All’esplorazione del lato oscuro: i film di Singapore nel 2004

Lo scorso anno sono usciti il doppio dei film usciti nel 2003, ma la qualità non è migliorata. La maggior parte di essi, ad eccezione delle ottimistiche commedie sociali di Jack Neo, sembra esplorare il lato oscuro della ricca e tecnologicamente avanzata città-stato. In generale, ci sono stati miglioramenti sul piano tecnico e della recitazione, mentre la qualità delle sceneggiature lascia molto a desiderare.

Il film più pubblicizzato dell’anno è stato, come sempre, una produzione Raintree Pictures, The Best Bet (Tu ran fa cai) diretta dall’attore comico e personaggio televisivo più celebre del paese, Jack Neo. Questa sitcom trae ispirazione dall’imperitura passione dei singaporesi per il gioco d’azzardo e ricorda l’argomento, sempre legato al denaro, di Money No Enough (Qian bu gou yong, 1998, sceneggiato da Neo), che ebbe un successo inaspettato.

Lo stile di Jack Neo, e forse il successo popolare dei suoi film, hanno le loro radici nell’estetica della sitcom televisiva, che sia lui che il suo pubblico conoscono così bene. Tuttavia nella scena finale un predicozzo prolisso, goffo e "politicamente corretto", che esalta le virtù del lavoro paziente rispetto ai vizi distruttivi del gioco d’azzardo, guasta gran parte del divertimento. The Best Bet, come molte delle commedie precedenti di Neo, è andato bene al botteghino e si è assicurato il settimo posto nella classifica dei dieci maggiori successi del 2004. Veramente era l’unico film di lingua cinese in graduatoria, e ha battuto New Police Story di Jackie Chan che è rimasto fuori dalla rosa dei dieci.

Una nuova commedia di Jack Neo, I Do I Do (Raintree Productions, J Team Productions, Creative Motion Pictures e Kantana Motion Pictures, Thailandia) è approdata sugli schermi di Singapore appena in tempo per il Capodanno cinese che ha dato l’avvio all’anno del Gallo, ai primi di febbraio del 2005. La storia del film, interpretato da Sharon Au e Adrian Pang (Forever Fever), è incentrata sui temi della famiglia, dell’amore e del matrimonio e il tempismo della sua uscita sfrutta abilmente l’atmosfera festosa della Festa della Primavera e di San Valentino.

Evidenziare in ogni film un problema sociale diverso attraverso lo humour è diventato il segno distintivo di Neo; questa volta il centro d’interesse è il declinante tasso di natalità del paese. Tuttavia, la posizione critica e il graffio satirico che caratterizzava il suo I Not Stupid (2002) in I Do I Do è sensibilmente attenuato. Ci sono però alcune frecciate ben precise, rivolte agli sforzi compiuti dalle autorità per aumentare il tasso di natalità, e una scena comica maliziosa con Neo in un cameo come membro del Parlamento. Un’altra risorsa del film è l’ottima interpretazione di Adrian Pang, eccezionale per la produzione locale. I punti di forza del regista sono sempre la farsa e lo slapstick più che la storia. Il finale chiarificatore è ridondante: non solo sottovaluta la capacità del pubblico di capire una trama semplice, ma mina seriamente la credibilità della storia. Nel film, il montaggio e il genere di inquadratura rimangono essenzialmente quelli di una sitcom televisiva. I giochi di parole e le battute richiedono la comprensione della politica e dei dialetti del posto, e ne fanno un film adatto ad un pubblico locale più che internazionale.

Singapore rivendica la paternità del film horror The Eye 2 (Jian Gui 2, 2004), dei registi hongkonghesi trapiantati in Thailandia Danny e Oxide Pang, principalmente per la partecipazione finanziaria della Raintree Pictures (insieme alla Applause Pictures di Hong Kong) e per alcuni ruoli minori interpretati da attori della MediaCorp. Il film, schedato generalmente solo come coproduzione di Hong Kong e Thailandia (IMDb), parla di una donna incinta che vede fantasmi dopo aver tentato il suicidio. Questo sequel piuttosto libero di The Eye, con Shu Qi e Eugenia Yuan, procede a fatica dietro al suo predecessore di successo.

Perth di Djinn è simile al film dell’orrore del 2001 dello stesso regista Return to Pontianak (alias Voodoo Nightmare), in quanto entrambi sono tentativi di sfruttare dei film famosi. Il secondo - con un titolo che provoca nostalgia evocando gli horror locali della serie Pontianak tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta - emula lo stile e il contenuto di The Blair Witch Project. Perth, invece, si ispira a Taxi Driver di Martin Scorsese.

Harry Lee (Lim Kay Tong), alienato protagonista di mezza età di Perth, è una guardia giurata diventato tassista, preso nella morsa di un’angoscia esistenziale. Capisce che la società in cui vive se ne fa poco di lui: il futuro appartiene ai giovani e ai colti. Harry sta cercando un’utopia personale e vuole emigrare per iniziare una nuova vita. In realtà non è l’unico: per Singapore la città di Perth in Australia ha assunto uno status quasi mitico da "terra promessa", e vi si sono trasferiti in molti. Sfortunatamente, Harry si invaghisce di una giovane prostituta vietnamita e a poco a poco viene trascinato all’interno del locale mondo della malavita, con un esito fin troppo prevedibile.

Il tentativo del film di fare emergere una Singapore non edulcorata ma reale si dissolve altrettanto velocemente del sogno dell’eroe su Perth. Alla fine, allo spettatore rimane il massacro lungo e senza senso della maggior parte dei personaggi del film. Una certa pretesa di originalità di questo evento sanguinoso è rappresentato dal fatto che le pistole sono sostituite da utensili di cucina (asce, coltelli, accette, matterelli). Il cupo tema esistenziale di Perth e la sua atmosfera "senza uscita" alla Sartre contrastano con l’immagine convenzionale di Singapore, e forse hanno contribuito a far partecipare il film a diversi festival internazionali, tra i quali quelli di Singapore, Manila e del Brasile nel 2004, di Bangkok e Rotterdam nel 2005.

Il film d’esordio di Sam Loh, lo psicothriller Outsiders, è probabilmente, in termini relativi, migliore del film summenzionato. Analizza l’impatto delle azioni di un serial killer sulle persone che gli stanno intorno - famiglia, amici, e anche vittime. È un’idea intelligente che diventa contorta per i troppi personaggi, cosicché la trama a volte è difficile da districare. Come Perth e altri film precedenti di Singapore, quali 15 di Royston Tan, 12 Storeys e Mee Pok Man di Eric Khoo, Outsiders esplora il lato oscuro della città, metaforicamente e letteralmente: la maggior parte del film è stata girata di notte. È stato girato in digitale con uno stile espressionista, che comprende l’utilizzo di un motivo musicale associato al killer, una tecnica resa famosa da Fritz Lang nel suo thriller M del 1931. Outsiders avrebbe dovuto essere presentato al Festival Cinematografico Internazionale di Singapore (SIFF) ma il festival ha rinunciato quando i censori hanno chiesto di operare dei tagli.

Avatar (aka Avatar Exile, aka Avatar/The Matrix Hunter, 2004), è il primo film di fantascienza locale, diretto dalla singaporese Kuo Jian Hong (figlia del celebre regista teatrale di Singapore Kuo Pao Kun). In lavorazione dal 2000, il film è uscito nel 2004 (in televisione in Russia, dove è uscito anche in DVD). Avatar è stato proiettato al Festival Internazionale di Oporto (Fantasporto), in Portogallo, nel febbraio 2005. A Singapore non è ancora uscito.

Il racconto futuristico di Avatar, con il suo cast singaporese e internazionale (Genevieve O’Reilly, Lim Kay Siu, David Warner, Joan Chen), si svolge in una città-stato dell’Asia tecnologicamente avanzata, chiamata in modo trasparente Sintawan, nella quale l’identità, le azioni e i luoghi di ciascun individuo sono registrati dall’occhio attento di una vasta banca dati cibernetica, CyberLink. Il solo modo di aggirarlo è utilizzare degli impianti di identità simulati (sims), che sono illegali. Una giovane cacciatrice di taglie, che si guadagna da vivere rintracciando sims, si ritrova ad essere l’improbabile alleata di un investigatore della polizia che sospetta che la CyberLink venga usata in modo improprio, per uno scopo insidioso e mortale. Il fantasy futuristico di Kuo è stato girato a Singapore e, senza dubbio, il luogo avrà fornito copiosa ispirazione per la storia del film. Per quanto riguarda l’argomento, Avatar non è così diverso da un gran numero di anti-utopie futuristiche, a partire da Alphaville di Godard.

Clouds in My Coffee, scritto e diretto da Gallen Mei (A Sharp Pencil), è la storia drammatica di tre giovani donne le cui esperienze con gli uomini vanno dall’adulterio alla violenza. Le eroine, interpretate da Ase Wang, Celeste Valdes Lim e Cindy Ng, si rifugiano nel mondo della fantasia, immaginando alternative che renderebbero la loro esistenza più appagante e significativa. Sebbene sia un’idea valida, perché a Singapore non è stato fatto quasi mai un film sulle donne, la storia e le interpretazioni sono troppo fiacche e i valori di produzione troppo poveri per sostenere l’interesse. Dato che una delle fantasie del film affronta l’argomento del lesbismo, il film è stato classificato R21 (vietato ai minori di ventuno anni) dalla censura di Singapore.

Il mockumentary (pseudo-documentario) di Hai Leong dal titolo Zombie Dogs (60 minuti, prodotto da Eric Khoo sotto il nome di Hardly Annie Gore) è un’opera peculiare e scabra che riflette essenzialmente l’eccentrica personalità del regista ed è stata realizzata in video digitale con un paio di centinaia di dollari. Toh interpreta un regista di snuff movies che intervista aspiranti attori. Questo processo, alternativamente serio e comico, presenta la vita personale del regista, le sue fantasie e le sue ossessioni - storie che possono essere reali o immaginarie, raccapriccianti o comiche, triviali o profonde. La scena dimostrativa dell’uccisione, ad esempio, è surrealismo puro. D’altra parte, le numerose frecciate satiriche rivolte alla società di Singapore e alla burocrazie sono taglienti e hanno poco a che fare con la fantasia. Malgrado la sua atmosfera da B-movie cupamente comica (o forse a causa di essa), Zombie Dogs possiede un’autenticità e un’onestà che potrebbero trasformarlo in un film di culto. Zombie Dogs è stato proiettato la prima volta, registrando il tutto esaurito, al SIFF nel 2004 ed è stato presentato in vari festival all’estero.

La commedia drammatica Rice Rhapsody (Hainan Ji Fan) - scritta e diretta dal regista hongkonghese Kenneth Bi e prodotta congiuntamente da Kenbiroli Films/JCE Movies/ Ground Glass Images e Singapore Film Commission - è stata girata a Singapore ma il contenuto ha poco di locale. Jen (Sylvia Chang), una madre single, gestisce un ristorante specializzato nel pollo con riso al modo di Hainan. Nel timore che il figlio sia gay, prende in casa una studentessa francese in scambio. Il regista Bi ha ricevuto una nomination per il Gran Premio al Festival Internazionale di Tokyo del 2004, mentre Sylvia Chang la ha ricevuta per il Golden Horse Award. Hainan Ji Fan è uscito a Hong Kong nel gennaio 2005, e dovrebbe uscire a Singapore in marzo, si spera senza intoppi con la censura, considerando l’argomento dell’omosessualità.

Il dramma di 82 minuti Tequila (2003), scritto e diretto da Jonathan Lim, con Jimmy T, Jake Lam e Christine Sham, prodotto dalla Crimson Forest Films, è la storia di quattro amici e del loro turbolento rapporto. È stato distribuito solo in DVD (29 ottobre 2004) e si può ottenere tramite il sito Internet della casa di produzione.

Nel 2004 sono state introdotte nuove regole per la censura, ma i risultati sono stati meno innovativi del previsto. è stata aggiunta la categoria M18 (diciottenni maturi) alla categoria R(A), trasformata in R21 (vietata ai minori di 21 anni). Tuttavia, anche con la nuova classificazione i film possono essere tagliati e resta la vecchia regola per cui i film classificati R21 non possono essere venduti o noleggiati su DVD o VCD. Questo impedisce a un certo numero di film e cortometraggi di cineasti indipendenti di Singapore di essere visti da un potenziale pubblico locale - a meno che non vengano distribuiti in sala, cosa non facile. La nota positiva è che ora i film possono uscire al cinema con due classificazioni diverse (ma non contemporaneamente), e in questo modo ci sono più possibilità che un numero maggiore di film venga mostrato nella sua interezza.

Dopo la mediocrità dell’offerta del 2004, le prospettive della produzione a Singapore forse stanno migliorando. L’ex critico e ora regista Kelvin Tong (Eating Air), Eric Khoo, Glen Goei, e naturalmente la Raintree Pictures, sono tutti al lavoro su nuovi film. Royston Tan, che nel 2004 ha messo in subbuglio la burocrazia locale con Cut, una provocatoria satira di dodici minuti contro la censura, sta scrivendo una nuova sceneggiatura. Inoltre, alcuni dei registi di cortometraggi più noti del paese, come Tan Pin Pin (Moving House) e Tanya Sng, stanno salendo sul carro della produzione di lungometraggi. Sono tutti segnali incoraggianti che indicano che il 2005 sarà un anno più interessante.

Jan Uhde and Yvonne Ng Uhde