Un anno buono: il cinema indonesiano nel 2018

Il 2018 è stato un anno di crescita e di riscontri positivi della critica per il cinema indonesiano. La tendenza generale di un’espansione del mercato cinematografico nell’arcipelago, con l’aumento del numero di sale e di spettatori, ha beneficiato le produzioni locali, con risultati che sono andati al di là delle aspettative. Sul fronte internazionale, produzioni indonesiane hanno partecipato con successo ai festival di Berlino e Venezia, riportando una necessaria e meritata attenzione sulla produzione autoriale del paese.

Per quanto concerne i risultati del botteghino locale, come sempre, è opportuno premettere che non esiste un termometro ufficiale che possa registrare con cristallina certezza gli esiti delle uscite cinematografiche sul territorio indonesiano. Ciononostante, i dati sulla frequentazione dei film locali pubblicati da filmindonesia.or.id, combinando le informazioni fornite dai principali circuiti dell’esercizio e dalle produzioni stesse e dividendo gli incassi approssimati per il prezzo medio annuale dei biglietti, forniscono un’approssimazione che negli ultimi anni permette considerazioni e analisi accettabili sull’andamento del mercato indonesiano. In tal senso, i due elementi portanti che emergono dalla classifica dei primi 15 film più visti sono abbastanza incontestabili: da un lato, Dilan 1990 di Fajar Bustomi si è imposto come il più grande successo del 2018 per il cinema nazionale, con oltre sei milioni di spettatori (quasi il doppio del secondo classificato); dall’altro, il numero di film che hanno superato la soglia “simbolica” del milione di spettatori è passato dagli 11 del 2017 ai 14 del 2018, stabilendo un record assoluto da quando i dati sul mercato indonesiano sono disponibili.

Il successo di Dilan 1990, che si attesta come secondo film più visto del nuovo millennio (e forse di tutti i tempi, dietro solo alla commedia Warkop DKI Reborn: Jangkrik Boss! Part 1 del 2016), ripercorre una formula consolidata per il mercato indonesiano. Si tratta difatti dell’adattamento di un romanzo sentimentale di grande successo, Dilan: Dia adalah Dilanku Tahun 1990 di Pidi Baiq, incentrato sul racconto nostalgico di un amore adolescenziale e vanta nel cast, nel ruolo di Dilan, il cantante Iqbaal Ramadan, ex membro della popolare boy band CJR, affiancato dalla modella Vanesha Prescilla, al suo debutto da protagonista nel cinema. Il pubblico giovanile, in particolare quello femminile, ha risposto al film con una partecipazione forse anche superiore alle attese. Tant’è che ad inizio 2019 è uscito un seguito, Dilan 1991, che ha già superato i cinque milioni di spettatori.

Per il resto, tra gli altri titoli che hanno superato il milione di spettatori, si impone nuovamente lo strabordante dominio dell’horror, guidato dal remake di un classico del brivido indonesiano, Suzzanna: Breathing in the Grave (Suzzanna: Bernapas dalam Kubur) di Sunil Soraya, secondo più grande successo nazionale dell’anno, con oltre tre milioni di spettatori. A seguire troviamo anche Danur 2: Maddah di Awi Suryadi, terzo film indonesiano più visto dell’anno con oltre due milioni e mezzo di spettatori, e poi, con esiti tra uno e due milioni di spettatori, Asih ancora di Awi Suryadi, Jailangkung 2 di Rizal Mantovani e Jose Poernomo, Sabrina di Rocky Soraya, Kuntilanak di Rizal Mantovani e May the Devil Take You (Sebelum Iblis Menjemput) di Timo Tjajhjanto. Come è evidente, seguiti e remake firmati da shooter prolificissimi dominano l’ambito del cinema della paura.

E pure gli altri titoli “milionari” del 2018 rientrano in categorie facilmente identificabili, tra commedie romantiche, come #Friends but Married (#Teman tapi Menikah) di Rako Prijanto, Milly & Mamet: This is not Cinta & Rangga (Milly & Mamet: Ini Bukan Cinta & Rangga) di Ernest Prakasa, Eiffel... I’m in Love 2 di Rizal Mantovani, adattamenti di popolari opere letterarie, come l’ambizioso film d’azione Wiro Sableng: 212 Warrior (Wiro Sableng: Pendekar Kapak Maut Naga Geni 212) di Angga Dwimas Sasongko, il dramma A Man Called Ahok di Putrama Tuta e il già citato #Friends but Married, rivisitazioni di celebri sinetron (le serie televisive indonesiane), come Si Doel the Movie di H. Rano Karno e lo stesso Wiro Sableng, senza contare, anche in quest’altro gruppo l’appeal dei seguiti, come Milly & Mamet e Eiffel... I’m in Love 2.

Se la produzione commerciale ripropone un orizzonte limitato di proposte tutto sommato intercambiabili, il fronte del cinema indipendente ha saputo imporsi a livello internazionale con opere più inattese. In particolare, il cinema indonesiano è tornato nel 2018 in due vetrine di prestigio come la Berlinale e la Mostra del Cinema di Venezia. A Berlino, The Seen and Unseen (Sekala Niskala), secondo lungometraggio di Kamila Andini, ha conquistato il Gran Premio della Giuria Internazionale della sezione Generation Kplus, dando un segnale incoraggiante per il nuovo cinema al femminile nell’arcipelago, proprio nello stesso anno in cui Marlina di Mouly Surya ha ricevuto il Citra Award (l’Oscar indonesiano) come miglior film. E alla Mostra di Venezia, il ritorno di forma del Maestro del cinema d’autore indonesiano Garin Nugroho con Memories of My Body (Kucumbu Tubuh Indahku) ha portato sul proscenio internazionale un coraggioso racconto a tematica LGBT sullo sfondo del contesto delle arti performative tradizionali. Due opere di grande rilievo che propongono un barlume di diversità contrapposto ad un panorama dominato dall’assenza di originalità e di prese di rischio.
Paolo Bertolin