Film e politica: il cinema filippino nel 2020

L’affermazione di Parasite alla 92° edizione degli Academy Awards ha confermato il valore del cinema e ha dimostrato come un’istituzione come gli Oscar possa risollevare le sorti di una tradizione cinematografica trascurata. Erano tutti euforici, esaltati dal fatto che un film sudcoreano avesse battuto opere firmate da giganti come Martin Scorsese e Quentin Tarantino. Nel giro di poche settimane però, quando nell’intero pianeta le città hanno iniziato a chiudere tutto a causa di una pandemia globale, la totalità dell’industria cinematografica, considerata un settore non essenziale, sembrava sul punto di scomparire e, almeno nelle Filippine, abbandonata apparentemente a se stessa. 

Prima che iniziasse il più lungo lockdown che il mondo ricordi, il 15 marzo 2020, erano usciti in sala almeno 14 titoli. Il 20 marzo 2020 un collettivo di registi ha dato vita al Lockdown Cinema Club, un’attività privata avviata a supporto dei lavoratori più deboli dell’industria cinematografica locale (macchinisti, microfonisti, ecc.). Il Lockdown Cinema Club permetteva agli utenti di guardare tutti i cortometraggi che desideravano (messi a disposizione dai registi), e che comprendevano anche opere provenienti da Malaysia, Singapore e Thailandia, in cambio di un’offerta libera. Il club è riuscito a raccogliere donazioni per 4.701.036 ₱ (pesos filippini), che sono stati distribuiti a 1.549 lavoratori.

La disponibilità in streaming di film affermati ha costituito un elemento di coesione durante il lockdown, sia come strumento di evasione sia come mezzo per trasmettere messaggi politici sulla crescente instabilità delle Filippine. Durante la pandemia, il governo ha fatto pressione per far approvare la controversa legge antiterrorismo, criticata in quanto “rende meno rigorosa la salvaguardia dei diritti umani e può dare adito ad abusi”. Questa legge, che è la conseguenza di mesi di crescenti proteste per la reazione scomposta alla pandemia messa in atto dal governo filippino, ha spinto molti attori – capaci di farsi strumento di sponsorizzazione politica durante le campagne elettorali, o di entrare in politica in prima persona – a far sentire la propria voce. Un’attrice si è scusata per aver appoggiato l’attuale presidente; un’altra ha chiesto al governo di aiutare i manifestanti invece di minacciarli, mentre alcuni hanno chiesto che fine avessero fatto i 275 miliardi di pesos stanziati per la lotta al Covid-19. 

Sulla scia della chiusura della ABS-CBN, la più grande emittente televisiva e azienda di intrattenimento del paese (percepita come critica nei confronti dell’amministrazione Duterte), e delle discutibili linee guida per le riprese cinematografiche nella “nuova normalità”, stabilite dal Film Development Council delle Filippine, gli attori si sono riuniti fondando una gilda autonoma di attori filippini, Aktor.

“Spesso gli attori sono considerati dei pupazzi, delle mere fonti di divertimento; questo deriva probabilmente da un’idea sbagliata del ruolo che l’attore riveste nella nostra società”, ha dichiarato Dingdong Dantes, portavoce di Aktor.

Molti attori hanno parlato di temi politici quando il parlamento ha deliberato sul rinnovo della concessione di ABS-CBN, scaduta il 4 maggio 2020. Il canale principale, ABS-CBN 2, ha interrotto le trasmissioni il giorno stesso. Il portavoce del presidente Duterte ha ripetuto più volte che il Palazzo ha una posizione neutrale rispetto alle procedure, sebbene il presidente si sia scontrato ripetutamente con ABS-CBN, accusando l’emittente di avere riportato notizie distorte e abbia persino dichiarato che avrebbe “provveduto personalmente” a far sì che ABS-CBN cessasse l’attività entro il 2020. L’emittente è stata accusata di frode fiscale e di aver consentito a proprietari stranieri di assumere il controllo della società. Il 10 luglio 2020 il Congresso ha negato al gigante dei media il rinnovo della concessione, con una votazione di 70 contro 11.  

Di fatto, questa mossa ha penalizzato non meno di 11.000 lavoratori dell’industria dell’intrattenimento. Alla ABS-CBN fanno capo diversi canali e strutture di produzione cinematografica, tra cui Star Cinema, casa di produzione mainstream cui si devono nove dei film filippini di maggior incasso di tutti i tempi; l’unità indipendente Black Sheep; CineBro, orientato al mercato maschile; e il festival cinematografico CinemaOne Originals. ABS-CBN ha inoltre intrapreso il restauro e l’archiviazione delle pellicole nell'ambito del suo programma “Sagip Pelikula” (“Salvataggio film”), agendo de facto come una cineteca, in mancanza di una cineteca nazionale filippina vera e propria. Il reparto di restauro cinematografico è stato una delle prime vittime della chiusura.  

Dalla sua fondazione, nel 2011, “Sagip Pelikula” ha rimasterizzato e restaurato quasi 200 film. Nel suo caveau sono custoditi 3000 titoli, ma ora l’equipe che se ne occupa è stata ridotta a un terzo, i progetti sono bloccati e il suo futuro appare quantomeno incerto.   

“Noi diciamo sempre che siamo al servizio dei filippini, ma non è tutto kawanggawa (beneficenza)”, ha dichiarato Leo Katigbak, che dirige il dipartimento di restauro cinematografico, in un articolo pubblicato in occasione dell’anniversario del giorno in cui ABS-CBN ha interrotto le trasmissioni. “Lavoriamo per il cuore, l’anima, la storia e la cultura. Stiamo mettendo da parte un’eredità duratura che le generazioni future potranno apprezzare e sulla quale riflettere e meditare. Il valore di ciò che facciamo sarà apprezzato in una prospettiva futura, non nel presente immediato. Significa mettere in collegamento passato e futuro. È una sfida, anche nelle migliori condizioni”.

“Sagip Pelikula” è comunque riuscito a presentare in anteprima alcuni dei suoi progetti rimasti attraverso KTX, hub di eventi virtuali di ABS-CBN. Tra i restauri più interessanti del 2020 figurano Markova: ragazzo di piacere (2000), film a tematica gay su un ragazzo costretto a prostituirsi durante l’occupazione giapponese, e una nuova scansione in 4K di Ibong Adarna (1941), adattamento cinematografico del poema epico filippino. I film sono disponibili su KTX per circa 100 pesos filippini (due dollari statunitensi). La piattaforma, nata come portale di biglietti online, ha saputo adattarsi alla nuova normalità ospitando concerti a pagamento, eventi di coinvolgimento del pubblico e anteprime cinematografiche. Quando, a poco a poco, le produzioni cinematografiche sono ripartite, KTX ha contattato produttori e artisti per fornire loro i mezzi per rendere i loro sforzi più sostenibili. Quattro dei film di Star Cinema del 2020 sono stati presentati in anteprima su KTX: l’horror U-Turn, i film queer My Lockdown Romance e Boyette e il film per famiglie Four Sisters Before the Wedding.

La misurazione del successo per KTX risponde, però, a parametri diversi: in assenza di vendite al botteghino, la piattaforma valuta il coinvolgimento dei fan. “Di solito non badiamo ai numeri quando carichiamo gli eventi”, afferma Gian Carlo Vizcarra, responsabile dello sviluppo aziendale di KTX. “Privilegiamo la possibilità di offrire contenuti a un numero più ampio di mercati. Ci esaltiamo quando conquistiamo un grande mercato di massa (The House of Us e Hello Stranger, the Movie), ma ci entusiasmiamo anche quando raggiungiamo un mercato di nicchia apparentemente irraggiungibile (ad esempio, produzioni teatrali filmate, film indipendenti, film regionali). Alla  KTX un progetto è considerato un successo quando il nostro contributo aiuta artisti e produttori a monetizzare i loro contenuti”.

Il cinema online richiede un sistema di valutazione diverso, come testimonia il modo in cui Netflix misura il successo di un titolo. Quest’anno il Metro Manila Film Festival, il più grande festival di cinema mainstream delle Filippine, che si tiene solitamente durante le festività natalizie, si è svolto totalmente online attraverso la start-up Upstream, una piattaforma VOD fondata dai comproprietari di Reality Entertainment, Erik Matti e Dondon Monteverde (cui si devono film come On the Job e Honor Thy Father). Inizialmente Upstream proponeva la versione online dell’autorevole festival cinematografico di tendenza QCinema, che quest’anno ha presentato in anteprima solo tre film filippini: lo spaventoso Midnight in a Perfect World di Eduardo Dayao, la “prima” filippina di Death of Nintendo di Raya Martin, presentato al festival di Berlino, e l’anteprima asiatica di Genus, Pan di Lav Diaz, premiato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. 

A dicembre 2020, il Metro Manila Film Festival, a gestione governativa, ha presentato attraverso Upstream dieci titoli, perlopiù mainstream e film di genere, in linea con la tradizione del festival. Per decisione del comitato organizzatore del festival non è stato reso noto nessun dato relativo ai numeri del box office. I film sono stato oggetto di pirateria, in particolare Fan Girl di Antoinette Jadaone, che ha stravinto al festival: la storia di una fan con tendenze psicopatiche che riesce a “uscire” con l’idolo giovanile per il quale ha una cotta ha fatto piazza pulita dei premi principali, tra cui quello per il miglior film, per la miglior attrice (Charlie Dizon), per il miglior attore (Paulo Avelino) e per la miglior regia. I produttori di Fan Girl hanno ingaggiato una guerra con gli utenti dei social media che hanno piratato il film, sporgendo contro di essi anche denunce penali. 

L’elemento straordinario del Metro Manila Film Festival 2020 è stata la presenza di un film queer dal titolo The Boy Foretold by the Stars, sul genere “Boys Love”, interpretato da Adrian Lindayag, un’attrice sfacciatamente queer. Il film, che inizialmente avrebbe dovuto essere presentato a un festival precedente, è uscito proprio quando i film di questo genere sono diventati de facto il genere di intrattenimento più gettonato nelle Filippine. Sono iniziate a spuntare diverse produzioni locali a tema “Boys Love” (BL), sull’onda dell’enorme successo del film BL thailandese 2gether: The Series. I film BL dipendono principalmente dall’alchimia che si crea tra i due protagonisti, e le Filippine, paese che adora le coppie e le storie romantiche, sono diventate uno dei maggiori produttori di film BL del Sud-Est asiatico, superando anche la Thailandia. Con The Boy Foretold by the Stars, uscito alla fine dello scorso anno, grazie alla delicata interpretazione di Lindayag e al fatto che si trattasse di un attore queer in un film queer diretto da un regista queer la passione filippina per i BL ha raggiunto l’apice.

Dopo 2gether: The Series, a cui i fan internazionali hanno avuto accesso tramite YouTube, è stata distribuita tutta una serie di produzioni BL a tema “lockdown”. Tra i tre titoli principali, il primo è Gameboys, con Kokoy de Santos ed Elijah Canlas, che affronta il tema della ricerca dell’amore queer sotto la minaccia del Covid-19. Un altro progetto degno di nota è Hello Stranger, diretto dal regista emergente Petersen Vargas e interpretato da Tony Labrusca e dal neofita JC Alcantara. Il terzo dei “tre grandi” è Like in the Movies (Gaya sa Pelikula), scritto dal drammaturgo e poeta Juan Miguel Severo e interpretato dagli esordienti Ian Pangilinan e Paolo Pangilinan.

Con questi film, ciascuna “coppia amorosa” ha ottenuto milioni di visualizzazioni e ha conquistato un vasto seguito internazionale. A seguito del successo ottenuto su YouTube i film sono stati acquisiti da Netflix, che è diventato anche una sorta di archivio dei film filippini più trascurati negli ultimi anni, vale a dire, film che hanno avuto una tenitura limitata in sala, scalzati via da titoli mainstream più importanti. 

La fortuna delle storie a tema BL è stata interpretata da più parti come la rivendicazione delle proprie tematiche da parte della comunità queer, poiché nel cinema attori e ruoli queer erano per lo più considerati carne da macello, destinati ad aggiungere una nota comica e rappresentati in modo stereotipato. “Il fatto che il genere BL abbia un certo seguito nel paese, mentre il destino del SOGIE (disegno di legge sulla parità di orientamento sessuale) è ancora in sospeso, fa di questo momento il più opportuno per raccontare storie che normalizzano l’amore queer”, ha detto Severo in un’intervista.

A un anno dall’uscita dei primi film filippini a tema BL, e con i drammi coreani ancora in auge, le produzioni BL continuano a essere realizzate in gran numero: è prevista una seconda stagione di Gameboys, mentre Hello Stranger è diventato un film di successo (il già citato Hello Stranger, the Movie prodotto da Black Sheep di ABS-CBN e presentato in anteprima su KTX). Per The Boy Foretold by the Stars verrà realizzato un sequel sotto forma di serie web. Molti dei film migliori di genere BL hanno tenuto sotto controllo le istanze politiche, consapevoli di come la comunità LGBTQ+ sia ancora trattata dalla maggior parte dei filippini, nonostante molte vittorie in termini di rappresentatività. Il fatto che il disegno di legge contro la discriminazione sia ancora oggetto di accesi dibattiti da parte dei legislatori significa che c’è ancora molta strada da fare. 

Fare luce sulle questioni politiche è anche l’obiettivo di quello che avrebbe dovuto essere il più grande festival di documentari delle Filippine, DaangDokyu. Il festival, che inizialmente avrebbe dovuto tenersi nel marzo 2020, alla fine si è trasformato in un festival online esteso per sette settimane, con una miriade di film non-fiction dai temi più disparati, che spaziavano dalle questioni ambientali alla memoria storica.

Nel comitato organizzatore di DaangDokyu figurano alcune delle documentariste filippine più incisive: Jewel Maranan (In the Claws of a Century Wanting), Baby Ruth Villarama (Sunday Beauty Queen), Sari Dalena (Memories of a Forgotten War), Adjani Arumpac (Nanay Mameng), Monster Jimenez (Kano) e Kara Magsanoc-Alikpala (Martial Law, produttrice, Call Her Ganda). Il festival si è svolto in concomitanza con l’anniversario della proclamazione della legge marziale da parte del dittatore Marcos.

Quello che era nato come un gruppo Facebook è diventato un’idea per un festival non competitivo, che mettesse in luce la forza del cinema documentario nelle Filippine. “Abbiamo deciso di organizzarlo per tracciare la storia del documentario filippino, mettere a disposizione della comunità una piattaforma per interagire e per far crescere il pubblico filippino e invitarlo a vedere come possono essere eterogenei i documentari”, ha detto Maranan.

DaangDokyu ha presentato in anteprima quello che è forse il film filippino più acclamato del 2020, Aswang di Alyx Ayn Arumpac, un documentario sulla sanguinosa guerra alla droga del presidente Duterte. La neonata Society of Filipino Film Reviewers gli ha assegnato il premio per il miglior film del 2020.

Va detto che, se i film sono costretti ad andare online, gran parte della popolazione ha pochi o nessun mezzo per accedervi. Secondo un’inchiesta della CNN Philippines Life, nei primi tre mesi di lockdown le Filippine hanno registrato la percentuale più alta (64%) di utenti Internet (di età compresa tra 16 e 64 anni) che trascorrono più tempo sui social media. Eppure c’è ancora un enorme divario tra coloro che possono usufruire di un effettivo accesso a Internet (solo il 55% dei filippini) e quelli che non lo hanno. Per accedere a film e festival cinematografici come il Metro Manila Film Festival o il Pista ng Pelikulang Pilipino (“festival del cinema filippino”) dell’FDCP erano necessari oltre 100 pesos, in un momento in cui la gente preferiva spendere per beni essenziali. Non c’era nemmeno molta scelta: nel 2020 sono usciti poco più di 50 nuovi film.  

Al momento della stesura di questo articolo, le sale cinematografiche di Metro Manila sono ancora chiuse. Alcuni cinema sono aperti in altre regioni delle Filippine, dove la pandemia sta allentando la presa, ma al momento la visione online rimane il modo più sicuro per vedersi un film. I vaccini tardano ad arrivare nel paese e tutto lascia presupporre che per i filippini il 2021 sarà più o meno come l’anno precedente.
Don Jaucian