Sebbene dall’inizio alla fine dell’anno le cifre di botteghino di Taipei siano scese di oltre il 5% nel 2008, gli incassi dei film taiwanesi erano in significativa crescita. La ragione principale risiede nel successo miracoloso di Cape No. 7, un misto di commedia locale di gruppo, dramma storico e storia sentimentale moderna, che fatto l’incasso più alto degli ultimi decenni per un prodotto locale, battuto solo dall’ancora inaffondabile Titanic di James Cameron. E il successo di Cape ha aiutato anche altri film a raggiungere le vette più alte del botteghino perché ha richiamato nuovamente l’attenzione del pubblico sui film locali, almeno per il momento.
Se si escludono i documentari, nel 2008 a Taiwan sono stati distribuiti 20 lungometraggi narrativi di carattere locale su un totale di 369 uscite, con un incasso di botteghino di 8,7 milioni di dollari USA, pari a una quota di mercato del 12%. In un ipotetico universo parallelo dove Cape non fosse stato distribuito e non avesse avuto alcuna influenza su altri film locali, il botteghino per i prodotti taiwanesi avrebbe comunque incassato un relativamente incoraggiante 3%. Anche la qualità generale dei film taiwanesi è aumentata, soprattutto nell’ambito del cinema d’essai, dove i registi hanno mostrato la propensione a raccontare storie meno introspettive.
Una delle tendenze più evidenti è stata l’invasione di Taiwan da parte dei produttori di Hong Kong, attratti dall’abbondanza di talenti locali poco sfruttati e dalla possibilità di avere accesso ai finanziamenti governativi per compensare i rischi. Tale tendenza aveva già avuto inizio nel 2007, quando la Sundream Picture ha finanziato per il 25% Summer’s Tail, un dramma sulla noia adolescenziale diretto da Cheng Wen-tang. Nel 2008, la Mei Ah Entertainment ha investito in un altro dramma adolescenziale, Winds Of September, e in un thriller sulla malavita, The Button Man, mentre la Jet Tone Films di Wong Kar-wai ha partecipato alla produzione di Miao Miao e la Filmko Picture’s ha prodotto il film romantico a episodi L-O-V-E.
Di questi, Winds Of September di Tom Lin è probabilmente il film che finora ha avuto maggior successo, sia di critica che di botteghino, ed è entrato in concorso al festival cinese di Shanghai e a quello greco di Salonicco. Il film è di ampio respiro, con una storia di adolescenti che crescono sullo sfondo di uno scandalo nel mondo del baseball degli anni Ottanta, evento che per il regista ha segnato la fine dell’innocenza per un’intera generazione. La Mei Ah ne ha tratto ispirazione per produrre episodi cinesi e hongkonghesi con registi nuovi.
La cosa interessante di questi investimenti è che si tratta soprattutto di film affidati a registi esordienti, in un momento in cui le opportunità di debutto per nuovi cineasti sono limitate nella stessa Hong Kong. I produttori hongkonghesi arrivati a Taiwan sono stati disposti a sacrificare il botteghino a favore del prestigio del cinema d’essai con un menù più appetibile per i festival. Eppure, i recenti Button Man e L-O-V-E rappresentano tentativi di avvicinamento ai film di cassetta e questo è forse un segnale che la collaborazione si sta spostando verso una direzione diversa.
A Taiwan può a volte risultare difficile definire un’opera prima. I destinatari dei sostegni governativi ai cortometraggi montano regolarmente i loro film in versione lungometraggio, in parte per renderli più appetibili per i festival stranieri. Il primo film di Wei Te-sheng, About July, è stato realizzato con i finanziamenti per i cortometraggi e poi allungato in montaggio fino a 72 minuti, versione che non è mai uscita in sala a Taiwan. Tra i corti allungati che sono stati notati nel circuito dei festival ci sono Uninhibited di Leste Chen, Bundled di Singing Chen e Splendid Float di Zero Chou.
Eppure, se si fanno i conti, la metà dei film distribuiti a Taiwan lo scorso anno erano film di registi esordienti, e tale tendenza sta continuando anche nel 2009, visto che cinque degli otto film in uscita nei primi quattro mesi di quest’anno sono di cineasti nuovi. Oltre al fatto che diversi registi di cortometraggi premiati stanno preparando i loro lungometraggi d’esordio; tra questi, Ho Weiding, regista di Respire e A Sunday Afternoon, Chang Rong-ji, regista di The End Of The Tunnel, e Arvin Chen, autore del corto che ha vinto l’Orso d’Argento al festival di Berlino, Mei.
Il film di Ho Weiding Pinoy Sunday, di prossima uscita, rappresenta invece un’altra nuova tendenza, quella dei film incentrati su temi tipici del Sud-Est asiatico. Nella black comedy Sunday gli attori principali sono filippini; l’horror The Fatality ha come protagonista un uomo di Taipei di etnia cinese, gravemente ammalato, che si sveglia a Bangkok nel corpo di un thailandese perfettamente sano, ricco e con una splendida moglie; Detours To Paradise di Rich Lee, che è stato il film di apertura del Festival di Singapore ai primi di aprile, è una storia d’amore ambientata a Taiwan tra una cameriera indonesiana e un bracciante thailandese.
A indicare che questi film costituiscono un nuovo e più rispettoso approccio al Sud-est asiatico, c’è il fatto che gli interpreti scelti per i ruoli principali sono attori famosi. Sunday ha come protagonista il superdivo filippino Vhong Navarro, meglio conosciuto a Udine per i suoi ruoli nel film di supereroi Gagamboy e nella commedia romantica Mr Suave. The Fatality è interpretato dall’attrice Pitchanart Sakhakorn, star di The Victim e Pattaya Maniac. Invece, l’attrice indonesiana Adinia Wirasti, protagonista del road movie di Riri Riza Three Days To Forever, ha appena interpretato il cortometraggio Sleeping With Her di Amber Wen.
Una tendenza del 2008 che ha cambiato le carte in tavola è stato il crescente sostegno che le major hollywoodiane hanno dato alla distribuzione di film di Taiwan. Le major non si espongono a rischi finanziari, incassano una (bassa) percentuale (almeno il 10%) degli incassi e sono raramente coinvolte nella promozione dei film. Ma il loro potere garantisce al film un maggior numero di sale per un maggior numero di giorni e ai produttori del film una percentuale più alta dei profitti di botteghino. E in più, le sale cinematografiche saldano i loro debiti più prontamente con le major per il timore di perdere i futuri prodotti hollywoodiani.
Dei quattro film taiwanesi che hanno superato la boa psicologica dei 10 milioni di nuovi dollari taiwanesi (cioè 288.000 dollari USA) al botteghino di Taipei nel 2008, tre erano stati opzionati dalle major: Buena Vista con Cape No. 7 (6,6 milioni di dollari statunitensi), la Twentieth Century Fox con il dramma storico 1895 In Formosa (375.000 dollari statunitensi) e la Warner Bros con il dramma giovanile ORZ Boyz (480.000 dollari statunitensi). Il quarto film, Kung Fu Dunk (450.000 dollari statunitensi), interpretato dal superstar locale Jay Chou, è stato distribuito dalla veterana taiwanese Scholar Films che gestisce una sua catena di trenta sale a Taiwan.
Ma il 2008 in realtà è appartenuto ai registi locali individualisti che hanno rischiato molto sul piano finanziario per portare la loro visione sul grande schermo. Il più famoso è Wei Te-sheng, che ha ipotecato la sua casa e ha ottenuto un prestito garantito dal governo per produrre Cape No. 7. Ma anche gli esordienti Chen Hung-yi, regista del film a episodi di argomento lesbico Candy Rain, e Chung Meng-hung, autore della black comedy Parking, hanno rischiato equivalenti somme di denaro dei loro personali risparmi. Dei tre film, solo Cape ha permesso di recuperare gli investimenti, grazie a una distribuzione di successo in altri territori di lingua cinese.
Non era la prima volta che Wei svuotava il suo conto corrente per la sua ambizione cinematografica. Nel 2003 aveva prodotto Seediq Bale, un cortometraggio di cinque minuti su una rivolta indigena avvenuta negli anni Trenta, durante l’occupazione giapponese di Taiwan. Lo scopo era di trovare investitori che sostenessero questa idea epica di un regista alle prime armi che voleva nei ruoli principali dei veri indigeni. Con il successo di Cape, Seediq Bale si è ora assicurato almeno 2,4 milioni di dollari USA dal governo di Taiwan, come fetta iniziale di un budget stimato intorno ai 10 milioni di dollari.
Le nuove attrici di più alto profilo del 2008 sono state la giapponese Tanaka Chie e Sandrine Pinna, per metà francese. Tanaka, che era già apparsa in ruoli minori in una serie di film hongkonghesi che comprende Initial D, Spring Snow, e Moonlight In Tokyo, ha affermato che è stato Jay Chou a incoraggiarla a venire a Taiwan, dove ha imparato il mandarino e ottenuto il ruolo da protagonista in Cape No 7. Pinna recita in film di Taiwan dal 2000, ma è diventata famosa nel 2008 interpretando Miao Miao, Candy Rain e il premiato cortometraggio The End Of The Tunnel.
Sia Tanaka che Pinna hanno in uscita nel 2009 dei film che giocano con i confini della finzione attraverso l’uso di film-nel-film in cui entrambe le attrici interpretano variazioni di se stesse. In Yang Yang, Pinna, il cui nome cinese è Chang Yung-yung, interpreta Chang Ching-yang, un’aspirante attrice eurasiatica che non parla francese. Invece il film di Tanaka Sumimasen, Love narra la storia d’amore di un’attrice giapponese che parla cinese e che fa una inusuale carriera a Taiwan. Yang Yang è stato presentato al Festival di Berlino, mentre Sumimasen è uscito direttamente in sala a gennaio.
Un’altra attrice nipponica che ha esordito in un lungometraggio taiwanese è la diva di video per adulti Ozawa Maria, protagonista del violento e cruento horror Invitation Only. Come la maggior parte della sua generazione, il regista venticinquenne Kevin Ko è cresciuto con il cinema di Hollywood, e questo si vede nel suo stile filmico. Anche se il film non è direttamente influenzato dal cinema di Taiwan, ha però dei precedenti nei film locali di exploitation conosciuti come Black Movies, che hanno avuto una breve esistenza tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, poco prima della nascita del regista. Il film è uscito a Taiwan a metà di aprile.
Se consideriamo una prospettiva più ampia, la novità più importante del 2008 è stata quella del ritorno al potere del governo del Kuomintang. Il partito del Kuomintang fu fondato in Cina nel 1912 dove governò dal 1928 al 1949, anno in cui il Partito Comunista assunse il potere, per poi fuggire a Taiwan dove si mantenne ai vertici del governo per cinquant’anni, fino al 2000. La sua vittoria elettorale ha avuto come risultato un legame più stretto con la Cina, che comporta l’apertura di una nuova rotta aerea diretta. Mentre i registi e gli attori taiwanesi potevano già lavorare in Cina, ora si stanno aprendo nuove prospettive di lavoro a Taiwan anche per i cineasti e i divi cinesi.
Il primo film cinese girato a Taiwan è stato Snow Falling In Taipei di Huo Jianqi. Girato a dicembre, quando le politiche governative erano ancora in fase di elaborazione, il film ha un cast prevalentemente taiwanese e narra la storia d’amore tra una giovane cantante cinese e il ragazzo che lei incontra a Taipei. Huo è già un volto noto a Udine, dove ha presentato il suo noir A Love Of Blueness al Far East Film 2002.
Non è ancora chiaro quel che il 2009 riserva al cinema di Taiwan. La storia del cinema taiwanese degli ultimi decenni è fatta di fasi alterne: brevi sprazzi di ottimismo e un potenziale che raramente è stato sfruttato. Tuttavia, il successo di Cape No. 7, per quanto straordinario, ha dimostrato che il pubblico locale è disposto a guardare film taiwanesi in condizioni adeguate. Anche se i livelli di Cape No. 7 non si ripeteranno nel 2009, il suo successo avrà verosimilmente aiutato i film locali a trovare nuovi investitori e ad avere maggiore accesso agli schermi locali.
Stephen Cremin