Nel 2020, all’agonia in cui versava il mercato cinematografico globale travolto da nuove ondate di coronavirus, si è paradossalmente affiancata una nuova prosperità del cinema taiwanese, e ciò non solo per i ritardi dei blockbuster americani, ma anche grazie a un’efficace politica di controllo sanitario e all’impegno dei registi locali. Di conseguenza, gli introiti totali al botteghino nazionale sono cresciuti di circa il 26%, conquistando una quota di mercato del 17,02% contro il 6,9% dell’anno precedente. In tal senso, si può affermare che i risultati del 2020 siano i migliori dell'ultimo decennio, e il trend non accenna ad arrestarsi.
A differenza del passato, dove i ricavi del cinema domestico si concentravano su pochi titoli all’anno, i film taiwanesi nel 2020 hanno tutti riscosso consensi uniformi, confermando l’ottimo stato di salute del mercato. A ciò si aggiunga anche l’affermazione di alcuni cineasti emergenti, che alla creatività hanno saputo accompagnare la giusta dose di appeal commerciale. Fra i primi dieci titoli in classifica, sei sono lavori d’esordio, tra cui Little Big Women di Joseph Hsu, The Silent Forest di Ko Chen-nien e I WeirDO di Liao Ming-yi, tutti selezionati per il premio al miglior regista esordiente dei Golden Horse Awards. Si tratta indubbiamente di nuove promesse dall’enorme potenziale.
Il 21 gennaio 2020, proprio alla vigilia della Festa di Primavera, è stato diagnosticato a Taiwan il primo caso di Covid-19, scoraggiando il pubblico dal frequentare le sale; un ulteriore colpo all’afflusso nei teatri sotto il Capodanno Lunare è giunto dal fiasco di produzioni locali come Your Love Song e Sent from Above, inferiori al passato sia in termini commerciali che di qualità produttiva.
Iniziato il nuovo Anno Lunare, la prosecuzione dell’emergenza epidemica ha avuto un impatto non solo su produzioni hollywoodiane quali Mulan e No Time to Die, con lo slittamento della data di proiezione, ma anche su alcune pellicole domestiche inizialmente programmate per uscire proprio in quel periodo. Ha fatto eccezione solo il ghost-movie The Bridge Curse, proposto in sala alla fine di febbraio per i riferimenti nella trama all’anno bisestile in corso. Prendendo spunto da una leggenda legata a certi fenomeni soprannaturali avvenuti in un campus universitario, il film ha dimostrato di saper innovare senza distaccarsi eccessivamente dai canoni del genere, con un buon riscontro al box office di 58 milioni di nuovi dollari taiwanesi (NT$).
Nel mese di marzo, con il virus che si diffondeva rapidamente in Occidente, la situazione sanitaria era tesa anche nell’isola, tanto che si è dovuto annullare a malincuore l’appuntamento annuale con il Golden Horse Fantastic Film Festival e con il Taiwan International Documentary Festival. Lo stesso mese ci ha proposto Acting Out of Love, opera del noto comico e presentatore Ken Lin (A Ken), per la prima volta nel triplice ruolo di scenografo, regista e attore. La pellicola, incentrata su un improbabile amore tra una comparsa con il sogno della recitazione e un’assistente regista alle prime armi, non ha però intercettato le preferenze del pubblico nonostante l’apporto di celebrità quali Jay Chou e Wen Shenghao, vecchie conoscenze del regista.
L’imperversare della pandemia a livello globale e il timore che gli assembramenti propagassero ulteriormente l’infezione hanno causato l’annullamento di tutti i grandi festival cinematografici internazionali, tenutisi online. Fortunatamente, l’opera di prevenzione a Taiwan ha sortito i suoi effetti e il Taipei Film Festival, svoltosi a fine giugno come da programma, può essere diventato il “sogno proibito” dei cinefili negli altri paesi. Con l’inizio delle vacanze estive in luglio e il contenimento dell’emergenza, sono giunti in sala diversi film tra cui Leaving Virginia, selezionato per il premio al nuovo talento internazionale del Taipei Film Festival, A Choo, adattato da un’opera originale di Giddens Ko, e Wild Sparrow, già premiato per la miglior attrice durante i Taipei Film Awards.
Tra questi, A Choo con Ariel Lin e Ko Chen-tung, rimasto nel limbo per ben sei anni in seguito a un episodio in cui Ko era stato sorpreso a fare uso di marijuana, si è trovato ad affrontare la spietata concorrenza del coreano Peninsula. Tuttavia, la storia di amore passionale non ha mancato di stuzzicare l’interesse del pubblico, incoronando A Choo come primo grande successo della bella stagione.
Agosto si è caratterizzato per una raffica di nuove uscite, fra cui I WeirDO, Get the Hell Out e Do You Love Me as I Love You, ben rappresentativi della varietà di generi del cinema formosano. I WeirDO, per la regia e fotografia di Liao Ming-yi, è il primo film asiatico girato interamente con un iPhone. La storia dei due amanti ossessivo-compulsivi interpretati da Austin Lin e Nikki Hsieh esplora la paranoia, i mutamenti e la persistenza nel sentimento amoroso. L’inusuale tecnica di formattazione del video si abbina alla perfezione con il contenuto, prova ne sia il trionfo di critica e di pubblico, per un incasso totale di 45 milioni di NT$.
Get the Hell Out, opera prima dell’esordiente Wang I-fan e raro caso di film zombie taiwanese, combina sapientemente morti viventi, commedia dell’assurdo e altri elementi, mettendo a nudo l’avida ipocrisia dei politici per mezzo di una satira esagerata. Sfortunatamente, a causa dell’epidemia, l’uscita inizialmente prevista per aprile è stata posticipata ad agosto, causando intoppi nella promozione del film. Tutto ciò, insieme alla relativa apatia del pubblico taiwanese per le commedie nere, ha portato a uno scarso e purtroppo prevedibile riscontro di vendite. D’altro canto, Do You Love Me as I Love You, diretto da Jian Shiue-bin e adattato dall’opera originale dell’autore di best-seller Fourone, presenta un triangolo romantico tra i protagonisti Chen Yu, Tsao Yu-ning e Patricia Lin. Considerato l’argomento prediletto dai taiwanesi (le storie d’amore di ambientazione scolastica), la risposta del pubblico è stata entusiasta, per un incasso di quasi 80 milioni di NT$.
Il periodo autunnale ha confermato il trend positivo del cinema nostrano. Il sequel The Rope Curse 2, per mano dello stesso team di produzione, aggiunge al folklore locale elementi di spiritismo thailandese, rappresentato dalla divinità di Thao Vetsuwan, abbinati a combattimenti nello stile di Zhong Kui, “l’acchiappa-diavoli”. La concomitanza con un temibile concorrente, Tenet di Christopher Nolan, non ha impedito all’opera di totalizzare 72 milioni di NT$, una performance di tutto rispetto. Prodotto da Chu Yu-ning e diretto da Liu Kuang-hui, Your Name Engraved Herein narra invece di una storia d’amore omosessuale nell’arco di tre decenni. La bellezza delle immagini e la cura nell’ambientazione hanno portato all’opera, interpretata da Edward Chen e Tseng Chin-hua, un bottino record per il genere di oltre 100 milioni di NT$, nonché l’apprezzamento di numerosissimi fan.
Il regista Chen Yu-hsun è tornato per la terza volta a collaborare con le produttrici Lee Lieh e Yeh Ju-feng in My Missing Valentine, uscito a quasi tre anni di distanza da The Village of No Return. Il concetto centrale del film, pienamente sviluppato dopo un’incubazione durata ben vent’anni, ruota intorno a un’iperdinamica impiegata postale alle prese con un conducente di autobus lento e impacciato. Il misterioso “scarto temporale”, causato da due ritmi di vita così differenti, ci consegna una storia d’amore tanto improbabile quanto coinvolgente.
My Missing Valentine sancisce il ritorno alla commedia di Chen Yu-hsun. L’esordiente Patty Lee e Liu Kuan-ting, già affermato attore di nuova generazione, si fanno notare per una performance naturale e intensa. Andando oltre le comunque spassose interazioni quotidiane tra i protagonisti, le tematiche di scomparsa e oblio lasciano trasparire le amarezze e le vicissitudini della vita di ognuno. Di certo non è una produzione mastodontica, con un budget di appena 40 milioni di NT$, ma l’aspetto tecnico risulta ineccepibile: le 11 nomination in occasione dei Golden Horse Awards dello scorso anno, risultate in 5 premi tra cui lungometraggio, regia, montaggio, effetti visivi e sceneggiatura originale, la rendono indubbiamente il lavoro più rappresentativo dell’anno.
Altri titoli di spicco nei Golden Horse Awards sono stati The Silent Forest, Classmates Minus e Dear Tenant. Il primo dei tre, diretto da Ko Chen-nian e adattato da eventi reali, esplora con audacia il problema delle violenze sessuali perpetrate nelle scuole per sordomuti e poi insabbiate. L’utilizzo del genere horror e di una forma espressiva altamente drammatica, complice anche l’apertura in occasione del Taipei Film Festival, hanno infervorato le discussioni in seno al pubblico, ma anche l’ottima realizzazione sonora e le performance delle giovani promesse Buffy Chen e Kim Hyun-bin hanno guadagnato popolarità al film. Nonostante la tematica difficile, il passaparola ha sortito i suoi effetti, spingendo The Silent Forest al sesto posto in classifica negli incassi di film locali (quasi 50 milioni di NT$).
Classmates Minus è un nuovo lavoro del regista Huang Hsin-yao che fa seguito a The Great Buddha+. L’opera illustra la transizione verso la mezza età di quattro compagni di classe, interpretati da Nadow Lin, Liu Kuan-ting, Shih Ming-shuai e Cheng Jen-shuo, una storia dal sapore tragicomico che ha provocato grande riscontro emotivo negli spettatori.
Dear Tenant di Cheng Yu-chieh, assente da cinque anni sul grande schermo, è diventato il più commovente e toccante dei suoi film, grazie alle dettagliate ricerche sul campo, alla sceneggiatura meticolosamente rifinita e alle toccanti interpretazioni degli attori. L’incasso di oltre 38 milioni di NT$ conferma l’ottima qualità della pellicola.
Dear Tenant è un thriller che parla di morte ed eredità. Attraverso questo medium, si affronta il tema della natura umana apparentemente fredda e distaccata, ma in realtà pregna di sentimento, esplorando la relazione tra legami di sangue e affetti familiari. Alla luce del fatto che Taiwan è diventato il primo paese in Asia ad approvare una legge sul matrimonio omosessuale, il film porta in evidenza questioni scottanti come l’adozione dei figli da parte di coppie gay e la gestione della successione in queste circostanze.
Dopo la morte del compagno (interpretato da Jack Yao), il protagonista (Morning Mo) si trasferisce nella casa dell’altro come “inquilino” per prendersi cura della madre malata e del figlioletto del compagno. Tuttavia, tale comportamento desta sospetti e dubbi una volta che la vecchia signora muore. Oltre a Morning Mo, premiato sia nei Taipei Film Awards che nei Golden Horse Awards per l’eccelsa interpretazione di uomo combattuto tra affetto familiare, desiderio, rimpianto ed espiazione, anche Chen Shu-fang, nel ruolo della vecchia madre, ha ottenuto un Golden Horse Award per la migliore attrice non protagonista.
Little Big Women invece, con protagonista l’ormai veterana Chen Shu-fang e giunto in sala dopo Dear Tenant, si è piazzato al primo posto del podio, incassando ben 188 milioni di NT$ grazie al cast di prim’ordine e alla complessa trama incentrata sui rapporti familiari. Il regista e sceneggiatore Joseph Hsu, prendendo spunto dal cortometraggio omonimo, racconta una storia in cui una festa di compleanno per un’anziana matriarca si intreccia con un funerale, rivelando affetti e contrasti fra due generazioni. Degna di nota la prestazione di Chen Shufang, a tutti gli effetti incoronata come regina dei Golden Horse Awards.
Dopo un anno alle prese con la pandemia del Covid-19, mentre Hollywood ancora resiste in attesa di tempi migliori, il cinema di Taiwan si nutre di nuova linfa vitale. Se l’anno scorso gli introiti totali dei film formosani avevano raggiunto gli 877 milioni di NT$, solo nei primi 4 mesi di quest’anno, grazie a produzioni come Gatao: The Last Stray, Man in Love e altri, gli incassi totalizzati sono già l’85% di quelli dell’anno scorso.
Tre anni fa era stato il momento di Gatao 2: Rise of the King, campione d’incassi tra i film locali durante la Festa di Primavera: quest’anno, nello stesso periodo è giunto Gatao: The Last Stray, che non solo espande “l’universo Gatao”, ma segna anche un nuovo record di incassi tra i film taiwanesi in serie: oltre 160 milioni di NT$.
La storia della pellicola, per la regia di Ray Jiang con Cheng Jen-shuo e Nikki Hsieh, copre i sei anni precedenti Gatao 2. Cheng Jen-shuo interpreta il braccio destro del gangster a capo del North Fort: oltre al suo amore per una fotografa (Nikki Hsieh), veniamo anche a sapere alcune vicissitudini dei protagonisti di Gatao 2. All’intera opera, sempre incentrata sulle tematiche delle gang criminali, si aggiunge una nuova prospettiva femminile, che alleggerisce la tensione degli scontri violenti tra uomini. In particolare, questo tocco di tenerezza genera una nuova figura maschile più aggraziata e romantica.
Man in Love, partendo da una situazione in stile Lilli e il vagabondo, ha ottenuto risultati ancora migliori. Lo strano abbinamento del delinquente infatuato di una donna fredda e solitaria, già presente nell’originale coreano dallo stesso titolo, viene riproposto nell’adattamento del regista Yin Chen-hao, che incorpora elementi tipicamente taiwanesi come i mercatini fuori dai templi e il calore della gente di campagna. La perfetta intesa tra Roy Chiu e Tiffany Hsu catalizza ulteriormente il sentimento romantico della pellicola, che ha guadagnato oltre 350 milioni di NT$.
La popolarità delle produzioni locali, a Taiwan, non si è fermata qui: durante l’enorme successo di Man in Love, anche Listen Before You Sing otteneva la sua dose di consensi. Il regista Shine Yang, già autore di due documentari sul Vox Nativa Children’s Choir diretto dal maestro Bukut Tasvaluan, firma un lungometraggio che ha richiesto ben 12 anni di preparativi, in cui si racconta di un insegnante di educazione fisica senza alcuna formazione musicale, che guida un gruppo di scolari aborigeni a formare un coro, permettendo loro di ritrovare la fiducia in se stessi.
Shine Yang, alla sua prima esperienza nel ruolo di sceneggiatore e regista, ha creato una storia di ispirazione che, in modo semplice e toccante, ci presenta le difficoltà delle regioni più isolate attraverso l’interpretazione dei protagonisti Umin Boya ed Ella Chen, accompagnati da un gruppo di giovanissimi attori spontanei, tutti non professionisti, che hanno trovato una sublimazione nella musica. Con l’ombra della pandemia che avvolge il mondo intero, l’energia positiva delle emozioni più sincere ha un effetto eccezionalmente curativo.
Traduzione italiana dal cinese di Francesco Nati.
Hsiang Yi-fei