Reagire - Il Cinema Di Hong Kong Nel 2006

Dopo anni di declino, nel 2006 l’industria di Hong Kong è riuscita a rallentare un po’ la forte recessione in corso, sfidando le previsioni più fosche e lavorando per assicurarsi un posizionamento migliore in un mercato in evoluzione. Lo scorso anno sono approdati in sala 51 lungometraggi prodotti a Hong Kong, qualcuno in meno rispetto ai 55 dell’anno precedente. Tuttavia, le cifre del botteghino per i film di Hong Kong sono rimaste praticamente invariate, poiché in tutto l’anno è stata prodotta una quantità di film di grande attrattiva tale da controbilanciare anche i periodi più calmi. L’industria cinematografica però incontra ancora diverse difficoltà, che non si limitano ai film nazionali. Il 2006 ha evidenziato un leggero calo anche per gli incassi dei film stranieri d’importazione. I problemi che affliggono il cinema hongkonghese restano gli stessi degli ultimi anni: la pirateria, la concorrenza del cinema straniero, l’indifferenza del pubblico di fronte a film di bassa qualità. Anche la mancanza di scelte forti in alcuni momenti chiave non ha certamente aiutato: in luglio sono usciti due soli film hongkonghesi, con un’affluenza incredibilmente scarsa per il periodo estivo. Alle difficoltà si è aggiunta anche una strozzatura creditizia per gli esercenti, perché l’economia in ripresa ha avvantaggiato i proprietari dei locali, ma ha gravato su alcuni operatori con sfratti e aumenti degli affitti. Anche se in dicembre la città ha assistito all’apertura del suo primo drive-in, nei mesi precedenti diversi multiplex esistenti sono stati ridimensionati, mentre alcune sale cinematografiche più piccole hanno chiuso del tutto. Anche quest’anno le coproduzioni con partner della Cina continentale hanno avuto un peso notevole nei listini, favoriti dal CEPA (Accordo di Partenariato Economico di Prossimità), siglato nel 2003. Le coproduzioni riguardano tutti i generi, escluso l’horror (che non è permesso dalla censura cinese) e spaziano dalle sontuose epopee in costume alle realistiche storie locali. I cineasti di Hong Kong si sono inoltre associati a produttori giapponesi e coreani per film come Dog Bite Dog, A Battle Of Wits e Confession Of Pain. Nel tentativo di aumentare l’importanza di Hong Kong all’interno della regione come sede di produzioni cinematografiche, gli enti locali stanno promuovendo eventi internazionali in città: Hong Kong si sta affermando come punto nodale per gli operatori del cinema, ogni marzo, con l’Entertainment Expo, che unisce eventi come l’Hong Kong Film and Television Market, l’Hong Kong-Asia Film Financing Forum e l’Hong Kong International Film Festival. Il 2007 ha visto anche l’inaugurazione degli Asian Film Awards, una celebrazione di alto profilo per il cinema dell’Asia orientale. Ronny Yu è andato a segno con Fearless, il grande spettacolo di arti marziali per il Capodanno cinese, protagonista Jet Li. È stato il film nazionale campione di incassi del 2006. Altri blockbuster hanno cercato di tenere il passo per il resto dell’anno. La commedia d’azione Rob-B-Hood di Benny Chan, con Jackie Chan, è andata bene durante le vacanze per la Festa Nazionale Cinese, un periodo sempre più redditizio, dopo l’estate. Con Chan, Louis Koo e il comico veterano Michael Hui, nei panni di un gruppo di ladri che sequestrano il bambino di un miliardario, i momenti di facile divertimento nel film erano all’ordine del giorno. Tra le scene migliori, c’è un inseguimento in un parco tematico, che fornisce quel genere di brivido disimpegnato nel quale il cinema hongkonghese dà il meglio di sé. L’altra grande attrazione di Hong Kong è arrivata a Natale, quando i registi Andrew Lau e Alan Mak si sono uniti per realizzare un thriller infarcito di divi. Mirando a raggiungere gli stessi livelli della loro trilogia Infernal Affairs, Confession Of Pain presenta attori di grido come Tony Leung Chiu-wai e Kaneshiro Takeshi in un racconto patinato di vendetta e indagini private. Le epopee storiche rappresentano un punto di riferimento chiave delle coproduzioni tra Hong Kong e Cina. A Battle Of Wits, Curse Of The Golden Flower e The Banquet sono tra i prodotti a budget più elevato usciti dopo Fearless. Jacob Cheung ha preso in mano le redini per A Battle Of Wits, costruendo un gioco di strategia in cui una città remota resiste agli aggressori. Con un protagonista come Andy Lau e un cast proveniente da Hong Kong, Cina, Taiwan e Corea del Sud, il film rappresenta un cambiamento piacevole rispetto alla stravaganza che oggi caratterizza il genere. Mentre Cheung mantiene la sua tavolozza su tinte terrose, Curse Of The Golden Flower di Zhang Yimou ha preso la strada del Technicolor. Interpretato da Chow Yun-fat, Gong Li e Jay Chou, questo racconto dei segreti del palazzo imperiale si sviluppa su grande scala. The Banquet è diretto da un altro dei più importanti registi cinesi, Feng Xiaogang. Basato sull’Amleto e interpretato da Zhang Ziyi, Zhou Xun e Daniel Wu, il film di Feng sembrava una bomba, ma non è riuscito ad attrarre il pubblico, né a Hong Kong né oltreconfine. Le coproduzioni tra Hong Kong e Cina hanno continuato ad alimentare l’industria hongkonghese in crisi. Resta però il problema di come realizzare film in grado di soddisfare i differenti gusti del pubblico hongkonghese e di quello cinese, e che tenga conto delle diverse sensibilità della censura. Fortunatamente per i cinefili di Hong Kong desiderosi di opere più audaci, nel 2006 un numero maggiore di cineasti ha scelto di aggirare i compromessi necessari per far uscire un film in sala in Cina. Johnnie To, per dirne uno, è andato avanti con decisione con la sua celebre serie Election e ha visto uscire il suo Exiled dopo una gestazione lunghissima. Election 2, un dramma ambientato nel mondo della malavita, affronta l’argomento della relazione tra Hong Kong e Cina senza evitare materiale controverso. Exiled, sempre di To, riprende gli stessi attori di The Mission, del 1999; stavolta l’azione si svolge a Macao, prima della consegna alla Cina, dove un gruppo di banditi si riunisce per un ultimo colpo e per difendere la loro fratellanza. Sontuosamente elegante, evocativo dei western classici da Peckinpah a Leone, Exiled spicca nettamente tra i filmetti infarciti di sparatorie dell’anno. In On The Edge, Herman Yau scava nelle crisi d’identità e nei difetti della polizia mentre descrive il ritorno di un poliziotto sotto copertura alle ronde in uniforme. Con una straordinaria interpretazione del protagonista Nick Cheung, il film di Yau è una splendida integrazione alle storie sugli infiltrati viste sullo schermo negli ultimi anni. Dog Bite Dog di Soi Cheang, riservato a un pubblico adulto, è invece un film d’azione sulla caccia a un criminale, messo in scena in modo violento, con un killer cambogiano d’altri tempi ricercato da uno sbirro ugualmente brutale. Il film di Cheang si spinge agli estremi limiti, sguazza nel sudiciume e affonda a ogni momento nelle insidie, inventando uno stile unico e cupo per i film polizieschi di Hong Kong. After This Our Exile ha segnato il ritorno alla regia di Patrick Tam, la stella più luminosa della New Wave. La Malaysia fa da sfondo al suo tragico dramma familiare, di cui sono state realizzate tre versioni: un director’s cut completo, nel bene e nel male, una versione ridotta per Hong Kong, nonché un terzo montaggio per la Cina. Precedentemente nel corso dell’anno Pang Ho-cheung ha affrontato con tatto un argomento difficile nel suo dramma a tutto tondo sul rapporto padre-figlia dal titolo Isabella (visto al Far East Film 2006), una storia permeata da accenni a un rapporto incestuoso. Altre produzioni commerciali hanno fornito ulteriori film di spicco nel 2006. My Name Is Fame, di Lawrence Lau (alias Lawrence Ah Mon), uno dei film più trascinanti dell’anno, ha raccontato il mondo del cinema nella storia della crescita di un’attrice principiante sotto la tutela di un attore che ha fatto il suo tempo. Forte di un’eccellente interpretazione di Lau Ching-wan, il film proclama i meriti della perseveranza nei tempi bui. Dragon Tiger Gate vede ancora riuniti il regista Wilson Yip e l’attore e coreografo di azione Donnie Yen. Completamente diverso dal loro film precedente SPL, questo film estivo è basato su una famosa serie a fumetti ed è arricchito da bizzarre scene di arti marziali ricche di effetti speciali. Con Heavenly Mission di James Yuen il genere dei film di gangster prende una nuova strada, con il capo di una triade, Ekin Cheng, che quando decide di rigare dritto deve affrontare un’ardua battaglia. La serie Mcdull si trasforma in una combinazione di azione dal vivo e animazione in Mcdull: The Alumni, con Samson Chiu che subentra nel ruolo del regista. Il terzo film della saga Mcdull è diventato un avvenimento basato sulle celebrità, ottenendo un buon successo commerciale. Alcuni dei risultati migliori in termini di pubblico sono stati ottenuti anche dai fratelli Oxide e Danny Pang. Il loro film Re-Cycle ha costruito una fantasilandia da incubo intorno alla diva Angelica Lee, lanciando un messaggio non proprio velato agli spettatori e alzando il livello della realizzazione degli effetti speciali. I fratelli Pang confermano la loro importanza sulla scena sempre più fiacca dell’horror hongkonghese. Oxide Pang ha realizzato anche Diary, un curioso film da camera sul tormento di una ragazza. Anche Wong Jing è sempre impegnato, e ha prodotto, tra gli altri film, Wo Hu, per la regia di Marco Mak. Wo Hu riprende il tema del poliziotto infiltrato e agitato di On The Edge, e sfrutta l’argomento il più possibile, fino a inserire 1000 informatori della polizia in una trama sfaccettata, che si estende anche alla vita privata dei gangster. Nonostante le cifre in calo per quanto concerne la produzione, il 2006 ha prodotto alcune opere promettenti di nuovi registi di belle speranze. In particolare, il progetto “Opere Prime” della Focus Films e della Star Chinese Movies ha fruttato una serie variata di opere di giovani registi di tutta l’Asia. Il film cinese del gruppo, Crazy Stone di Ning Hao, è diventato un grande successo al di là del confine, mentre restando a Hong Kong My Mother Is A Belly Dancer di Lee Kung-lok e il dramma su una relazione I’ll Call You di Lam Tze-chung (Far East Film 2006) hanno offerto intensi voli della fantasia. My Mother Is A Belly Dancer, prima escursione in solitario di Lee sulla sedia di regista, è un racconto pittoresco e seducente sulle casalinghe di un condominio che trovano la liberazione dalle fatiche quotidiane, una delizia a sorpresa per i pochi cinefili che gli hanno consacrato del tempo. Un altro debutto eccellente è rappresentato da The Heavenly Kings di Daniel Wu. Facendolo interpretare dalla sua boy band Alive, Wu mette in piedi una miscela accattivante di documentario e mockumentary, disseminato di dettagli minimi sull’industria dello spettacolo. Fra gli altri film, è notevole l’esordio come regista unico di Law Wing-cheong, con 2 Become 1, una commedia sull’argomento del cancro al seno (Far East Film 2006); e all’inizio del 2007 gli appassionati pregustavano con entusiasmo Eye In The Sky, il primo film da regista dello sceneggiatore Yau Nai-hoi. La gamma di produzioni di alto profilo ha tenuto impegnati tutto l’anno i personaggi più importanti di Hong Kong. Jet Li ha interpretato il campione di incassi Fearless, e la sua interpretazione è stata reclamizzata come il suo ultimo ruolo nel campo delle arti marziali. Chow Yun-fat ha assunto una posizione dominante per Curse Of The Golden Flower e Andy Lau ha richiamato le folle con A Battle Of Wits. Aaron Kwok ha dato il meglio di sé nel suo intenso ritratto di un padre in After This Our Exile, e Tony Leung Chui-wai e Kaneshiro Takeshi hanno richiamato il pubblico per Confession Of Pain. Lau Ching-wan è tornato, senza difficoltà, al genere drammatico con My Name Is Fame, e Daniel Wu ha rafforzato la sua reputazione di artista completo con The Banquet, il suo primo film in costume a grosso budget. Nick Cheung e Louis Koo hanno continuato ad assumere ruoli importanti, e Ronald Cheng è rimasto un mattatore delle commedie di medio livello. Le dive hongkonghesi nel frattempo vedono i ruoli più ambiti andare alle loro colleghe di oltre confine, sebbene nel 2006 ci sia stata una buona quota di apparizioni di spicco. Charlie Yeung si è dimostrata all’altezza dell’impegnativo argomento di After This Our Exile, Angelica Lee è magnifica in Re-Cycle, Isabella Leong appare molto promettente in Isabella e Crystal Tin ha dimostrato delle potenzialità da diva in My Mother Is A Belly Dancer. Anche Teresa Mo si è distinta nel deludente sequel (solo di nome) Men Suddenly In Black 2, diretto da Longisland So, mentre Shu Qi ha ottenuto un ruolo leggero da protagonista in Confession Of Pain. Charlene Choi ha accettato un bel ruolo da protagonista in Diary mentre Gillian Chung, la sua partner nel gruppo pop Twins, quest’anno non ha avuto un film forte. Miki Yeung ha mantenuto una presenza regolare sugli schermi con Fatal Contact, il cupo film di Dennis Law sui combattimenti clandestini, mentre la stella di Fiona Sit si è un po’ appannata nella scialba commedia di Joe Ma Love Undercover 3. I talenti cinesi continuano a fornire alle coproduzioni una schiera di ottime interpretazioni, sebbene i dialoghi a volte siano doppiati in cantonese per il pubblico di Hong Kong. Confession Of Pain ha beneficiato di un’interpretazione commovente dell’attrice e regista Xu Jinglei, mentre Huo Siyan si è fatta strada nel cinema hongkonghese con My Name Is Fame. Zhang Ziyi, Zhou Xun e Ge You hanno interpretato The Banquet, Gong Li ha sedotto in Curse Of The Golden Flower e, all’inizio del 2007, Zhang Jingchu ha avuto un ruolo importante nel dramma sul traffico di droga Protégé di Derek Yee. Il 2007 si è aperto con un’offerta di film che puntano sulla qualità, guidati da Protégé. Il film di Yee, infarcito di divi, che entro la struttura di un poliziesco racconta in dettaglio il narcotraffico, ha surclassato abbondantemente la competizione per il Capodanno cinese, che vedeva schierati gli esordi alla regia di Ronald Cheng con It’s A Wonderful Life e di Kong Tao-hoi con Twins Mission. Forse come riflesso dei tempi che cambiano e della necessità di sperimentare formule nuove, la stagione festiva di febbraio ha presentato delle pietanze non tradizionali, molto dissimili dai prodotti più innocui, privi di violenza e incentrati sulla fortuna, che si sono visti negli ultimi anni. A marzo erano annunciate o in corso diverse produzioni di prim’ordine, dando agli amanti del cinema qualcosa da aspettare, e il governo ha promesso 38,5 milioni di dollari USA da utilizzare, in modo non ancora ben definito, a sostegno dell’industria cinematografica. Mentre i produttori stanno ragionando sull’utilizzo migliore di questi fondi extra, hanno un’altra ragione per valutare come affrontare nel modo migliore la situazione attuale del cinema hongkonghese - e pianificare ulteriori percorsi per contribuire all’inversione dell’attuale crisi.

Tim Youngs