I film della Cina nel 2012: Amore in tutte le salse

Love, Love You You, Love On Credit, Love in Space, Love Never Dies, Love Is Not Blind sono i titoli in lingua inglese di alcuni dei film usciti nelle sale cinematografiche cinesi nel 2011, e danno un’idea della direzione presa dal cinema popolare in Cina negli ultimi tempi. Andare al cinema nel 2011 è stato per lo più come ascoltare una litania di ripetizioni sul tema dell’amore, con escamotage narrativi sempre più assurdi e che nella maggior parte dei casi raccontano una Cina che non esiste se non per una sparuta minoranza di persone. Ambientati nelle metropoli cinesi che attraverso sapienti giochi fotografici assumono un’apparenza quasi fantascientifica, i film raccontano principalmente la vita di giovani yuppies e/o rampolli miliardari senza personalità che si aggirano tra case, uffici, ristoranti, club ed altri luoghi caratterizzati da un lusso oggettivamente eccessivo (l’ostentazione del benessere economico in Cina sta diventando una vera ossessione, se si considera che nell’ultimo anno gli acquisti di prodotti di lusso sono aumentati del 28%). Sembra quasi che al progressivo aumento dei mezzi finanziari e tecnologici disponibili per la produzione cinematografica corrisponda un equivalente progressivo appiattimento del genio creativo. Come ha rilevato il professore Gary Xu, studioso di cultura ed arte cinese, “si avverte un cambio di stile che punta ad Hollywood, con ritmi più serrati e scene più numerose, ma il movimento è frammentario, a scapito della caratterizzazione. I personaggi sono piatti dall’inizio alla fine perché non c’è la possibilità di svilupparli… sono personaggi senza volto, riconoscibili soltanto perché i volti sono quelli delle star”.

Nella cronica mancanza di un circuito di sale destinate ai film d’autore, è sempre più difficile risolvere la contraddizione tra le esigenze del mercato e la potenzialità del cinema quale mezzo di esplorazione ed espressione creativa: ormai i film distribuiti nel circuito commerciale sono mediamente di un livello molto più alto di qualche anno fa sul piano tecnico e della recitazione, ma estremamente carenti quanto a narrativa e sperimentazione stilistica. Fino ad anni recenti soltanto pochi film erano selezionati dai festival internazionali perché la maggior parte dei film prodotti all’interno del sistema erano apertamente di propaganda o rudimentali sul piano tecnico/narrativo. Quindi soltanto film underground – girati in modo indipendente da autori giovani e geniali – si qualificavano per la partecipazione a festival internazionali, ma non erano mai visti in patria a causa della censura. La situazione del cinema popolare ora è contraria ma ugualmente difficile per i programmatori di festival e per il pubblico amante del cinema serio: i film di propaganda sono diventati una minoranza ed i film distribuiti nel circuito teatrale sono per lo più tecnicamente ineccepibili, ma la superficialità e ripetitività delle formule narrative li priva di individualità e quindi li rende altrettanto improponibili.

Tuttavia, nonostante la generale carenza di originalità che ha caratterizzato i film distribuiti nel circuito teatrale, l’industria cinematografica nel suo complesso ha continuato a crescere, confermando la tendenza degli ultimi anni. Sono stati prodotti 791 film in una gamma abbastanza ampia di generi cinematografici, e circa un terzo dei film prodotti ha ricevuto una distribuzione teatrale.
Tra le commedie più divertenti dell’anno figurano la sentimentale The Pretending Lovers di Liu Fendou con l’irresistibile Huang Bo, e quelle demenziali No Liar No Cry di Xu Chuanghai e My Own Swordsman di Shang Jing, interpretata da Yao Chen, l’unica vera attrice comica cinese.
Il genere thriller/horror ha mostrato segni di crescente popolarità nonostante i limiti imposti dalla censura: Mysterious Island di Chung Kai-cheung è stato uno dei film di maggior successo nell’anno perché, prodotto con un budget di 5 milioni di rmb, ne ha totalizzati 90 al box office, mentre The Man Behind the Courtyard House di Fei Xing è stato accolto favorevolmente dalla critica.
Tra i film d’azione è da segnalare He-Man di Ding Shen, seguito di The Underdog Knight dello stesso regista e come questo interpretato da Liu Ye nel difficile ruolo di un giovane reso mentalmente instabile da un incidente ma fermamente intenzionato a mettere ordine nella società.
Tra i film in costume/arti marziali, My Kingdom di Gao Xiaosong – la cui uscita nelle sale è stata rimandata di alcuni mesi a causa della pubblicità mediatica negativa seguita all’arresto del regista coinvolto in un incidente mentre era alla guida di un’auto in stato di ubriachezza – ha rivestito con una patina di glamour il tema eterno dell’amicizia e della fedeltà ambientato nel mondo dell’opera di Pechino all’inizio del XX secolo.
Per quanto riguarda i film di ambientazione etnica, The Sun Beaten Path del regista tibetano Sonthar Gyal e Kora di Du Jiayi hanno dimostrato come la spettacolarità delle ambientazioni di un film possa essere di aiuto alla narrativa piuttosto che supplire al vuoto di contenuto.

Il box office ha superato 13 miliardi di rmb (2 miliardi di dollari USA), di cui i film di produzione nazionale hanno rappresentato il 54%; mentre le vendite di film cinesi all’estero hanno totalizzato 2 miliardi di rmb. Il film di produzione nazionale che ha battuto il record d’incassi nel 2011 è stato The Flowers of War, il nuovo kolossal di Zhang Yimou sul massacro di Nanchino nel 1937 che mentre scriviamo è ancora nelle sale e che finora ha registrato più di 500 milioni di box office; ma al 31 dicembre 2011 erano ormai diciotto i film che hanno registrato incassi comunque superiori ai 100 milioni di rmb. È da notare inoltre che tra i cinquanta film di maggior successo ben ventidue sono produzioni o co-produzioni con Hong Kong, dato che riflette la sempre maggiore integrazione tra il cinema della Cina continentale e quello dell’ex-colonia britannica. Un simile processo di integrazione sta avvenendo con Taiwan; il boom di co-produzioni con la Cina continentale sta ridando fiato all’industria cinematografica dell’isola, se si considera il successo nel mercato continentale di film girati in co-produzione quali Starry Starry Night di Tom Lin, il già menzionato Kora e Love di Doze Niu.

A proposito di box-office, è necessario registrare una novità significativa: il contributo dato alla crescita del mercato da alcuni film di piccolo/medio budget che hanno avuto un successo enorme ed inaspettato. Mentre un film come The Flowers of War finora ha sostanzialmente soltanto recuperato il costo di produzione – il film è costato 600 milioni di rmb, il budget in assoluto più alto nella storia del cinema cinese – altri film hanno guadagnato decine di volte quello che sono costati, segnando l’ingresso di una nuova generazione di autori nell’empireo della celluloide. Questo è un dato importante, considerando la progressiva trasformazione dell’industria cinematografica in senso hollywoodiano, dove gli investimenti provengono da organizzazioni finanziarie che non avendo specifica competenza in campo cinematografico si affidano soltanto alla fama di cineasti già affermati e quindi non offrono opportunità a giovani autori, i quali rimangono senza alcun sostegno finanziario o sono costretti a piegare le proprie ambizioni creative a quelle di chi li finanzia.

In particolare, la commedia sentimentale Love Is Not Blind di Teng Huatao, prodotto con un budget di 8.9 milioni di rmb, ne ha guadagnati 350; il dramma Buddha Mountain di Li Yu – che ha partecipato al Far East Film 2011 – ha raggiunto 70 milioni d’incassi; ed il thriller Mysterious Island come già menzionato ne ha totalizzati 90. L’inaspettato successo di questi film sicuramente offrirà a questi autori opportunità finora insperate per produzioni importanti ed anche coproduzioni, ma resta da vedere se riusciranno a resistere alle pressioni alle quali saranno sicuramente sottoposti in futuro dall’industria ed a mantenere un’autonomia creativa.

Nel complesso, l’industria cinematografica è cresciuta del 29% rispetto all’anno precedente; anche se l’aumento percentuale è notevolmente inferiore al 2010 (+ 64%) – causa l’assenza nelle sale di un film come Avatar che anche in Cina aveva registrato incassi fenomenali – la Cina rimane comunque il terzo Paese al mondo in termini di box office, avendo sestuplicato il valore del mercato in soli cinque anni. Alcuni predicono che nel 2012 la Cina diventerà il secondo mercato dopo gli USA ed è possibile che nel giro di sette-otto anni sorpassi persino il mercato americano.

La partecipazione di star occidentali a film di produzione nazionale o coproduzioni è un segnale inequivocabile della tendenza all’internazionalizzazione del prodotto cinematografico. Dopo Kevin Spacey nel film Inseparable di Dayyan Eng, Sam Neill in The Dragon Pearl, Hugh Jackman in Snow Flower and the Secret Fan, Christian Bale in The Flowers of War, attori del calibro di Adrien Brody, Tim Robbins, Keanu Reeves sono nel cast di film attualmente in produzione in Cina. L’altra novità che punta nella stessa direzione è l’avvio di produzioni in lingua inglese, pensate quindi per un mercato non soltanto interno.

Nella prima metà del 2011 è stata annunciata con grande fanfara la costituzione di una joint venture tra Huayi Brothers e Legendary Pictures LLD specificatamente per la produzione di film in lingua inglese; nonostante il progetto sia stato poi abbandonato, l’altro mega-gruppo cinematografico cinese – la Bona Film Group – ha contemporaneamente messo in cantiere la produzione per il 2012 di due film in lingua inglese in coproduzione con Hollywood. È da notare inoltre la tendenza sempre più frequente ad includere ambientazioni estere nei film cinesi, particolarmente evidente in commedie quali A Big Deal di Ma Liwen, il già citato The Pretending Lovers e Dear Enemy (亲密敌人) di Xu Jinglei. Questa moda, che da una parte risponde a necessità co-produttive e dall’altra fa appello al desiderio di esotismo sempre più diffuso tra la nuova classe media cinese, è tuttavia contemporaneamente segno della progressiva integrazione della Cina con il resto del mondo.

Tornando alla crescita del mercato, l’abitudine di concentrare nella cosiddetta “stagione del raccolto” – le festività di fine anno – l’uscita nelle sale dei film più spettacolari ha cominciato a giocare non più a favore del box office, anzi a creare quello che alcuni hanno definito “affaticamento estetico”. La presenza contemporanea di film quali The Flowers of War e Flying Swords of Dragon Gate di Tsui Hark, usciti a distanza di poche ore l’uno dall’altro, non ha avvantaggiato nessuno dei due ed ha sicuramente danneggiato gli altri film di medio budget usciti anch’essi nel periodo delle feste. Il successo di The Flowers of War – che era già stato proiettato in sordina in una sala da 22 posti per una settimana in settembre in modo che potesse rappresentare la Cina agli Oscar come miglior film straniero, ma non è stato poi selezionato – ha rischiato peraltro di essere compromesso dall’incidente “diplomatico” in cui si è trovato coinvolto Christian Bale che mentre era in Cina per il tour promozionale del film si è scontrato con le autorità di polizia durante la visita che ha voluto fare ad un noto attivista per i diritti umani agli arresti domiciliari. Il film è stato oggetto anche di un’altra polemica prima della sua uscita in quanto il produttore del film ha insistito perché il prezzo minimo dei biglietti per il film fosse aumentato, giustificando la richiesta con il valore aggiunto di un film di tale portata. Ma successivamente il Film Bureau ha annunciato una probabile riduzione generale del prezzo dei biglietti del cinema, che sono arrivati a livelli troppo alti per il reddito medio cinese. Il costo medio di un biglietto è infatti di 35 rmb, equivalente a circa il 2% del reddito pro-capite medio nazionale, e nelle grandi città tale costo può anche triplicare, incoraggiando la diffusione di dvd pirata e dei nuovi media che consentono la visione di film via Internet.

A questo proposito, è opportuno menzionare la crescente popolarità di autori i cui video – normalmente cortometraggi – sono finora accessibili soltanto in rete. Trattasi principalmente di cineasti non professionisti come i Chopstick Brothers, i cui film su tematiche serie e vicine alla vita reale raccolgono entusiastici consensi del pubblico della rete. La popolarità dei loro film – visti decine di milioni di volte dagli utenti della rete – cristallizza la distanza tra i kolossal ripetitivi e centrati su eroi del passato e film che affrontano la realtà della società contemporanea. La dimestichezza dei giovani con la fruizione di prodotti audiovisivi su Internet si coniuga bene con la flessibilità, sincerità ed originalità creativa di questi giovani autori. A conferma della popolarità di questo nuovo tipo di film, Old Boys, il video più famoso dei Chopstick Brothers – un film nostalgico sulle illusioni della gioventù e la realtà della vita adulta – sarà adattato prossimamente per il grande schermo.

A proposito di quanto sempre più sottile sia la distanza che separa il cinema dai nuovi media – accessibili grazie a connessioni Internet sempre più veloci in uno dei Paesi con il maggior numero di utenti Internet al mondo e tramite l’enorme diffusione di computer, televisioni collegate alla rete e smart phone – è da segnalare l’inclusione di un concorso per cortometraggi prodotti per telefoni cellulari all’interno dello Shanghai International Film Festival 2011. Mentre il nuovo Beijing Film Festival, annunciato all’inizio dell’anno con grande fanfara, si è rivelato – probabilmente a causa dell’inesperienza degli organizzatori – un evento principalmente autocelebrativo ad appannaggio della burocrazia di settore ed a scapito del pubblico cinese ed internazionale della capitale.

Il governo ha recentemente annunciato misure restrittive relative anche alla costruzione di multisale cinematografiche, che stanno aumentando in tutto il Paese in modo eccessivo e disordinato in quanto percepite come una fonte immediata di guadagno certo. Nel 2011 sono state aperte una media di 8 sale cinematografiche al giorno; il territorio nazionale è servito ormai da oltre 9000 sale, che rapportate alle 6200 esistenti nel 2010 rappresentano una percentuale d’aumento del 45%. Ma il potenziale di crescita è ancora enorme considerando quante siano le città di provincia che ancora non hanno alcun multiplex. In particolare, l’aumentare delle sale attrezzate per il 3D è giustificato se si considera che dei dieci film di maggior successo al botteghino sei sono stati distribuiti in 3D, e che complessivamente nel 2011 sono usciti trenta film in questo formato, totalizzando con 5 miliardi di rmb il 40% del box office totale.

Il regista Feng Xiaogang non ha contribuito alla bonanza di fine anno 2011; impegnato nella produzione di 1942, un melodramma sulla siccità che colpì la provincia dello Henan nel 1942, Feng ha mancato l’appuntamento con la sua tradizionale hesuipian (commedia di fine anno). Molti prevedono che il suo nuovo film, tratto dal romanzo Remembering 1942 e che è in preparazione da molti anni, sarà uno delle opera più importanti della carriera di Feng, che è ancora il regista più amato dal pubblico cinese. Nel frattempo la Huayi Brothers – società che ha prodotto tutti i film di Feng Xiaogang – ha annunciato la produzione di alcune serie televisive tratte dai film del regista, cominciando da If You Are the One – interpretato da Huang Bo nel ruolo che nel film apparteneva a Ge You – ed Aftershock, con l’attrice Chen Xiaoyi nel ruolo precedentemente interpretato da Xu Fan.

Nel 2011 è ricorso il novantesimo anniversario della fondazione del PCC, e quindi si è assistito alla prevedibile comparsa di una serie di film celebrativi, primo dei quali Beginning of the Great Revival diretto da Han Sanping e Huang Jianxin come il precedente The Founding of a Republic prodotto in occasione del 60° anniversario della fondazione della RPC. Come in quest’ultimo, al film ha partecipato tutto l’empireo dello star system cinese, inclusa addirittura l’attrice Tang Wei che per l’occasione era stata “riaccolta” dall’industria cinematografica di Stato dopo il boicottaggio causato dalla sua partecipazione al controverso film Lust, Caution di Ang Lee (ma la scena con Tang Wei in Beginning… è stata successivamente tagliata in fase di montaggio perché considerata eccessiva…). Il film ha avuto un notevole successo al box office – 412 milioni di rmb – ma non ha eguagliato il precedente sul piano della critica e del gradimento di pubblico, probabilmente già stanco della formula propaganda/intrattenimento.

Tra i film d’importazione, Kung-fu Panda II – definito da alcuni media cinesi “lettera d’amore di Hollywood alla Cina” – ha riscosso un enorme successo (608 milioni di rmb), e come il precedente Kung-fu Panda I è stato denunciato alle autorità culturali dall’artista Xiao Bandi con l’accusa di aver utilizzato simboli cinesi per propagandare valori americani. La polemica ha sollevato ancora una volta la questione del perché la Cina, che è leader nel mondo per la produzione di film animati – nel 2010 ha prodotto 220.000 minuti di animazione – non riesca a creare un blockbuster quale Kung-fu Panda. In anni recenti, soltanto la serie animata su The Pleasant Goat and Big Big Wolf ha ricevuto una distribuzione nazionale adeguata. Gli esperti sostengono che l’industria dell’animazione non dedichi tempo ed energie sufficienti all’addestramento professionale di sceneggiatori e registi, ed alcuni chiedono il ritorno alle tecniche che resero famosi i cartoni animati degli anni Cinquanta e Sessanta, disegnati a mano con la tecnica tradizionale cinese della pittura ad inchiostro. In effetti, è in uscita il remake in 3D di The Monkey King: Uproar in Heaven, il famoso film d’animazione prodotto negli anni Sessanta dallo Shanghai Animation Film Studio, al quale sono stati aggiunti effetti speciali visivi ed elementi di musica sinfonica occidentale a complemento della colonna sonora originale di musica tradizionale cinese. E a conferma della potenzialità del mercato per il cinema d’animazione in Cina sembra che proprio a Shanghai la Dreamworks Animation che ha prodotto Kung-fu Panda sia in procinto di aprire uno studio di coproduzione per film d’animazione.

Una novità piccola ma significativa dell’anno è stato l’annuncio del Bona Film Group che, per ovviare alla persistente carenza di un sistema di classificazione dei film – la famosa legge sulla censura in discussione da anni non è ancora stata approvata, ma questo non ha impedito un progressivo allentamento della morsa censoriale – ha deciso di istituire una propria classificazione a tre categorie simile a quella in uso ad Hong Kong. Il sistema, che sarà in ogni caso applicato soltanto ai film che hanno già ricevuto il permesso di distribuzione dal Film Bureau, non avrà valore legale ma comincerà ad abituare il pubblico a scegliere i film in modo più consapevole in relazione alle varie fasce d’età.

Per concludere il resoconto sul cinema popolare nella Cina continentale nel 2011 è opportuno inquadrare la produzione cinematografica nella prospettiva più ampia della crescente importanza del Paese a livello internazionale. E ricordare un altro commento di Gary Xu sulla crescente rilevanza dell’industria culturale nella strategia di apertura della Cina al mondo: “I film che si vedono sulla Cina, dalla Cina ed in Cina non sono semplicemente film cinesi, ma sono sempre e comunque parte dello ‘spettacolo’ globale sulla Cina…”
Maria Barbieri