Una questione di qualità: il cinema taiwanese nel 2019/20

Nell’arco del 2019 il cinema taiwanese, nonostante un meno 12% di ricavi rispetto all’anno precedente, non ha mostrato cedimenti di qualità, continuando a raccontare storie coinvolgenti sostenute da una realizzazione tecnica in costante miglioramento. Lavori come A Sun, Detention e We Are Champions hanno aperto nuove prospettive rispettivamente nel dramma familiare, nel thriller/horror e nello sport motivazionale, tanto da poter essere considerati i lavori più rappresentativi dell’anno. Peraltro tutti e tre prodotti da donne, a dimostrare la loro importanza nel cinema formosano.

Il 2019 si è aperto negativamente, con scarsi risultati di pubblico sotto il Capodanno Lunare. Tra le tre pellicole che si contendevano il trono del blockbuster di primavera, cioè Han Dan, Big Three Dragons e It’s a Mad, Mad, Mad, Mad Show, solo la prima ha avuto un riscontro passabile al botteghino.
Ispirato dalla tradizione locale del “bombardamento di Han Dan”, una festa popolare dove si cerca l’espiazione fisica in un’esplosione di petardi, Han Dan è certamente un’opera originale per ispirazione, ma piatta dal punto di vista dei personaggi, e gli incassi per 50 milioni di dollari taiwanesi di certo non tengono testa alle cifre molto più alte dei precedenti successi di Capodanno. 

D’altra parte la commedia Big Three Dragons, appositamente programmata per uscire sotto le feste, presenta sì un cast d’eccezione, peccato che la trama frammentaria – basata sulle partite di mahjong tipiche del periodo festivo –  non abbia attirato pubblico a sufficienza. 
It’s a Mad, Mad, Mad, Mad Show è un adattamento del musical di successo Crazy TV e si può indubbiamente considerare un raro tentativo di innovare in un mercato dominato dalle commedie locali, anche se il tema della nostalgia per i programmi televisivi anni Novanta aveva poche possibilità di catturare l’interesse delle nuove generazioni. 

Un’opera che invece ha saputo aprire nuovi percorsi nel genere comico è stata The Gangs, the Oscars, and the Walking Dead, uscito nel periodo autunnale. The Gangs…, un mix di zombie e humor nero, parla di una banda criminale che si intromette nella produzione di un film, scatenando una serie di incidenti. Il regista Kao Pin-chuan, nonostante il budget limitato, mette a nudo passioni e frustrazioni di chi lavora nel cinema grazie alle performance di un grande cast che include Roy Chiu, Huang Di-yang, Lung Shao-hua e Yao Yi-ti. Le tematiche transgender della pellicola contribuiscono a plasmare un’assurda commedia dal tipico sapore formosano.

Fall in Love at First Kiss, uscito sotto San Valentino, è un nuovo lavoro della regista Frankie Chen a 4 anni di distanza dall’enorme successo di Our Times. L’opera si ispira al conosciutissimo manga giapponese Itazura na Kiss, già adattato negli idol drama taiwanesi It Started with a Kiss e They Kiss Again, e sicuramente è stata offuscata dalla notorietà dell’originale. Di fatto, i preconcetti del pubblico sulla caratterizzazione e sulla trama ne hanno frenato il successo a Taiwan, mentre nella Cina continentale il responso nelle sale è stato migliore.

A partire da You Are the Apple of My Eye del 2011, con tutti i suoi epigoni usciti negli anni seguenti, i “film da campus scolastico” sono ormai diventati il punto di forza del cinema taiwanese e il 2019 non è stato da meno, grazie al summenzionato Fall in Love… ma anche a Stand by Me. Quest’ultimo, diretto da Lai Meng-jie e adattato dalla novella Pace Runner dello scrittore Song Xiaojun, ha un cast formato da Mason Lee, Shao Yu-wei e Tsai Jui-hsueh. A parte i consueti elementi di comicità e sentimentalismo, l’originalità si riscontra nel triangolo amoroso legato al concetto della lepre, “l’angelo custode” che segue i maratoneti durante la corsa, grazie a cui l’opera ha ottenuto una nomination ai Golden Horse Awards per la migliore sceneggiatura adattata.

Sempre in tema di amori giovanili, We Are Champions è una pellicola motivazionale basata sulla competizione sportiva, in particolare sul campionato di pallacanestro taiwanese HBL. Si tratta di una produzione di livello superiore sia per ampiezza e varietà delle location che per realizzazione tecnica, una sapiente unione di forza emotiva e ritmo d’azione, che porta ulteriore prestigio alle pellicole taiwanesi sugli sport giovanili.

We Are Champions è il frutto di una nuova collaborazione tra il cineasta Chang Jung-chi e la produttrice Rachel Chen, che fa seguito a Touch of the Light del 2012. Il motivo dietro alla scelta della tematica è legato ai documentari sportivi girati dal giovane Chang, il quale già prima di Touch of the Light si era interessato alle storie ormonali e adrenaliniche, pregne di slancio adolescenziale, della lega di basket.
Alla fine del 2012, selezionato dalla piattaforma Golden Horse Film Project Promotion con il progetto We Are Champions, Chang Jung-chi aveva svolto ulteriori indagini sul campo, continuando a discutere e modificare la sceneggiatura con lo sceneggiatore Tsai Kun-lin, per concentrarsi infine sull’attrito familiare e sullo spirito di competizione tra due fratelli che frequentano la stessa scuola di pallacanestro.

Per rappresentare con realismo il duro allenamento dei giovani sul campo, We Are Champions necessitava di interpreti in possesso non solo di un aspetto compatibile con l’età di un liceale, ma anche di una certa abilità nel palleggio. È proprio così che i due attori protagonisti, Fandy Fan e Berant Zhu, sono stati selezionati tra i 2.000 partecipanti ai provini, tanto che il primo è stato addirittura premiato con il Golden Horse Award per il miglior attore esordiente grazie alla sua recitazione fresca e naturale.
Le tattiche di gioco sul campo attentamente pianificate da allenatori professionisti, i movimenti degli attori coordinati alla perfezione dal direttore della fotografia, tutto ci consegna una pellicola sportiva ricca di precisione, realismo e tensione drammatica.

Un’altra opera con ambientazione liceale, ma di genere completamente diverso, è Detention. Il film, adattato dall’omonimo videogioco campione di vendite, ci trasporta direttamente negli anni Sessanta in un mondo tanto orrorifico quanto fantastico, in un racconto che pur rivisitando il periodo storico taiwanese del terrore bianco, si esprime con un linguaggio cinematografico molto moderno. Considerate le accese discussioni che il film ha scatenato tra gli spettatori, non sorprendono gli ingenti ricavi per 260 milioni di NT$, che l’hanno incoronato campione al box office di Taiwan nel 2019.

Detention è nato come gioco d’avventura di genere horror, vivendo un periodo di popolarità all'inizio del 2017. Il videogioco parla di due compagni di scuola che cercano di fuggire da un edificio scolastico, rivelando gradualmente la verità dietro al loro intrappolamento. A sfruttare la popolarità e la potenza narrativa del videogioco sono state le produttrici Lee Lieh e Aileen Li, che hanno coinvolto il regista John Hsu. Il risultato, dopo due anni e mezzo di preparazione, è il primo lungometraggio taiwanese adattato da un videogioco.

Nella versione videoludica, Detention era una produzione incentrata sulla narrazione, ricca di simboli e luoghi dal forte sapore cinematografico, pertanto i vari ruoli, la trama e le memorabili location erano già note prima della trasposizione su grande schermo; la versione filmica mantiene questi elementi di base ma ammorbidisce gli aspetti folcloristici e religiosi dell’originale per concentrarsi sul rapporto tra i protagonisti, interpretati da Gingle Wang, Tseng Chin-hua e Fu Meng-po, che si evolverà in una spirale di terrore crescente. Vale la pena menzionare anche l’abbondante uso degli effetti speciali, visivi e sonori, che ci immergono nell’atmosfera soffocante dell’epoca, pompando al massimo il livello di straniamento provato dallo spettatore.

Alla regia troviamo l’esordiente John Hsu, già da tempo accanito videogamer e quindi con tutte le carte in regola per trasformare le caratteristiche di Detention in un film di successo. Film che difatti è stato premiato con ben cinque statuine ai Golden Horse Awards: miglior regista esordiente, miglior sceneggiatura adattata, miglior direzione artistica, migliori effetti visivi e miglior canzone originale.
Da quando i Golden Horse Awards nel 1996 hanno allargato la partecipazione ai film in lingua cinese prodotti fuori dall’isola, per la prima volta nel 2019 si è verificata l’assenza in massa della Cina continentale, inclusi molti film di Hong Kong che erano coproduzioni con la Cina. Nonostante ciò, la qualità delle opere presentate non è stata inferiore agli anni precedenti: il premio al miglior lungometraggio è andato ad A Sun, per la regia di Chung Mong-hong, un’opera che aggiunge aspetti di tenerezza al sarcasmo freddo e brutale a cui ci aveva abituato il cineasta. La sua analisi delle problematiche e delle complesse relazioni tra parenti è indubbiamente un arricchimento per i film incentrati sull’etica dei rapporti familiari.

A Sun ci presenta una famiglia di quattro persone caratterizzata da legami conflittuali e segreti inconfessati. Il padre fa l’istruttore di scuola guida, la madre è parrucchiera, il figlio maggiore è un liceale che ritenta l’esame di ammissione all’università, mentre l’altro figlio è un giovane sbandato che finisce in riformatorio. Chung Mong-hong ricopre i ruoli di sceneggiatore, regista e fotografo, controllando con maestria lo stile narrativo e visuale dell’intero film.
A Sun, tra le realizzazioni di Chung, è quella con il maggior numero di protagonisti, peraltro tutti con ruoli importanti le cui interazioni sono il cardine che sostiene l’intero impianto narrativo, e per questo motivo il regista ha lavorato con attenzione alla selezione degli attori, cominciando a valutare le opzioni addirittura sin dalla sua produzione precedente, Xiao Mei. Infatti, tra i protagonisti di A Sun, oltre a Greg Hsu, ritroviamo proprio Chen Yi-wen, Ko Shu-chin, Wu Chien-ho e Liu Kuan-ting che ci avevano consegnato ottime performance in Xiao Mei.

È stata proprio questa scelta accurata degli interpreti a garantire il successo del suo ultimo film. Le nomination ottenute dalla pellicola in occasione dei Golden Horse Awards coprono tutte le quattro categorie di recitazione; in particolare Chen Yi-wen, il padre meschino e irascibile, e Liu Kuan-ting, nel ruolo di un piccolo malvivente, hanno vinto i premi per miglior attore protagonista e non protagonista proprio grazie alla vivida interpretazione della complicata psicologia umana.

I tre registi di A Sun, Detention e We Are Champions ci hanno sì consegnato performance eccellenti, ma dietro alla produzione delle loro opere troviamo solo donne: Yeh Jufeng, Tseng Shao-chien, Lee Lieh, Aileen Li e Rachel Chen, sono infatti personalità femminili di spicco nel cinema di Taiwan.
Rachel Chen, che ha prodotto We Are Champions, nasce come addetta alla comunicazione per poi passare al mondo del cinema. In passato è stata direttrice generale di Jet Tone Films Taiwan, fondando nel 2011 la Touch of Light Films Ltd., con la quale l’anno successivo ha prodotto Touch of the Light, opera prima dall’ottimo riscontro di pubblico e critica. Nel 2016 il secondo lavoro della casa, My Egg Boy, per la regia di Fu Tien-yu con Ariel Lin e Rhydian Vaughan. 

Dopo ben sette anni di preparativi arriva We Are Champions, sostenuto da un budget di 80 milioni di NT$. Le scene delle partite per strada diventano incontri in palestra, per poi entrare nei palazzetti e infine nell’enorme Taipei Arena: nonostante le location di dimensioni sempre più impressionanti, la qualità di ripresa e di post-produzione rimane sempre altissima, dimostrando l’abilità indiscussa del team di produzione.
Dietro ad A Sun vi è invece Yeh Jufeng, personaggio dall’esperienza quasi trentennale che ha collaborato con artisti internazionali come Tsai Ming-liang e John Woo. Yeh al momento dirige il reparto produzione di Mandarin Vision ed è esperta nello sviluppo di prodotti televisivi e cinematografici, nella gestione del budget e nella supervisione generale. Nel 2013, in occasione dei Golden Horse Awards ha anche ricevuto il prestigioso riconoscimento di Outstanding Taiwanese Filmmaker of the Year. 

Oltre a produzioni degne di nota quali Girlfriend Boyfriend, Zone Pro Site e Our Times, dal 2013 ha dato il via a una collaborazione con il regista Chung Mong-hong che ci ha consegnato Soul, Godspeed e appunto A Sun. L’altra produttrice Tseng Shao-chien, docente di storia dell’arte, è la moglie di Chung e ha preso parte a ogni film del marito sin dal suo esordio Parking, tanto che possiamo considerarla una delle forze trainanti dietro alle sue pellicole.

Anche Lee Lieh e Aileen Li, produttrici di Detention, possiedono una vasta esperienza in campo cinematografico. La prima ha iniziato come attrice, fondando nel 2007 la 1 Production con la quale ha fatto uscire Orz Boys, opera d’esordio ben apprezzata da critica e pubblico, ma anche i successivi Monga, Jump Ashin! e Zone Pro Site hanno mantenuto alta l’asticella. 
Aileen Li ha invece ottenuto una certa notorietà nel 2003 per aver prodotto Formula 17, commedia romantica a tematica gay, che al tempo ebbe un inaspettato riscontro al botteghino. Particolarmente abile nel creare collaborazioni internazionali, Aileen ci ha consegnato un’ampia varietà di opere che includono la commedia fantastica When a Wolf Falls in Love with a Sheep, i film d’azione Black and White: The Dawn of Assault, e il disaster movie epico The Crossing.

Quando nel 2017 Detention era all’inizio delle riprese, nonostante il periodo di crisi attraversato al tempo dal cinema taiwanese, Lee Lieh e Aileen Li non tagliarono il budget, ma anzi cercarono fondi fino a raggiungere un totale di quasi 100 milioni di NT$. È stata proprio la loro ampiezza di vedute e la loro fiducia in una produzione al 100% taiwanese a consegnarci quest’ultimo grande successo cinematografico del 2019.

All’inizio del 2020, la situazione sanitaria legata all’epidemia di coronavirus ha purtroppo avuto un impatto negativo sull’affluenza alle sale, con un calo rispetto alle previsioni del 30% e 40% rispettivamente durante il Capodanno Lunare e la festa locale del 28 febbraio. L’horror The Bridge Curse, un’altra produzione di ambientazione scolastica, ha tuttavia ricevuto buoni riscontri, con un ricavo al botteghino di 23 milioni di NT$ solo nella prima settimana. Un risultato che conferma il grande potenziale commerciale di questo genere.
Hsiang Yi-fei