Nakahara Shun: Lontano dal giardino dei ciliegi

Uscito nel 1990, The Cherry Orchard (Sakura no Sono) di Nakahara Shun descriveva due ore nella vita delle ragazze di un club filodrammatico di un liceo femminile subito prima di mettere in scena l giardino dei ciliegi di Cechov. Partendo da una sceneggiatura di Jinno Hiroaki, il film di Nakahara presentava non solo uno spaccato di vita degli adolescenti dell’epoca, ma un mondo completo, popolato di ventidue ragazze che esprimevano i loro desideri sessuali, le paure segrete e i loro pensieri più intimi.

The Cherry Orchard fu nominato miglior film giapponese dell’anno nel sondaggio tra critici della rivista Kinema Junpo, e vinse numerosi premi in Giappone. All’estero la reazione fu diversa: il film non venne invitato da alcun festival di rilievo, e non ebbe eco tra i critici più importanti.

Il film di Nakahara si confronta con un delicato problema di regia, risolvendo la situazione con gusto, sensibilità e intelligenza. Questo è il problema in questione: fare un film su quattro ragazze impegnate nella filodrammatica di un liceo femminile; ambientarlo nella zona della sala prove e limitarlo alle due ore che precedono la recita annuale di Il giardino dei ciliegi; mantenere al minimo la presenza di ragazzi o adulti (una scena casta di bacio, una comica rincorsa) e rendere l’azione più naturale possibile (se nella stessa stanza ci sono ventidue adolescenti di sesso femminile, mostrarle tutte e ventidue che chiacchierano contemporaneamente). Da ultimo, e più difficile, trasportare il pubblico dentro le vite delle quattro protagoniste, facendo allo stesso tempo vedere la fugacità dell’innocenza infantile e le pene degli amori adolescenziali.

Jinno e Nakahara riescono brillantemente nel loro compito. La loro premessa ricorda quella di American Graffiti (citato da Jinno come fonte di ispirazione) ma, mentre il film di George Lucas del 1973 celebrava per lo più l’esuberante e rumorosa esteriorità della vita adolescenziale, The Cherry Orchard esplora intime aspirazioni, desideri e paure. Il film americano è in gran parte una serie di avventure, mentre il film giapponese consiste specialmente di conversazioni, che rivelano i personaggi come individui, non stereotipi.

Il film inizia con Shiromaru Kaoru (Miyazawa Miho), studentessa del secondo anno e regista della recita, che si trova sola con il suo ragazzo nella stanza di prova. La stanza è ampia, antica, e lo stile lascia trasparire un senso di tradizione e privilegio. è al tempo stesso un luogo privato e femminile. Quando il ragazzo bacia Shiromaru sul collo, nella testa della giovane si scatta un segnale d’allarme (Nakahara lo evidenzia con un primo piano con perfetta scelta dei tempi). La ragazza lo fa uscire in fretta, giusto un istante prima che entri Shimizu Yubuko (Nakajima Hiroko), studentessa del terzo anno.

Questo fatto, all’apparenza un episodio isolato (il ragazzo compare solo brevemente una volta ancora), ha una risonanza nell’intero corso del film. Non solo stabilisce un tema - il risveglio delle giovani alla sessualità - ma impone un tono di segretezza e intimità. L’assenza del ragazzo intensifica la nostra sensazione dell’atmosfera di femminilità presente nel film, nello stesso modo in cui una campana a mezzanotte fa risaltare il silenzio notturno. Le sigarette e l’accendino che egli lascia nella stanza divengono simboli della sua presenza - usati da Nakahara per evidenziare i sentimenti dei suoi personaggi, non solo nei confronti del proprietario degli oggetti, ma anche della propria sessualità.

Il circolo filodrammatico è l’unico luogo dove le giovani possono essere se stesse, lontane dalla pressione sia dell’attenzione maschile e dell’autorità adulte. Tuttavia questo rifugio non è innocente né idilliaco. Shimizu si reca a scuola con la permanente - cosa assolutamente vietata dai regolamenti. Sugiyama Kiko (Tsumiki Miho), la ribelle del gruppo, viene vista fumare una sigaretta in un bar. Entrambe vengono convocate in sala insegnanti mentre le autorità scolastiche discutono se sia il caso di sospendere la recita a causa del comportamento indecoroso di Sugiyama.

A questo punto ha luogo un’altra crisi: Kurata Chiyoko (Shirashima Yasuyo), una ragazza che ha una parte importante nella recita, ha un forte attacco di panico da palcoscenico. La sua migliore amica, Shimizu, tenta di aiutarla, e la vicinanza delle due scatena la gelosia di Sugiyama, che è attratta da Shimizu. Potrebbe sembrare il tipico tema del triangolo amoroso al femminile, proprio dei fumetti giapponesi per ragazze (il film è tratto da un manga di questo tipo), però Nakahara sa farci sentire il peso che hanno queste beghe apparentemente innocue nella vita delle ragazze. È una svolta meritevole di nota, degna di quel maestro nell’interpretare la gioventù che fu François Truffaut. Nakajima Hiroko proietta nel ruolo di Shimizu una brillante intelligenza e una precoce sensualità. Nei panni di Sugiyama, Tsumiki Miho colpisce nel ruolo della più saggia - e quindi più triste - tra le giovani protagoniste.

Nei quindici anni trascorsi dall’uscita di The Cherry Orchard, Nakahara ha continuato a lavorare assiduamente, realizzando film come Lie, Lie, Lie (1997), Coquille (1999), Colorful (2000) e Consent (2002) nella stessa vena naturalistica e attenta alle vicende umane che dimostra in The Cherry Orchard. Ha anche dei ferventi sostenitori, tra i quali si conta l’autore di manga Takahashi Tsutomu (Alive, Sky High). Venuto a conoscenza che due delle attrici di The Cherry Orchard, Miyazawa Miho e Kajiwara Aki, avevano scritto una sceneggiatura ispirata al capolavoro di Nakahara, e incentrata su una artista di manga in crisi, Takahashi ha deciso di produrre questo film. Allo stesso tempo, Kajiwara aveva già chiesto a Nakahara di essere il regista, ma egli esitava, non volendo assumersi quella che chiamava la "responsabilità" di un seguito. I due uomini alla fine hanno raggiunto un accordo poco comune: entrambi avrebbero fatto i registi, e Miyazawa e Kajiwara sarebbero state le protagoniste del film.

Il film che hanno realizzato, Ichigo.Chips (Ichigo no Kakera), ricorda The Cherry Orchard per l’attenta osservazione dei personaggi e la chiara esposizione di come i fatti del passato si riflettano nel presente. Mentre però il film precedente si svolgeva nell’atmosfera elettrica dell’adolescenza, quando due ore possono sembrare una vita intera, il nuovo film inizia con le due protagoniste che entrano negli "anta", quando la giovinezza finisce e lascia spazio ad un futuro che si stende come un lungo, scuro sentiero verso il nulla.

I due personaggi sono Ichigo (Kajiwara), una nevrotica e viziata disegnatrice di shojo manga (fumetti per ragazze) in preda a un blocco creativo, e Tomoko (Miyazawa), la sua manager dalla lunga sopportazione. L’ultimo successo di Ichigo risale a dodici anni prima, con Cherry Road, un manga che terminava con una vignetta dove la moto del bel protagonista è abbandonata stesa sulla strada, mentre di lui non si sa la fine. Ichigo ha ancora i suoi fan, ma sono sempre meno numerosi, e Tomoko questo lo sa meglio di chiunque.

Dopo aver incontrato ad una festa di matrimonio Tomoko e Sakai (Koichi Mantaro), la sua editrice dalla pazienza egualmente grande, Ichigo si reca in un noto bar per travestiti, dove riversa tutte le sue frustrazioni a una matrona senza peli sulla lingua (Maki Karuseru) e all’amichevole barman (Komoto Masahiro). Sulla strada di casa, finisce contro un camion - ed eccola riunita al modello per il suo protagonista (Oshio Manabu), che è morto in un incidente di moto ed era il suo amore da adolescente.

Se questo fosse il solito dramma romantico giapponese, avremmo già superato i confini del fantastico, per non fare più ritorno. Il film invece restituisce Ichigo al mondo dei vivi - e alle sue svariate preoccupazioni.

A questo punto, tuttavia, Ichigo ha trovato l’ispirazione che lei stessa e tutti quelli intorno a lei aspettavano. Disegna pagine e pagine di getto, ma non riesce a dimenticare il ragazzo che crede di aver spinto alla morte in un lontano passato.

La storia può sembrare stile shojo manga (come è giusto, giacché era pure la base per Cherry Road), ma Nakahara e Takahashi la narrano facendo ben poco uso dei tipici aspetti romantici e caricaturali degli shojo manga. Ichigo è una donna matura che si confronta con un disastroso fallimento lavorativo, mentre Tomoko non è solo stufa del suo lavoro che non le da soddisfazioni, ma si dimostra anche non completamente onesta con Ichigo per quanto riguarda una persona che è importante per entrambe. Allo stesso tempo, c’è un legame molto forte tra le due donne: esse sono, volenti o nolenti, amiche per la vita.

La volontà di rispettare la vita interiore dei personaggi invece di costringerli a seguire le evoluzioni della trama è un tratto distintivo dell’opera di Nakahara, e pervade Ichigo.Chips dall'inizio, con i petali di ciliegio che cadono come neve, fino alla conclusione, che deriva dalle premesse della trama, dandole una svolta e un senso di giustizia.

Lo spirito di The Cherry Orchard è ancora vivo e vegeto.

Mark Schilling