La Commedia Romantica Regna Ancora : Il Cinema Filippino Nel 2013

Il 2013 è stato un anno di svolta nella storia del cinema filippino. Quando si parla di “età d’oro” del cinema filippino ci si riferisce solitamente agli anni Settanta e ai primi anni Ottanta, quando il grande Lino Brocka e Ishmael Bernal erano all’apice della loro carriera. Per il gran numero di film degni di nota che sono stati prodotti, il 2013 potrebbe rivaleggiare con quella età dell’oro, con la sola differenza che nell’elenco dei cineasti non erano molti i nomi di registi affermati.

Molti dei film degni di nota del 2013 sono opera di registi dei quali non si era mai sentito parlare prima: sceneggiatori e registi freschi di laurea, come Sigrid Andrea P. Bernardo per Anita’s Last Cha-cha (Ang Huling Cha-Cha ni Anita), Hanna Espia per Transit, Carlo Obispo per Purok 7; oppure registi esordienti, provenienti da altri settori, come Leo Abaya di Instant Mommy dal mondo accademico, Miguel Alcazarén di White (Puti) dalla pubblicità. C’erano poi dei registi veterani, alcuni dei quali non facevano film da diversi anni, come Elwood Perez di Eight (Otso), Peque Gallaga di Sonata, Mel Chionglo di Lauriana, che sono tornati sul grande schermo in occasione del Sineng Pambansa Masters Festival (dedicato ai film nazionali), organizzato dal Film Development Council delle Filippine.

Il maestro filippino Lav Diaz, tenuto in altissima considerazione dai cinefili stranieri ma quasi sconosciuto al grande pubblico in patria, ha debuttato a Cannes con North, the End of History (Norte, Hangganan ng Kasaysayan), una meditazione sulla storia delle Filippine in stile Delitto e castigo. North è stato uno dei film più acclamati al mondo nel 2013 ed è stato inserito in molte delle liste dei migliori film dell’anno, compresa quella pubblicata annualmente da BFI/Sight and Sound.

Nelle Filippine è uscito nel marzo 2014, in un numero limitato di sale. I festival cinematografici continuano a essere la sede migliore per i film di nuovi registi indipendenti: Cinemalaya ha prodotto If Only (Sana Dati) di Jerrold Tarog e Quick Change di Eduardo Roy Jr., CineFilipino ha prodotto The Story of Mabuti (Ang Kuwento Ni Mabuti) di Mes De Guzman e The Guerrilla Is a Poet di Kiri e Sari Dalena, mentre a Cinema One si devono Shift di Siege Ledesma e Kabisera di Alfonso Torres III.

Il boom di produzioni indipendenti ha spronato registi affermati a realizzare alcuni dei loro film migliori degli ultimi anni nell’ambito di Sineng Pambansa. Chito S. Roño, bravissimo in tutti i generi cinematografici, dall’horror alla commedia, ha diretto il potente thriller politico Dynamite Fishing (Badil), mentre Elwood Perez ha sorpreso gli spettatori abituati ai suoi melodrammi con l’enigmatico Eight (Otso).

Queste rassegne si sono svolte nell’arco di tre mesi in sale selezionate, mentre gli spettatori più devoti dovevano a correre per tutta Metro Manila per non perdersi le poche proiezioni. La profondità del talento, la diversità degli argomenti trattati e il coraggio intellettuale intrinseco che questi festival cinematografici esprimono sono la prova della vitalità del cinema filippino nell’era digitale.

 Per quanto riguarda l’industria cinematografica mainstream, è come se il boom del cinema indipendente non ci fosse proprio stato. Le cose sono andate come al solito per i grandi studios, capeggiati dall’emittente ABS-CBN, un colosso dei media, e dalla sua affiliata Star Cinema. Nel corso dell’ultimo anno di riferimento un solo film di produzione filippina è rientrato tra i primi dieci titoli del botteghino locale, dominato dalle saghe sui supereroi (Iron Man 3, L’uomo d’acciaio, Thor – The Dark World, Wolverine – L’immortale) e dalle serie hollywoodiane (Fast & Furious 6, Hunger Games – La ragazza di fuoco): si tratta di It Takes a Man and a Woman, terzo episodio della serie di commedie romantiche interpretate da John Lloyd Cruz e Sarah Geronimo. La commedia romantica si conferma ancora una volta come il genere più popolare per i film filippini, con Four Sisters and a Wedding e She’s the One tra i primi venti titoli in termini di incasso e Why Aren’t You the Crush of Your Crush? (Bakit Hindi Ka Crush Ng Crush Mo?) di poco al di sotto. Tutti e quattro i film sono targati Star Cinema e si basano sulla formula tradizionale che prevede grandi nomi in cartellone e storie fatte apposta per piacere al pubblico, con un bel lieto fine. Non sono per nulla diversi da tutti gli altri film prodotti dalla Star Cinema, ma a quanto pare questo al pubblico non importa.

Lo scorso dicembre in occasione del Metro Manila Film Festival, durante il quale nelle sale vengono proiettati solo film filippini, la coppia formata dal regista Wenn Deramas e dall’attore Vice Ganda ha infranto ancora una volta tutti i record di botteghino. Girl, Boy, Gay, Lesbian (Girl, Boy, Bakla, Tomboy), in cui Vice Ganda interpreta tutti e quattro i personaggi del titolo, è diventato il più grande successo di botteghino di tutta la storia del cinema filippino. Pare che abbia incassato più di 400 milioni di pesos, superando il precedente detentore del record, Sisterakas, sempre firmato Ganda-Deramas, che aveva a sua volta battuto Praybeyt Benjamin, della stessa coppia.

Come potrebbero i film indipendenti, con i loro budget ridottissimi, un accesso limitato ai circuiti commerciali e senza grandi star, competere con quel tipo di giganti mainstream?

I film indipendenti attraggono il pubblico quando sono proiettati insieme, all’interno di un festival, mentre se arrivano in sala da soli, nei circuiti commerciali, sono praticamente condannati al fallimento.

In mancanza di un’azione promozionale coordinata, il pubblico rischia di venire a sapere dell’uscita del film quando le sale l’hanno già smontato. Alcuni indipendenti sono abbastanza fortunati da venire acquistati dai distributori, ma la maggior parte di essi non raggiunge mai il pubblico cui sono destinati.

Alcuni autori hanno tentato di combinare i punti di forza dei film indie e di quelli mainstream: Jeffrey Jeturian, regista e co-sceneggiatore di The Bit Player (Ekstra), ha scelto Vilma Santos, una delle più grandi dive della storia del cinema filippino, per interpretare una comparsa che lavora in soap televisive. I prodotti principali dell’industria cinematografica mainstream sono sempre stati i divi, non i film; ma gli indipendenti, con i loro budget risicatissimi, non possono permetterseli. Star come la Santos però hanno iniziato ad apparire nei film indie, in cambio di un compenso decisamente ridotto rispetto al solito, attratte dalla prospettiva di riconoscimenti e dal prestigio internazionale.

The Bit Player ha preso a modello la strategia dei film mainstream scritturando Vilma Santos e si è spinto oltre facendole interpretare un personaggio che si colloca al livello più basso nella piramide produttiva.

Il film ha registrato incassi soddisfacenti, ma non è stato il grande successo che gli indipendenti si aspettavano. Erik Matti è regista e co-sceneggiatore di On the Job (OTJ), un thriller fortemente influenzato dai film d’azione hongkonghesi e interpretato da attori famosi come Piolo Pascual e Gerald Anderson.

On the Job è una coproduzione tra la Reality Entertainment di Matti e la Star Cinema. Tra gli anni Settanta e gli anni Novanta i film d’azione rappresentavano il genere più popolare per il cinema filippino; Matti sperava di riaccendere l’interesse del pubblico per il genere, combinando ambiziose scene d’azione con il tema della corruzione nel governo, di grande attualità.

Dopo una partenza stentata, il passaparola positivo ha tenuto OTJ in sala per un mese. Resta da vedere se i risultati soddisfacenti raccolti al botteghino basteranno per convincere i produttori mainstream a diluire i loro listini infarciti di romanticismo con thriller o drammi politici. Sarà stato un anno eccezionale per il cinema filippino, ma la commedia romantica la fa ancora da padrone.

(Nota: 1 dollaro USA = 44 pesos filippini)
Jessica Zafra