Alto, calvo, con la barba e di una bellezza ruvida, Nakashima Tetsuya è uno che si nota. Nel backstage del cinema Toho Cinemas Roppongi Hills, dopo la prima di Memories Of Matsuko (Kiraware Matsuko no Issho), ha dominato i venti minuti di intervista con il sottoscritto. E lo ha fatto non semplicemente recitando i punti di un promemoria, ma snocciolando risposte con passione, chiarezza e nervosa intensità.
La sua visione dell’inquieta protagonista del suo film era di certo abbastanza chiara. “Volevo mostrare che la vita di Matsuko aveva valore, indipendentemente da quel che appariva in superficie”, ha esordito. “E che era in grado di influenzare quelli venuti dopo di lei più di quanto avrebbe fatto se avesse vissuto un’esistenza normale e felice”.
Nakashima è stato dapprima trascinato nel progetto dalla lettura del romanzo eponimo di Yamada Muneki. “Se inizio a vedere immagini durante la lettura di un romanzo, allora so che può diventare un film”, dice Nakashima. “Con Matsuko, di sicuro, ho avuto questo tipo di esperienza. Le immagini arrivavano all’impazzata”.
Nakashima, che ha scritto anche la sceneggiatura del film, si è reso conto che girare Matsuko come un melodramma convenzionale avrebbe probabilmente allontato gran parte del suo pubblico potenziale.
“La storia è cupa e non lo si può ignorare”, commenta. “Rendendola più colorata attraverso l’aggiunta di numeri musicali, dell’animazione e di tutto il resto, mi sembrava di poter rendere il suo argomento centrale più facile da capire”.
L’ultimo film di Nakashima, Kamikaze Girls (Shimotsuma Monogatari, 2004), è stato un enorme successo di botteghino in Giappone e si è visto molto anche all’estero. Ha fatto guadagnare a Nakashima il premio come miglior regista alla ventisettesima edizione dei Yokohama Movie Awards, mentre le protagoniste Fukada Kyoko e Tsuchiya Anna hanno fatto incetta di premi per la loro interpretazione, compreso un Japan Academy Award a Tsuchiya come miglior attrice esordiente.
Riuscirà Matsuko a replicare quel successo? Nakashima non possiede la sfera di cristallo per il box office, ma crede che il film sia più un musical in stile hollywoodiano che le solite versioni giapponesi del genere. “La gente qui pensa che se un film contiene canzoni, allora dev’essere per forza robetta leggera”, commenta il regista. “Ma provate a guardare Tutti insieme appassionatamente - un film pieno di tristezza. Oppure Cabaret - la protagonista non se la passa molto bene, vero? I musical veramente grandi di solito hanno qualcosa di serio che va oltre le canzoni. È questo che dà loro potere. E questo è il tipo di film che ho cercato di realizzare”.
Mark Schilling