Si è mai ispirato al lavoro di Ennio Morricone, Nino Rota, Giorgio Moroder o altri compositori italiani per qualche film? Può dirci qualcosa su compositori o colonne sonore che le piacciono particolarmente?
Personalmente adoro il lavoro di Ennio Morricone e di Nino Rota e naturalmente conosco benissimo le loro musiche, ma non so se sono stato influenzato da loro.
Le intense melodie di Nino Rota sono veramente interessanti. La nobiltà e la malinconia delle sue colonne sonore per Romeo e Giulietta, Il Padrino e moltissimi altri film sono davvero meravigliose.
Per quel che riguarda Ennio Morricone, la prima volta che ne ho sentito parlare è stato quando ha composto le musiche degli spaghetti western. Pur essendo molto accattivante, ritengo che la sua musica abbia anche una forte base classica. Per poter comporre musica per il cinema credo siano necessari sia il divertimento che il talento e lui li possiede entrambi in buona misura. Lo rispetto molto e adoro la sua colonna sonora per Nuovo Cinema Paradiso.
Lei ha spesso lavorato con Miyazaki Hayao e Kitano Takeshi, i cui film sono molto conosciuti fuori dal Giappone. Il fatto che la sua musica sarà ascoltata da un pubblico straniero ha una qualche influenza sulle sue composizioni? Potrebbe anche descrivere brevemente il suo rapporto con ognuno di questi due registi? È vero che uno è molto esigente per quanto riguarda la colonna sonora mentre l’altro no?
Essenzialmente la mia musica è destinata in gran parte al cinema giapponese, ma quando compongo una colonna sonora cerco costantemente di lavorare a un “livello mondiale”, pensando che il film che contiene le mie musiche sarà visto da un pubblico di tutto il mondo. Ad esempio, mi interessano le reazioni dei musicisti stranieri che guardano il film in merito all’uso che faccio dell’orchestra e degli strumenti. Cerco sempre di creare musica da un punto di vista obiettivo, e mentre compongo tengo in grande considerazione il modo in cui il mondo reagirà a questo punto di vista.
Certo, compongo le musiche di un film dopo averne letto la sceneggiatura, ma se posso rispettare i desideri del regista pur mantenendo una certa distanza dalla sua visione allora sto facendo un buon lavoro. Anche in quel caso, naturalmente, ho bisogno di capire quello che il regista pensa e vuole a partire dai contenuti del film: questo è essenziale. Per cui cerco di comunicare con lui quanto più possibile.
Considero le musiche la parte più romanzata del film. Con questo intendo che nel mondo reale non si sente della musica mentre si parla d’amore o quando si è tristi e si sta piangendo, mentre invece è questo che accade in un film. La musica è la cosa più fasulla di un film di fiction, e quindi è in realtà l’elemento più cinematografico di un film.
Naturalmente, nella colonna sonora di un film c’è la musica “diegetica”, come ad esempio la musica di sottofondo in un bar, e c’è la musica “non diegetica”, vale a dire la cosiddetta “musica del film”. Utilizzando questi due tipi di musica in maniera selettiva, il film stesso diventerà tridimensionale. La migliore musica di un film è quella che esprime in profondità l’intento del film.
Il suo lavoro su Departures (Okuribito) è particolarmente noto al pubblico italiano in quanto il film è stato ben distribuito in Italia dalla Tucker Film, che è collegata all’organizzazione del Far East Film Festival di Udine. Visto che la storia era inconsueta, non le è sembrato particolarmente impegnativo comporre la musica per il film? Come ha gestito tali sfide?
In Departures, il protagonista è un ex violoncellista. Siccome nel film suona il violoncello, ho composto come prima cosa la il tema del film, cosa per me inconsueta. Dal momento che la parola chiave di tutta la storia è “violoncellista”, anche la musica è stata scritta principalmente per un gruppo di violoncelli. Ho basato la colonna sonora soprattutto sul gruppo di violoncelli ma senza alcuna viola o violino (anche se con un po’ di contrabbasso), in modo da poter esprimere i punti di forza e i punti deboli specifici del violoncello, che ha un suono molto assimilabile a quello del canto di una voce umana.
Il film tratta di un argomento e di una cultura molto orientale, che è vedere la salma dopo che è stata truccata. Non si tratta di un blockbuster, ma quando ho iniziato a comporne la musica ero convinto che sarebbe stato di prim’ordine. Così, quando ha vinto l’Oscar come miglior film straniero, ho pensato semplicemente che fosse naturale [ride]. Credo che questo film abbia qualcosa di universale, come l’estetica orientale, che il pubblico straniero può percepire e a cui può reagire.
In termini musicali, ho cercato di mettere insieme l’estetica orientale del film con la forma occidentale del gruppo di archi, e non è stato così difficile. Mi ritengo davvero fortunato per aver potuto creare facilmente la colonna sonora del film senza difficoltà per il mio lavoro di compositore nel suo complesso. È un film che mi piace tantissimo.
Lei finora ha lavorato con cineasti asiatici ma mai in Europa o a Hollywood. Le piacerebbe farlo? Ci sono registi in Italia o altrove, fuori dal Giappone, con cui le piacerebbe lavorare in particolare?
Non ho in mente nessuno nello specifico, ma ovviamente mi piacerebbe lavorare con quelli che sono maggiormente creativi e provano cose nuove. Indipendentemente dal fatto che siano famosi o meno, mi piacerebbe sostenere questo genere di registi e sarei lieto di lavorare con loro.
Ha affermato di ascoltare spesso musica classica per imparare e ispirarsi. Perché la musica classica in particolare? Quali sono i suoi compositori preferiti?
Di recente non solo ho ascoltato musica classica, ma ho anche lavorato attivamente come direttore d’orchestra. Dirigendo la musica di compositori come Beethoven e Šostakovič, posso esaminare la partitura dalla prospettiva del compositore. Posso anche studiare quello che il compositore voleva creare partendo dal mio punto di vista, che è sempre quello di un compositore, mentre dirigo l’orchestra durante le prove o davanti a un pubblico. La musica classica mi influenza in molti modi, come quando devo comporre accordi e gestire strumenti a fiato attraverso l’esperienza reale.
Personalmente scrivo musica minimalista e la dirigo da compositore; per questo ho un atteggiamento da amatore nei confronti della musica contemporanea e creo le opportunità per interpretarla quanto più possibile. Ho la sensazione che sia una missione quella di dirigere e interpretare musica contemporanea.
Personalmente mi piace Brahms, ma mi piace anche il moderno compositore Arvo Pärt e compositori americani innovativi come Nico Myuri e John Adams.
La chiave di accesso alla sua musica per molti ascoltatori è naturalmente il suo lavoro per il cinema, ma ha pubblicato anche CD di musica che non faceva parte di un film. Quale di questi album preferisce? E questo lavoro che non ha nulla a che fare con il cinema le dà forse uno sbocco creativo che la aiuta nella sua attività per il cinema?
Mi ero già occupato di musica minimalista prima di iniziare a comporre musica per il cinema, e la mia base è ancora la musica minimalista. E devo dire che il mio album preferito ad oggi è Minima_Rhythm. Si tratta di un album che è il culmine della musica minimalista da me composta in passato ed è stato registrato in modo superbo con la London Symphony Orchestra, per cui lo adoro.
Il fatto che le mie radici affondino nella musica minimalista ha certamente influenzato la mia musica per il cinema. Per esprimere diverse scene di un film uso ovviamente musica melodiosa ma ho nel contempo diversi approcci di tipo minimalista. In questo senso, in definitiva penso a me stesso come a un minimalista.
Lei è in una fase della sua carriera in cui ha la possibilità di scegliere se accettare o meno un progetto: quali sono i criteri con cui accetta o rifiuta?
Essenzialmente mi considero molto fortunato quando qualcuno mi chiede di lavorare con lui, per cui colgo quante più opportunità posso, se i miei impegni me lo permettono.
Ho il desiderio costante di affrontare nuove sfide, per cui non sono così schizzinoso, anzi, sono molto entusiasta di lavorare a qualcosa di nuovo e cerco di cogliere tutte le opportunità possibili, salvo imprevisti.
Fa questo lavoro da molto tempo. Come si rinnova a livello creativo? È più difficile man mano che il tempo passa o sente di voler continuare a farlo per sempre?
Certo mi piacerebbe continuare a comporre per tutta la vita. Come compositore sono impegnato da diverso tempo con le colonne sonore per il cinema, ma negli ultimi anni ho dedicato maggiori energie a comporre la mia musica, a fare il direttore d’orchestra e a cogliere opportunità di interpretare musica moderna, non i soliti pezzi classici che si ascoltano in ogni concerto di musica classica per attirare quanti più spettatori possibile. Penso anche che sia importante impegnarsi in attività musicali diverse: non solo comporre ma anche creare le opportunità di presentare nuova musica al pubblico.
In questo senso, trovo ogni anno più difficile equilibrare tutte le attività con il fatto di comporre. Ma mi impegno sempre per trovare un equilibrio tra la mia propensione per lo studio e l’energia dedicata a comporre. Cerco di avere esperienze diverse che mi trasmettano nuove idee attraverso diversi generi musicali e cerco di farmi ispirare da diverse forme di pensiero. Penso solo a come continuare su questa strada per tutta la vita.
Mark Schilling