Prachya Pinkaew: l'uomo che ha cambiato il panorama del cinema thailandese

In un solo decennio, Prachya Pinkaew si è reso responsabile di due terremoti per l’industria cinematografica thailandese. Nel 1992 ha esordito alla regia con The Magic Shoes ( Rong Ta Lab Pap), che in origine doveva essere un video musicale in forma estesa per l’allora popolare cantante pop Touch Na Takuatung, ma è diventato un successo clamoroso al botteghino, che ha aperto la strada a una valanga di film per ragazzi degli studi RS Film e Grammy Film, che producevano dischi e film. Nel 2003 la sua casa di produzione, la Baa-Ram- Ewe Productions, ha fatto risorgere il film d’azione, un genere che stava scomparendo, con Ong Bak, da lui diretto, che ha ottenuto un successo immenso e che ha portato alla ribalta il film d’azione thailandese e Tony Jaa. I film d’azione erano considerati “morti” prima che lei realizzasse Ong Bak . Prima di allora lei aveva girato solo film per ragazzi; come mai ha deciso di riportare in vita questo genere cinematografico? Avevo molte idee, e il film d’azione era una di queste. Nove anni alla RS Promotion mi hanno insegnato che qualsiasi cosa io facessi doveva avere degli elementi in grado di attirare il grande pubblico. Se dovessi girare una storia d’amore, cercherei di assicurarmi che possa diventare un successo. Ong Bakera uno di questi progetti. Tra gli altri vi erano film horror dallo stile innovativo, come 999-9999 Tor Tid Tai e la moderna storia di fantasmi e orchi Krasue 2000. Come mai ha scelto Panna Rittitkrai, che aveva realizzato solo B-movies , per realizzare il progetto di Ong Bak insieme a lei? Non aveva pensato a nessun altro? Ho pensato solo a Panna. Seguivo devotamente il suo lavoro quando ero uno studente di campagna. Mi ricordavo di avere visto molti dei suoi film, che erano molto popolari nel nordest della Thailandia, da dove provengo. All’inizio non mi piaceva tantissimo, sullo schermo. Pensavo che fosse pieno di sé e spesso interpretava personaggi snob e arroganti, proprio come i protagonisti dei film di Hong Kong. Ma il suo Born To Fight ha modificato la percezione che avevo di lui. In questo film lui e la sua squadra di stuntmen avevano rischiato la vita, e avevano portato sullo schermo acrobazie e stratagemmi sorprendenti. Fu così che diventai un suo fan. Tuttavia, non avemmo la possibilità di lavorare insieme se non dieci anni più tardi, quando finalmente ci sedemmo a parlare. Andavamo d’accordo perché venivamo entrambi dal nordest della Thailandia - Panna era di Khon Kaen, io di Korat. Com’è arrivato alla combinazione di “Muay Thai” e “Tony Jaa” per il suo primo film d’azione? Panna mi parlò di un giovane stuntman eccezionale, ma il suo stile ricordava più le arti marziali cinesi che il Muay Thai. Gli dissi che ci serviva qualcosa di nuovo, e se si fosse esibito nelle arti marziali cinesi non sarebbe stato fuori dal comune. All’inizio c’era una percezione negativa del Muay Thai, e io pensavo che non avremmo dovuto occuparcene, ma dopo aver parlato con Panna pensai che il Muay Thai potesse essere quello che cercavamo. Non so se si ricorda, ma quasi trent’anni fa c’era il Muay Thai in uno spot televisivo, ed è stato un grande successo. Così Panna ed io decidemmo di farlo. Ci credevamo. Panna curava le coreografie, io selezionavo le sue mosse. Il pubblico non sa esattamente quali stili appartengano al Muay Thai e quali no. Io tagliavo tutto quello che assomigliava alle arti marziali cinesi. Certo, non ero esperto di Muay Thai, ma non lo era neanche il pubblico! Le arti marziali del mondo intero hanno delle mosse in comune, perché provengono tutte dalla stessa origine. Si dice persino che il Muay Thai sia nato in Cina. All’epoca, Prachya era responsabile della Megahead, una società affiliata del gigante discografico thailandese Grammy Entertainment e della sua sussidiaria cinematografica Grammy Film. Quando la Grammy rifiutò il progetto di Ong Bak , Prachya lasciò la Megahead e piazzò il progetto alla Sahamongkol Films. Come mai ha voluto rischiare con Tony Jaa? Per esempio, non è un bell’uomo secondo gli standard dell’industria thailandese dello spettacolo. Avevo una fiducia assoluta nella sua abilità nelle arti marziali, e credevo alla potenziale popolarità del Muay Thai. Vedendo la combinazione tra questi due elementi, mi sono detto “Sì, ci siamo!”. Avevo visto in precedenza un film dal titolo Taxi - nella scena di apertura il protagonista guida in modo fantastico, ma per cinque minuti non si vede il suo volto. Poi si toglie il cappello e vediamo che non ha per niente una faccia da divo protagonista! Ho pensato di usare la stessa tecnica per Ong Bak. Il film doveva iniziare con una scena che mostrasse l’abilità di Tony Jaa per cinque minuti, prima di mostrare la sua faccia. Solo così il pubblico lo avrebbe accettato. Non so perché ho pensato così, forse per la mia esperienza di vendita alla RS Promotion, che mi ha insegnato a vendere, vendere, vendere, fino a quando non sono stato rimproverato per la mia totale mancanza di coscienza sociale. Posso dire che, senza di lei, i film d’azione thailandesi sarebbero spariti dall’atlante mondiale? Devo ammettere che ho qualcosa a che vedere con questo. All’inizio Panna pensava di trasformare uno stuntman in un eroe esperto di arti marziali cinesi, come Jackie Chan o Bruce Lee, ma io dicevo che così non saremmo andati da nessuna parte. Tutti volevano essere il nuovo Jackie Chan o il nuovo Bruce Lee - dovevamo distinguerci. Così, dovevamo fare qualcosa con il Muay Thai. Direi che la mia visione ha aiutato molto. Ma con una squadra così forte, con Panna Rittikrai e Tony Jaa, forse sarebbe stato possibile anche senza di me. Come lavora con i coreografi d’azione? A dire il vero si tratta di una novità per i registi thailandesi. Lavorare con i coreografi d’azione richiede una mentalità completamente diversa rispetto ai film che assegnano ai dialoghi un ruolo preponderante. Alcuni registi ritengono ancora di dover controllare tutto. Chi lavora con un coreografo d’azione e lo tratta come se fosse solo uno che fa scoppiare la bomba, non è sulla strada giusta. Bisogna trattare i coreografi come la seconda unità - dare loro spazio e controllo. All’inizio non ero così, volevo controllare tutto. In seguito però ho capito che dovevo fare un passo indietro e vedere se mi piaceva il risultato o no. È un piccolo trucco che la maggior parte dei registi thailandesi non conosce. In Thailandia la seconda unità non può agire in totale indipendenza. Devo esserci, per prendere le decisioni definitive. E gli sceneggiatori? Lei si scrive da sé le sceneggiature? Io penso in fretta ma scrivo lentamente, pertanto la scrittura mi frena. Ho la mia squadra di sceneggiatori, ma nei copioni devono esserci i miei pensieri e le mie idee. In Thailandia di sceneggiatori bravi ce ne sono pochi, e non so come fare per migliorare la situazione. A volte lancio loro una sfida, elencando tutto quello che deve esserci nel film, ma spesso gli scrittori non ci riescono. Magari non sono pienamente soddisfatto della trama, ma la produzione deve andare avanti, allora devo girare e contemporaneamente rivedere la sceneggiatura. Tom-Yum-Goong ( The Protector - La legge del Muay Thai), e in alcuni casi Chocolatee Ong Bak, sono stati criticati soprattutto per la sceneggiatura debole. La nostra industria produce circa 50 film l’anno, ma ci saranno meno di cinque scrittori professionisti validi. Cinque sceneggiatori non bastano per 50 film. Alla fine, le critiche sulla trama se le prende il regista. Il cinema thailandese ha fatto enormi progressi sotto molti punti di vista, ma non per la sceneggiatura. Cosa pensa dei film di effetti speciali e di quelli di arti marziali? Gli effetti speciali sono un ottimo espediente per i film d’azione, ma le arti marziali sono reali e naturali. Il pubblico capisce cosa è vero e cosa non lo è. Come avviene per l’industria musicale, ci sono cantanti che sono molto “agghindati” e costruiti, e ce ne sono altri che sono bravi naturalmente, senza fatica. I cantanti del primo tipo non saranno mai bravi come i cantanti naturali. Dopo il successo di Ong Bak e di Tom-Yum-Goong , i registi thailandesi hanno iniziato a produrre un numero sempre maggiore di film d’azione. Cosa ne pensa di questo cambiamento? Da un punto di vista più ampio, una volta il film d’azione era terreno incontrastato di Hong Kong. I film d’azione hollywoodiani hanno tipicizzato il genere, mentre i film francesi erano più interessanti, ma ne sono stati fatti così pochi. In tempi recenti i film d’azione hongkonghesi sono diminuiti, e il mondo ha iniziato a interessarsi al cinema thailandese, specialmente dopo l’introduzione del Muay Thai. Posso dire con certezza che il mondo ora guarda alla Thailandia come alla patria di emozionanti film d’azione: sembriamo ancora freschi e nuovi. Ma chissà cosa accadrà domani, ora che Hong Kong sta cercando di riprendersi la ribalta. Qualcuno ha detto che Tony Jaa è diventato famoso a livello mondiale perché Jackie Chan e Jet Li stanno invecchiando. Questo potrebbe essere vero, in parte, ma penso che sia anche perché il Muay Thai è vero, crudo e artisticamente bello. Abbiamo notato che alcune arti marziali sembrano troppo irrealistiche, troppo giocose nei movimenti. In molti film di Jackie Chan vediamo che alle arti marziali cinesi viene dato un trattamento da commedia, cosa questa che non esiste nel mondo reale. Ma il Muay Thai è l’arte marziale del realismo, è usata davvero, per combattimenti reali. In secondo luogo, il merito va allo stesso Tony Jaa, che possiede un talento sorprendente nel tradurre sullo schermo il vigore e la bellezza del Muay Thai. Appare grande, liberatorio - vola, salta, tira calci e pugni. Inoltre, i combattimenti dei nostri film d’azione sono reali. Il Muay Thai è ancora uno sport popolare in Thailandia: se loro combattono sul serio, perché noi dovremmo fare diversamente? Quale sarà, secondo lei, la tendenza del cinema d’azione thailandese, dopo aver lavorato con attori maschili (Tony Jaa e Dan Chupong), femminili (Jeeja Yanin), e con attori bambini? Si va verso un misto di arti marziali diverse. Abbiamo iniziato concentrandoci sul Muay Thai ma non penso che il Muay Thai da solo possa continuare ad avere successo. Il pubblico si stanca presto, bisogna cambiare di continuo. Non so cosa succederà nei prossimi cinque anni. Posso dire soltanto che dobbiamo continuare a innovare, a sperimentare, ogni anno. I film d’azione sono destinati a durare, ma bisogna capire come. Come per gli horror, alcuni potrebbero liquidarli come troppo banali o precostituiti, anno dopo anno, ma io non ci credo. Si possono fare, ma dev’essere qualcosa di nuovo. Chocolate non è unicamente Muay Thai. È vero. Anche se ancora non ci sono attrici di Muay Thai, abbiamo pensato che per Chocolatesarebbe stato meglio mescolare stili diversi di arti marziali. Nella trama si presuppone anche che la protagonista sia influenzata da diversi lottatori che incontra lungo il cammino. A dire il vero, la persona che ha maggiormente influenzato il suo personaggio è Bruce Lee. La scena della fabbrica di ghiaccio è un tributo al film di Bruce Lee The Big Boss( Il furore della Cina colpisce ancora), che è stato girato in Thailandia. Tutti i fan thailandesi di Bruce Lee in Thailandia si ricordano quelle scene. Lei guarda molti film d’azione? Sì, imparo molto guardandoli. Quando ho deciso di fare film d’azione, mi sono messo a guardare film d’azione - almeno i dieci più importanti e famosi - come parte della mia personale ricerca nel genere. Quando ho realizzato storie d’amore, mi sono visto i film d’amore più belli. Personalmente, qual è il genere che preferisce? Il fantasy. È nuovo e magico, e naturalmente ci vuole un grosso budget. Ma è una sfida per l’industria cinematografica thailandese. A dire il vero, ho avuto l’occasione di lavorare con il fantasy quando facevo video musicali, ma non in film veri e propri. Ora vorrei farne uno, specialmente come regista thailandese, perché sono in contatto con i pensieri e l’immaginazione della società thailandese.
Anchalee Chaiworaporn