Il restauro di Made in Hong Kong: intervista con Fruit Chan

Il fulcro del programma “Creative Visions: Hong Kong Cinema 1997-2017” al Far East Film Festival di Udine è la prima internazionale del restauro in 4K di Made in Hong Kong di Fruit Chan. Il FEFF ha commissionato il restauro del celebre film di Chan per celebrare il ventesimo anniversario della sua prima proiezione pubblica dopo il trasferimento della sovranità di Hong Kong alla Cina, nel 1997. Il restauro è stato eseguito dal negativo originale, con la supervisione dello stesso regista Chan e del direttore della fotografia O Sing-Pui ed è stato realizzato nel 2017 da L’Immagine Ritrovata, nella sua filiale di Hong Kong e nella sede di Bologna. Abbiamo parlato del progetto con Fruit Chan.


Cosa ha provato quando le hanno comunicato l’intenzione di restaurare Made in Hong Kong?

È iniziato tutto tre anni fa, subito dopo la proiezione di The Midnight After a Udine. Ci dissero che volevano restaurare Made in Hong Kong. Erano anni che desideravo farlo restaurare, ma i costi erano troppo elevati. Quando il Far East Film Festival di Udine ha detto che avrebbe finanziato il restauro, ero davvero entusiasta. Prima di tutto, avevo fiducia nel laboratorio che avrebbero incaricato. Non sono informato sulla qualità dei laboratori di Hong Kong o in Asia, ma questo laboratorio italiano ha una buona reputazione, quindi ero felicissimo e ho detto subito di sì.
Per portare a termine tutto il processo però ci sono voluti tre anni, perché abbiamo dovuto cercare le bobine della colonna audio in tutto il magazzino e capire poi come remixare il tutto. In corso d’opera ci siamo resi conto che mancava qualcosa, ma per fortuna il laboratorio è riuscito a mettere le cose a posto. All’epoca c’erano le bobine con i dialoghi, bobine per gli effetti sonori e bobine per la colonna sonora. Il sonoro del film era il risultato del missaggio tra quei tre tipi di rullo. Oggi non è più necessario e questo semplifica le cose.


Ha dato qualche input durante il processo?

Ero preoccupato che la versione restaurata apparisse troppo perfetta, troppo da alta definizione. A dirla tutta, il film era stato girato utilizzando pellicola scaduta e aveva quindi un aspetto molto grezzo. I colori non corrispondevano, e questa era una precisa caratteristica del film. Ero preoccupato che il film diventasse una cosa diversa, se fosse sembrato troppo pulito, così ho chiesto di mantenere la grana delle immagini e il loro carattere grezzo. Per me era facile da dire, ma non avevo la benché minima idea di come avrebbero fatto.  
Quando ho visto la versione restaurata, sono rimasto molto soddisfatto del risultato finale. Non hanno cercato di ripulire digitalmente il film . Era una replica fedele dell’originale. Sembrava tutto molto bello. L’unico problema era il colore. Non so se fosse una conseguenza del processo di ripristino, ma i colori contrastavano troppo. Naturalmente il contrasto esisteva anche nella versione originale. Le cose sembrano molto blu o molto verdi. Non vedevo il film da parecchio e mi chiedevo se il contrasto fosse davvero così forte venti anni fa.
Quando siamo passati alla fase del colour grading, mi chiedevo se dovessimo tenerlo così com’era. Ma ho pensato che il contrasto era veramente troppo forte. Qualcuno del laboratorio mi ha detto: “Ha chiesto lei di non cambiare troppo”. Tuttavia, ho pensato che fosse un bene modificare qualcosa nel colour grading se questo poteva rendere i colori meno nitidi, così hanno aggiustato le parti in cui il contrasto dei colori era troppo forte. C’era, però, una cosa che non poteva assolutamente essere toccata: una ciocca di capelli. Quei capelli erano come un pugno in un occhio la prima volta che ho visto la stampa del film. Ma poi ho pensato che fosse abbastanza iconico. (Ride) Non ho visto la versione finale del restauro, ma sono sicuro che il laboratorio faccia un buon lavoro. Così ho lasciato il resto a loro.


Che tipo di problematiche avete affrontato durante il processo?

Probabilmente i problemi sono sorti da uno spostamento in magazzino. Generalmente per ogni film ci sono nove o dieci rulli. Questo significa dieci bobine audio, dieci bobine di dialoghi, dieci bobine di effetti sonori e dieci bobine di musica. Per qualche motivo, due bobine del sonoro mancavano. Ero furioso, anche se capisco che queste cose possono succedere.
Ero molto preoccupato per le bobine mancanti, perché non sapevo se il laboratorio sarebbe stato in grado di risolvere il problema. Ma siccome non siamo riusciti a trovare i rulli, non ho avuto altra scelta che chiedere loro di risolvere il problema. Penso che abbiano preso il sonoro dalla versione Betacam, perché quella era la migliore versione possibile del film ultimato [a parte il negativo originale]. La cosa incredibile è che io so che il sonoro su Betacam non è all’altezza di quello su pellicola, eppure non riuscirei a cogliere la differenza [sulla versione restaurata]. Dovrò chiederlo al laboratorio, uno di questi giorni.


La pellicola è rimasta in un magazzino per quasi venti anni. In che condizioni era quando l’avete tirata fuori?

La società di Andy Lau ha un deposito con aria condizionata, quindi il film era a posto. Almeno non aveva tracce di muffa. L’unico problema erano le bobine audio mancanti. La pellicola era a posto – in caso contrario sarebbe stato un bello spavento!


Cosa ha provato quando ha visto la versione restaurata?

Ho pensato che ne era valsa davvero la pena. Il laboratorio ha fatto proprio un ottimo lavoro. È un po’ un peccato che a Hong Kong non ci siano i fondi per restaurare i film indipendenti e che sia stato necessario fare affidamento su finanziamenti stranieri e su un’azienda estera per farlo. Avevo chiesto delle quotazioni in giro, ma era troppo costoso.


Come ci si sente a vedere di nuovo il film dopo vent’anni?

A dire il vero, il film è ancora piuttosto buono! (Ride) Non lo dico soltanto perché è il mio film. Comunque, è questo il motivo per cui ho pensato che questo restauro meritava di essere portato a termine. Non vedevo il film da parecchio tempo, rivedendolo ho capito che meritava di essere restaurato. Col senno di poi, probabilmente avrei finito per restaurarlo comunque. Così, ora sto raccogliendo offerte per fare la stessa operazione anche su Durian Durian e Little Cheung. Penso che costerà un patrimonio, ma ho sviluppato una forma di dipendenza da questa attività di restauro. E poi [Made in Hong Kong] è un classico. Non c’è alcun dubbio su questo. Sembra che io voglia vantarmi per il mio film, ma devo proprio dirlo.  


Sono passati venti anni. Come sono cambiate le cose per lei, come regista?

Mi sono tenuto alla larga dai film mainstream per una decina di anni. È una visione un po’ pessimista, ma il cinema indipendente è destinato ad avere solo un piccolo seguito. Così, a partire da The Midnight After, ho deciso di fare film più commerciali. È difficile sopravvivere facendo solo film indipendenti. Questo è un problema a Hong Kong. Negli Stati Uniti e in altri paesi esiste una scena cinematografica indipendente, ma il mercato di Hong Kong in realtà non lo consente. Ho cercato di tenere duro per dieci anni, ma poi non ho potuto più farlo. L’ecologia [dell’industria cinematografica] di Hong Kong non lo permetteva.
 

Come ha fatto a tenere duro per dieci anni?

Ho continuato a lavorare nel mondo del cinema indipendente fino al 2000 o 2001. Ho smesso perché il mercato del cinema indipendente o d’essai si era ridotto notevolmente. Inoltre, per i film d’essai [hongkonghesi] non c’era nemmeno un mercato internazionale, per non parlare di un mercato locale. Avevo bisogno del mercato estero per sopravvivere, così ho smesso di fare film indipendenti.
Certo, mi piacerebbe girarne di nuovo se ne avessi la possibilità, ma non sarebbe una scelta professionale a lungo termine. Se ci fosse una storia da girare come un piccolo film, lo farei. La cosa buona, quando giravo film indipendenti, era che potevo fare tutto quello che volevo. C’è più libertà. Quando faccio un film commerciale, ci sono troppe considerazioni da fare. Se avessi la possibilità di realizzare uno o due progetti indipendenti, lo farei.


Le mancano i vecchi tempi?

Certo che sì. Ne parliamo continuamente. Era così divertente allora; non avevamo paura di nulla. Facevamo tutto quello che volevamo. A volte mi chiedo se sarebbe possibile rifarlo oggi; ma è difficile perché non sarei mai riuscito a realizzare quei film senza l’aiuto degli amici. E oggi è ancora più difficile, perché molte cose sono cambiate. 
Kevin Ma