Il 2008 è stato un anno interlocutorio per il cinema indonesiano, pieno di segnali di contrastanti. Da un lato, due film, The Raibow Troops (Laskar Pelangi) di Riri Riza e Verses Of Love (Ayat-ayat Cinta) di Hanung Bramantyo, si sono affermati come successi commerciali tra i più grandi del passato decennio; dall’altro, un numero record di uscite nazionali ha portato ad una riduzione dell’incasso medio per film. Mentre il cinema indonesiano ha poi conosciuto una visibilità festivaliera senza precedenti in rassegne internazionali come Pusan e Berlino, i film indonesiani continuano a non farcela a raggiungere le vetrine “alte” di Cannes e Venezia. Se, infine, l’anno s’è aperto su una proposta di riforma del sistema censorio, in autunno il Parlamento indonesiano ha promulgato una legge contro la pornografia che potrebbe avere pesanti ripercussioni sulla libertà di espressione in diversi ambiti artistici, tra cui pure quello cinematografico.
Sul fronte dell’esercizio e degli incassi, la situazione nel 2008 verifica ancora i problemi strutturali che si registravano negli anni passati. L’Indonesia rimane un paese dotato di un numero insufficiente di sale cinematografiche rispetto alla sua popolazione. Un problema dovuto certo al fatto che si tratta del più grande paese interamente insulare del mondo, ma che ostacola non poco l’espansione dell’industria cinematografica locale. I film indonesiani, infatti, possono contare solo sulle entrate registrate nei grandi centri urbani, dove si concentrano i multiplex, localizzati prevalentemente all’interno dei grandi centri commerciali. A questo si aggiunge l’ulteriore grande problema irrisolto dell’indisponibilità di serie statistiche di mercato che lasciano qualsiasi considerazione sullo stato di cose dell’industria in un’approssimazione costernante.
L’esempio più lampante: nel 2008, due film locali hanno registrato un enorme successo di pubblico, eppure la misura di questo successo non può essere dichiarata con cifre comprovate, giacché le stesse variano considerevolmente a seconda delle fonti (e della vicinanza delle fonti stesse alle case di produzione dei film in questione). A fine febbraio, Verses Of Love di Hanung Bramantyo, prodotto dalla MD Pictures e tratto dal best seller di Habiburrahman El Shirazy ha conquistato il pubblico indonesiano con le storie molto mélo di un gruppo di studenti indonesiani in Egitto; il film si è in particolare segnalato per l’accento posto su tematiche religiose islamiche nonché sulla legittimazione che propone de facto della poligamia. A seconda delle fonti, il film di Hanung Bramantyo avrebbe portato in sala un numero di spettatori che varia tra i tre milioni e mezzo e i quattro milioni e duecentomila. A settembre, il nuovo film di Riri Riza, The Raibow Troops, anch’esso tratto da un’opera letteraria di successo, il romanzo autobiografico di Andrea Hirata, ha superato Verses Of Love, divenendo il più grande successo indonesiano dell’ultimo decennio. Incentrato sulle vicende dei poveri studenti di una piccola scuola islamica nella remota isola di Belitong, il film di Riri Riza, prodotto dalla Miles Films è un incoraggiante racconto d’emancipazione dalla povertà attraverso l’istruzione scolastica, anch’esso imbevuto di sani valori islamici. Per The Raibow Troops, a seconda delle fonti, il numero totale di spettatori variano dai quattro milioni e trecentomila ai cinque milioni e oltre. L’unica cosa che nessuno nega è però che The Raibow Troops abbia surclassato Verses Of Love.
Al di là dei risultati dei due titoli più redditizi, il cinema indonesiano ha nel complesso deluso al botteghino 2008. Il 2007 s’era infatti chiuso su segnali d’entusiasmo un po’ affrettati, per via di dati (approssimativi, come sempre) che avevano decretato una preferenza netta del pubblico locale per i film indonesiani, che avrebbero raccolto più del 50% degli incassi annuali complessivi. La prospettiva di un settore lucrativo e in espansione ha inevitabilmente allettato gl’investitori, cosicché il numero delle produzioni e uscite nazionali per il 2008 è lievitato consistentemente; a fine anno si poteva registrare un record di circa cento film distribuiti. La conseguenza diretta, però, è stata una diminuzione dell’incasso medio per film. Secondo stime ufficiose (ovviamente) l’incasso medio dei film nazionali sarebbe sceso da un equivalente di 500.000 dollari USA nel 2007 a 300.000 nel 2008.
Tra i molti film distribuiti nel 2008, si conferma la preminenza dell’horror e delle commedie romantiche adolescenziali. Tra gli horror segnaliamo: The Ghost Oath In My School (Sumpah Pocong di Sekolah) di Awi Suryadi, Kuntilanak 3 di Rizal Mantovani e - giusto per i titoli - The Virgin Ghost Of Jeruk Purut (Hantu Perawan Jeruk Purut) di Nayato Fio Nuala e Hantu Aborsi (t.l. “Ghost Of Abortion”) di Toto Hoedi. Tra le commedie romantiche e le pellicole adolescenziali segnaliamo invece: Kawin Kontrak (t.l. “Contractual Marriage”) di Ody C. Harahap, Claudia/Jasmine di Awi Suryadi, LoVe di Kabir Bhatia (autoremake-fotocopia del malaysiano Cinta del 2006) e, su un fronte più drammatico, il riuscito Best Friend? di Fajar BGT. Sulla scia del successo di Verses Of Love, sono arrivati poi sugli schermi indonesiani diversi film a “tematica religiosa” (riconoscibili per la sistematica presenza di donne velate nelle locandine), come The Self-Claimed Prophet (Mengaku Rasul) di Helfi CH Kardit o Syahadat Cinta (t.l. “Pledge Of Love”) di Gunawan Paggaru. Sulla scorta del successo a fine 2007 di Quickie Express, invece, si è registrato anche un fenomeno di polarità opposta, ossia il revival della commedia sexy, con titoli come XL - Extra Large di Monty Tiwa, My Name Is Dick (Namaku Dick) di Teddy Soeriaatmadja o Basahhh… (t.l. “Wet”) di M. Haikal; nonostante la proliferazione di titoli, nessuno ha eguagliato il modello per qualità di scrittura e successo al botteghino. Da segnalare anche l’insolito caso della riedizione, a maggio, del classico degli anni Ottanta Naga Bonar di MT Risyaf, riesumato in seguito al trionfo del seguito Naga Bonar (Jadi) 2, il più grande successo commerciale del 2007.
Nell’ultima annata, il cinema indonesiano ha conosciuto una visibilità festivaliera davvero inusitata. In particolare, al XIII Festival Internazionale di Pusan, il cinema indonesiano è stato rappresentato da ben sette film: The Blind Pig Who Wants To Fly di Edwin (presentato nel concorso New Currents), Jermal di Ravi L. Bharwani e Rayya Makarim, Fiksi di Mouly Surya, The Conductors di Andibachtiar Yusuf, Pesantren di Nurman Hakim e i film a episodi Chants Of Lotus e 9808. Questa “ondata indonesiana” si è spinta a inizio 2009 anche sino ai Festival di Rotterdam (con ben otto lungometraggi, anche grazie ad una sezione dedicata all’horror asiatico che includeva Forbidden Door di Joko Anwar, The Shaman di Raditya Sidharta, The Anniversary Gift di Paul Agusta e il film ad episodi Takut: Faces Of Fear) e Berlino (con tre prime internazionali, tra cui The Rainbow Troops). E anche il Far East Film Festival di Udine, dopo il timido esordio dell’anno scorso, con il solo Quickie Express, segue la tendenza, ospitando quest’anno ben sei film indonesiani!
Eppure, il cinema indonesiano rimane escluso dalle vetrine alte di Cannes e Venezia (e pure del concorso berlinese): molti dei film succitati erano invero pronti per le due vetrine più selettive del cinema mondiale, ma nessuno è riuscito ad accedervi. Segno forse che il cinema indonesiano ha raggiunto una buona qualità media, ma che non latita ancora sul fronte dell’innovazione e della piena espressione artistica.
Sul fronte legislativo, a fine 2007 l’MFI (Masyarakat Filem Indonesia o Indonesian Film Society), che riunisce le case di produzione cinematografica nate nel decennio successivo alla caduta del regime di Suharto, aveva lanciato una campagna di sensibilizzazione pubblica affinché la Corte Costituzionale indonesiana riformasse il sistema censorio. In sostanza, l’MFI richiedeva l’introduzione di un sistema di rating, che ponesse fine all’arbitrario potere delle commissioni di censura d’imporre tagli o bandire taluni film.
Il dibattito s’è fatto particolarmente stringente in gennaio, con l’uscita di Chants Of Lotus (Perempuan punya cerita), film a episodi tutto al femminile, diretto da quattro donne e sceneggiato da altre due. Nonostante la risoluta battaglia condotta dalla produttrice e regista Nia Di Nata, per ottenere il visto di censura il film ha dovuto subire pesanti tagli.
A fine ottobre, la situazione ha conosciuto una svolta possibilmente in negativo, con l’approvazione di una nuova legislazione anti-pornografia. In discussione presso il Parlamento indonesiano da circa un decennio, la nuova legge è stata approvata in un clima di risorgente conservatorismo morale, anche in vista di un’imminente consultazione elettorale. La nuova legge proibisce qualsiasi forma di pornografia e impone pesantissime sanzioni: la pubblica nudità (come pure le sue rappresentazioni) può ingenerare pene sino a dieci anni di reclusione; qualsiasi performance che possa incitare il desiderio sessuale è vietata e persino lo scaricare pornografia da internet è sanzionato con pene sino ai quattro anni di reclusione. A fronte di questa stretta legislativa, si può dubitare della longevità della nuova stagione d’oro della commedia sexy indonesiana. Ma c’è anche chi teme che questa nuova legge possa rivelarsi un pericoloso ostacolo all’affermazione dei diritti delle donne e di qualsivoglia forma di diversità (culturale, religiosa, sessuale).
Paolo Bertolin