Un sacco di sorprese: il cinema di Hong Kong nel 2007

I cinefili di Hong Kong si aspettavano qualche nuova chicca nel 2007, quando in città sono state aperte delle nuove sale. Trovate di richiamo come sedili che vibrano, schermi IMAX e 3-D, tutto con biglietti a prezzi abbordabili, hanno offerto un motivo in più per scegliere di andare al cinema rispetto ad altre alternative. Quando sono arrivati i dati finali relativi al box office dell’anno, è emerso che in effetti la nuova esperienza ha contribuito ad aumentare i guadagni complessivi al botteghino: una buona notizia dopo anni di difficoltà.

Il cinema di lingua cinese nel complesso si è tirato su di morale quando l’audace Lust, Caution (Lussuria - Seduzione e tradimento) di Ang Lee, film d’importazione ma legato a Hong Kong, è diventato il titolo dell’anno. Fresco della vittoria alla Mostra di Venezia, il film ha attirato fin dall’inizio grandi folle, allettate in buona parte dalle scene di sesso insolitamente esplicito e dall’elegante pedigree letterario. Basato su un racconto della defunta Eileen Chang, stimatissima scrittrice e sceneggiatrice, questo eccezionale thriller di argomento spionistico ha continuato poi la sua corsa sbaragliando negli incassi la concorrenza dei film locali. Il successo di Lust, Caution però non si è tradotto in un boom generalizzato per le produzioni hongkonghesi, e pochi altri titoli sono riusciti a spuntarla rispetto alla competizione di Hollywood.

I film locali che hanno incassato di più nel 2007 sono stati Protégé di Derek Yee e The Warlords di Peter Chan. Il film di Yee, un dramma sul traffico di droga, è uscito per il Capodanno cinese, rompendo la tradizione che vede i registi presentare film allegri e ottimisti nel periodo in cui le sale si riempiono. Con Andy Lau e Daniel Wu come grandi nomi in cartellone, e con l’attrice cinese Zhang Jingchu, in una splendida prova nei panni di una drogata, Protégé ha costretto gli altri film a rincorrerlo al botteghino, fino alla fine dell’anno, quando è arrivato The Warlords, interpretato anch’esso da Andy Lau, e dalle megastar Jet Li e Kaneshiro Takeshi. The Warlords è un blockbuster di combattimenti, basato sulla stessa storia di Blood Brothers di Chang Cheh del 1973. Il film, che racconta un’epica storia di fratellanza, con il legame tra tre uomini che si spezza dopo la relazione con una donna, è diventato subito un evento.

C’è voluto uno spirito coraggioso per mantenere l’offerta cinematografica vivace e divertente, con le difficoltà del momento, e diversi registi si sono dati da fare per offrire film fuori dall’ordinario. Johnnie To, uno dei cineasti più apprezzati di Hong Kong, si è unito al co-regista e collaboratore di lunga data Wai Ka-fai per Mad Detective, l’ultimo episodio di una serie di eccentrici film di gangster iniziata nel 2003 con Running On Karma. Con Lau Ching-wan in splendida forma nei panni del protagonista, il film di To e Wai si dipana attraverso una storia complicata di identità scisse e della scomparsa della pistola di un poliziotto. To, con la sua casa di produzione Milkyway Image, ha dato uno scossone anche con il film poliziesco Triangle, una variazione sulla narrazione cinematografica, che unisce segmenti di lungometraggio diretti da To, Tsui Hark e Ringo Lam. I tre registi hanno lavorato in serie come avviene per i registi televisivi: ciascuno riprendeva il lavoro dove gli altri si erano interrotti. Questo approccio originale ha suscitato l’attenzione dei cinofili locali, che hanno esaminato attentamente il thriller per individuare stile e spirito caratteristici di ogni regista.

Anche Pang Ho-cheung, un altro dei registi più interessanti della città (e molto prolifico come To), era intento a provare nuove formule. L’uscita a metà anno del suo Exodus ha disorientato le aspettative create dai suoi film precedenti, sia le commedie nere sia i drammi cupi, perché utilizza un approccio sobrio e moderato per una storia di donne che progettano di sterminare tutti gli uomini della terra. Per Natale, Pang aveva pronto un nuovo film, Trivial Matters, basato su racconti tratti dal suo libro omonimo. Essenzialmente una collezione di cortometraggi, alternativamente irriverente e toccante, è un film deliziosamente creativo che ha forzato i limiti della censura e ha tirato fuori delle interpretazioni avvincenti da molti dei migliori attori emergenti di Hong Kong. In un contesto più intellettuale, Postmodern Life Of My Aunt di Ann Hui presenta la storia, girata con molto stile, di un esilio auto-imposto, a Shanghai; mentre My Blueberry Nights di Wong Kar-wai è un romantico road movie americano. Nel gennaio di quest’anno è apparso un altro titolo high-concept, CJ7 di Stephen Chow, uno dei pochissimi film hongkonghesi a contenere elementi di fantascienza, nonché, a livello locale, il primo film dal vivo in cui il protagonista è frutto dell’animazione al computer.

Anche i film estivi hanno assunto delle caratteristiche altrettanto insolite, quando la città ha celebrato il decimo anniversario del suo ritorno alla Cina. Mr Cinema di Samson Chiu rielabora 30 anni di storia locale dal particolare punto di vista di una famiglia fermamente pro-Cina. I suoi membri sono spinti dalla loro ideologia ai margini della favolosa crescita economica della città. La prospettiva del film, prodotto da una società radicata anch’essa nella fazione patriottica della città, è affascinante e illuminante, e la storia familiare al centro è commovente. Hooked On You, di Law Wing-cheong, utilizza quest’occasione per concentrarsi su una comunità locale attraverso una storia che evolve intorno a un mercato destinato alla demolizione. Mentre i protagonisti affrontano le loro vicissitudini, Law e la sua squadra di sceneggiatori attingono alla crescente preoccupazione degli hongkonghesi per il patrimonio locale e le memorie collettive, per confezionare un pacchetto popolare intelligente e agrodolce. Un terzo film dedicato all’anniversario, Wonder Women di Barbara Wong, manca purtroppo dell’approccio percettivo necessario a cogliere I cambiamenti di Hong Kong, e accumula frasi a effetto e product placement intorno al goffo racconto del successo raggiunto da tre donne.

Sia Mr Cinema che Hooked On You fanno parte di un discreto numero di film a tematiche locali del 2007 e 2008. All’inizio del 2007, Love Is Not All Around di Patrick Kong si è rivelato, a sorpresa, un successo di botteghino. Malgrado i problematici standard produttivi e un cast di giovani divi solo moderatamente famosi, questo melodramma ha colpito il pubblico. Un altro successo è rappresentato da Simply Actors di Patrick Leung e Chan King-ka, che attinge all’appeal dell’attore Jim Chim, un artista del palcoscenico che è il divo di punta della scena teatrale locale. La commedia di Leung e Chan vede Chim impersonare un poliziotto che si iscrive a un corso di recitazione per diventare un agente segreto migliore, e il pubblico si gode la chiassosa commedia cantonese. Nel mese di gennaio, un altro successo chiaramente locale è stato rappresentato da See You In You Tube, diretto da sette registi anonimi, tra i quali, si dice, Oxide Pang e degli studenti di cinema. Il film segue dei ragazzi che partecipano a un misterioso progetto di “cinema di guerriglia”, e presenta vari bozzetti girati per tutta la città con una telecamera DV, utilizzando perlopiù attori dilettanti. Come per Love Is Not All Around, il carattere poco rifinito di See You In You Tube potrebbe precludergli un’attenzione internazionale più vasta, tuttavia l’aria spudoratamente locale della produzione ha catturato spettatori riconoscenti di sentire che il film parlava loro in buona fede.

Tra i thriller e i film di azione più convenzionali, The Detective di Oxide Pang è stato uno dei titoli salienti del 2007. Pang, noto finora per la serie di horror dei Pang Brothers come The Eye, si è dedicato alla creazione di un thriller serrato, ambientato a Bangkok. Con Aaron Kwok in un energico ruolo da protagonista e una colonna sonora composta di orecchiabile musica Thai, The Detective si è imposto come un vero godimento cinematografico. A rilanciare la sfida c’era Benny Chan con Invisible Target, un audace film poliziesco che ce la mette tutta con esplosioni e sparatorie quando tre giovani poliziotti hongkonghesi danno lezioni di legge ai cattivi in visita. Il film di arti marziali ritorna con Flash Point, il terzo film d’azione di Wilson Yip con il coreografo-attore Donnie Yen. Fedele alla formula che ha portato all’attenzione internazionale SPL nel 2006, questo film di Yip sul pugilato impacchetta i suoi scontri fisici nella robusta struttura di un poliziesco. Kidnap di Lo Chi-leung è un tentativo di thriller a grosso budget, che mira a una posizione di produzione di prima qualità, ma è tradito da una trama deludente.

Negli ultimi anni i film dell’orrore sono stati sacrificati dall’industria cinematografica di Hong Kong, sempre più concentrata sul mercato cinese, dove le storie di fantasmi sono ancora tabù. Ciononostante, si sta delineando una lieve ripresa del genere. Gong Tau di Herman Yau ha rivisitato il tema degli hongkonghesi che fanno una brutta fine dopo l’incontro con la magia nera del sudest asiatico, una specifica varietà locale di film che si vedevano fino a un decennio fa, e che erano stati classificati “per adulti” per le teste volanti e la stregoneria folle. Mentre Oxide Pang ci provava col thriller in The Detective, il gemello Danny Pang propinava spaventi con temi più soprannaturali in Forest Of Death e In Love With The Dead. In quest’ultimo, Pang affronta il dramma di una ragazza malata di cancro con misura fino a quando arrivano i fantasmi e prende piede una morale discutibile. Naraka 19 di Carol Lai ha sviluppato un racconto dell’orrore basato su un romanzo cinese diffuso su Internet. Il film della Lai, che racconta la storia di un gioco per cellulari che risucchia degli studenti in uno scenario infernale, procede attraverso una trama che si sviluppa per tappe. È molto più emozionante il suo The Third Eye, che ha avuto una sola proiezione ad un festival cinematografico locale all’inizio del 2006 prima di passare direttamente al mercato video, più di un anno dopo. The Third Eye, uno splatter ambientato in un ostello su di un’isola dove tutti sono sotto sorveglianza, riesce meglio per l’atmosfera cupa, le audaci riprese in HD e le interpretazioni convincenti. Nel gennaio di quest’anno David Lee ha fatto il suo promettente esordio con Yes, I Can See Dead People. Al di là del titolo ironico c’è uno dei film dell’orrore di Hong Kong più riusciti degli ultimi anni, che offre i necessari spaventi ma sa anche sviluppare personaggi ai quali gli spettatori si affezionano.

Il film di David Lee è uno dei tanti recenti esordi di ottima qualità. Eye In The Sky di Yau Nai-hoi (proiettato al Far East Film del 2007), ha catalizzato l’attenzione con ulteriori partecipazioni a festival, mentre altri nuovi autori hanno realizzato film più piccoli. Adam Wong ha dato seguito al suo fantastico film in DV del 2004 When Beckham Met Owen con Magic Boy, il suo primo film girato in 35mm. Ambientato nel distretto dello shopping per giovani di Mongkok, il film di Wong alleggerisce il suo dramma romantico con intriganti tocchi di immaginazione e un vivace approccio multimediale. Anche Derek Kwok ha aggiunto elementi di fantasia al suo nostalgico The Pye-Dog, ambientato nel mondo delle gang, presentando un’opera prima di classe che non fa passi falsi. Si è fatto notare anche Breeze Of July di Stanley Tam, che esplora i temi dell’identità e delle radici familiari, e Ming Ming di Susie Au, un appariscente ma impenetrabile film di genere che ne distorce le caratteristiche.

Per quanto riguarda gli attori, gli uomini chiave di Hong Kong continuano a trovare ruoli da protagonista sullo schermo, come Andy Lau, Jet Li e Kaneshiro Takeshi in The Warlords. Le produzioni di livello medio offrono ruoli importanti a interpreti del calibro di Aaron Kwok, Simon Yam, Tony Leung Kar-fai, Daniel Wu, Lau Ching-wan, Anthony Wong e Ronald Cheng. Tra le attrici, Miriam Yeung, Teresa Mo e Charlene Choi hanno offerto buone interpretazioni, ma ancora una volta i ruoli da protagonista più importanti dell’anno sono andati ad attrici venute da fuori, come Zhang Jingchu, Xu Jinglei e Zhou Xun dalla Cina continentale e René Liu da Taiwan. Scarseggiano nuovi talenti promettenti: la giovane cantante pop Stephy Tang catalizza l’attenzione per Love Is Not All Around e In Love With The Dead, mentre Kate Tsui riscuote ancora ammirazione per il suo esordio in Eye In The Sky.

Con la salute dell’industria cinematografica non ancora pienamente ristabilita, e il numero di film locali usciti nel 2007 che è sceso a 50, per il cinema di Hong Kong la collaborazione con partner della Cina continentale rimane un mezzo chiave per finanziare film e assicurare l’uscita in sala in Cina. Come è avvenuto dopo l’ondata di coproduzioni avviata dal CEPA (Accordo di partenariato economico di prossimità) del 2003, i cineasti devono ancora combattere per soddisfare mercati e sistemi censori diversi in Cina e a Hong Kong. Un film che puntava a un richiamo più ampio, a spese del sapore hongkonghese, è CJ7. All’inoffensivo film di fantascienza di Stephen Chow, ambientato in Cina, manca quel tratto comico locale che era caratteristico nel lavoro precedente del regista-attore; il film inoltre taglia l’utilizzo, che si era dimostrato eccellente, di attori veterani e caratteristi dello schermo hongkonghese. The Drummer di Kenneth Bi ha preso una direzione totalmente diversa per la coproduzione, trovando dei partner tedeschi. Con fondi adeguati per ingaggiare il famoso gruppo di percussionisti di Taiwan U-Theatre, e con molti lussureggianti esterni taiwanesi in una storia che si apre come un dramma sulla malavita di Hong Kong, il film di Bi si distingue da tutti gli altri.

All’inizio del 2007 è stato annunciato un nuovo pacchetto di aiuti governativi, che offre 38,5 milioni di dollari USA al Fondo per lo Sviluppo del Cinema per provvedere fino al 30% del finanziamento di progetti di livello piccolo o medio. Per beneficiare di questo fondo, amministrato dal Film Development Council (Ente per lo Sviluppo del Cinema), di recente formazione, i film devono soddisfare criteri che sottolineano la redditività commerciale e l’intenzione di rivolgersi a un pubblico di massa. I termini per le domande sono stati aperti lo scorso novembre, e i primi due progetti selezionati sono stati annunciati in febbraio: il prossimo episodio della celebre serie animata Mcdull e una commedia romantica che segna l’esordio alla regia di Ivy Ho, meglio nota come l’apprezzata sceneggiatrice di July Rhapsody e Comrades, Almost A Love Story. Diversamente da quanto avviene per il sostegno governativo ai film indipendenti, incanalato ad altri organismi attraverso l’Ente per lo Sviluppo delle Arti, il nuovo fondo mostra il chiaro intento di assistere e promuovere il prodotto commerciale e aiuta a spingere più spettatori a vedere film locali.

La lunga tenitura di CJ7 durante il Capodanno cinese ha dato il via al 2008 con dei segnali positivi, come pure il successo minore di See You In You Tube. Per Pasqua, dovrebbero uscire film degni di nota come il dramma di arti marziali di Ching Siu-tung An Empress And The Warriors, il mix di film d’amore e di azione Playboy Cops di Jingle Ma, la storia d’amore di Johnnie To Linger e l’agrodolce film giovanile di Patrick Kong, L For Love, L For Lies. I patiti del cinema hongkonghese si ritrovano con una serie di titoli accattivanti in arrivo, come l’allegro lungometraggio di Johnnie To sui borseggiatori Sparrow, l’incantato film sul mondo della malavita di Sylvia Chang Run Papa Run e l’epica storica di Daniel Lee Three Kingdoms. Man mano che il calendario di uscite dei film diventa più fitto, i cineasti hongkonghesi sembrano ansiosi di riprendere slancio per le produzioni locali.
Tim Youngs