L'industria cinematografica giapponese in passato era felice semplicemente del fatto di mantenere le posizioni nei confronti di Hollywood, che detiene la maggioranza del mercato giapponese sin dal 1975 e che tempo fa ha persino minacciato i pochi capisaldi locali rimasti, i film di animazione e quelli di mostri. Nel 1998 Hollywood realizzò addirittura il suo Godzilla e la Toho, in quello che sembrò un atto di suicidio culturale aziendale, lo distribuì nelle sale.
Nel 2005, però, l'industria cinematografica giapponese non solo si è difesa da Hollywood, ma ha addirittura guadagnato terreno. L'incasso totale per i film giapponesi è salito del 3,4%, arrivando a 699 milioni di dollari americani, per un 41,3% del mercato (superando la percentuale del 40% per la prima volta in otto anni). Sono inoltre usciti nelle sale 356 film giapponesi, 46 in più rispetto all'anno precedente, e il numero più alto dal 1976. Di questi, ventisei hanno incassato un miliardo di yen (8,5 milioni di dollari americani) e oltre al botteghino.
Intanto gli incassi totali dei film stranieri sono crollati a 995 milioni di dollari, con un calo percentuale dell' 11,7%. L'ottimo risultato dei film coreani, tra i quali A Moment to Remember (25,6 milioni di dollari) e April Snow (23,5 milioni), hanno evidenziato la complessiva debolezza hollywoodiana.
Sulla classifica annuale del boz office (redatta dall'Associazione dei produttori cinematografici del Giappone) il campione d'incassi del 2005 è stato, con 167,5 milioni di dollari, Il Castello Errante di Howl (Howl no Ugoku Shiro) di Miyazaki Hayao, uscito nel novembre del 2004. Il suo successo non è stato una sorpresa, visto che i film di animazione di Miyazaki sono sempre arrivati in vetta alle classifiche di botteghino sin dall'uscita di Kiki's Delivery Service (Majo no Takyubin), nel 1989.
La novità, invece, è stata il numero di film giapponesi dal vero inseriti nella classifica; primo fra tutti The Negotiator (Koshonin Mashita Masayoshi) con 35,9 milioni di dollari di incasso. Diretto da Motohiro Katsuyuki, il film è uno spin-off dei suoi due enormi successi, i due thriller-commedia Bayside Shakedown (Odoru Daisosasen), sullo scontro culturale tra l'élite della polizia e i poliziotti di ronda di un distretto della zona alla moda della baia di Tokyo. L'eroe che dà il nome al film, Mashita Masayoshi (Yusuke Santa Maria), è un negoziatore della polizia, occupazione che in Giappone è comune quasi quanto quella di macellaio kosher. La storia, su un terrorista che dirotta un treno sperimentale della metropolitana di Tokyo, è in gran parte fatta di ombre e specchi, ma il film cita così tanti thriller hollywoodiani, compreso Duel di Steven Spielberg e L'uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock, che il gioco a "indovina la citazione" diventa più avvincente della trama.
A poca distanza seguiva, con 32,7 milioni di dollari, The Suspect (Yogisha Muroi Shigeru), anch'esso derivato da Bayside Shakedown, ma stavolta su un poliziotto dell'élite, Muroi Shigeru (Yanagiba Toshiro), che diventa il sospettato in un caso di omicidio e la pedina in un gioco burocratico. Un po' rigido, ma tenace e coraggioso, Muroi si scontra con un'intera organizzazione, ma è lui stesso la quintessenza dell'uomo dell'organizzazione. Il film ha comprensibilmente avuto un grosso successo fra gli impiegati.
Anche Nana, film sull'amicizia femminile, ha ottenuto un successo simile, con 34,4 milioni di dollari, ma con un gruppo completamente diverso. Tratto dai popolari fumetti per ragazze di Yazawa Ai (27 milioni e passa di copie vendute in edizione economica), il film narrava la storia di due ragazze ventenni con lo stesso nome: una sarcastica rocker punk (Nakajima Miki) e un'allegra ragazza di campagna (Miyazaki Aoi) che diventano improbabili amiche, compagne di stanza e confidenti. Diretto da Otani Kentaro (Avec Mon Mari, Travaille), il film offriva un accurato miscuglio di sentimento, musica e solidarietà femminile. Inoltre, l'incisione di Nakajima del tema musicale, Glamourous Sky, è salito in prima posizione nella classifica Oricon, mentre il tredicesima fumetto di Nana in paperback ha guadagnato il primo posto nella lista dei fumetti più venduti - e questo nella stessa settimana in cui il film è arrivato in cima alla classifica di botteghino.
Aveva come target i Baby Boomers giapponesi, nati negli anni Sessanta, il dramma corale Always - Sunset on Third Street (Always - Sanchome no Yuhi), di Yamazaki Takashi, tratto da un fumetto di lunghissima vita di Saigan Ryohei su un gruppo di persone in una zona del centro di Tokyo, verso il 1958. Il film ha fatto molto scalpore, e ha incassato 28 milioni di dollari - non tanto per la regia, gli attori o la sceneggiatura (benché Always abbia fatto incetta di ben dodici Academy Awards giapponesi) quanto per la meticolosa ricostruzione della Tokyo degli anni Cinquanta realizzata da Yamazaki e dal suo staff negli studi per gli effetti speciali della Shirogumi.
Sebbene Hollywood sia abituata a far risorgere le epoche passate con l'aiuto dei pixel, la Tokyo di Yamazaki ha avuto particolare risonanza per il suo pubblico di Baby Boomers, perché non solo vi erano cresciuti, ma ricordavano anche come fosse tutto sparito nei decenni successivi. Ma il film ha richiamato anche i giapponesi più giovani, per i quali il panorama della città del film era come un mondo perduto, una sorta di Pompei giapponese riportata alla luce.
Train Man di Murakami Shosuke è stato invece un fenomeno di genere più contemporaneo. Tratto dalla storia vera di un giovane otaku (un vero nerd) che incontra una donna su un treno di pendolari e chiede agli estranei di una chat su Internet consigli come corteggiarla, è diventato il più importante dramma romantico dell'anno, con un incasso di 32 milioni di dollari. Nella parte del protagonista eponimo, Yamada Takayuki è comicamente sfortunato e sciocco, ma la sua sincerità ha conquistato i cuori del pubblico, in netta maggioranza femminile, del film.
La popolarità diTrain Man derivava anche dal crescente interesse dei media nei confronti della cultura otaku. La Mecca del protagonista è il distretto di Akihabara a Tokyo, con le sue decine di negozi dedicati all'elettronica, ai giochi per il computer, alle statuette in plastica di eroine in minigonna dei cartoni animati e altre ossessioni otaku.
Quest'anno l'industria cinematografica giapponese è ancora in auge, a cominciare dal film epico sulla seconda guerra mondiale Yamato (Otokotachi no Yamato), che ha superato la soglia dei 34 milioni di dollari di incasso dopo la sua uscita nelle sale, il 12 dicembre. Il successo del film ha segnato la rivincita per il produttore Kadokawa Haruki, che aveva realizzato una lunga catena di successi negli anni Settanta e Ottanta, ma era diventato un uomo invisibile nell'ambiente dell'industria cinematografica in seguito a un arresto per contrabbando di cocaina nel 1993.
Il film narra la storia vera della Yamato, la più grande nave da guerra della marina militare giapponese, che salpò per una missione suicida verso Okinawa nell'aprile del 1944 e fu affondata da un terribile bombardamento aereo americano con la perdita di quasi 3.000 vite. L'esperto regista Sato Junya ha ripreso una battaglia decisiva che ricorda l'attacco a Omaha Beach in Salvate il soldato Ryan, con pallottole, bombe e corpi scagliati dappertutto. Per quanto l'intento di Kadokawa fosse quello di risvegliare sentimenti patriottici nei giovani giapponesi, ai quali il film era diretto, Yamato è anche un severo monito sul prezzo definitivo della guerra. L'infaticabile produttore sta già realizzando il suo prossimo film, una pellicola epica da 25 milioni di dollari sulla vita di Gengis Khan, interpretato dal divo Sorimaki Takashi, protagonista anche di Yamato.
Un altro film che ha riempito i cinema all'inizio di quest'anno è stato Suite Dreams (The Uchoten Hotel) di Mitani Koki, un dramma corale sull'ultimo giorno dell'anno in un hotel di lusso. Ispirato a un classico della MGM del 1932, Grand Hotel, il film segue le storie di diversi ospiti e lavoranti dell'hotel, tra i quali un politico suicida (Sato Koichi) e una cameriera (Matsu Takako) che finge di essere l'amante di un uomo ricco. La trama complessa, sceneggiata da Mitani, si sviluppa con la precisione di un orologio, e lo stesso vale per i diversi momenti comici, che vanno dalla comicità slapstick alla commedia sofisticata.
Anche i due precedenti film diretti da Mitani, Welcome Back, Mr. McDonald (Radio no Jikan, 1998) e Our House (Minna no Ie, 2001) avevano una struttura a storie stratificate, ma Suite Dreams li ha distanziati di molto al botteghino, superando i 5 miliardi di yen (43 milioni di dollari) all'inizio di marzo. La ragione, secondo Mitani, è semplice: "Il pubblico si è abituato ad apprezzare il mio stile di commedia. Ora sto raccogliendo ciò che ho seminato."
D'altra parte, il pubblico giapponese si è fin troppo abituato agli spaventi dell'horror giapponese, genere che un tempo andava di moda e che nell'ultimo decennio ha avuto fortune alterne al botteghino nazionale. Ma Siren di Yukihiko Tsutsumi - primo film horror di un regista di thriller tortuosi(Chinese Dinner) e commedie drammatiche (Trick) - ha avuto un esordio forte in febbraio e ora ci si attende che incassi addirittura 1 miliardo di yen (8,5 milioni di dollari). Vale a dire più del doppio dell'incasso fatto da Reincarnation (Rinne), ultima puntata del maestro dell'horror Shimizu Takashi, il cui remake hollywoodiano di The Grudge ha incassato oltre 100 milioni di dollari sul mercato nordamericano.
Tratto da un gioco della Sony Computer Entertainment, Siren si colloca in posizione separata rispetto all'andamento generale del genere horror giapponese: si svolge su un'intera isola invece che in una casa o appartamento sinistro (The Grudge, Dark Water), non si basa sugli stereotipi dell'horror giapponese per spaventare lo spettatore (mani che saltano fuori da vasche piene di sangue, fantasmi disarticolati) ma invece procura brividi muovi per mezzo di una sirena che nel corso del film diventa un altro personaggio. "Abbiamo puntato molto sulla colonna sonora", ha spiegato il produttore del film, Yamauchi Akihiro. Il risultato è ciò che lui descrive come "horror acustico". "È il primo nel suo genere", afferma Yamauchi. "Lo consideriamo una sorta di esperimento".
Gli esperimenti veri, comunque, sono stati relativamente rari nei film mainstream. Le reti televisive e gli altri soggetti che finanziano e producono la gran parte di tali film attingono quasi sempre a materiale di successo proveniente da un altro mezzo di comunicazione, sia che si tratti di manga (Nana), videogiochi (Siren) o programmi televisivi di successo (i vari Bayside Shakedown ). Suite Dreams è una delle rare eccezioni che conferma la regola: Mitani è diventato così famoso come sceneggiatore-regista da diventare lui stesso un marchio, in modo molto simile al suo modello, Billy Wilder.
Il cinema indipendente, tenacemente vitale in Giappone, è alquanto diverso. I film provengono sempre da manga e libri (di solito meno noti), ma l'autorialità e l'originalità hanno un peso maggiore. I registi indipendenti che sono emersi nella New Wave degli anni Novanta e che comprendono Kitano Takeshi, Kurosawa Kiyoshi, Miike Takashi, Tsukamato Shinya and Kore-eda Hirokazu, continuano a dominare il dibattito sul cinema giapponese all'estero, ma nel complesso essi sono diventati un valore ormai conosciuto, riciclando temi e stili oppure - come ha fatto Miike con la parodia dei film di supereroi Zebraman e il fantasy per bambini The Great Goblin War (Yokai Daisenso) - entrando persino nel campo del cinema mainstream (seppur trasmettendo qualche bella scossa ai monelli seduti in sala).
Miike, comunque, è ritornato alla formula bizzarra e grezza che i suoi ammiratori conoscono e amano con Imprint, una delle tredici puntate della serie Masters of Horror per la rete televisiva statunitense Showtime. Però il film, che si svolge in un bordello nell'epoca Meiji (1868-1912), è stato giudicato troppo eccessivo per essere trasmesso - il che ha fatto immediatamente lievitare il suo valore per l'uscita in DVD.
Il regista che ha fatto gli sforzi maggiori per allontanarsi dai soliti schemi stilistici è stato Kitano Takeshi, il cui minimalismo, violenza anaffettiva e buffa comicità noir - che sono il suo marchio di fabbrica - sono stati in passato ampiamente imitati. Nel suo dodicesimo e più recente film, Takeshis', in cui cita con insistenza i film precedenti, Kitano interpreta due ruoli: il primo è quello della celebrità "Beat Takeshi", il secondo è quello di "Kitano Takeshi", un commesso in un minimarket, nonché attore che lotta per farsi strada. Kitano ha descritto questo suo film alla stampa come una sorta di "morte" (pronunciato in giapponese, il titolo è "Takeshisu" or "Take[shi] muore"), in cui si scrolla di dosso il trambusto mortale dei suoi primi undici film e si prepara per la prossima fase della sua carriera.
Il film è una fantasia violenta e surreale che gioca deliberatamente tenebrosi scherzi con realtà e illusione. L'interpretazione più semplice è che Kitano, il solito comico incerto, sta immaginando come sarebbe stata la sua vita se, un quarto di secolo fa, non avesse avuto successo come "Beat Takeshi", vale a dire la metà di un famoso duo comico. Tutto sta in questo sogno chiamato "Kitano" e, per quanto eccentricamente brillante sia Kitano in Takeshis', questo suo immergersi in fantasie personali delle quali è il solo a comprendere la logica lo fa percepire come un film autoindulgente piuttosto che autorivelatore.
Invece di Kitano o di altri rappresentanti della New Wave, la gran parte dei premi nel 2005 è stata vinta da registi, sia giovani che meno giovani, meno noti a livello internazionale. Uno di questi è stato Izutsu Kazuyuki che, con il suo Pacchigi!! è stato scelto per il premio al miglior film nella classifica annuale dei Dieci Migliori Film redatta dai critici della rivista Kinema Junpo, vale a dire il premio più prestigioso del mondo del cinema giapponese. Izutsu è stato anche premiato come miglior regista.
Pacchigi!! è una scossa enorme, brutale e rivitalizzante, come essere improvvisamente sbalzati da una via della Tokyo d'oggi, piena di volti inespressivi e impenetrabili, a una sfrenata e ribelle festa studentesca, più o meno nel 1968. Il film è in parte un ricordo di Izutsu della sua giovinezza negli anni Sessanta. Ma soprattutto è un rifacimento di Romeo e Giulietta, con Kyoto al posto di Verona e le comunità giapponese e coreana che sostituiscono rispettivamente i Montecchi e i Capuleti. Pacchigi!! è stato presentato a Udine alla settima edizione del Far East Film Festival.
Il candidato giapponese come miglior film straniero agli Oscar 2005 è stato Semi Shigure di Kurotsuchi Mitsuo, un dramma di samurai cupamente realistico che riecheggia The Twilight Samurai. Il protagonista è un giovane samurai appartenente al livello più basso della scala di rango il cui padre è costretto al seppuku (suicidio rituale), facendo diventare dei paria l'intera famiglia. Più che sulla sua lotta per ridar lustro alla sua famiglia, il film si concentra sulla sua relazione sfortunata con una serva che diventa la concubina di un ricco signore.
Di solito la nomination agli Oscar per il miglior film straniero a va un veterano dell'industria cinematografica, com'è accaduto con Sai Yoichi nel 2004 per Blood and Bones (Chi to Hone) o Yamada Yoji nel 2003 per The Twilight Samurai (Tasogare Seibei). Kurotsuchi, che è anche autore della sceneggiatura, da un romanzo di Fujisawa Shuhei, non era proprio un novellino - il suo primo film, Orugoru (Music Box) è uscito nel 1989 - ma era essenzialmente un regista di fiction televisiva, e prima di Semi Shigure aveva realizzato solo due film per il cinema, il che ha reso un po' atipica la sua candidatura.
Il debuttante più premiato è stato Uchida Kenji, il cui film d'esordio, A Stranger of Mine (Unmei Janai Hito), ha fatto incetta di ben quattro premi a Cannes e altrettanti in Giappone, compreso un premio di Kinema Junpo alla sceneggiatura scritta dallo stesso Uchida. Invece di rispettare i soliti canoni dei film d'essai, comunque, il film è immediato, abilmente costruito e divertente. La storia - quella di due estranei solitari e schivi che si incontrano per caso (o, piuttosto, perché un detective privato amico di lui fa le presentazioni) in un ristorante e, goffamente, si innamorano - inizia con la familiare routine della commedia romantica. Dopo il primo atto, però, la storia fa un passo indietro per tornare all'inizio e, mentre si sviluppa da altri punti di vista, ci rendiamo conto che ciò che pensavamo di avere capito era sbagliato. Il percorso successivo è intelligente, buffo e, soprattutto se anche voi siete timidi, incoraggiante.
Un altro regista che ha avuto nuovi riconoscimenti, in patria e all'estero, è Yamashita Nobuhiro, I suoi film sono sulla stessa linea di quelli di Jim Jarmush e Kaurismäki Aki, specialmente per quanto riguarda il senso dell'umorismo non convenzionale. Nel suo ultimo film, Linda, Linda, Linda, Yamashita ha però compiuto un passo (o, piuttosto, un passo di danza) verso il cinema mainstream, anche inserendo nel cast la famosa attrice coreana Bae Doo-na nel tentativo di arrivare al mercato coreano.
Il film è una commedia contagiosamente divertente che osserva da vicino i frenetici preparativi di un gruppo rock femminile per una festa scolastica. Il titolo è mutuato da una canzone rock degli anni Ottanta dei Blue Hearts, che le ragazze cantano durante la festa, con un'energia e un fascino che raramente si sono visti in Jarmush o Kaurismäki. Il film, uscito in DVD il 22 febbraio scorso, è arrivato al quarto posto nella classifica nazionale Oricon.
Questo significa forse che Linda, Linda, Linda non è più un film indipendente? Nel mercato cinematografico giapponese attuale i confini tra quelle che un tempo erano due tribù ostili (o, perlomeno, mutuamente diffidenti), vale a dire quella del cinema mainstream e del cinema indipendente, sono in mutamento. I multisala stanno infilando nella loro programmazione, anche se solo per proiezioni sporadiche, film più piccoli, più d'essai, mentre i registi più giovani realizzano film che vengono proiettati nelle sale d'essai ma che sono popolari nel cuore. Possono anche desiderare di essere invitati ai festival e di essere premiati, ma vogliono anche raggiungere il grosso pubblico. In altre parole, vogliono tutto - e molti di loro lo stanno ottenendo.