Adattamento graduale: l’effetto del coronavirus sull’industria del cinema di Hong Kong

Il coronavirus ha colpito pesantemente l’industria cinematografica e i cinema di Hong Kong, a partire dalla fine di gennaio. Il primo caso di coronavirus in città è stato confermato pochi giorni prima del Capodanno Lunare, che per la distribuzione è il periodo più redditizio dell’anno. Il pubblico è rimasto a casa e di conseguenza il botteghino del Capodanno è calato di oltre il 30%, passando da 61,47 milioni di dollari hongkonghesi nel 2019 a 42,89 milioni nel 2020.

Il virus si è diffuso in tutto l’Estremo Oriente in febbraio e ha avuto ripercussioni sui viaggi, poiché le compagnie aeree hanno tagliato i voli tra Asia e altre parti del mondo. Il governo di Hong Kong ha chiuso tutte le sedi culturali dopo le vacanze del Capodanno Lunare, raccomandando il distanziamento sociale. Ma le sale cinematografiche sono rimaste aperte. Comunque, ci sono stati molti cambiamenti. L’Hong Kong International Film Festival è stato posticipato da marzo all’estate e il Filmart, il mercato cinematografico annuale, insieme all’Hong Kong-Asia Film Financing Forum, si è spostato da marzo a fine agosto.
La cerimonia di premiazione degli Hong Kong Film Awards è stata spostata da aprile a maggio ed è stata organizzata senza prevedere la presenza del pubblico. Sono state cancellate tutte le cene annuali delle associazioni dell’industria cinematografica e i premi saranno annunciati online. La consegna vera e propria dei premi è stata riprogrammata per la fine dell’anno, quando si spera che l’epidemia si sarà attenuata.

Il coronavirus si è diffuso in tutta Europa in febbraio, mentre negli Stati Uniti l’epidemia è iniziata in marzo. L’industria cinematografica mondiale è stata colpita duramente e gli studios di Hollywood hanno riprogrammato le uscite di tutti i loro film: molte di esse sono state rinviate da marzo a maggio e i mercati asiatici, tra cui Hong Kong, hanno fatto lo stesso.
A Hong Kong è stata rinviata la distribuzione anche di molti film locali considerati favoriti per gli Hong Kong Film Awards, ma alcuni film indipendenti e alcune produzioni a basso budget, che in tempi normali non avrebbero trovato spazio in sala, hanno potuto sfruttare la carenza di offerta e sono stati utilizzati per colmare le lacune nella programmazione.

Gli esercenti di Hong Kong hanno deciso di non chiudere a febbraio, dopo aver effettuato una valutazione economica realistica della situazione. In assenza di direttive governative, la chiusura delle sale avrebbe determinato problemi per il pagamento degli affitti ai proprietari e inadempienze contrattuali con i distributori. A fine marzo però il botteghino giornaliero è calato da quasi tre milioni di HK$ al giorno durante il fine settimana a solo un decimo degli incassi medi dei giorni feriali, per cui i cinema hanno dovuto inventarsi un modo per sopravvivere.

Per cercare di incentivare la partecipazione del pubblico gli esercenti hanno rafforzato le misure igieniche, prevedendo l’obbligo per gli spettatori di indossare la mascherina all’interno delle sale, la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso e un intervallo maggiore tra le proiezioni per consentire la pulizia a fondo della sala. Data la scarsa affluenza alle proiezioni, la maggior parte dei cinema ha potuto vendere posti situati in file alternate o bloccare metà dei posti disponibili, in modo da aumentare la distanza tra gli spettatori.
Poiché i distributori hanno spostato le date di uscita all’ultima parte dell’anno, o addirittura all’anno prossimo, i cinema hanno dovuto trovare altri film per riempire il programma. Alcuni circuiti hanno iniziato a proiettare film classici, mentre altri si sono rivolti a produzioni di basso livello che di solito non hanno la possibilità di uscire in sala.
Un ottimo esempio di quest’ultima categoria è il decimo film di Dennis Law, Nights of a Shemale: A Mad Man Trilogy 1/3, un’opera vietata ai minori che a metà febbraio ha avuto solo cinque proiezioni, ma che in marzo è rimasta in programmazione per tre settimane in due sale.

La vendita di snack costituisce una delle principali fonti di reddito per i cinema, ma l’obbligo per il pubblico di indossare le mascherine ha ridotto l’incentivo a comprare spuntini e bevande, per via del maggior rischio di contagio cui si è esposti con la rimozione delle mascherine. Gli esercenti hanno quindi dovuto inventarsi dei modi alternativi per guadagnare: le sale hanno introdotto l’opzione del cibo da asporto per i venditori di snack, preparato pasti per gli impiegati a pranzo, e persino collaborato con piattaforme online per la consegna di cibo a domicilio.

A seguito dell'aumento del numero di casi confermati di coronavirus a Hong Kong, alla fine il governo ha annunciato che il 28 marzo le sale cinematografiche avrebbero dovuto chiudere i battenti.
Ryan Law