Celebrare il patrimonio di Hong Kong

L’Hong Kong Film Archive celebra i 20 anni di presenza nella sua sede di Sai Wan Ho raccontando le storie dei film che ha contribuito a riportare in vita in festival come il FEFF.

Quando si dice alle persone che gestiscono l’Hong Kong Film Archive (HKFA) che sono una specie di Indiana Jones del mondo del cinema, ridono tutti.

Eppure un fondo di verità c’è: l’operato dell’HKFA consiste anche nel setacciare il pianeta alla ricerca di tesori nascosti o perduti.

Quest’anno, l’HKFA festeggia i 20 anni dal trasferimento nella sede di Sai Wan Ho con una retrospettiva – “Treasure Hunt Stories” (“Storie di caccia al tesoro”) – composta da 36 classici del cinema hongkonghese che sono stati ritrovati e restaurati in tutto il loro splendore negli ultimi 20 anni. 

Un ottimo esempio della natura entusiasmante di questo lavoro è il racconto di un viaggio che la squadra dell’HKFA ha fatto a San Francisco nel 2012. La conoscenza fortuita di Jack Lee Fong, fondatore del celebre Palace Theatre di San Francisco, li ha portati fino a uno scantinato buio.

Priscilla Chan, assistente curatrice (alla programmazione) presso l’HKFA, ripercorre la vicenda.

“Siamo entrati e abbiamo pensato ‘Wow, è fantastico!’” ricorda Chan. “C’erano più di 20 film, tutte pellicole in nitrato. Era proprio come trovare un tesoro perduto; come quando un bambino entra in un negozio di giocattoli. Ci siamo sentiti dei privilegiati ad avere una tale fortuna”.

L’archivio si trova a Sai Wan Ho, un quartiere di Hong Kong dove in passato sorgeva il molo dedicato alle piantagioni di canna da zucchero locali. I visitatori possono arrivarci facilmente con la Mass Transit Railway (MTR), la metropolitana locale – e vale davvero la pena di andarci, sia per assistere a una delle normali proiezioni (spesso con relatori ospiti) che per vedere l’ultima mostra allestita.

Per chi a Hong Kong non riesce a venirci, nel corso degli anni festival come il FEFF hanno costituto per questi classici un palcoscenico internazionale; e le collaborazioni con l’HKFA hanno permesso di farli conoscere a intere generazioni di amanti del cinema.

“Il FEFF ha iniziato proprio esaminando a fondo il cinema di Hong Kong e l’Hong Kong Film Archive è sempre stato pronto ad aiutarci ad approfondire la storia della città”, afferma la presidente del FEFF, Sabrina Baracetti. “I film che l’HKFA ha acquisito hanno preso vita sui nostri schermi e hanno deliziato generazioni di spettatori del FEFF. È stato un onore lavorare con loro in passato e non vediamo l’ora di proseguire con nuove collaborazioni”.

La programmazione di film dell’HKFA al FEFF è stata resa possibile da quei critici, accademici e programmatori esperti che ne fanno o ne hanno fatto parte, come Law Kar, Sam Ho e Kiki Fung. È stato grazie a queste collaborazioni che il pubblico del FEFF ha potuto ammirare delle perle come il capolavoro musicale di Wong Tin-lam The Wild, Wild Rose (1960), con Grace Chang, proprio nel modo in cui dovrebbero essere visti: sul grande schermo.

In occasione di una recente visita alla sede dell’HKFA, al numero 50 di Lei King Road, si sono riuniti Rowena Tsang, che dirige l’archivio, Priscilla Chan e Koven Lo, assistente curatore (alla conservazione). 

La storia dell’HKFA inizia circa dieci anni prima che venisse individuata una sede, quando iniziò a farsi strada l’idea che la città avesse bisogno di un luogo per restaurare, conservare e celebrare il suo ricco passato cinematografico. 

L’allora Consiglio Cittadino, che sovrintendeva alla vita culturale della città, aveva iniziato a studiare come rintracciare vecchi film di Hong Kong, molti dei quali erano scomparsi dalla circolazione e probabilmente avrebbero avuto bisogno di un lungo lavoro di recupero, considerata la natura notoriamente instabile delle vecchie pellicole a base di nitrato. Nel corso di una visita ai Rank Film Laboratories, durante un viaggio a Londra nel 1992, venne fuori che il laboratorio aveva scovato alcuni rulli di pellicola in cinese. Tra le altre scoperte, c’era una copia di The Orphan (1960), interpretato da un diciottenne Bruce Lee: il film è diventato la prima acquisizione del nascente HKFA.

“L’archivio è nato per l’importanza che riveste il cinema hongkonghese per la cultura locale”, spiega Tsang. “A causa del deterioramento delle pellicole, c’era l’urgente necessità di restaurarli e di trovare uno spazio adeguato per la loro conservazione. Per preservare al meglio il nostro patrimonio cinematografico, nel 1993 abbiamo creato un ufficio progettazione e abbiamo avuto la fortuna di trovare una sede qui, nel 2001. Ci dedichiamo alla salvaguardia dei film di Hong Kong”.

La retrospettiva di quest’anno, “Treasure-Hunt Stories”, durerà fino al 31 dicembre ed è stata ideata con lo scopo di far conoscere i film che l’HKFA ha trovato e di coinvolgere il pubblico nelle storie legate al loro ritrovamento; sono racconti che spesso sembrano di per sé la sceneggiatura di un film.

C’è per esempio la storia del classico del periodo bellico Eight Hundred Heroes (1938), diretto da Ying Yunwei e donato da Dolores Wang; film che il suo defunto padre Daniel Wang aveva tenuto nascosto ai soldati giapponesi durante la guerra, correndo probabilmente un grandissimo rischio personale. 

Una volta dei rappresentanti dell’HKFA andarono a San Francisco a visitare la casa avita della famiglia Wu, proprietaria del famoso World Theatre, attivo dal 1909 alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso. Una volta arrivati, quelli dell’HKFA si stupirono di trovare il seminterrato pieno di vecchi classici degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, incluso Lady Bond (1966), diretto da Mok Hong-see e interpretato dalla grande Connie Chan Po-chu.

“Noi speriamo sempre”, dice Tsang. “Pensiamo sempre che forse domani accadrà un miracolo”.

Oggi ci sono centinaia di film conservati presso l’HKFA, dove una squadra di restauratori lavora diligentemente e instancabilmente, cercando di arginare il passare del tempo. Prima devono rintracciare i film, poi devono restaurarli e conservarli – e il recente passaggio alla tecnologia digitale garantisce il salvataggio di alcune delle opere migliori della storia del cinema di Hong Kong.

“Il restauro dei vecchi film è una sfida”, afferma Lo. “A causa del clima torrido e delle condizioni a Hong Kong, la maggior parte di essi arriva qui in pessime condizioni, vittima dell’ingiuria del tempo. Alcuni sono stati tagliati. Prima di tutto bisogna arrestarne il deterioramento, poi si possono immagazzinare e ci si può dedicare alla loro conservazione. Negli ultimi anni li abbiamo digitalizzati, in modo da poterli condividere con il pubblico di Hong Kong e con le generazioni future”.

Tra i classici che l’HKFA ha contribuito a riportare in vita nel corso degli anni figurano Confucius (1940), una chicca diretta da Fei Mu che si riteneva perduta, e Colorful Youth (1966) di Yun Ho – entrambi proiettati all’interno del programma “Treasure-Hunt Stories”.

L’HKFA va alla ricerca anche di cimeli cinematografici e manufatti associati. Tra le celebrazioni per il 20° anniversario dell’HKFA è stata allestita anche una mostra tratta dalla storia del famoso Tai Ping Theatre, che ha ospitato proiezioni dagli anni Trenta al 1981. Al piano superiore della sede dell’HKFA ci sono anche una biblioteca e un centro risorse che si è rivelato una manna dal cielo per i cineasti e per gli studiosi della storia del cinema cinese.

Tsang ritiene che altre sfide attendano l’HKFA: è necessario incrementare il coinvolgimento delle scuole locali, attraverso proiezioni e conferenze sulla storia e su ciò che avviene dietro la macchina da presa; e adoperarsi per aumentare le assunzioni. L’HKFA deve trovare collaboratori in tutti gli ambiti, dal restauro alla ricerca, dalla programmazione alla traduzione.

Sono passati 20 anni da quando l’HKFA ha aperto i battenti a Sai Wan Ho, ma la ricerca di film continua.

“Cerchiamo sempre di contattare chi ha collezioni di film”, dice Tsang. “Continuiamo a cercare film e altri materiali in modo da preservare il patrimonio cinematografico di Hong Kong”.
Mathew Scott