Lo hanno denominato l’anno dello spasso, quasi una celebrazione della Cina che progredisce a passi da gigante e che sta finalmente imparando non solo a lavorare sodo e a guadagnare, ma anche a divertirsi. Tutto è cominciato con A Murder Sparked By A Chinese Bun, web clip che parodiava il criticatissimo film epico di Chen Kaige The Promise (Wu Ji). L’enorme successo riscosso tra gli utenti del web e l’eco che il clip ha avuto successivamente sulla stampa ha finalmente convinto l’industria cinematografica che in Cina ormai esiste anche una fascia di pubblico più sofisticato, che richiede prodotti non necessariamente di dimensioni colossali ma con storie interessanti e spiritose (a conferma di questo recentemente le autorità preposte al settore hanno prospettato la creazione di un circuito di sale d’essai per i cultori del cinema d’autore).
Così è sorta una nuova tendenza, quella alla parodia, che nel giro di pochi mesi ha già collezionato diversi successi: primo di tutti Crazy Stone (Feng Kuang De Shi Tou) di Ning Hao - film a basso costo che nel primo semestre dell’anno ha raccolto incassi per 16 milioni di RMB (equivalenti a 2 milioni di dollari), primeggiando su tutti i film di produzione nazionale - che clonava scene di altri film tra cui il primo Mission: Impossible. Qualche mese dopo The Big Movie (Da Dian Ying) di A Gan faceva il verso addirittura ad una ventina di film (tra cui The Matrix, In The Mood For Love, House Of Flying Daggers e molti altri), trasformandoli in elementi di una storia incentrata sulla spettacolare e inquietante crescita del mercato immobiliare di Shanghai: parodia quindi, ma con un tocco di critica sociale.
Nel frattempo sono usciti sul web anche il rifacimento di The Banquet (Ye Yan) di Feng Xiaogang e quello di Curse Of The Golden Flower (Man Cheng Jin Dai Huang Jin Jia) di Zhang Yimou, film che è stato provocatoriamente soprannominato “Curse Of The Golden Curset” dagli utenti di Internet ipnotizzati dai busti provocanti delle attrici, messi in risalto dagli elaboratissimi costumi del film.
A completare un anno all’insegna della voglia di divertirsi anche altre commedie, meno surreali ma altrettanto interessanti, hanno avuto grande successo di critica e nelle sale: One Foot Off The Ground (Ji Quan Bu Ning) di Chen Daming, storia dolce-amara di un gruppo di attori di opera tradizionale cinese che non avendo più fondi per mandare avanti l’attività teatrale devono trovare altri modi per sbarcare il lunario; Call For Love (Ai Qing Hu Jiao Zhuan Yi) di Zhang Jianjia, commedia sentimentale incentrata sulla ricerca della donna perfetta ma inesistente, interpretata da 12 attrici e personalità famose - film lanciato in occasione del recente Capodanno cinese e che ha quest’anno sostituito il tradizionale hesuipian di Feng Xiaogang, impegnato su film di altro genere. Mentre The Case (Xiang Zi) della giovane Wang Fen, film prossimo all’uscita nelle sale e che sarà di sicuro un successo, è una black comedy incentrata sulla scoperta di una valigia misteriosa e sulla ricerca della felicità. Xu Zheng e Wu Gang, interpreti rispettivamente di questi due ultimi film, sono tra gli attori caratteristi più interessanti del momento, dotati di una straordinaria ed irresistibile mimica facciale che ben si presta a rappresentare personaggi disorientati ed incapaci di far fronte agli enormi cambiamenti che la società cinese sta attraversando nel suo sviluppo sfrenato.
Ma la produzione cinematografica del 2006 non si è limitata al genere comico, né a quello delle mega-produzioni che ormai al box office raccolgono incassi miliardari ma ottengono soltanto critiche da parte della stampa e del pubblico - che li considerano esercizi di stile più che di sostanza: film come Still Life (San Xia Hao Ren) di Jia Zhangke - che ha combattuto al box office come Davide contro Golia, essendo uscito nelle sale in contemporanea a Curse Of The Golden Flower - e Courthouse On The Horseback (Ma Bei Shang De Fa Ting) di Liu Jie ci ricordano che esiste una Cina ancora molto lontana dal benessere e dalla modernità che viene sbandierata come la nuova immagine del Paese. E film come Young And Clueless (Qing Qun Ji) di Tang Danian e Thirteen Princess Trees (Shi San Ke Pao Tong) di Lü Yue affrontano con delicatezza e serietà il tema universale dei giovani che faticano a diventare adulti.
I dati statistici rilasciati dalle autorità del settore cinematografico per il 2006 sono ancora una volta in crescita: 330 film prodotti (+ 27% rispetto al 2005) con 153 film usciti nelle sale, 2.6 miliardi di RMB (327 milioni di dollari) al box office (+ 31%), 5.8 miliardi di RMB (725 miloni di dollari) il ricavato totale della commercializzazione dei film, 82 nuovi cinema aperti nelle grandi città (principalmente multisale, quindi il numero totale degli schermi è arrivato a 3100, con un incremento del 14%), 200 cinema digitali aperti, 300 società di produzione cinematografica operanti nel Paese.
Per quanto riguarda gli 800 milioni di contadini e le 50.000 strutture di proiezione esistenti nelle zone rurali (comprese le squadre di proiezione ambulante) l’obiettivo del governo - che ha stanziato sovvenzioni annuali di 23 milioni di RMB per migliorare tali strutture - è di garantire almeno una proiezione mensile in ogni villaggio.
Sono 27 i film di produzione nazionale che hanno partecipato a festival internazionali e rassegne cinematografiche all’estero, ottenendo un record di 44 premi, primo tra tutti il Leone d’Oro di Venezia a Jia Zhangke; mentre il governo cinese ha organizzato 48 manifestazioni per la promozione del cinema nazionale in ben 38 Paesi. I ricavati delle vendite all’estero sono stati di 1.9 miliardi di RMB (240 milioni di dollari), mentre i film di maggior successo al botteghino nazionale sono stati Curse Of The Golden Flower (270 milioni di RMB) e The Banquet (130 milioni).
Come nell’anno precedente, i film di produzione nazionale hanno raggiunto il 55% degli incassi totali, superando quelli dei blockbusters di importazione quali Il Codice Da Vinci, King Kong e Mission: Impossible III. A questo proposito, è da segnalare un malessere crescente da parte della distribuzione americana, infastidita dall’improvviso ed inspiegabile ritiro del Codice dalle sale, dal ritardo con cui Mission: Impossible è stato distribuito e dai frequenti periodi di blackout per l’uscita di film stranieri a favore delle produzioni nazionali. Nel frattempo, la quota di importazione dei blockbuster è ferma a 20 unità all’anno.
Per quanto riguarda le vicissitudini di natura censoriale, il caso più eclatante dell’anno è stato quello di Lou Ye, punito con un bando di 5 anni per aver portato il suo controverso film Summer Palace (Yi He Yuan) al festival di Cannes senza l’autorizzazione del Film Bureau. Il film, una passionale storia d’amore che si svolge sullo sfondo delle proteste di piazza Tian An Men nel 1989 e che contiene esplicite scene di sesso, aveva ottenuto il permesso di riprese ma non era stato ancora approvato per la distribuzione prima della presentazione al festival. Il regista non è nuovo a questo tipo di problemi, visto che nel 2000 gli era già stato vietato di girare film per due anni per aver prodotto Suzhou River (Su Zhou He) senza alcuna approvazione.
Mentre il regista Jiang Wen, reduce anche lui da un periodo di bando censoriale seguito alla presentazione a Cannes del suo film Devils On The Doorsteps (Gui Zi Lai Le) nel 2000, è stato “riabilitato” ed ha ricevuto l’approvazione a partecipare allo stesso festival con il suo nuovo film ambientato durante la Rivoluzione Culturale, Sun Rises Again (Zai Tai Yang Sheng Qi De Di Fang).
Con il progetto di riforma del sistema di classificazione dei film ormai cronicamente disatteso, continuano comunque ad apparire film sempre più audaci sia nel contenuto che nella forma. La regista Li Shaohong, dopo aver vinto la prima prova di forza contro le autorità censorie con il precedente film Baober In Love (Lian Ai Zhong De Bao Bei), è riuscita ad ottenere l’approvazione anche per il suo nuovo film The Door (Men), inquietante thriller psicologico incentrato su un giovane intellettuale che precipita in una spirale ossessiva sullo sfondo di una Chongqing da incubo.
Un altro thriller, del genere più tradizionale delle ghost stories, è il film The Matrimony (Xin Zhong You Gui) del regista Teng Huatao (di cui il Far East Film ha presentato l’opera di debutto One Hundred...), storia di un triangolo amoroso nel quale uno dei tre protagonisti è un fantasma. Ma il film è fondamentalmente una storia d’amore, che spaventa ma è poetica, tanto che è uscito nelle sale in occasione di San Valentino.
Ed ancora, il film Curiosity Kills The Cat (Hao Qi Hai Shi Mao) di Zhang Yibai (anche di questo regista il Far East Film ha presentato in passato il debutto direttoriale, Spring Subway), un film che segue una dinamica alla Attrazione fatale, girato anch’esso a Chongqing, città che più di tutte si presta a rappresentare il lato oscuro dello sviluppo economico.
Ma nel 2006 si sono visti film per tutti i gusti, anche per gli amanti del genere “on the road”, per i quali è uscito il film Getting Home (Luo Ye Hui Gen) di Zhang Yang, tratto da un episodio di cronaca: un operaio stagionale che affronta un viaggio rocambolesco per riportare al paese d’origine il cadavere di un compagno di lavoro.
Ed ancora, opere estremamente d’autore ed a basso costo come Dreams May Come (Meng Xiang Zhao Jin Xian Shi) di Xu Jinglei, film super-intimista che segue e sviluppa ulteriormente la struttura del film Perpetual Motion (Wu Qiong Dong) di Ning Ying, con un racconto basato soltanto sul dialogo tra due personaggi nei confini ristretti di un appartamento. Fino ad un paio d’anni fa film di questo tipo non sarebbero mai stati presi in considerazione dalla distribuzione, attenta soltanto ai gusti del pubblico di massa; è quindi un segnale positivo che, anche se in modo ancora rudimentale e con poca convinzione, l’industria cinematografica abbia cominciato a fare degli sforzi per promuovere il cinema d’autore.
D’altra parte si ha l’impressione che le autorità preposte all’industria abbiano capito che, non potendo cambiare il corso della storia, tanto vale cavalcare il cavallo vincente; e quindi gli autori che erano condannati, banditi e considerati un problema fino ad anni recenti stanno gradualmente entrando nell’ufficialità, a meno di non “esagerare” come ha fatto Lou Ye, e sono anzi utilizzati come strumenti in una sorta di propaganda nazionalistica subliminale.
Insomma, pur tra tante contraddizioni l’industria cinematografica del Paese di Mezzo continua a svilupparsi, e sembra lanciata in modo irrefrenabile alla conquista di nuove frontiere: l’andamento entusiasta e giocoso del 2006 potrà forse dare il passo ad un atteggiamento più sobrio negli anni futuri, ma rimane il fatto che il cinema cinese è diventato ormai un fenomeno di dimensioni importanti non solo per il mercato interno, ma anche per quello internazionale.