Seguire l’industria del cinema coreano negli ultimi 12 mesi è stato un po’ come guardare un’auto sportiva che si è fermata a bordo strada. Con un grande sforzo e un pizzico di ingegnosità il guidatore riesce a fare in modo di accendere il motore… ma dopo aver percorso un breve tratto di strada, il motore si spegne di nuovo. Si sa benissimo che è un veicolo in grado di raggiungere velocità notevoli, ma al momento è bloccato.
Un anno fa, mentre la primavera finiva e si avvicinava quella che in tempi normali è la stagione di punta del botteghino estivo, il pubblico sembrava incerto sul da farsi. La prima grande ondata di Covid-19 era scoppiata a febbraio ed era chiaro che la pandemia non se ne sarebbe andata tanto presto. Le autorità però erano riuscite a tenere tutto sotto controllo con un’efficiente strategia fatta di tamponi e tracciamenti, mantenendo la media dei nuovi casi giornalieri sulla cinquantina.
I cinema erano visti dal grande pubblico come luoghi particolarmente pericolosi in cui trascorrere del tempo durante la pandemia, ma l’industria cinematografica stava cercando di cambiare questa prospettiva. In realtà, l’uso generalizzato delle mascherine e gli alti standard di ricircolo dell’aria messi in atto per i cinema significavano proiezioni piuttosto sicure e un anno dopo in Corea non c’è una sola persona di cui ci sia conferma che abbia contratto il Covid-19 all’interno di una sala cinematografica. Ma era chiaro che il pubblico ipotizzava di tornare al cinema in massa unicamente nel caso in cui la pandemia fosse stata battuta in maniera più generalizzata.
Nelle sale sono anche mancati contenuti di alto profilo. Le uscite di film hollywoodiani si sono esaurite quasi completamente, come nel resto del mondo. Anche i distributori coreani nella prima parte dell’anno hanno posticipato l’uscita di tutti i titoli principali; in giugno, però, si discuteva se fosse il caso di sondare il terreno. Innocence, un thriller legale a medio budget altamente melodrammatico uscito in sala il 10 giugno ha superato ogni aspettativa con quasi 900.000 presenze, pari a circa 7 milioni di dollari statunitensi. Il thriller sugli zombie #Alive, che in seguito avrebbe incontrato il pubblico internazionale attraverso Netflix, è uscito in sala il 24 giugno e ha venduto 1,9 milioni di biglietti, con un incasso pari a circa 15 milioni di US$.
Questi risultati hanno convinto i distributori locali a scommettere sulla stagione estiva. Malgrado non tutti i titoli in programmazione siano riusciti ad arrivare nelle sale, il distributore N.E.W. ha deciso di mettere in programmazione Peninsula, uno dei film più attesi dell’anno, per farlo uscire il 15 luglio. Il film, che è una specie di sequel dal budget elevato del successo del 2016 Train to Busan, è incentrato su un soldato coreano a Hong Kong che accetta l’offerta di un malavitoso di infiltrarsi nella penisola coreana infestata dagli zombie per farne uscire un furgone pieno di denaro. Malgrado le tiepide recensioni, il film alla fine è andato bene, con 3,8 milioni di biglietti venduti e un incasso totale di circa 30 milioni di dollari in Corea, ed è anche arrivato in vetta al botteghino di altri paesi asiatici che avevano contenuto bene il virus. L’impressione era che stesse prendendo forma una stagione estiva come si deve.
Steel Rain 2, un thriller politico che è un sequel del primo Steel Rain (2017) solo nel titolo – visto che immagina degli scenari apocalittici completamente diversi dal suo predecessore e vede i leader di Corea del Sud, Corea del Nord e Stati Uniti tenuti in ostaggio in un sottomarino nucleare – è uscito in sala il 29 luglio e ha riscosso un successo mediocre. I suoi 1,8 milioni di biglietti venduti sono meno della metà di quelli del primo film, ma un incasso di 13 milioni di dollari rappresenta comunque un risultato abbastanza buono.
Inaspettatamente, però, il campione d’incasso al botteghino estivo non è stato Peninsula bensì Deliver Us from Evil, thriller d’azione ambientato per gran parte in Thailandia. Il film ha come protagonista il divo Hwang Jung-min nel ruolo di un navigato killer che corre a Bangkok per salvare sua figlia che è stata rapita. Con sequenze d’azione impressionanti, la straordinaria fotografia di Hong Kyeong-pyo, già direttore della fotografia di Parasite, e parecchie interpretazioni memorabili come quella di Lee Jung-jae nel ruolo dell’elegante e minaccioso malvagio Ray, Deliver Us from Evil ha raggiunto i 2 milioni di presenze dopo soli cinque giorni di permanenza in sala. Al diciottesimo giorno i biglietti venduti erano 4 milioni (pari a 32 milioni di dollari), ma nel frattempo le cose si erano già messe al peggio.
A causa di un vasto contagio avvenuto in una chiesa conservatrice abbinato a una massiccia manifestazione antigovernativa organizzata in parte dal leader di quella chiesa, i casi hanno avuto una grossa impennata non solo a Seoul ma anche nel resto del paese e, seppur non ai livelli degli altri paesi (l’ondata del mese di agosto ha visto un picco di 441 casi positivi in un solo giorno), l’effetto psicologico sulla nazione è stato molto forte, così l’afflusso in sala è crollato.
Un film che ha risentito di questa contingenza particolarmente sfortunata è la commedia d’azione OK! Madam, interpretata da Uhm Jung-hwa. OK! Madam, la storia di una famiglia che vince un viaggio alle Hawaii ma durante il volo subisce un dirottamento da parte di terroristi nordcoreani, è stato distribuito in sala il 12 agosto nella speranza di beneficiare del weekend di tre giorni a cavallo tra il 15 e il 17 agosto in cui erano previsti incassi milionari al botteghino. Invece, a partire dal 14 agosto i casi di contagio hanno avuto un’impennata, monopolizzando le notizie di giornali e televisione con il risultato che molte prenotazioni per il cinema sono state annullate. Il film ha chiuso la tenitura con un totale di 1,2 milioni di biglietti venduti.
Il numero di casi di Covid-19 si è in qualche modo stabilizzato in settembre e ottobre, ma ormai il danno era fatto. Per gran parte del pubblico mainstream, l’idea di andare al cinema si era spostata nella categoria mentale etichettata come “cose da fare dopo la fine della pandemia”. A fine settembre, durante le festività del Chuseok che tradizionalmente rappresentano un momento di impennata del botteghino, il numero di casi giornalieri era decisamente basso ma i cinema sono rimasti ugualmente vuoti e le società di distribuzione, che speravano in una ripresa, hanno finito per subirne le conseguenze. L’eccentrico Night of the Undead del regista di culto Shin Jung-won, malgrado sia un film assolutamente godibile e spassosissimo, è stato un fiasco al box office con poco più di 100.000 biglietti venduti, mentre due settimane dopo l’opera prima Voice of Silence, osannata dalla critica e interpretata dal famosissimo Yoo Ah-in, è riuscita a raggiungere solo 400.000 ingressi.
Se c’era una benché minima speranza che la stagione delle vacanze invernali potesse dare un minimo di respiro all’industria cinematografica coreana, questa è stata stroncata da una terza ondata di pandemia peggiore delle precedenti. Ironia della sorte, il numero massimo di nuovi casi di contagio (1.241 in un solo giorno) è arrivato a Natale, un periodo che solitamente per il botteghino rappresenta una miniera d’oro. A quel punto però l’uscita di tutti i grossi titoli commerciali già in procinto di essere distribuiti, come ad esempio Seobok della CJ Entertainment, era già stata rimandata ad altra data.
L’inizio del 2021 ha offerto ben poco in termini di ripresa, ad eccezione di due titoli stranieri di animazione che hanno goduto di un successo prolungato. Soul, della Pixar, è uscito il 20 gennaio, ha ottenuto recensioni brillanti e ha accumulato in totale 2 milioni di ingressi. Ancor meglio ha fatto il giapponese Demon Slayer the Movie: Mugen Train, che è uscito in sala la settimana successiva e, malgrado poco a poco ha raggiunto un totale di 2,1 milioni di biglietti. Invece i titoli locali che sono riusciti ad arrivare in sala, e che erano in gran parte film di genere a basso profilo e produzioni indipendenti, non sono riusciti ad attirare un pubblico numeroso.
In ultima analisi, solo un film coreano ad alto budget è riuscito ad arrivare in sala nella primavera di quest’anno: Seobok, pellicola d’azione futuristica sul primo clone umano al mondo che sviluppa poteri speciali ma sfugge all’equipe di ricercatori che si occupa di lui, vantava un considerevole potere divistico (a causa dei suoi due protagonisti Gong Yoo e Park Bo-gum) ed effetti speciali ambiziosi. Il film è stato distribuito a partire dal 15 aprile, in un periodo solitamente poco rilevante per il botteghino, ma la CJ si è coperta le spalle trasmettendolo anche sulla propria piattaforma OTT (on line video streaming) TVing; non è chiaro quanti spettatori si siano sintonizzati per vedere Seobok da casa, ma nei cinema i risultati sono stati scadenti, con 385.000 biglietti venduti.
A conti fatti, non c’è un solo film coreano tra quelli usciti nei primi cinque mesi del 2021 che sia riuscito a vendere più di 500.000 biglietti e, se pensiamo che nel 2019 un film locale come Extreme Job ne aveva venduti oltre 16 milioni, la cosa risulta piuttosto sconvolgente per l’industria cinematografica.
Nel momento in cui scriviamo questo saggio, l’industria del cinema coreano guarda alla stagione estiva del 2021 più o meno con gli stessi sentimenti e preoccupazioni che aveva l’anno scorso. Certo, qualche segno positivo c’è. La campagna vaccinale in Corea del Sud è iniziata più tardi rispetto a molti altri paesi ma quando, tra maggio e giugno, sono finalmente arrivate grandi partite di vaccini, le vaccinazioni sono andate avanti rapidamente, con pochi No Vax tra la popolazione. La primavera avanzata ha anche consentito il ritorno di pellicole hollywoodiane di alto profilo; mentre negli anni scorsi i distributori locali guardavano spesso a Hollywood come a un concorrente, quest’anno sperano invece che i film hollywoodiani possano convincere gli spettatori coreani a riprendere l’abitudine di recarsi al cinema. I primi incassi erano dignitosi: Fast & Furious 9 ha superato la soglia dei 2 milioni di ingressi diventando così il campione d’incassi dell’anno fino a questo momento.
Però, se l’estate del 2021 sarà un momento di ripresa per il box office coreano o solo un’altra delusione, è ancora tutto da stabilire. L’industria cinematografica locale, che durante la pandemia si è ritrovata davvero al limite e che ha un bel po’ di film in attesa di distribuzione, ha ancora molto su cui scommettere.
Darcy Paquet