Il 2019 è stato un anno di consolidamento per l’industria cinematografica indonesiana, sul solco di tendenze di crescita registrate nel 2018. Ad inizio 2020, si poteva però già percepire una flessione o ristagno, prima che l’emergenza Covid-19 congelasse il mercato cinematografico, come nel resto del mondo.
Grazie all’ingresso nel settore dell’esercizio indonesiano di capitali stranieri, prevalentemente coreani, in sinergia con operatori locali, già negli ultimi anni si è potuta riscontrare una forte spinta all’apertura di nuove sale, con un esponenziale aumento di schermi e posti a sedere. Un allargamento del parco sale è sovente connesso all’avanzamento del modello della sala cinematografica come parte dei servizi di intrattenimento offerti dai centri commerciali. Un fenomeno che ha permesso al cinema di espandersi sul frastagliato territorio dell’arcipelago indonesiano, acquisendo nuovo pubblico anche in aree che da tempo non conoscevano più la fruizione dello spettacolo cinematografico in sala.
In parallelo, si è verificato un inevitabile aumento di spettatori e incassi, che ha portato il prodotto nazionale a conoscere crescenti risultati positivi. Nel 2019 ben 15 film hanno superato la soglia del milione di spettatori, con cinque che hanno raggiunto il traguardo dei due milioni e con il campione dell’anno, Dilan 1991, ben piazzato sopra i cinque milioni di biglietti venduti.
In questo contesto, anche le caratteristiche della produzione e la risposta del pubblico si sono allineate a tendenze globali. L’ambizione produttiva e la qualità tecnica del prodotto indonesiano hanno conosciuto una svolta che si è accompagnata al consolidarsi di formule di successo garantito: da un lato, la produzione seriale, dall’altro, l’adattamento o il remake di storie e personaggi pre-esistenti. Un binomio perfettamente incarnato dal campione d’incassi 2019, Dilan 1991, fumettone romantico che è il seguito del successone del 2018 Dilan 1990, codiretto da Pidi Baik (in squadra con Fajar Bustoni), autore della trilogia letteraria sul leader di una banda di motociclisti nella Bandung dei primi anni Novanta. Da segnalare come nello scorcio di 2020 in cui i cinema indonesiani erano ancora operativi, il terzo capitolo della saga, Milea: Suara dari Dilan, uscito come i precedenti nel mese di febbraio, attorno alle celebrazioni di San Valentino, si era imposto come maggior incasso dell’anno, anche se con esiti nettamente decrescenti pari a “solo” tre milioni di spettatori.
Per il resto, tra i primi dieci film nazionali più visti dal pubblico indonesiano, si possono annoverare altri quattro seguiti (Danur 3, Habibie & Ainun 3, My Stupid Boss 2 di Upi Avianto, Kuntilanak 2) e tre trasposizioni cinematografiche di storie o personaggi di origine letteraria, romanzesca o fumettistica (Imperfect: Karier, Cinta & Timbangan, Keluarga Cemara e Gundala di Joko Anwar). In tale contesto, si smarcano inevitabilmente la due produzioni basate su sceneggiature originali, il terzo successo dell’anno, con oltre 2.500.000 di spettatori, Dua Garis Biru (t.l. “Due strisce blu”) di Ginatri S. Noer, che tocca il tema delicato della gravidanza in età adolescenziale, e il settimo piazzato con quasi 1.800.000 spettatori, l’affascinante horror Impetigore (Perempuan Tanah Jahanam) di Joko Anwar. Quest’ultimo, a sorpresa, ha surclassato l’altro parto del 2019 di Joko Anwar, uscito giusto un mese e mezzo prima, a fine agosto: l’attesissimo e lanciatissimo film su un supereroe del fumetto locale Gundala, infatti, si è fermato sotto 1.700.000 spettatori, classificandosi decimo tra gli incassi nazionali dell’anno.
Fuori dai primi dieci, all’undicesimo posto, si è fermata l’altra grande produzione che non ha mantenuto le attese, Bumi Manusia, adattamento del più celebrato romanzo del grande scrittore Pramoedya Ananta Toer, un travagliato progetto passato negli anni per le mani dei più apprezzati autori del paese, da Garin Nugroho a Riri Riza, e approdato alla cura dell’affidabile e prolifico Hanung Bramantyo – che nel 2019 ha fatto meglio con il quinto successo nazionale dell’anno, Habibie & Ainun 3, terzo capitolo del romanzo d’amore tra il terzo Presidente della Repubblica indonesiana BJ Habibie e la moglie Ainun.
Sul fronte dei riconoscimenti artistici nazionali, la confraternita del cinema indonesiano ha lanciato un segnale progressista di notevole rilevanza nel contesto di un paese che fa i conti con ondate montanti di radicalismo islamico. Memories of My Body (Kucumbu Tubuh Indahku), il film di Garin Nugroho sulla vita del danzatore e coreografo Rianto, dopo la prima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia 2018 e la vittoria della Mongolfiera d’Oro al Festival dei Tre Continenti di Nantes, ha ottenuto il visto di censura ed è uscito lo scorso aprile. Alcune province conservatrici lo hanno comunque messo al bando, a causa dei suoi contenuti omoerotici. Nonostante la controversia, in autunno Memories of My Body è stato scelto come rappresentante dell’Indonesia nella corsa all’Oscar per il miglior film internazionale. E ancor più a sorpresa, a fine anno, ha trionfato al Festival Film Indonesia, vincendo ben otto premi Citra, gli Oscar indonesiani, inclusi i trofei come miglior film e miglior regista – la prima vittoria nella carriera trentennale di Nugroho.
C’è da augurarsi che, dopo la pausa imposta dalla pandemia del Covid-19, il cinema dell’Indonesia possa riprendere il suo percorso proprio da questa situazione vitale e contraddittoria, tra formule rassicuranti e spinte in avanti che riflettono sulla complessità della vita della sua gente.
Paolo Bertolin