I problemi del cinema di Hong Kong hanno mostrato
pochi segni di miglioramento nel 2008. Alcuni blockbuster
hanno entusiasmato il pubblico locale, ma lo scorso
anno sarà ricordato soprattutto per i ritardi, le interferenze
e la confusione che hanno caratterizzato alcune
delle produzioni più grosse, oltre che per la preoccupazione
che i film locali mantenessero le loro caratteristiche
distintive. Malgrado la calda accoglienza a gennaio
del film di fantascienza per ragazzi CJ7di Stephen Chow,
e un gruppetto di film che hanno fatto effetto durante
l’anno, nel 2008 gli spettatori di Hong Kong hanno assistito
a spostamenti nelle date di uscita, proiezioni cancellate
ai festival locali e mesi in cui non ci sono stati film
nuovi e di rilievo. Dietro le quinte, i cineasti hanno dovuto
combattere contro un irrigidimento della censura
cinese, un rallentamento nell’approvazione dei film da
parte della madrepatria e un calo costante di interesse
da parte del pubblico locale. Nel 2008 sono stati distribuiti
a Hong Kong 53 film in cantonese e mandarino; in
passato bastavano i film hongkonghesi da soli a superare
facilmente tale cifra.
Al centro delle preoccupazioni dell’industria del cinema
nel 2008 sono state soprattutto le difficoltà di fare
coproduzioni tra i cineasti di Hong Kong e i partner cinesi.
Questa è ancora una linea fondamentale della produzione
filmica che indirizza i film verso il più ampio mercato
cinese. I cineasti di Hong Kong sentivano già la crisi
all’inizio dell’anno, in concomitanza con un irrigidimento
dei controlli da parte delle autorità cinesi, sull’onda delle
polemiche su alcuni film. Infatti, pellicole come Lost in
Beijing di Li Yu e Lust, Caution ( Lussuria - Seduzione e
tradimento) di Ang Lee avevano provocato un po’ di
maretta con la burocrazia della Cina continentale e, di
conseguenza, controlli più minuziosi. I produttori hongkonghesi
hanno lottato per adattarsi ai mutevoli standard
della censura nei confronti delle sceneggiature, dei
film completati e persino dei titoli. Senza un lasciapassare
della Cina, una coproduzione ufficiale non può essere
distribuita da nessuna parte. Una lista dei divieti destinati
a “purificare l’intrattenimento sul grande schermo”,
emanata dall’Amministrazione Statale Cinese per Radio,
Cinema e Televisione nel marzo 2008, comprendeva
negli argomenti tabù l’eccessiva violenza, le ricostruzioni
di crimini, le tecniche di indagine poliziesche e persino
effetti sonori sessualmente allusivi, tanto che molti
cineasti hanno continuato a chiedersi che cosa fosse
permesso quando mandavano i loro film in Cina.
Un ulteriore sgambetto è derivato dalle Olimpiadi di
Pechino del mese di agosto. Le autorità cinesi hanno evitato
di dare il via a nuove produzioni nel periodo precedente
alle Olimpiadi, per aprire la strada in luglio al
primo, prestigioso episodio di Red Cliff, l’epica bellica in
costume di John Woo ambientata nella Cina continentale.
Con un budget di 80 milioni di dollari USA, Red Cliff è il
film più costoso che si sia mai prodotto in Asia. I ritardi
nella distribuzione dei film sono continuati anche dopo le
Olimpiadi, fino alle vacanze per la festa nazionale cinese
del 1 ottobre, dopo le quali i film nuovi più importanti
sono finalmente usciti in sala.
L’enigma è come i cineasti di Hong Kong possano conciliare
l’attrazione esercitata dal vasto mercato continentale
con i suoi gusti cinematografici decisamente diversi
e con le pretese delle autorità governative della madrepatria.
Lavorando in coproduzione con partner cinesi, le
società di Hong Kong ottengono maggiori budget e
migliori prospettive di successo commerciale, tutti elementi
questi che il pubblico hongkonghese, imprevedibile
e spesso indifferente, non può più garantire. Le storie
di successo continuano: Painted Skin di Gordon Chan ,
racconto soprannaturale tratto da un classico della letteratura,
ha avuto un grosso riscontro in Cina, e lo stesso
è stato per Ip Man, film biografico sulle arti marziali di
Wilson Yip. Hanno goduto dell’aumento di fondi derivato
dalle coproduzioni anche le produzioni di thriller costosi
e high-concept come Connected di Benny Chan e The
Beast Stalkerdi Dante Lam.
Ma le coproduzioni implicano anche cambiamenti e
ritardi nell’ottenimento dell’approvazione cinese, oltre a
un ammorbidimento dello spregiudicato spirito “tutto fa
brodo” che ha attirato l’attenzione internazionale sul cinema di Hong Kong. Il poliziesco di Felix Chong e Alan
Mak Lady Cop & Papa Crook per tacitare la censura è
stato tagliato fino a rasentare l’incoerenza, dopo che la
sua data di uscita è stata posticipata, di ben quattro
mesi, al 2009. Prima ancora, la presentazione a un festival
in aprile di A Decade Of Love,un misurato e sommesso
film a episodi che celebra Hong Kong attraverso i cortometraggi
di 12 registi, è stata cancellata e uno dei
corti è stato eliminato prima dell’uscita del film in primavera.
Per alcuni cineasti, adeguarsi alla censura cinese è
comparabile agli sforzi che si facevano in passato per
distribuire film in mercati rigidi come quelli di Singapore
e Malaysia. Chi opta per star fuori dal mercato cinese è
costretto a dedicarsi a film a basso budget che sfruttano
il fascino degli idoli locali, dei generi di nicchia e dei
problemi sociali.
CJ7, un inoffensivo film per ragazzi su un bimbo che
diventa amico di un alieno, ha iniziato bene l’anno attirando
in sala un massiccio pubblico. I film che sono arrivati
dopo non sono stati in grado di arrivare neanche
alla metà degli incassi di CJ7, ma i frutti migliori del 2008
hanno offerto una bella varietà di cose piacevoli. Run
Papa Run di Sylvia Chang (visto al Far East Film 2008)
rimane uno dei film più eleganti dell’anno: il suo ambizioso
e nostalgico dramma di una famiglia criminale ha
descritto la storia locale con raffinatezza. Un altro film
importante è stato Connected di Benny Chan. Il film,
remake del thriller hollywoodiano Cellular, è un moderno
film d’azione che lega insieme sequenze di azione esagerate
e caos urbano, con un protagonista che diventa
suo malgrado un eroe. Altrettanto incisivo per quanto
riguarda l’azione di ambientazione contemporanea era
The Beast Stalkerdi Dante Lam, cupo thriller su un poliziotto
che deve espiare l’omicidio accidentale della figlia
di un avvocato. Siccome però il poliziotto è sulle tracce
del sinistro rapitore che tiene in ostaggio la sorella della
ragazza morta, la storia riserva tutta una sfilza di emozioni
forti e compassione.
Wilson Yip ha continuato a collaborare con l’attore e
coreografo di arti marziali Donnie Yen per Ip Man, film
biografico sulla vita del maestro di kung-fu Yip Man
prima della sua fuga dalla Cina nel 1949. Il film narra il
passaggio di un eroe locale attraverso l’occupazione
giapponese; e sebbene abbia trattato abbastanza liberamente
il materiale storico, le elettrizzanti scene di arti
marziali sono state sufficienti ad avere successo presso
il pubblico. Yip non è stato il solo a puntare sul kung-fu:
si sono gettati nella mischia anche Tsui Siuming con
Championse Nicky Li e Wu Jing con Legendary Assassin.
Champions, che narra dei Giochi Olimpici negli anni
Trenta, ha aggiunto una vivace comunità cantonese
all’immagine patriottica di sforzo fisico e idealismo, con
una sequenza d’azione in una casa famiglia che diventa
il momento saliente del film. Il film a basso costo
Legendary Assassinè il debutto come co-regista di Wu,
che qui interpreta anche un assassino intrappolato in un
villaggio sperduto di Hong Kong con dei malviventi alle
costole. Le arti marziali erano presenti anche in Painted
Skin, un misto di racconti spettrali vecchio stile, azione e
dramma in costume di alta qualità produttiva, con
Donnie Yen come protagonista nei panni di un guerriero.
I film epici in costume rimangono sempre uno dei filoni
principali del cinema hongkonghese. Poco prima che
Red Cliff e Red Cliff IIdi John Woo catturassero l’attenzione
del pubblico in Asia per le loro spettacolari scene di
battaglia, Three Kingdoms: Resurrection Of The Dragon
di Daniel Lee aveva attinto allo stesso materiale storico.
Narrato con sequenze di guerra altamente stilizzate, e
con Andy Lau nei panni del protagonista, il film è riuscito
a rimodernare il modo in cui le polverose vicende epiche
vengono presentate sul grande schermo.
Mentre i film epici in costume attiravano l’attenzione
con una distribuzione panasiatica, altri generi hanno
ricevuto il plauso della più ampia scena internazionale.
L’epico wuxiadi Wong Kar-wai Ashes Of Time Redux(versione
rivista del suo film del 1994 Ashes Of Time) è stato
presentato a Cannes nel 2008 e ha collezionato una lista
di presentazioni a festival e uscite in sala. La prima hongkonghese
del film, però, è stata posticipata di quasi un
anno. Un altro che ha continuato a farsi notare all’estero
è stato Johnnie To con Sparrow(Far East Film 2008),
un poliziesco su dei borseggiatori che è stato un limitato
successo nella sua distribuzione estiva a Hong Kong.
Il film presentava un’affascinante galleria di personaggi
poco raccomandabili.
Una serie di pellicole di minor impegno produttivo ha
continuato ad attrarre gli spettatori giovani e gli appassionati
di storie dal sapore locale. Alcuni di esse sono
fatte a regola d’arte, come Sparrowe The Way We Aredi
Ann Hui; altre invece sono solo pellicole commerciali raffazzonate.
L’eccezionale The Way We Aredi Ann Hui conduce
gli spettatori a Tin Shui Wai, una città-satellite definita
malignamente dai media una “città della tristezza”.
Con un approccio niente affatto sensazionalista per una
storia locale, la pellicola di Hui, girata in alta definizione,
narra una storia sentimentale quieta e piacevole che
propone una visione genuina della vita quotidiana. Il film era in realtà un’introduzione di tono sommesso al successivo
Night And Fog, film più costoso su un omicidiosuicidio
familiare girato nella stessa zona e che illustra
problemi di assistenza sociale, di mantenimento dell’ordine
pubblico, di leggi sulla cittadinanza oltre a evidenziare
l’atteggiamento degli hongkonghesi nei confronti
degli immigrati provenienti dalla Cina. Il distretto di Tin
Shui Wai è apparso anche nel crudo dramma giovanile
Besieged City di Lawrence Lau che, con un approccio più
diretto ha consegnato un’immagine scabrosa di gioventù
bruciata. Lau ha anche diretto insieme al regista esordiente
Scud il dramma intimista incentrato sullo sport
City Without Baseball, e il thriller politico ambientato a
Taiwan Ballistic.
Herman Yau continua a essere un regista fondamentale
per il cinema hongkonghese di indagine. Il suo dramma
sociale True Women For Sale fa seguito a Whispers
And Moansdel 2007 nella rappresentazione delle lavoratrici
del sesso e dei problemi che le riguardano. La pellicola
incisiva e leggermente comica di Yau, che lavora
regolarmente con il co-sceneggiatore Yang Yeeshan,
affronta anche questioni più ampie come quella relativa
al diritto di residenza che dovrebbe essere assicurato
tanto agli immigrati quanto ai figli degli hongkonghesi
che sono nati in Cina. L’ultima fatica di Yau, Rebellion, si
colloca nel genere dei film sulle triadi, e descrive personaggi
della malavita lacerati da lotte intestine. Un altro
cineasta che dà spazio alle questioni sociali con senso
del realismo è l’esordiente Heiward Mak, laureata in sceneggiatura,
che ha fatto sensazione con High Noon,
vivace racconto di studenti che si applicano poco a scuola
e si mettono nei guai nel difficile periodo dell’adolescenza.
Anche Ivy Ho, l’acclamata sceneggiatrice di
Comrades: Almost A Love Storye July Rhapsody, ha fatto
un ottimo debutto alla regia con Claustrophobia, la cui
rarefatta narrazione racconta a rovescio una storia
d’amore sul posto di lavoro, e non delude le aspettative
del titolo, con scene spesso ambientate in auto e uffici.
Il 2008 è stato anche l’anno in cui il regista e scrittore
Patrick Kong ha fatto sensazione sul pubblico giovanile
con L For Love, L For Lies, dedicandosi a sorpresa
al cinema di qualità dopo pellicole decisamente meno
riuscite. A questo film ha fatto seguire l’horror Forgive
And Forget e la commedia adolescenziale Nobody’s
Perfect, entrambi meno incisivi del primo, ma ha recuperato
nel 2009 con l’estrosa pellicola sentimentale sul
giorno di San Valentino Love Connected. La collaborazione
di Kong con l’attrice protagonista Stephy Tang ha
fatto presa sul pubblico giovanile. Lo status di autore di
film realizzati in economia del regista appare dalla ripetizione
di argomenti come il tradimento, gli amori di scorta,
i contratti amorosi e la dubbia moralità. Ma per l’attrice
Tang non ci sono state solo lacrime e confusione
sentimentale: è stata anche l’interprete di La Lingeriedi
Chan Hing-ka e Janet Chun, una commedia romantica
brillante, scherzosa e qua e là intrigante sulla biancheria
intima che ha aumentato il livello qualitativo di questo
genere cinematografico, e ha incontrato il gusto degli
appassionati.
Altri film di rilievo degli ultimi 12 mesi comprendono il
poliziesco di Law Wing-cheong Tactical Unit: Comrades In
Arms, primo episodio girato in 35mm di una serie televisiva
a episodi della durata di un lungometraggio che si
ispira a PTUdi Johnnie To. In quest’ultimo episodio Law
ha portato la sua squadra di sbirri in campagna, creando
una piacevole diversione rispetto alle solite ambientazioni
urbane della serie.
Degni di nota sono anche The Moss, il nuovo thriller
del regista Derek Kwok, al suo secondo film, e due horror
del regista esordiente di film a basso costo Cub Chien: Scare 2 Diee The Vampire Who Admires Me. Oxide
Pang, noto per le sue pellicole di fantasmi, ha evitato per
un po’ i brividi per realizzare l’ennesimo dramma sentimentale
sullo sfondo di una malattia terminale, Basic
Love. E poi c’è stato persino il ritorno del pornosoft vecchio
stile con il film in due episodi The Forbidden Legend:
Sex & Chopsticks di Cash Chin.
Parecchi cineasti di Hong Kong, tra cui Tsui Hark e
Jacob Cheung, sono invece andati in Cina per girare storie
contemporanee. Lo sgargiante All About Women di
Tsui è incentrato su una donna in carriera, una sperimentatrice
di pozioni d’amore e una rockettara, e trasferisce
lo stile caratteristico del suo autore alle storie cinesi
moderne. Il film di Cheung, Ticket, è una vicenda meno
frenetica su una giovane donna alla ricerca della sua
madre naturale in pittoresche aree lagunari della Cina
rurale. Anche alcuni cineasti non hongkonghesi sono
stati reclutati per girare a Hong Kong, come il singaporese
Kelvin Tong, che ha realizzato l’efficace horror Rule
#1, e il cinese Liu Fendou, che ha fatto un buco nell’acqua
con l’inconsistente film d’essai Ocean Flame.
Per quanto riguarda gli attori, il grande schermo continua
a essere dominato da Stephen Chow e Andy Lau,
protagonista di Three Kingdoms e del film per il
Capodanno cinese 2009 Look For A Star. Louis Koo ha
avuto un anno intenso, prima con Run Papa Run, poi con
Connected, e infine con il campione di incassi del
Capodanno cinese All’s Well Ends Well 2009. Simon Yam
è stato impegnato in film più piccoli come Sparrow, la
serie Tactical Unite Night And Fog. Tony Leung Chiu-wai
e Kaneshiro Takeshi sono stati fra le principali attrazioni
della serie Red Cliff, mentre Ronald Cheng ha continuato
con le commedie e ha avuto parti di tutto rispetto in La
Lingeriee All’s Well Ends Well 2009. E Nick Cheung ha
fatto sensazione cambiando genere e interpretando il
ruolo di cattivo in The Beast Stalker (oscurando il divo
Nicholas Tse), ed è anche stato il protagonista della
commedia My Wife Is A Gambling Maestro. Ma ci sono
stati anche divi come Daniel Wu e Aaron Kwok, per i quali
l’anno è trascorso senza alcun film in uscita.
I ruoli più belli per le donne in film girati a Hong Kong
sono arrivati sul terreno del cinema a basso budget.
Prudence Liew ha interpretato molto bene una lavoratrice
del sesso in True Women For Sale,e lo stesso vale per
Race Wong nella parte di un’immigrata nello stesso film.
Pau Hei-ching e Chan Lai-wun sono state sublimi nei loro
ruoli sottotono di The Way We Are,mentre Night And Fog
ha permesso all’attrice cinese Zhang Jingchu di misurarsi
con un ruolo diverso ed emozionante. Intanto Stephy
Tang ha fatto passi avanti nei drammi sentimentali e
nelle commedie romantiche ed è in ascesa anche la stellina
Elanne Kong, con film come Scare 2 Die. Nelle pellicole
a più alto budget, invece, Sammi Cheng ha fatto
ritorno, dopo una pausa di diversi anni, con Lady Cop &
Papa Crook, mentre ad attrici della Cina continentale e di
Taiwan come Zhou Xun, Vicky Zhou, Kwai Lun-mei,
Barbie Hsu e René Liu si devono varie interpretazioni
memorabili.
L’inizio del 2009 è stato un successo a metà. Né l’uno
né l’altro dei due film della stagione sono riusciti a eguagliare
al botteghino i successi degli anni passati e così
l’anno che abbiamo davanti sarà ancora una volta un
anno di sfide. Le difficoltà nella gestione del mercato
continentale devono essere ancora appianate e il pubblico
locale deve essere attirato in sala da un cinema coerente
e di qualità. I fallimenti sconsiderati del 2008 -
come The Pretty Womendi John Hau, un film soporifero
su ragazze cinesi in carriera - non ce la faranno a convincere
un pubblico stanco, quando ci sono opzioni più
interessanti candidate ad attirare l’attenzione nelle sale.
Fortunatamente, ci sono diversi cineasti che mantengono
Hong Kong sotto le luci della ribalta con film di rilievo.
Il Film Development Fund (Fondo per lo Sviluppo del
Cinema) sostenuto dal governo, insieme a nuovi investimenti
privati come quelli della panasiatica Irresistible
Films e produttori entusiasti come Eric Tsang appaiono
risoluti nel continuare a dare sostegno alle produzioni
commercialmente meritevoli di nuovi cineasti.
E non tutti i registi più importanti fanno affidamento
sul mercato della Cina continentale per raggiungere il
successo commerciale. Johnnie To ha collaborato con
investitori francesi per Vengeance, la sua nuova crime
storyche ha come protagonista il cantante e attore francese
Johnny Hallyday e che ha alimentato l’interesse dei
cineasti europei. Un altro regista che ha fatto notizia
all’inizio del 2009 è Derek Yee, il cui thriller Shinjuku
Incident, ambientato in Giappone e interpretato da Jackie
Chan, non uscirà in Cina per evitare la censura. “Abbiamo
cercato di tagliare le scene violente per adattarci alle
richieste del mercato cinese,” ha dichiarato Yee alla
Associated Press a febbraio, “ma i produttori, invitati a
vedere quella versione, lo hanno giudicato incompleto”.
Non tutti i cineasti possono permettersi di rinunciare al
pubblico della Cina continentale come fanno To e Yee, ma
le esperienze del 2008 hanno evidenziato la necessità di
dare spazio, per quanto possibile, ad altre possibilità.
Tim Youngs