La fine del film: il cinema filippino nel 2012

Quando la SM Cinemas, il maggiore esercente cinematografico delle Filippine, ha annunciato che nel giro di due anni sarebbero passati esclusivamente al digitale, è diventato ufficiale: nelle Filippine, la pellicola è morta.

Per quanto riguarda gli incassi al botteghino, si annuncia un anno eccezionale per la Star Cinema. Quest’anno due produzioni targate Star hanno superato la barriera di 250 milioni di pesos filippini (un dollaro americano = circa 43 pesos filippini): si tratta della commedia The Unkabogable Praybeyt Benjamin, che rivendica di essere il film che ha incassato di più in tutta la storia del cinema filippino (7.654 milioni di dollari americani); e del melodramma incentrato su un triangolo amoroso dal titolo No Other Woman (6.522 milioni di dollari americani). Praybeyt Benjamin è entrato nella classifica del botteghino alla fine dell’anno, che come da tradizione era dominato dai sequel di blockbuster hollywoodiani. Il film campione d’incassi del 2011 nella ex colonia americana è stato Transformers 3: Dark of the Moon.

Tra gli altri film filippini piazzatisi tra i primi 20 in classifica figurano Catch Me…I’m in Love e Won’t Last A Day Without You, due commedie romantiche interpretate entrambe dalla cantante e attrice Sarah Geronimo; il melodramma sul triangolo amoroso In the Name of Love, la commedia Pak! Pak! My Doctor Kwak e la commedia horror Bulong, tutti prodotti dalla Star Cinema.

La divisione di produzione cinematografica del gigante dei media ABS-CBN Corporation ha spopolato per tutta la durata dell’annuale Metro Manila Film Festival, un periodo di due settimane, nel mese di dicembre, in cui i cinema non proiettano nessun film straniero: la commedia fantastica Enteng Ng Ina Mo è il film che ha incassato di più in tutto il Festival, mentre l’horror Segunda Mano si è classificato al terzo posto.

Il cinema tradizionale degli studios ha ripiegato su formule ben collaudate, con risultati meno prevedibili: per ogni successo come No Other Woman ci sono film con risultati deludenti, come Wedding Tayo, Wedding Hindi; per ogni blockbuster come Praybeyt Benjamin ci sono delusioni come The Adventures of Pureza: Queen of the Riles. I registi curiosi di esplorare altri temi e generi si orientano verso il cinema indipendente, che offre libertà creativa ma è ostacolato dalla mancanza di opportunità per la distribuzione commerciale.

Solo pochissime sale cinematografiche inseriscono nella loro programmazione film di produzione indipendente, e gli appuntamenti più importanti sono quelli riservati ai film hollywoodiani o a quelli prodotti dagli studios locali. Se un film indipendente viene programmato nel multisala di un centro commerciale, di solito non dura molto: non avendo budget per marketing e pubblicità, necessari per far conoscere il film al grande pubblico, le pellicole indipendenti finiscono per essere proiettate in sale semivuote e smontate dopo un paio di giorni.

In mancanza di una distribuzione dedicata, per i film indipendenti ci sono i festival del cinema indie. Un buon passaparola può tradursi in un contratto con un distributore o,  più probabilmente, nell’invito a festival stranieri, tanto che spesso sembra che le produzioni filippine più interessanti siano realizzate appositamente per l’esigente pubblico straniero.  

Il festival annuale Cinemalaya, giunto alla settima edizione, è la più grande vetrina del cinema indipendente delle Filippine. Ang Babae Sa Septic Tank (The Woman in the Septic Tank), opera prima del dirigente pubblicitario Marlon Rivera, è stato al tempo stesso il film più premiato e quello che ha incassato di più di tutto il festival.
Scritto da Chris Martinez e interpretato da Eugene Domingo, beniamina del cinema indipendente divenuta una diva mainstream, il film è una parodia intelligente delle pellicole indipendenti molto richieste dai festival cinematografici internazionali:  realistici drammi sociali sulla miseria e la disperazione degli abitanti più poveri delle città, che la critica stigmatizza come “poverty porn”. Con il suo stile caratteristico e la sua arguzia auto-referenziale, Ang Babae Sa Septic Tan non è il tipo di film che viene proiettato nelle sale cinematografiche locali, ma grazie ad un accordo di distribuzione con la Star Cinema è uscito nei multiplex di tutto il paese, registrando un inatteso successo.

All’interno di Cinemalaya ora c’è una sezione denominata “Directors Showcase”, riservata a registi affermati che vogliono sperimentare la libertà di movimento concessa dal cinema indipendente. Jeffrey Jeturian, un regista a suo agio sia nel cinema mainstream (Bridal Shower, FEFF 2004) sia in quello indipendente (Kubrador / The Bet Collector, 2006), è tornato sul grande schermo dopo cinque anni di assenza con Trespasser (Bisperas), scritto da Paul Sta Ana, che segue una famiglia della media borghesia filippina nel corso di una vigilia di Natale piuttosto traumatica, il tutto con uno stile da cinéma vérité. Bisperas è stato presentato a diversi festival all’estero, ma non in patria.

Anche la rassegna Cinema One Originals, finanziata dalla ABS-CBN Corporation, è giunta alla settima edizione e ha presentato una selezione di 10 film appartenenti a generi diversi, dall’horror romantico al surrealismo sociale. Ka Oryang, dramma sociale di Sari Dalena ambientato all’epoca della legge marziale, ha vinto il primo premio, mentre il premio per la migliore sceneggiatura, il premio della giuria e il premio del pubblico sono stati assegnati al mockumentary Six Degrees of Separation from Lilia Cuntapay.

L’opera prima di Antoinette Jadaone è uno sguardo delizioso e dolorosamente autentico alla vita dei “folletti” del cinema filippino: le comparse. Una in particolare, Lilia Cuntapay (interpretata dalla stessa Lilia Cuntapay), lavora nel cinema da decenni per una paga misera e con nessun riconoscimento. Il pubblico la conosce come la caratteristica vecchia signora che interpreta streghe e demoni nei film dell’orrore, ma non riesce a ricordare il suo nome (sempre ammesso che lo conosca). Inaspettatamente, la signora Cuntapay viene candidata a un premio come migliore attrice non protagonista. L’affascinante miscela di impegno e di auto-illusione che la signora infonde al suo lavoro di comparsa è finalizzata alla scrittura del suo discorso di accettazione, ma tutti questi anni di mancato riconoscimento le hanno lasciato troppe cose da dire:  come farà a far rientrare tutto in un ringraziamento di 90 secondi?  

Può un film di produzione indipendente, con un budget di marketing minimale, senza grandi divi e privo di distribuzione realizzare un vero utile? La commedia horror Zombadings 1: Patayin sa Shokot Si Remington è materia da studio: si tratta di una produzione a basso budget che ha utilizzato il marketing realizzato attraverso i social media e il passaparola positivo per diventare un successo. Fare il film è stata la parte più facile, ma ottenere la conferma del giorno di uscita e poi uscire in sala è stato un processo infinitamente più terrificante di qualsiasi altra cosa nel film. Firmato dal talentuoso esordiente Martin Escudero, alla fine Zombadings ha incassato oltre 30 milioni di pesos filippini (745.000 dollari americani) ed è rimasto nei cinema per un mese.  Nelle Filippine è possibile che un film indipendente ce la faccia, ma i produttori indipendenti hanno davvero la forza per sfidare i grandi studios?

Jessica Zafra