Un esame di coscienza: il cinema coreano nel 2011

Nella Corea del Sud, i professionisti dell’industria cinematografica e i giornalisti sono famosi per le conclusioni pessimistiche che riescono a trarre a dispetto delle statistiche positive. Nel 2006, quando i film locali si sono accaparrati il 64% del botteghino e The Host stabiliva nuovi record al box office, i commentatori erano capaci di parlare solo di catastrofe imminente. La cosa può sembrare strana agli osservatori stranieri, ma un simile atteggiamento potrebbe in realtà essere considerato uno dei punti di forza dell’industria cinematografica coreana. La compiacenza è rara, mentre invece si discute molto su quello che non funziona, anche se non c’è sempre un’opinione univoca su come mettere a posto le cose. Ad ogni modo, nel 2006 le previsioni dei pessimisti si sono rivelate corrette, visto che l’anno successivo il cinema coreano è entrato in una profonda crisi.
 
La dinamica è stata più o meno la stessa anche nel 2011, che sulla carta è stato l’anno migliore dopo il 2006. I numeri promettono bene: secondo il Korean Film Council, i 150 film nazionali usciti in sala hanno incassato il 52% del totale dei risultati al botteghino, e i 159,8 milioni di biglietti venduti tra film locali e importati (per un equivalente di 1,12 miliardi di dollari) sono stati il numero più alto dell’epoca moderna. Anche se nessun film è riuscito a vendere più di 10 milioni di biglietti (che è il livello di un grosso blockbuster), due film coreani (Sunny e War of the Arrows) hanno superato il traguardo dei 7 milioni, uno (Punch) è andato oltre i 5 milioni e altri due (Silenced e Detective K) sono arrivati a 4 milioni, mentre sono ventiquattro i film coreani che hanno venduto almeno un milione di biglietti.

Eppure, lo scorso anno è stata una preoccupazione continua, perché erano molti i problemi che opprimevano produttori e investitori, per non parlare dei critici: in primis, il fallimento spettacolare di alcuni presunti blockbuster estremamente costosi. In effetti, malgrado i successi commerciali di cui sopra, il 2011 verrà probabilmente ricordato soprattutto come l’anno dei blockbuster fallimentari, iniziato nella stagione estiva con la programmazione di quattro costosi film coreani di genere per sfruttare il redditizio periodo delle vacanze, (da metà luglio a fine agosto).
Il 20 luglio sono usciti un film d’azione sui motociclisti, Quick e uno sulla Guerra di Corea, The Front Line. Quick dedicava la maggior parte del suo consistente budget a spettacolari inseguimenti automobilistici e bizzarri effetti pirotecnici e pur rivelandosi al di sotto delle aspettative non è poi stato un fallimento totale, vista la vendita di 3,13 milioni di biglietti. Come prodotto commerciale era decisamente discontinuo, ma alcune scene memorabili e l’umorismo al momento giusto hanno comunque contribuito alla creazione di un passaparola decoroso. Anche l’ambizioso film bellico The Front Line, del regista esordiente Jang Hun (Secret Reunion), ha fatto più o meno gli stessi incassi, con 2,95 milioni di biglietti venduti. Gli investitori di questo film ad alto budget probabilmente sono rimasti un po’ delusi, ma le recensioni sono state positive, le critiche degli spettatori decenti e alla fine il film si è portato a casa alcuni premi importanti a diverse cerimonie di fine anno, oltre ad essere selezionato come film coreano da presentare agli Oscar del 2012 come miglior film straniero, anche se però non è riuscito a entrare nella rosa dei finalisti. Il film è tecnicamente ben rifinito e vanta ottime interpretazioni da parte del suo cast corale. In particolare, l’attore emergente Lee Je-hoon, che aveva già sbalordito i critici con il suo film d’esordio Bleak Night (2010), ha fatto incetta di diversi premi per la sua interpretazione di un giovane soldato tossicomane.

Invece, il film più atteso e costoso dell’estate, il monster movie in 3-D Sector 7, si è incredibilmente rivelato un fiasco al botteghino. La storia degli operai di una piattaforma petrolifera in alto mare che vengono a contatto con un’ostile creatura marina aveva creato aspettative di un grosso ritorno economico e la società di produzione era la stessa che nel 2009 aveva avuto tanto successo con Haeundae, film apocalittico carico di effetti speciali. Sector 7 è uscito in sala il 4 agosto ed è subito schizzato in vetta alla classifica, ma le recensioni feroci della critica e le critiche derisorie di gran parte del pubblico hanno subito stroncato le sue possibilità di permanenza in sala e, malgrado gli enormi sforzi della CJ E&M, principale distributore coreano, il film, che aveva come protagonisti Ha Ji-won e Ahn Sung-ki, complessivamente ha venduto solo 2,24 milioni di biglietti.

Nei mesi estivi una sola produzione delle dimensioni di un blockbuster è riuscita a fare veramente presa sul pubblico: The War of Arrows, diretto da Kim Han-min e interpretato da Park Hae-il, è un ambizioso film d’azione in costume su un abile arciere che cerca di salvare la sorella e il fidanzato di lei dall’avanzata di un esercito manciù. Elogiato dal pubblico per il ritmo serrato e le sequenze di combattimento, il film ha venduto 7,46 milioni di biglietti, diventando il campione d’incassi coreano del 2011, secondo solo a Transformers: Dark of the Moon, che aveva totalizzato 7,79 milioni di biglietti. Agli spettatori è piaciuto soprattutto il modo nuovo e originale in cui la storia presentava arco e frecce come arma letale e di precisione.

I commentatori erano fiduciosi che la fede nei blockbuster nazionali sarebbe stata rinsaldata dall’unico grosso progetto di genere previsto per la stagione invernale. My Way è un film diretto da Kang Je-gyu, il regista che al suo attivo ha un elenco a oggi imbattuto di primati come il pionieristico Gingko Bed del 1996, il successone leggendario Shiri (che nel 1999 ha battuto agevolmente tutti i precedenti record con oltre 6 milioni di biglietti venduti) e il film bellico del 2004 sulla Guerra di Corea Tae Guk Gi, che a sua volta ha battuto ogni record superando gli 11 milioni di ingressi. My Way è liberamente tratto dalla storia vera di un coreano che durante la Seconda Guerra Mondiale combatteva nelle file dell’esercito giapponese e venne poi fatto prigioniero dai russi, dai nazisti e infine dai soldati alleati sulle spiagge della Normandia. Il protagonista del film è l’idolo Jang Dong-gun, affiancato dall’attore giapponese Odagiri Joe, nel ruolo di un soldato giapponese che aveva intrapreso il suo stesso viaggio. Sulla carta c’erano tutti gli ingredienti per un grosso successo e Kang ha alzato la posta con un budget da 30 milioni di dollari che ha sminuito quello di tutti i film coreani precedenti, ad eccezione di D-War. Ma quando il film è finalmente arrivato in sala, a fine dicembre, gli spettatori hanno trovato il viaggio tedioso invece che elettrizzante e un fiacco passaparola ha stroncato rapidamente ogni possibilità di successo della pellicola, che ha venduto solo 2,14 milioni di biglietti, addirittura meno di Sector 7.
Le sconcertanti perdite subite dai blockbuster coreani nel 2011 sono state di per sé un problema, ma hanno anche suscitato un esame di coscienza sullo sviluppo e la produzione di film commerciali da parte del sistema coreano. Un effetto collaterale della bolla del biennio 2005-2006 e del crollo che ha investito l’intero comparto cinematografico nel 2007-2008 è che molti produttori indipendenti hanno perso gran parte della loro influenza e, al contempo, i principali conglomerati che gestivano sia una potente divisione distributiva che una propria rete di esercizio, come la CJ, hanno iniziato a rappresentare una percentuale sempre più consistente della produzione totale dell’industria cinematografica, cosicché nel giro di poco tempo la maggior parte dei film è stata concepita e sviluppata dai grossi conglomerati invece che da singole società di produzione indipendenti.

In tal modo, il potere decisionale delle grosse società nel processo di creazione dei film ha continuato ad aumentare, soprattutto nel caso delle produzioni importanti e costose e, mentre alla fine degli anni Novanta i produttori influenti prendevano spesso decisioni sulla base del proprio fiuto, attualmente la maggior parte di tali decisioni deve essere supportata da un qualche modello di successo già sperimentato in passato. Quando qualche particolare sui metodi di valutazione delle sceneggiature da parte dei grossi gruppi veniva divulgato al grande pubblico, molti addetti ai lavori reagivano male per il concetto implicito che lo sviluppo della sceneggiatura è più una scienza che un’arte. Ad esempio, ogni elemento della sceneggiatura doveva essere giudicato con un sistema a punti, e le scene con il punteggio più basso dovevano essere eliminate.

I risultati di botteghino del 2011 hanno mandato un messaggio ambivalente riguardo all’efficacia dell’approccio dei grossi gruppi: il fallimento delle grosse produzioni di alto livello sembrerebbe indicare che è il caso di ripensare l’intero sistema, ma è anche vero che i campioni di incasso dello scorso anno, quasi tutti i film di medie dimensioni, erano anch’essi un prodotto delle grosse società di distribuzione. Qualcuno ha ipotizzato che ai produttori di questi film di profilo più basso sia stata concessa maggior libertà, con il risultato che i film sono sembrati più nuovi sotto l’aspetto drammatico e che, allo stesso tempo, tali produzioni sono riuscite a trarre vantaggio dal significativo potere di distribuzione della casa madre.  

Ad ogni modo, a salvare il botteghino coreano nel 2011 sono stati proprio i film drammatici e le commedie di medie dimensioni, primo fra tutti Sunny, opera seconda del talentuoso regista emergente Kang Hyung-cheol. Sulla scia del grosso successo riscosso nel 2008 dal suo film d’esordio Scandal Makers (8,3 milioni di biglietti), Kang ha scelto una storia che a prima vista potrebbe sembrare poco appetibile per il botteghino: una donna di mezza età, che si sente distante dal marito e dalla figlia adolescente, s’imbatte all’ospedale in una sua vecchia compagna di scuola delle superiori. Dopo il loro felice incontro le due amiche decidono di riprendere contatto anche con le altre cinque componenti del loro gruppo scolastico che avevano denominato “Sunny” e poco dopo si apre un lungo flashback sugli anni Ottanta. Nella storia del cinema coreano i film drammatici incentrati su un personaggio e sull’amicizia femminile hanno avuto un discreto successo, ma non hanno mai raggiunto al botteghino le proporzioni di un blockbuster, come invece è accaduto a Sunny, il cui risultato di 7,4 milioni di biglietti è andato ben oltre qualunque previsione e ha confermato Kang come regista e sceneggiatore dotato e in grado di ottenere risultati straordinari da materiale apparentemente banale.

Altra sorpresa al box office è stato il successo di Punch, quarto film del regista Lee Han, noto soprattutto per il suo film d’esordio, Lovers Concerto, del 2002. Tratto da un famoso romanzo, il film narra la storia della complicata amicizia tra un adolescente (Yu Ah-in) e il suo insegnante (Kim Yun-seok), che è anche suo vicino di casa. All’inizio il ragazzo, che si chiama Wan-deuk, è disorientato e infastidito dalle continue intromissioni dell’insegnante nella sua vita privata; un giorno però il professore gli racconta di aver ritrovato la madre del ragazzo, che lo aveva abbandonato quando era ancora in fasce. Sorpreso dalla notizia, Wan-deuk è ancora più sconvolto quando scopre che sua madre è filippina. Al pubblico sono piaciute in particolar modo le interpretazioni dei protagonisti e la chimica che si è stabilita tra l’emergente Yu e il veterano Kim e che ha funzionato particolarmente bene. Ma ad aumentare la piacevolezza del film ha contribuito anche un ottimo gruppo di attori non protagonisti, tra i quali spicca un vicino borioso interpretato da Kim Sang-ho.

I due film di successo di cui sopra hanno avuto ottimi riscontri soprattutto per aver creato personaggi interessanti e sfaccettati in grado di catturare la simpatia del pubblico. Invece, il risultato ottenuto al botteghino da Silenced del regista Hwang Dong-hyuk, ha fatto leva su questioni sociali più ampie. Il film, che ha un’ottima regia, è tratto da un fatto reale sconvolgente e straziante avvenuto nei primi anni 2000, quando alcuni ragazzini in una scuola per non udenti subirono abusi sessuali da parte di alcuni funzionari della scuola. Il film non è stato il primo a raccontare il fatto; in realtà la sceneggiatura è tratta dal libro di uno degli autori coreani più famosi, e anche la stampa, all’epoca del controverso processo ai colpevoli, aveva dato molto risalto ai fatti. Eppure, la capacità del mezzo cinematografico di suscitare emozioni e il grande afflusso di pubblico in sala hanno provocato grandissima indignazione per l’accaduto e, grazie soprattutto al film, nel 2011 sono state varate nuove leggi a favore di una maggior tutela dei disabili contro gli abusi sessuali. In questo senso, il risultato del film al botteghino (4,7 milioni di biglietti venduti) può essere in qualche modo considerato un premio per aver raggiunto in modo così spettacolare gli obiettivi sociali che si era prefisso.

Nel 2011 ci sono stati parecchi altri film di genere che, grazie a una buona realizzazione e a tocchi creativi, hanno superato di molto le aspettative al botteghino. Uno di questi è Spellbound dell’esordiente Hwang In-ho, una commedia romantica che utilizza anche alcune convenzioni del genere horror. La nota diva Son Ye-jin interpreta una giovane donna che, dopo essere stata in punto di morte, è ossessionata da visioni di persone dall’aldilà ma, quel che è peggio, anche le persone che le stanno vicino cominciano ad avere tali visioni, ed è per questo che lei conduce una vita solitaria. Finché un giorno la sua vita s’incrocia con quella di un illusionista, interpretato da Lee Min-gi. Il film, che ha beneficiato di un passaparola positivo in internet, ha venduto ben 3 milioni di biglietti.

Blind, del regista Ahn Sang-hoon (Arang) è un thriller su una donna cieca inseguita da un serial killer. Il film, anche senza essere particolarmente originale, ha avuto successo grazie a un’intensa interpretazione della protagonista, l’attrice Kim Ha-neul, e alla capacità di mantenere un livello di suspense sorprendentemente elevato ed è riuscito a vendere 2,4 milioni di biglietti. Un risultato praticamente identico è stato ottenuto anche da The Client, giallo ambientato in tribunale e incentrato su un caso di omicidio con quantità spropositate di sangue ma senza il corpo della vittima sulla scena del delitto. L’accusa si sente fiduciosa ma un giovane e accanito avvocato difensore interpretato da Ha Jung-woo fornisce al suo cliente una difesa elettrizzante. Il film ha segnato un felice passaggio al cinema commerciale del regista Son Young-seong, la cui pellicola indipendente The Pit and the Pendulum era stata presentata al Busan International Film Festival nel 2009.

Se il pubblico mainstream è parso ampiamente soddisfatto della selezione di film del 2011, i critici locali hanno tuttavia riservato i maggiori elogi al settore indipendente a basso budget. Malgrado le difficoltà affrontate da troupe con risorse stringate, il numero di film indipendenti continua a incrementarsi anno dopo anno e nel 2011 un gran numero di film ha attirato molto l’attenzione pur senza il vantaggio di un’ampia distribuzione, come nel caso di The King of Pigs, un incisivo film di animazione sulla violenza all’interno delle scuole, che è piaciuto molto ai più giovani, oppure The Journals of Musan, impressionante opera prima su un disertore nordcoreano, vincitore di oltre quindici premi a festival internazionali, ma soprattutto Bleak Night, film studentesco che ha lanciato il giovane attore Lee Jae-hoon. Anche se per i film indipendenti l’asticella è collocata molto più in basso (bastano 10.000 biglietti venduti perché siano considerati film di grande successo commerciale), negli ultimi anni il cinema d’essai è stato comunque oggetto di un’ottima copertura da parte della stampa e dell’interesse del grande pubblico mainsteam.

Per quel che riguarda i primi mesi del 2012, il cinema coreano ha avuto risultati eccezionalmente buoni. Due film usciti prima del capodanno lunare hanno fatto incassi particolarmente alti: Dancing Queen, una tragicommedia del regista Lee Seok-hoon (See You after School) ha affascinato gli spettatori con una storia particolare su un avvocato che si occupa di diritti umani e che viene scelto da un grosso partito politico locale e candidato a sindaco di Seoul. A sua moglie, invece, viene improvvisamente offerta un’opportunità di diventare cantante, e di realizzare così il sogno di una vita; ma visto l’atteggiamento conservatore coreano riguardo al ruolo che deve avere la moglie di un uomo politico, le aspirazioni della donna vengono minacciate dalla carriera del consorte. Il film ha segnato un ulteriore successo per la principale società di distribuzione coreana, la CJ E&M, superando i 4 milioni di biglietti venduti.

Dopo qualche mese, Unbowed, tratto da un caso processuale realmente accaduto, ha avuto più o meno le stesse dinamiche del suo predecessore Silenced. Il film è la storia di un professore che affrontò un giudice con una balestra dopo che questi aveva emesso un giudizio a suo parere tendenzioso. Il film si concentra sugli sforzi del legale per difendere il professore suo cliente che sembra essere vittima di altri giudizi faziosi da parte della corte. Diretto da Chung Ji-young, una delle figure di rilievo del cinema coreano degli anni Novanta che da oltre dieci anni non girava un film, Unbowed è stato accolto positivamente alla sua presentazione durante il Busan International Film Festival del 2011, ma non ci si aspettava certo che una pellicola a basso budget come quella facesse il botto al botteghino. Invece, la storia drammatica e il tempismo del suo soggetto hanno trasformato l’uscita del film in un vero e proprio fenomeno sociologico, facendogli vendere 3,4 milioni di biglietti.

Il film più importante, però, è stato Nameless Gangster, pellicola drammatica ambientata negli anni Ottanta su un funzionario doganale corrotto (Choi Min-sik) che scopre di avere un legame di sangue con un potente malavitoso locale (Ha Jung-woo). La storia segue la sua ascesa al potere attraverso una fitta rete di rapporti personali di cui egli si serve per i propri scopi. Con interpretazioni intense dei protagonisti e una ricostruzione impressionante della Busan degli anni Ottanta, la pellicola ha fatto oltre 5 milioni di spettatori solo nel primo mese e mezzo di permanenza in sala. Nameless Gangster rappresenta il primo successo commerciale del regista Yoon Jong-bin, vincitore nel 2005 di diversi premi per la sua opera prima indipendente The Unforgiven (film che ha contribuito a far decollare la carriera dell’attore Ha Jung-woo).

Il resto del 2012 appare sicuramente interessante, con un listino di film in uscita di vari generi e ad alto profilo. La maggior parte degli osservatori del settore si aspettano che i film coreani continuino a funzionare bene al botteghino, anche se all’orizzonte ci sono un paio di nuove pellicole di genere molto costose (Soar into the Sun, una specie di Top Gun coreano e Tower, una sorta di Inferno di Cristallo locale) che rimetteranno alla prova la tempra dei blockbuster coreani. Intanto però prosegue il dibattito sul cinema commerciale coreano e ci si chiede se possieda creatività sufficiente per continuare ad avere successo nel lungo periodo. Ma, indipendentemente quanto potrà aumentare la quota di mercato dei film coreani nel 2012, possiamo affermare con un certo margine di sicurezza che l’industria del cinema locale continuerà a farsi l’esame di coscienza.

Darcy Paquet