IL CINEMA COREANO NEL 2003: UN BOOM BEN CONFEZIONATO

Nel 2003 il cinema coreano ha continuato a prosperare. Malgrado le preoccupazioni di inizio anno per i bilanci fuori controllo e il nervosismo degli investitori, i film coreani hanno dominato gli schermi e hanno rastrellato una cifra record al botteghino: secondo le stime, il 53% degli incassi è relativo a film coreani, mentre è stato inferiore al 43% per i titoli hollywoodiani, e otto dei dieci film campioni d’incasso dell’anno sono produzioni coreane. A livello mondiale, solo gli Stati Uniti e l’India hanno industrie cinematografiche più popolari sul mercato interno. Ma rispetto agli anni altrettanto felici del 2001 e del 2002 c’era qualcosa di diverso nell’aria e pian piano sono emersi segnali che indicavano un cambiamento nei gusti del pubblico. Le commedie a basso costo che prima dominavano il botteghino hanno iniziato a perdere forza rispetto a opere più serie o eleganti di autori commerciali coreani. Nel 2003, “well-made” (ben confezionato), detto in inglese, è diventata la nuova parola d’ordine di produttori e dirigenti dell’industria cinematografica coreana. In luglio il produttore Kim Seung-beom della Tube Entertainment ha rilevato che “oggi il pubblico coreano esige dai film nazionali un livello qualitativo maggiore”. Gli spettatori hanno iniziato a commentare i film più con frasi tipo “era ben confezionato” che “era divertente”. Secondo Kim So-hee, redattore della rivista di cinema coreana Cine21, “ben confezionato” in questo contesto indica di solito un film commerciale che utilizza divi e generi ben definiti, con uno stile registico distintivo e un commento su problemi sociali. In tal modo, i registi capaci di infondere il proprio stile personale in film commerciali sono diventati più richiesti. Tutto è iniziato a fine aprile con Memories of Murder di Bong Joon-ho (che poi ha vinto il premio per la migliore regia al Festival Internazionale di San Sebastian, il premio per la migliore sceneggiatura e il premio del pubblico al Festival di Torino). Quest’opera ricca di sfumature, paurosa e stimolante, ispirata a una serie di omicidi veramente avvenuti nella Corea rurale negli anni Ottanta, è stata un successo strepitoso e inaspettato, che ha venduto più di cinque milioni di biglietti. Molti spettatori hanno commentato che non vedevano un film commerciale di tale impatto e qualità fin da Joint Security Area del 2000. Da allora, il pubblico ha trasformato in clamorosi successi una sfilza di altri film coraggiosi e “ben confezionati”: A Tale of Two Sisters, un horror elegante e spaventosamente complesso di Kim Jee-woon; lo scabroso e a tratti scandaloso A Good Lawyer’s Wife di Im Sang-soo, in concorso alla Mostra di Venezia; il raffinato Untold Scandal di E Jyong (un adattamento de Le relazioni pericolose trasposto nella Corea del XVIII secolo); lo straordinariamente creativo Old Boy del regista Park Chan-wook (Sympathy for Mr. Vengeance), che dovrebbe avere la prima proiezione internazionale al Festival di Cannes 2004. La forza di questi film ha portato cineasti e finanziatori a rimettere in discussione alcune convinzioni date per scontate sulla realizzazione dei film in Corea. Mentre le commedie di facile presa non dominano più sugli altri generi al botteghino, i produttori e i registi stanno scoprendo nuovi argomenti e nuovi stili che possono richiamare il pubblico. “In Corea c’era una maledizione per cui i drammi in costume, i film di sport e quelli sugli animali non avrebbero mai avuto successo”, ricorda E J-yong, che ha confutato la maledizione con il dramma in costume Untold Scandal. Diversi film di sport e film sugli animali stanno certamente entrando in produzione; non solo i cineasti stanno esplorando nuovi argomenti, ma anche le società di produzione stanno ripensando le pratiche comuni della produzione cinematografica. Negli ultimi anni, gli analisti dell’industria hanno distinto tre diversi modi di fare film in Corea. Uno è il progetto orientato sul produttore, che normalmente è costruito attorno a un concetto centrale attraente. Questi film, di solito poco costosi (circa due milioni di dollari USA per 3-4 mesi di riprese), hanno dominato il botteghino nel 2001 e nel 2002. Un vantaggio di questo tipo di progetti è che di solito riescono a raccogliere spettatori anche con divi di livello medio, così le produzioni non devono scovare attori di grido. Film come Hi, Dharma (2001) e Sex Is Zero (2002) sono ottimi esempi di questo tipo di opere. I progetti orientati sul regista invece si basano su una sceneggiatura ben sviluppata e sullo stile individuale del regista. Sono più costosi da realizzare (in media tre milioni di dollari USA) e utilizzano troupe di grande esperienza e divi di gran nome, che spesso preferiscono lavorare su progetti che mettono alla prova le loro capacità interpretative. “Con un buon regista e una buona sceneggiatura puoi trovare un cast forte, e con un finanziamento sufficiente puoi avere buoni risultati commerciali”, dice Tcha Seung-jai della Sidus Corporation, una delle principali case di produzione coreane. Progetti orientati sul regista come Happy End (1999) e Friends (2001) hanno avuto successo nel passato, ma sono caduti in disgrazia nel 2002. Lo scorso anno, però, gli investitori hanno ripreso ad avere fiducia in questo genere di film e la maggior parte dei film “ben confezionati” appartiene a questa categoria. L’ultima tipologia di progetto è il blockbuster coreano, che nel 2003 ha toccato il suo punto più basso. Il blockbuster costa in media circa sei milioni di dollari USA e concentra la propria attenzione sulla messa in scena e sugli effetti speciali. Nel passato non si cercavano i grandi nomi, e i cineasti miravano piuttosto ad attirare il pubblico con alti valori di produzione e novità sul piano dell’immagine. Ciononostante, questo è stato il tipo di progetto di minore successo degli ultimi anni, con film come Yesterday e R U Ready? che hanno fatto perdere ingenti somme di denaro ai finanziatori. La tendenza è continuata fino a fine 2003 con il film d’azione Tube, il blockbuster di animazione Wonderful Days e il film di fantascienza Natural City. All’inizio del 2003 tutto il denaro “scommesso“ dall’industria cinematografica è stato impiegato in opere orientate sul produttore, ma per la maggior parte questi film hanno finito con l’incassare meno dei progetti orientati sul regista. In un’industria in cui il regista conserva una discreta influenza rispetto ad altri paesi, il 2003 ha fatto pendere la bilancia del potere in favore dei registi ancora di più. È poi arrivato l’inizio del 2004, quando due giganti si sono abbattuti sull’industria, cambiando tutto sul loro cammino. Silmido del regista Kang Woo-suk (fondatore di una delle più potenti società di produzione coreane, la Cinema Service) racconta la storia di 31 detenuti condannati a morte trasportati dal governo sudcoreano in un’isola remota e addestrati per assassinare il leader nordcoreano Kim Jong-il. Il film, ispirato a una storia vera, è stato un enorme successo, e ha stabilito un nuovo record assoluto vendendo oltre dieci milioni di biglietti. L’attenzione sollevata dal film ha anche costretto i servizi segreti a rispondere a nuove domande sul passato insabbiamento dell’episodio. In febbraio, la presentazione di Tae Guk Gi del regista Kang Je-gyu (celebre per Shiri) ha fatto ancor più scalpore al botteghino. Storia d’invenzione di due fratelli ambientata durante la guerra di Corea, il film presenta scene di battaglia rappresentate in modo molto elaborato e ricostruzioni dettagliate delle città degli anni Cinquanta. Tae Guk Gi, che è il film coreano più costoso di tutti i tempi con 21 milioni di dollari USA, ha superato senza sforzo i record di botteghino raggiunti da Silmido un mese prima, e alcune stime valutano che, solo in Corea, alla fine della programmazione in sala avrebbe incassato 95 milioni di dollari statunitensi. Come Silmido, il film è stato commercializzato attivamente all’estero, soprattutto nel mercato più importante per la Corea, il Giappone. Per certi versi queste due pellicole possono essere considerate emblematiche di un nuovo modo di realizzare film, che unisce il progetto orientato sul regista e il blockbuster. Diversamente però da altri blockbuster di anni recenti, entrambi questi film presentavano grandi divi nei ruoli principali e contenevano gli stilemi caratteristici dei loro rispettivi registi. Entrambi toccavano questioni serie della storia coreana che hanno ancora risonanza fra gli spettatori di oggi. I media locali hanno proclamato in fretta una nuova “era da dieci milioni di biglietti” per l’industria cinematografica locale. Più eloquente per il risultato al botteghino dei due film è stato il numero di spettatori anziani portati in sala, in un paese in cui la maggior parte della gente smette di andare al cinema quando si sposa. I reporter che si aggiravano tra la folla davanti ai multisala coreani hanno trovato un numero significativo di persone di una certa età che andavano al cinema per la prima volta in venti o trent’anni, e molti funzionari dell’industria cinematografica hanno sperato che non fosse l’ultima volta. Se gli spettatori più anziani hanno riscoperto l’abitudine di andare al cinema, ciò potrebbe dare un impulso significativo all’industria cinematografica. Ci sono stati ovviamente degli aspetti negativi nel successo di questi due film. I film più piccoli incontrano sempre maggiori difficoltà ad assicurarsi la distribuzione in Corea, e anche quelli che vanno abbastanza bene spesso escono dalla programmazione dopo appena un paio di settimane. Per produzioni maggiori la necessità di una distribuzione sempre più ampia sta anche indebolendo la redditività generale. Un rapporto della Korean Film Commission ha indicato che, malgrado la forza del cinema nazionale, il film coreano medio finisce ancora per il perdere circa 300.000 dollari USA. Dai dati dello scorso anno, emerge che un gran numero di produzioni interessanti e caratteristiche sono state trascurate dal pubblico o dalla critica. The Road Taken è un film a basso budget sui detenuti politici delle prigioni sudcoreane, con condanne lunghissime, che hanno trascorso fino a 45 anni in prigione rifiutandosi di rinunciare al loro credo comunista. Commovente e illuminante, il film ha comunque fatto fiasco al botteghino ed è stato trascurato dai festival internazionali. The Legend of the Evil Lake è il remake di un fantasy di cappa e spada di Shin Sang-ok del 1969, girato in Cina con una troupe mista coreano-cinese. Sebbene sia stato un insuccesso commerciale, il film cattura visivamente ed è girato in proporzioni viste raramente nel cinema coreano. Un film poi dal titolo curioso di …ing presenta uno dei rapporti madre-figlia più memorabili degli ultimi anni, con la storia estremamente commovente di una adolescente con problemi di salute. Per quanto riguarda i generi, il 2003 è apparso come un anno alquanto in ribasso per le commedie coreane, con alcune eccezioni rilevanti, tra cui la commedia di relazioni Singles - adattato da una fiction TV giapponese e divenuto un successone estivo - e il film in costume Once Upon a Time in a Battlefield, che ha parodiato le battaglie storiche tra regni rivali nella Corea del VII secolo. I film horror hanno avuto una forte ripresa. In Corea l’estate è per tradizione il periodo dell’anno per programmare i film horror, e l’industria ha risposto con quattro feste estive della paura, come A Tale of Two Sisters, Wishing Stairs, The Uninvited e Into the Mirror. Sebbene gli ultimi due non siano propriamente film dell’orrore in senso tradizionale, sono stati fortemente pubblicizzati come tali per attirare il pubblico estivo. Anche nel 2003 sono emersi alcuni nuovi talenti interessanti. L’attrice Im Su-jeong (A Tale of Two Sisters e …ing) è ora ampiamente riconosciuta come diva emergente e come la più dotata delle attrici che hanno esordito nel 2003. Quanto ai registi, Jang Jun-hwan ha vinto molteplici premi nazionali e un premio per la migliore regia a Mosca per il brillante Save the Green Planet, la storia di un uomo che rapisce il presidente di una società credendolo un alieno che sta tramando per distruggere la terra. Altri esordi alla regia del 2003 da ricordare sono quelli di Lee Su-yeon con The Uninvited, Kim Sung-ho con Into the Mirror, il leggendario regista porno Bong Man-dae con Sweet Sex & Love (il suo primo film commerciale mainstream), il regista teatrale Lee Youn-taek con la sua opera prima Ogu e Lee Eon-hee con il drammatico …ing. Al giorno d’oggi il cinema nazionale suscita un’attenzione che non ha quasi precedenti in Corea, e questo si riflette nel gran numero di nuovi studenti di cinema, tecnici e società esterne che hanno deciso di entrare nell’industria cinematografica. Alti livelli di competizione e un paesaggio industriale in rapido cambiamento significano che per i cineasti coreani il 2004 sarà probabilmente un anno altrettanto denso di turbolenza e imprevedibilità. Per il pubblico, tuttavia, questo porterà sicuramente a una selezione interessante di nuovi film.
Darcy Paquet