In attesa di un futuro migliore: il cinema thailandese nel 2020/2021

Come ovunque nel mondo, la pandemia da Covid-19 ha rallentato la produzione cinematografica anche in Thailandia, malgrado il paese abbia affrontato la situazione meglio di molti altri. Tutte le lavorazioni sono state sospese durante le tre ondate pandemiche, nel marzo 2020 e in gennaio e aprile 2021; questo non ha fatto che peggiorare il declino del cinema thailandese già iniziato da qualche anno, e rendere la situazione ancor più critica. 

Nel 2020 sono usciti in sala solo 37 titoli rispetto ai 59 dell’anno precedente; questa cifra comprende anche i film indipendenti che hanno avuto una distribuzione molto ridotta, talvolta con due o tre proiezioni alla settimana. Tutte le società di produzione hanno ridotto i programmi di lavorazione; tra queste, la M Pictures è stata la più attiva, con 15 film distribuiti, mentre altre società si sono limitate a produrre pochi titoli, come la Sahamongkol Film, che aveva all'attivo solo due film, o la GDH 559 e la Five Star Production che ne hanno fatto uscire uno solo ciascuna. 

Solo alcuni dei 15 titoli prodotti dalla M Pictures sono stati distribuiti su larga scala, mentre la maggior parte ha avuto una distribuzione ridotta e limitata a territori ben definiti, in particolare i film con tematiche legate alla Thailandia del Nordest. E-Riam Fighting Angel di Prueksa Amaruji è stato il campione d’incassi dell’anno, con oltre 5,6 milioni di euro, e lo deve alla protagonista, una delle attrici più famose del paese. Il film racconta le vicende di una giovane donna che cerca di salvare se stessa e la propria famiglia da un malavitoso che vuole stuprarla per acquisire alcuni poteri di magia nera. 

Tra gli altri titoli della stessa società di produzione, due hanno ricevuto critiche molto positive. Nemesis di Gunparwit Phuwadolwisid è un thriller psicologico su un uomo accusato di avere ucciso la moglie, il quale cerca di incontrare le persone a lei vicine, che chiedono giustizia. Il film, che è stato prodotto da Nonzee Nimibutr, è stato elogiato per lo sviluppo della trama e per l’interpretazione dell’attore protagonista, Jirayu Tantrakool. L’altro titolo è My God!! Father di Pawat Panangkhasiri, un film dal cast stellare che narra le vicende di un uomo che ritorna nel passato per incontrare il suo amorevole papà. Malgrado il potere divistico, però, entrambi i film hanno avuto risultati deludenti al botteghino perché sono usciti in sala durante la seconda metà dell’anno, quando il pubblico si teneva alla larga dai cinema. 

Un’affiliata della M Pictures, Tai Major, ha potuto finalmente distribuire il suo primo lungometraggio, My Boss Is a Serial Killer. La società è una joint venture tra due magnati del cinema, entrambi appartenenti al casato Poolvoraruk: Wicha Poolvoraruk è il proprietario di Major Group, il più importante esercente thailandese, mentre a Wisoot Poolvoraruk si devono molte innovazioni nell’industria cinematografica thailandese, come i film per ragazzi degli anni Novanta e il cinema commerciale di qualità prodotto dalla GMMTaiHub negli anni Duemila. My Boss Is a Serial Killer è un giallo in cui tre impiegate sospettano che il loro affascinante capo sia coinvolto nella morte di alcuni colleghe.  

La Sahamongkol Film ha presentato due titoli di generi completamente diversi. Mother Gamer è un film per ragazzi su una madre che mette su una squadra di E-sport per rivaleggiare con il figlio. Il regista Yangyong Kuru-angkul sa bene come mettere in campo una competizione generazionale ricorrendo a un montaggio serrato, colori squillanti e un’ambientazione moderna. Low Season di Nareubadee Wetchakam è invece una commedia horror su uno scrittore che trova l’amore durante una vacanza infestata dai fantasmi.

Per la società GDH 559 è uscito un solo titolo, la commedia romantica The Con-Heartist di Mez Tharatorn, che racconta la storia di un gruppo di maestri della truffa che cercano di vendicarsi dell’ex fidanzato di una giovane che lavora nella finanza, in modo di far riavere alla ragazza il denaro che lui le ha portato via. Il film, pur essendo stato distribuito solo poche settimane prima dell’ondata di pandemia da Covid-19, ha avuto molto successo al botteghino e ha incassato 2,4 milioni di euro. Parte di questo successo va attribuita al marchio di fabbrica GDH 559 e ai due protagonisti, i divi Nadech Kugimiya e Pimchanok Luevisadpaibul, per la prima volta insieme sullo schermo, che con la loro interpretazione eccellente e a tutto campo sono riusciti a portare il pubblico in sala malgrado i rischi della pandemia.

I film thailandesi di cui si è parlato di più quest’anno sono stati progetti di produttori stranieri. Nattawut Poonpiriya (Countdown, Bad Genius) ha iniziato a girare il suo terzo film, One for the Road, in collaborazione con Wong Kar Wai, in veste di produttore. È la storia di due vecchi amici, uno dei quali è un malato terminale, che intraprendono un viaggio itinerante. One for the Road, presentato in anteprima al festival di Sundance dove ha vinto il premio speciale della giuria per la visione creativa all’interno del concorso World Cinema Dramatic, è diventato uno dei film più gettonati dell’anno.  

Banjong Pisanthanakun (Shutter, Pee Mak) ha fatto squadra con il regista sudcoreano, e ora anche produttore, Na Hong-jin (The Chaser) per realizzare il film horror The Medium, una storia di sciamanesimo ambientata nella regione nordorientale della Thailandia. A differenza di One for the Road di Poonpiriya, il cui progetto è stato realizzato direttamente da Hong Kong, The Medium è una collaborazione tra lo studio thailandese GDH559 e quello sudcoreano Showbox. 

Uno dei grandi cambiamenti indotti dalla pandemia nel settore dell'intrattenimento in Thailandia è stato l'affermazione delle piattaforme di streaming. I film thailandesi sono approdati su Netflix più in fretta del solito (a volte solo un paio di mesi dopo la loro uscita in sala) e alcuni titoli sono stati resi disponibili in streaming senza passare sul grande schermo. The Maid, presentato su Netflix in Thailandia dopo il suo successo all’American Film Market, è un film eccellente: diretto dal thailandese Lee Thongkham, cresciuto negli Stati Uniti e tornato in Thailandia per fare il regista, racconta la storia di una giovane cameriera che lavora in una lussuosa dimora di proprietà di una coppia con la loro figlioletta. Il regista, insieme al direttore della fotografia Brandt Hackney e al compositore italiano Bruno Brugnano, ha portato nel film elementi da thriller psicologico mentre Ploy Sornarin, una giovane attrice che ha già vinto alcuni premi, è stata bravissima e probabilmente ha davanti a sé un brillante futuro.  

Netflix ha collaborato anche con la GDH per l’uscita di Ghost Lab di Paween Purijitpanya, un horror in cui due dottori attraversano il limite tra la vita e la morte per fare ricerche sul mondo dei fantasmi. Diversi registi thailandesi hanno anche realizzato nuove serie destinate a piattaforme di streaming come Netflix e HBO Go. Cineasti eccellenti come Kongkiat Komsiri e Nattawut Poonpiriya hanno collaborato per Netflix sul Thai Cave Rescue Project con Jon M. Chu (Crazy Rich Asians, 2018), e Anocha Boonyawatana (The Blue Hour, Malila) ha realizzato Forbidden, prima serie thailandese per HBO Asia, insieme al regista coreano-americano Josh Kim (How to Win at Checkers [Every Time]).

I registi d’essai, intanto, stanno ancora girando film sperimentali per i circuiti festivalieri internazionali. Anocha Suwichakornpong è giunta al suo terzo film, Come Here (2021), su un gruppo di quattro amici che vanno a visitare la Ferrovia della Morte. Ploy, di Prapat Jiwarangsan, è un documentario su una lavoratrice del sesso thailandese emigrata a Singapore, che usa diverse forme visive come pittura, fotografia, proiezione di diapositive, lettere e un erbario. Il film è stato giudicato un successo dal punto di vista artistico. Sia Ploy che Come Here sono stati presentati in anteprima al festival di Berlino. L’opera prima dell’esordiente Taiki Sakpisit, The Edge of Daybreak, ritrae invece la tormentata storia della Thailandia descrivendo il trauma che sconvolge un’intera famiglia. Il film, che è avvolto in un’atmosfera funesta, si è portato a casa un premio della critica all’International Film Festival of Rotterdam.

Malgrado le difficoltà, quindi, l’industria del cinema thai non perde le speranze e il pubblico attende con ansia i film di registi veterani ed esordienti. È possibile che un futuro brillante sia proprio dietro l’angolo.
Anchalee Chaiworaporn