungo e sorprendentemente illustre lignaggio. Oggi si vedono proliferare i loro discendenti nei manga, nei film di animazione e nei film degli eredi di Ishii, soprattutto nell’opera di Miike Takashi, erede spirituale di Ishii nell’infrangere tabù. Tuttavia Ishii è più versatile di quanto sembrerebbero indicare i suoi film ero-guro. Al pari di Jonathan Demme, da lui definito come un “fratello” registico, Ishii ha abbracciato una serie molto ampia di progetti, da film di mostri per bambini a thriller sofisticati, lasciando su ognuno la sua personale impronta. Nato a Tokyo nel 1920, Ishii crebbe nel distretto di Asakusa, dove suo padre gestiva un’attività cotoniera all’ingrosso. Nel 1939 abbandonò l’Università Waseda ed entrò alla compagnia cinematografica Toho grazie alla presentazione di un amico, cominciando come assistente alla regia. Alla fine della guerra però si trovava in Manciuria a prendere foto aeree per i bombardamenti. Entrò a far parte dello studio Shin Toho alla sua fondazione, nel marzo del 1947, sempre come assistente alla regia. Nel suo curriculum ci sono Ishinaka Sensei no Gyojoki (Conduct Report on Professor Ishinaka, 1950) di Naruse Mikio and Shiinomi Gakuen (Shiinomi School, 1955) di Shimizu Hiroshi. Mentre lavorava nello staff di Shimizu, Ishi studiava sceneggiatura con Sekizawa Shin’ichi. Nel 1957 fece il suo debutto alla regia con un film sulla boxe, Ring no Oja: Eiko no Sekai (King of the Ring - The World of Glory, 1957). Successivamente si cimentò nella serie di fantascienza Super Giants (1957-58) e diresse 6 puntate su 9 di storie di alieni giganteschi venuti sulla Terra per preservare la pace mondiale - il primo di una serie infinita di film e programmi televisivi giapponesi di supereroi in costume. I suoi film più ricordati tra quelli del periodo Shin Toho sono tuttavia i quattro della serie thriller Line (1958-1961), che esplorava i bassifondi della Tokyo dell’epoca con stile e brio e con una colonna sonora di jazz contemporaneo. Sebbene ispirati ai modelli hollywoodiani, questi film erano basati sui fatti dell’epoca ed erano decisamente prodotti originali della mente allegra e creativa di Ishii. Nel 1961, con la bancarotta della Shin Toho, Ishii si spostò alla nuova Toei, dove diresse Hana to Arashi to Gang (Flower, Storm and Gang, 1961), un film comico su una rapina il cui successo al box office catapultò Takakura Ken nel firmamento delle star e diede origine ad una serie di undici episodi. Dopo questo trionfo, Ishii esplorò un nuovo territorio, portando sullo schermo il giallo di Seicho Matsumoto Kiiroi Fudo (The Yellow Land, 1961) e il thriller di William P. McGiven Rogue Cop - che nella versione di Ishii diventò Boss o Taose (Kill the Boss, 1963). Nel 1963 realizzò il suo primo dramma in costume, Showa Kyokyakuden (Tales of Chivalry in the Showa Period,1963), un successo che contribuì ad alimentare il boom dei film di yakuza. Nel 1965 ottenne il suo maggior successo del decennio con Abashiri Bangaichi (The Man From Abashiri Jail, 1965), un film su un’evasione ispirato a La parete di fango di Stanley Kramer. Ancora una volta ne fu protagonista Takakura Ken, e la sua sentita esecuzione del tema musicale del film arrivò in vetta alle classifiche. La Toei produsse in totale 18 film della serie Abashiri Bangaichi, di cui 10 furono diretti da Ishii, prima della chiusura della serie nel 1966. Dopo aver diretto un film per la Shochiku, Daiakuto Sakusen (Big Villain Plan, 1966), Ishii ritornò all’ovile Toei, dove realizzò una serie di film di otto film ero-guro, iniziata con Tokugawa Onna Keizu (Pedigree of the Tokugawa Women) e conclusasi con Porno Jidaigeki: Bohachi Bushido (Porno Period Drama: Bohachi Bushido, 1973). Verso la metà degli anni Settanta, Ishii diresse film di arti marziali che avevano come protagonista Sonny Chiba e che erano un tentativo della Toei di sfruttare la popolarità di Bruce Lee. Subito dopo, fecero molta tendenza i film di motociclisti, che Ishii realizzò in quantità fino a Boryoku Senshi (Violent Warriors, 1979), ispirato a I guerrieri della notte di Walter Hill. Per tutti gli anni Ottanta Ishii lavorò per la televisione, ritornando ai film solo nel 1991 con il titolo per l’home video della Toei The Hitman: Chi wa Bara no Nioi (The Hitman - Blood Smells Like Roses). Il suo ritorno alla regia cinematografica fu Tsuge Yoshiharu World: Gensenkan Shujin (Master of the Gensenkan Inn, 1993), un film in quattro episodi tratto dal lavoro dell’idolo dei fumetti underground Tsuge Yoshiharu. Seguirono altri due film tratti dai manga di Tsuge dal titolo Burai Heiya (Vagabond Plain, 1995) e Nejishihi (Wind-Up Type, 1998). Nel 1999 Ishii ha realizzato Jigoku (Hell), la sua personale visione degli Inferi, ispirata in parte dai crimini demoniaci della setta Aum Shinrikyo, e nel 2001 è uscito Moju vs. Issun Boshi (Blind Beast vs. Issun Boshi), altra escursione nel bizzarro basata su un racconto di Edogawa Rampo. Filmography/Filmografia Moju vs. Isshun Boshi (Blind Beast vs. Issun Boshi, 2001), Jigoku (Hell, 1999), Nejishiki (Wind-Up Type, 1998), Burai Heiya (Vagabond Plain, 1995), Tsuge Yoshiharu World: Gensenkan Shujin (Master of the Gensenkan Inn, 1993), The Hitman: Chi wa Bara no Nioi (The Hitman - Blood Smells Like Roses, 1991) (V), Boryoku Senshi (1979), Wakusei Robot Dangard A tai Konchu Robot Gundan (1977), Bakuhatsu! Boso Yugi (1976), Boso no Kisetsu (1976), Kinkin no Lumpen Taisho (1976), Jitsuroku 3 Okuen Jiken: Jiko Seiritsu (1975), Bakuhatsu! Bosozoku (1975), Daidatsugoku (1975), Chokugeki Jigokuhen: Dai Gyakuten (1974), Chokugeki! Jigokuhen (Direct Hit! Hell Fist; Executioner, 1974), Gyakushu! Satsujin Ken (Revenge! The Killing Fist; Street Fighter Counterattacks!; The Street Fighter’s Last Revenge, 1974), Gendai Ninkyoshi (1973), Porno Jidaigeki: Bohachi Bushido (1973), Yasagure Anago Den: Sokatsu Lynch (Female Yakuza Tale: Inquisition and Torture, 1973), Hidirimen Bakuto (1972), Kyofu Kikei Ningen (1972), Genroku Onna Keizu (1970), Kaidan Nobori Ryu (The Blind Woman’s Curse; The Haunted Life of a Dragon-Tattooed Lass; Tattooed Swordswoman, 1970), Kangoku ninbetsucho, 1970), Koroshiya Ninbetsucho (1970), Noboriryu Tekkahada (The Friendly Killer,1970), Edogawa Ranpo Taizen Kyofu Kikei Ningen (1969), Ijo Seai Kiroku Harenchi (1969), Menji Taisho Showa Ryoki Onna Hanzaishi (1969), Tokugawa Irezumishi Seme Jigoku (Hell’s Tattooers, 1969), Yakuza Keibatsushi Lynch (Yakuza Punishment: Lynch, 1969), Zankoku Ijo Gyakutai Monogatari Genroku Jokeizu, 1969), Tokugawa Onna Keizu (1968), Zoku Otoshimae (1968), Onsen Anma Geisha (1968), Tokugawa onna keibatsushi (The Joys of Torture; Punishment of the Tokugawa Women, 1968), Abashiri Bangaichi: Aku Eno Chosen (1967), Otoshimae (1967), Abashiri Bangaichi: Fubuki no Toso (1967), Abashiri Bangaichi: Ketto Reika 30-do (1967), Abashiri Bangaichi: Dai-setsugen no Taiketsu (1966), Abashiri Bangaichi Hokkai-hen (1966), Abashiri Bangaichi: Koya no Taiketsu (1966), Abashiri Bangaichi: Nangoku no Taiketsu (1966), Daiakuto Sakusen (1966), Nippon Zero Chitai: Yoru wo Nerae (1966), Shinka 101: Koroshi no Yojinbo (1966), Abashiri Bangaichi: Bokyohen (1965), Zoku Abashiri Bangaichi (1965), Abashiri Bangaichi (The Man from Abashiri Jail, 1965), Kaoyaku (1965), Irezumi Totsugekitai (1964), Gokinzo yaburi (1964). Narazu-mono (1964), Tokyo Gang tai Hong Kong Gang (Gang 9; Tokyo Gang vs. Hong Kong Gang, 1964), Showa Kyokyakuden (1963), Boss o Taose (1963), Gang tai G-men: Shudan Kinko Yaburi (Gang 6, 1963), Ankokugai no Kaoyaku: Juichinin no Gang (Boss of the Underworld: Gang of 11; Gang 5, 1963), Gang tai Gang (Gang 3, 1962), Taiheiyo no G-men (The G-men of the Pacific, 1962), Koi to Taiyo to Gang (Gang 2, 1962), Kiiroi Fudo (1961), Ren’ai Zubari Koza (1961), Sexy Chitai (Sexy Line, 1961), Kiri to Kage (1961), Hana to Arashi to Gang (Flower, Storm and Gang; Gang 1, 1961), Jobachi to Daigaku no Ryu (1960), Kurosen Chitai (Black Line, 1960), Nyotai Uzumaki Jima (Yellow Line, 1960), Mofubuki no Shito (1959), Nippon Romance Ryoko: Sapporo Han (1959), Senjo no Nadeshiko (1959), Jobachi no Ikari (1958), Shirosen Himitsu Chitai (White Line, 1958), Jotai Senbashi (1958), Amagi Shinju Tengoku ni Musubu Koi (1958),- Super Giants Uchutei to Jinko Eisen no Kekitotsu (Destruction of the Space Fleet; Super Giants 6, 1958), Super Giants Jinko Eisen to Jinrui no Hametsu (Spaceship of Human Destruction; Super Giants 5, 1958), Gonin no Hanzaisha (1957), Super Giants Chikyu Metsubo Sunzen (The Earth in Danger; Super Giant 4, 1957), Super Giants Kaiseijin no Majo (Invaders >From the Planets (Super Giants 3, 1957), Zoku Super Giants (Rescue From Outer Space; Super Giants 2, 1956), Super Giants (The Steelman from Outer Space; Super Giants 1, 1956), Ring no Oja: Eiko no Sekai (1957
Mark Schilling