Dalle Stelle alle Stalle: il Cinema Giapponese nel 2011

Dopo parecchi anni di boom, nel 2011 il cinema giapponese ha subito un crollo. Il botteghino ha avuto un calo del 18% scendendo a 2,34 miliardi di dollari e sono stati venduti 145 milioni di biglietti, vale a dire il 17% in meno rispetto al 2010. Il guadagno totale per i film nazionali è stato pari a 1,29 miliardi di dollari, con uno scivolone del 16%, mentre per i film stranieri il calo è stato addirittura del 20%, con 1,06 miliardi di dollari.  Per il quarto anno consecutivo la squadra nazionale è rimasta in testa con il 55% della quota di mercato.

Una delle cause principali di questa forte frenata è riconducibile al terremoto e allo tsunami dell’11 marzo, che ha causato quasi 20.000 tra morti e dispersi soprattutto nella regione settentrionale del Tohoku, e ha provocato la fusione del nocciolo di tre reattori dell’impianto nucleare di  Fukushima Daiichi. I danni strutturali e l’interruzione dei servizi di trasporto hanno fatto chiudere per diverse settimane le sale cinematografiche in vaste aree della regione, anche se i blackout elettrici previsti non si sono mai verificati durante l’alta stagione estiva, consentendo così il ritorno alla normale operatività per gli esercenti.

Un altro problema è stato quello dell’assenza di blockbuster, sia nazionali che stranieri. Nel 2011 sono 54 i film che al botteghino hanno superato il miliardo di yen (pari a 13 milioni di dollari), che in Giappone rappresenta per tradizione il traguardo da raggiungere perché un film sia considerato un successo, ma solo otto film hanno superato i 4 miliardi di yen (52 miliardi di dollari), rispetto agli undici del 2010. Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 2 è rimasto alla testa delle classifiche di botteghino con 124 milioni di dollari, mentre la pellicola di animazione della Studio Ghibli From Up on Poppy Hill  è stato il campione di incassi giapponese con 77 milioni di dollari.

Quelle che una volta erano formule infallibili, come i melodrammi su giovani coppie felici lacerate da malattie terminali, hanno invece avuto meno successo presso un pubblico ormai nauseato, e lo stesso può dirsi dei film in 3D, che al botteghino hanno fatto molto meno clamore di quando Avatar spazzava via tutto ciò che trovava davanti a sé.

Nel frattempo, i cineasti di ogni tipo, dai registi che notoriamente sfornano solo successi agli esordienti che faticano ad affermarsi, si sono adattati  al nuovo clima post-catastrofe. Il veterano Yamada Yoji dopo l’11 marzo ha sospeso la pre-produzione del suo rifacimento di Viaggio a Tokyo (Tokyo Monogatari/Tokyo Story), il classico di Ozu Yasujiro, dichiarando che intendeva riscriverne la sceneggiatura affinché riflettesse la realtà del periodo successivo al cataclisma. Altri registi, come Sono Sion con Himizu e Hiroki Ryuichi con River, hanno invece terminato i loro film come da programma modificandone la storia per inserire scene e tematiche relative al disastro.
 
I documentaristi hanno portato le macchine da presa e i tecnici a Tohoku subito dopo l’11 marzo, cosicché a ottobre il Yamagata International Documentary Film Festival è riuscito a presentare una sezione di 29 documentari tutti collegati al disastro. Tra questi il più controverso è stato 311 dei documentaristi veterani Tatsuya Mori, Takaharu Yasuoka, Takeharu Watai e Yoju Matsubayashi, i quali sono stati criticati per aver cercato di riprendere i cadaveri nella zona colpita dallo tsunami. Sempre a ottobre, il Tokyo International Film Festival ha presentato tre film sul disastro, tra cui Women on the Edge, pellicola drammatica di  Kobayashi Masahiro su tre sorelle che non si vedono da diversi anni, si ritrovano e litigano platealmente nella casa di famiglia a Kesennuma, nella Prefettura di Miyagi, non lontano dal luogo in cui la casa dello stesso regista è stata spazzata via dallo tsunami.
 
I film nipponici che hanno ricevuto riconoscimenti, comunque, non avevano nulla a che vedere con il cataclisma. Il quotidiano Hochi Sports, i cui premi cinematografici annuali anticipano quelli che saranno i principali premi della stagione, ha premiato come Miglior Film Rebirth, un melodramma un po’ sovraccarico di Narushima Izuru tratto da un bestseller su una donna (Nagasaku Hiromi) che rapisce una neonata e la cresce come fosse sua figlia finché non viene arrestata. Inoue Mao interpreta la bambina, ormai diventata adulta, che cerca di scoprire i segreti del proprio passato.

Intanto un altro indicatore dei premi più importanti, lo Yokohama Film Festival, attribuiva il premio per il Miglior Film a Someday, una commedia corale di  Sakamoto Junji interpretata da Harada Yoshio, che è mancato poco dopo l’uscita del film, nel mese di luglio. Harada, che era un attore intenso e particolare è apparso in tantissimi film, dai programmi della Nikkatsu New Action nei primi anni Settanta, ai film di importanti registi indipendenti, spesso nel ruolo di ribelli di vario genere dalla forte personalità.
 
Il vincitore del premio più prestigioso dell’industria nazionale, il Best One dei critici della rivista Kinema Junpo, è stato Post Card, una pellicola drammatica sulla Seconda Guerra Mondiale che è stata il canto del cigno del regista novantanovenne Shindo Kaneto. Il film inizia come black comedy, con un personaggio molto sfruttato, la coraggiosa protagonista (Otake Shinobu) che, in rapida successione, spedisce due mariti verso un’insensata morte in battaglia. Il film comunque comunica una protesta, sentita seppur cinematograficamente stilizzata, contro l’assurdità della guerra, tanto più forte per i suoi echi autobiografici. Post Card è stato anche scelto come rappresentante giapponese in gara per il Miglior Film Straniero agli Oscar, ma non è riuscito a entrare nella rosa dei cinque finalisti.
Il prolifico provocatore Sono Sion, i cui film se la prendono un po’ con tutto, dai tabù politically correct ai simboli cristiani, negli ultimi tempi ha ricevuto più inviti a grossi festival di tutti gli altri suoi colleghi, ed è diventato anche un nome molto noto tra i cinefili asiatici.

Il suo horror Cold Fish era uno dei film in concorso al Festival di Venezia del 2010, dove ha ricevuto commenti generalmente positivi, mentre è stato accolto alquanto freddamente in Giappone nella corsa ai premi del 2011, dove l’unico a ricevere una nomination della Academy giapponese come Miglior Attore non protagonista è stato il navigato attore caratterista Denden, per la sua interpretazione del proprietario di un negozio di pesci, un vero e proprio piranha che divora i suoi avversari con avidità e senza il benché minimo rimorso.

Anche Guilty of Romance, in cui Sono fa un’incursione nel lato oscuro delle fantasie sessuali, è stato presentato alla Quinzaine del Festival di Cannes del 2011, mentre Himizu, ritratto di una famiglia disfunzionale e violenta sullo sfondo della catastrofe dell’11 marzo, è stato scelto come film in concorso a Venezia. Tuttavia, malgrado l’attenzione ricevuta oltreoceano, in Giappone Sono ha avuto un’accoglienza mista: gli Academy Awards giapponesi non gli hanno dato nemmeno una nomination come Miglior Regista, mentre il quotidiano Hochi Sports ha indicato il cineasta come Miglior Regista in occasione dei suoi premi annuali.
L’anno scorso è stato presentato a Venezia anche Hara-Kiri: Death of a Samurai  di Miike Takashi, pellicola di cappa e spada in costume tratta da Harakiri, un classico di Kobayashi Masaki del 1962. Miike ha messo la sua inconfondibile firma di pathos e violenza anche in questa storia di un ronin (un samurai decaduto, interpretato da Ichikawa Ebizo) che chiede a un potente clan il permesso di commettere seppuku (suicidio rituale) sul suo territorio, per ragioni che rivelerà in seguito, con grande rammarico del clan. Il Giappone il film è stato accolto tiepidamente sia dalla critica che dai suoi fan, i quali preferiscono Miike in versione più feroce e folle, come in Thirteen Assassins, la sua rivisitazione iper-violenta di un altro classico sui samurai che ha avuto un grande successo al botteghino nel 2010.    

Un film dell’anno scorso che inaspettatamente ha colpito nel segno sia con i critici giapponesi  che con il pubblico è Love Strikes!, la commedia drammatica di One Hitoshi su un otaku (nerd) ventinovenne (Moriyama Mirai) che improvvisamente e inaspettatamente scopre di piacere alle donne. Il film, che pure si ispira a un manga di successo e a una serie televisiva, è un prodotto autonomo, concepito in modo intelligente e debordante di energia sessuale e di comicità. Love Strikes! è entrato in parecchie classifiche dei dieci migliori film dell’anno, compresa quella della rivista Kinema Junpo, e ha incassato quasi 30 milioni di dollari.

Quest’anno sta già prendendo al botteghino una piega migliore rispetto all’anno scorso, con il pubblico che durante le vacanze di Capodanno si è precipitato in sala per vedere Tom Cruise in Mission Impossible 4, facendogli incassare oltre 65 milioni di dollari. Gli spettatori hanno affollato i cinema anche per Always: Sunset on Third Street 3, terzo episodio della fortunata serie di drammi nostalgici di Yamazaki Takashi, che si svolge in un affollato quartiere durante il boom postbellico giapponese. Ambientato nel 1964, anno delle Olimpiadi di Tokyo, la storia riservava ben poche sorprese (sul cartellone del film alla Norman Rockwell c’era persino un’anticipazione del finale), eppure Always 3 ha aperto in gennaio con incassi un po’ più alti dell’episodio precedente, che nel 2007 aveva raggiunto i 59 milioni di dollari.
 
Un altro film che ha portato il pubblico al cinema all’inizio di quest’anno è Robo-G, la commedia di Yaguchi Shinobu su un anziano, interpretato dalla leggenda del rock’n’roll nazionale Mickey Curtis, che nella vita trova un nuovo scopo, ma anche dei problemi, impersonando un robot umanoide per un gruppo di maldestri ricercatori quando il vero robot va in tilt. Nell’ambito del cinema commerciale giapponese, quasi sempre tratto da manga di successo, romanzi, spettacoli televisivi o altre produzioni dal  risultato sicuro, questo è stato un progetto di rara originalità, ma Yaguchi,  si sa, è un collaudato regista di successi di botteghino come Happy Flight, Swing Girls e Waterboys.

Per il resto dell’anno, i grossi distributori hanno in listino il solito mix che comprende film di animazione per ragazzi, drammi romantici per adolescenti e altri generi di sicuro successo per il botteghino. Tra le produzioni di maggior rilievo troviamo We Were There, un dramma romantico in due episodi interpretato da Yoshitaka Yuriko e Ikuta Tomu nel ruolo di fidanzatini adolescenti eternamente litigiosi che si ritrovano sette anni dopo la laurea. La società di distribuzione Toho ha fatto uscire in sala la  prima parte il 17 marzo, mentre la seconda uscirà il 21 aprile, e la scommessa è che il lasso di tempo, stranamente breve, tra i due episodi (la maggior parte dei film giapponesi a episodi di solito prevedono una pausa di sei mesi o più tra un episodio e l’altro) susciterà maggior interesse tra le adolescenti che costituiscono il suo pubblico di riferimento. O forse la Toho era più preoccupata per la loro curva dell’attenzione, presumibilmente breve.

Sempre sul listino della Toho c’è Themae Romae, una commedia tratta da un manga di successo su un architetto dell’antica Roma in difficoltà, specializzato nella progettazione di terme (Abe Hiroshi) e che si ritrova a viaggiare nel tempo fino al Giappone contemporaneo, dove trae ispirazione dalla cultura termale locale. L’uscita del film è prevista tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, in concomitanza con le vacanze della Settimana d’Oro giapponese.

Un altro film della Toho ambientato in Italia è Hotaru no Hikari, commedia romantica su una donna pigra (Ayase Haruka) che viene trascinata dal marito in un viaggio a Roma e si scopre trasformata da questa esperienza. Il film dovrebbe essere distribuito verso fine giugno, quando molti giapponesi stanno organizzando le loro vacanze all’estero, ed è possibile che riescano a ricavare qualche spunto dalle avventure della protagonista. 

E questi non sono i primi film giapponesi ambientati in Italia. Amalfi: Rewards of the Goddess, un thriller scadente del 2009 interpretato da Oda Yuji nel ruolo di un intrepido diplomatico giapponese, è stato girato in parte sulla costiera amalfitana; evidentemente, il suo successo al botteghino ha incoraggiato i produttori ad avventurarsi di nuovo in Italia per Thermae e Hotaru.

Ma per gli appassionati di cinema nipponico, la notizia più interessante è l’uscita di Ace Attorney, una commedia/thriller di Miike Takashi tratta da un noto videogame Capcom. Il regista, che arriva ai limiti della parodia e anche oltre, fornisce la sua interpretazione personale e altamente stilizzata del mondo futuristico di questo gioco di battaglia legale, con il ritmo alternato di un videogame per due giocatori. Il film è stato presentato in prima mondiale a Rotterdam quest’anno, in febbraio, poco prima di uscire in sala in Giappone.

Una delle pellicole più attese dell’estate è The Wolf Children Rain and Snow, il nuovo film di animazione di Hosoda Mamoru, il cui fantasy di fantascienza Summer Wars del 2009 era stato un successo sia di critica che di pubblico. Nati da una donna e da un uomo-lupo i due bambini del titolo possono trasformarsi in lupi e sono perfettamente in grado di divorarsi la concorrenza, vista l’assenza di produzioni della rivale, la Studio Ghibli.

Settembre vedrà l’uscita di Insight into the Universe, l’attesissimo film di Takita Yojiro dopo Departures,  la pellicola premiata come Miglior Film Straniero agli Oscar del 2008.  Okada Junichi, ex cantante di una boy band diventato attore, interpreterà il personaggio realmente esistito di Santetsu Yasui, maestro di shogi (la versione nipponica degli scacchi) e astronomo del XVII secolo che intraprese il formidabile compito di inventare un nuovo calendario per il Giappone.

Altro film all’orizzonte è Attack on Titan, l’epica live-action di fantascienza del regista Nakashima Tetsuya incentrato sui sopravvissuti di un attacco alla Terra da parte di giganti divoratori di esseri umani. Il film precedente del regista, il giallo/poliziesco Confessions del 2010, è stato scelto per la corsa all’Oscar come Miglior Film Straniero e ha ricevuto diversi altri riconoscimenti, oltre ad aver avuto ampia visibilità fuori dal Giappone. Definito dallo stesso Nakashima “il più costoso film giapponese mai realizzato”, Attack on Titan arriverà in sala nel 2013.

Mark Schilling