Apertura e chiusura: il cinema di Hong Kong nel 2021

Il cinema di Hong Kong si è fatto strada nel 2022 affrontando forti difficoltà, non ultima la pandemia globale che alla fine ha preso piede anche qui. Fino alla fine dello scorso anno la città era riuscita a contenere il numero di casi di Covid-19, grazie a provvedimenti come i severi controlli alle frontiere; ma con il nuovo anno, dopo l’arrivo della variante Omicron, le infezioni e i decessi si sono impennati. Nel momento in cui il resto del mondo ha iniziato a riaprirsi, gli hongkonghesi si sono trovati più confinati e isolati che mai.

Le sale cinematografiche sono state chiuse all'inizio di gennaio, ponendo fine alla ripresa registrata dal botteghino di Hong Kong nel 2021 quando, dopo alcuni mesi trascorsi senza registrare contagi, i cinema avevano incassato in tutto l’anno 1,21 miliardi di dollari hongkonghesi (15,6 milioni di dollari statunitensi): un risultato indubbiamente migliore rispetto ai 536 milioni di HK$ (69 milioni di US$) registrati nel 2020. Allora le sale erano rimaste chiuse per 48 giorni, compreso il periodo tradizionalmente propizio del Capodanno Lunare, e per il resto del tempo avevano lavorato con una riduzione dei posti a sedere per il distanziamento sociale, e senza ammettere in sala cibo o bevande (i popcorn sono diventati uno sfizio da asporto). Man mano però che i cinema hanno iniziato gradualmente a far accedere un numero maggiore di spettatori – nel corso dell’anno la capienza massima è stata portata dal 50% all’85% – gli hongkonghesi hanno permesso a diversi film di ottenere ottimi rendimenti.

Il campione d’incassi assoluto dello scorso anno è stato Spider-Man: No Way Home, che ha incassato 111 milioni di HK$ (14,3 milioni di US$), mentre il miglior successo locale è stato Anita, film biografico sulla popstar Anita Mui che si è piazzato al terzo posto, con 61,3 milioni di HK$ (7,9 milioni di US$). Complessivamente secondo le associazioni di categoria lo scorso anno sono usciti 278 film, 46 dei quali di produzione locale (l’anno precedente erano rispettivamente 218 e 34). Solo un film di produzione hongkonghese però è entrato nella top ten, a conferma del fatto che le opere locali sono perennemente svantaggiate nelle sale della città.  

Gli appassionati di cinema avevano comunque a disposizione diversi prodotti locali molto appaganti; in particolare i thriller, con Shock Wave 2, Raging Fire e Limbo ai primi posti nella fascia alta, mentre si è fatto notare anche il film a basso budget Hand Rolled Cigarette. In Shock Wave 2, diretto da Herman Yau, Hong Kong è sotto la minaccia di un gruppo di terroristi dotati di armi nucleari. L’azione drammatica è intensa e gli effetti speciali confezionano immagini impressionanti, ma il film contiene anche spunti di riflessione su temi sociali ed etici. Raging Fire, diretto dall’asso dei film d’azione Benny Chan (venuto a mancare quando il film era in post-produzione), è uno spettacolo cruento in cui un poliziotto dà la caccia a delinquenti assetati di sangue. L’opera di Chan fa ampio ricorso al tema della brutalità della polizia, argomento particolarmente attuale per il pubblico hongkonghese, traumatizzato da scene similari cui ha assistito in tempi recenti.

In Limbo di Soi Cheang agenti di polizia sono sulle tracce di una figura enigmatica che amputa le mani alle sue vittime, tutte donne. Sebbene nominalmente il film non sia ambientato a Hong Kong, la descrizione inesorabile di monumenti locali, cosparsi di spazzatura e che cadono a pezzi, ha molta rilevanza per coloro che avvertono che la loro città  ha perso lo splendore di un tempo ed è diventata irriconoscibile. Hand Rolled Cigarette, diretto dall’esordiente Chan Kin-long, mette in scena una cupa avventura da brividi, con due uomini che si ritrovano a lottare insieme per mantenere il vantaggio sui gangster lanciati al loro inseguimento.

Altri polizieschi degni di nota sono Once Upon a Time in Hong Kong di Wong Jing e dell’esordiente Woody Hui, che affronta una vicenda di corruzione all’interno delle forze di polizia negli anni Settanta del secolo scorso; The Attorney, un dramma legale di Wong Kwok-fai in cui la corruzione dilaga nella politica locale; il trucido G Storm di David Lam, in cui degli investigatori fanno di tutto per dare la caccia a trafficanti di esseri umani; e infine Breakout Brothers, film leggero di Mak Ho-pong su un’evasione.

Non sono mancate opere degne di nota anche tra i film drammatici prodotti quest’anno a Hong Kong. Anita, diretto da Longman Leung, racconta la vita e l’epoca della cantante e attrice Anita Mui, morta di cancro nel 2003. Questo film nostalgico, interpretato dall’esordiente Louise Wong nei panni della protagonista, rende omaggio a una personalità di spicco del mondo dello spettacolo hongkonghese. Un’altra storia incentrata su un importante personaggio di Hong Kong è Zero to Hero di Jimmy Wan, uno sguardo commovente alla storia personale e ai risultati sportivi di So Wai-wai, velocista paralimpico da record.
Drifting, del regista emergente Jun Li, rivolge la sua attenzione alla condizione delle persone senza fissa dimora: concentrandosi su un gruppo di senzatetto che affronta il governo pretendendo un risarcimento, Li tratteggia un ritratto senza fronzoli degli emarginati di Hong Kong. Anche nel suo film pop The Way We Keep Dancing il regista Adam Wong esprime una critica sociale, attingendo ad argomenti come la gentrificazione, lo spirito di vicinato e gli opinionisti manipolati da chi è al potere.

Altre opere drammatiche degne di nota includono Elisa’s Day di Alan Fung, Time di Ricky Ko e The First Girl I Loved di Candy Ng e Yeung Chiu-hoi, tutti di registi esordienti. In Elisa’s Day un poliziotto incontra la figlia di una donna di cui aveva seguito il caso 20 anni prima, e tra i due si instaura un forte legame personale. Nel piacevole Time, in cui l’interesse sociale è abbinato alla commedia drammatica leggera, un trio di persone in età avanzata avvia un’impresa per fornire servizi di morte assistita agli anziani bisognosi. Il film mette in scena anche le difficoltà e i trionfi personali del terzetto. In The First Girl I Loved gli spettatori sono riportati indietro nel tempo con il racconto sognante e nostalgico delle vicende amorose di due studentesse. In One Second Champion il dramma di qualità si intreccia con l’azione:  con la storia di un padre dal talento speciale – riesce a vedere un secondo avanti nel futuro – il film di Chiu Sin-hang ha conquistato il pubblico, raccontando le vicende di un uomo che esce dal solco già tracciato e trova il successo sul ring.

Chi va in cerca di un’evasione dalla solita routine hongkonghese può trovare pane per i suoi denti in Madalena, coproduzione tra  Hong Kong e Macao: diretto dalla regista di Macao Emily Chan e ambientato nell’ex enclave portoghese, è un film sobrio che racconta del legame che si crea tra due immigrati dalla Cina continentale, entrambi solitari e bisognosi di sostegno reciproco. Il ritmo è diverso anche in My Indian Boyfriend, diretto da Sri Kishore, che si è trasferito a Hong Kong da oltre dieci anni. Il film racconta la nascita della relazione di una coppia mista, assortita di canti e balli in stile Bollywood per un tocco di brio in più.

Tra gli altri film romantici, vanno ricordati 77 Heartwarmings di Herman Yau, la storia di una ragazza alle prese con tre spasimanti, uno dei quali è un suo ex che vuole riconquistarla, e Ready o/r Knot, dell’esordiente Anselm Chan, in lizza come commedia romantica con la storia di una giovane coppia alle prese con divergenze sul matrimonio, ma che ha perso punti perché minimizza gli abusi domestici.
Ann Hui ha realizzato il raffinato dramma letterario Love After Love, adattamento di un racconto di Eileen Chang in cui una ragazza arriva nella Hong Kong degli anni Trenta del secolo scorso e si mette con un ricco playboy. Hui è stata anche protagonista di una delle migliori produzioni dell’anno: il documentario Keep Rolling di Man Lim-chung, che traccia la carriera dell’acclamata regista seguendola a casa, dietro la macchina da presa e durante l’estenuante attività promozionale.

Chi ama la commedia pura ha avuto poca scelta lo scorso anno: il culmine del cinema comico è stato Coffin Homes di Fruit Chan, una satira sfrenata in stile horror del carissimo mercato immobiliare di Hong Kong. Il film di Chan, che prende di mira agenti, speculatori e proprietari di catapecchie, mescola arguti commenti socio-politici con eventi deliranti e esageratamente sanguinolenti (è anche l’unico horror hongkonghese dell’anno). Una comicità più tradizionale si ritrova invece in Showbiz Spy del regista esordiente Keian Chui, in cui un impiegato di una ONG sotto copertura si traveste da donna per denunciare le pratiche disoneste di un talent show televisivo. All’inizio dell’anno, il pubblico ha potuto trovare comicità in abbondanza nel film di Vincent Kok All U Need Is Love, un guazzabuglio disomogeneo sulla pandemia, incentrato su un gruppo di persone in isolamento in un hotel, realizzato per supportare i lavoratori dell’industria cinematografica locale.

Altrettanto carente in termini di qualità è Part-Time Girlfriend, opera prima di Terry Cheng, nel quale un ragazzo diventa un fenomeno di Internet grazie alla sue competenze sulle donne che offrono servizi di incontri a pagamento, salvo poi irritarsi quando scopre che la sua ragazza è nel giro.

I registi di Hong Kong hanno realizzato anche opere a grosso budget, orientate principalmente al mercato della Cina continentale, come il film nazionale di maggior incasso del 2021, The Battle at Lake Changjin. Co-diretto dagli hongkonghesi Tsui Hark e Dante Lam insieme a Chen Kaige, questa epopea sulla guerra di Corea presenta scene di battaglia intense e sciovinistiche, con un reggimento cinese d’élite che affronta gli americani. Nell’ambito delle coproduzioni tra Hong Kong e la Cina continentale, Peter Chan ha realizzato Leap, sulla formazione e l’allenamento della squadra nazionale cinese di pallavolo, alla ricerca della gloria olimpica. Derek Kwok ha dato vita a un agile film di suspense, il poliziesco Schemes in Antiques, in cui un riparatore televisivo senza arte né parte viene trascinato alla ricerca di un antico manufatto. Sebbene entrambi siano andati bene in Cina, questi film possono risultare molto meno in sintonia con i gusti del pubblico di Hong Kong, sempre più assertivo sui temi legati all’identità e alla cultura locali. Hanno raggiunto invece un buon equilibrio Shock Wave 2 e Raging Fire, anch’esse coproduzioni, che hanno dimostrato che si può riuscire a cavalcare i gusti di due mercati diversi con storie in grado di essere apprezzate da entrambe le parti.

Degno di nota è anche Caught in Time, diretto da Lau Ho-leung. Il film, ambientato interamente nella Cina continentale negli anni Novanta del secolo scorso, ha per protagonista un poliziotto che passa anni e anni sulle tracce di malviventi rigorosi. I cinefili hongkonghesi si sono divertiti per lo stile d’azione locale del film e  per gli omaggi al cinema della loro città. 
Le coproduzioni tra Hong Kong e Cina come queste continuano a essere parte integrante del cinema hongkonghese e le joint venture permettono di arrivare alle sale cinematografiche di tutto il paese e realizzare somme potenzialmente enormi al botteghino. Chi si lancia in una joint venture però deve affrontare la sfida di superare la censura cinese, oltre a dover soddisfare i diversi gusti del pubblico di Hong Kong e di quello della Cina continentale. Una delle regole ben note è la necessità che tutti i trasgressori vengano puniti: alcuni autori adottano approcci creativi per ritardare l’inevitabile punizione, mentre altre mosse possono rappresentare delle facili scappatoie.  

Alcuni film ambientati nella Cina continentale optano per ambientare l’azione nel passato (in città fittizie, per precauzione), mentre le storie ambientate a Hong Kong possono svolgersi in epoca coloniale: in entrambi i casi, le scene di illegalità mostrate non accadono mai sotto l’attuale amministrazione. Anche la sfera del soprannaturale rientra tra i tabù per la censura, e il processo per ottenere l’approvazione finale può determinare ritardi nella post-produzione, mentre i registi cercano soluzioni alternative. I registi hongkonghesi che vogliono evitare i vincoli della Cina continentale possono decidere di realizzare film puramente locali, ma dato il minor potenziale al botteghino avranno a disposizione meno risorse. Fortunatamente, i grandi investitori continuano a bilanciare nei loro listini coproduzioni e film locali più piccoli, mentre diverse produzioni di dimensioni più contenute sono abbastanza coraggiose da correre il rischio.   

Tuttavia, le preoccupazioni per la censura sono aumentate a Hong Kong da quando, nel giugno 2020, Pechino ha imposto sul territorio una legge sulla sicurezza nazionale. La legge è stata emanata in risposta alle proteste scoppiate in tutta la città nel 2019, a seguito della pressione del governo per consentire l’estradizione nella Cina continentale, prevista per i reati di secessione, sovversione, terrorismo e collusione con elementi stranieri; gli oppositori però hanno obiettato che la legge era formulata in modo ambiguo e che si allargava troppo sul piano della repressione del dissenso. Nel giugno scorso il governo ha poi modificato le linee guida sulla censura, chiedendo ai censori di essere vigili rispetto ai film in grado di rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. Poi, a ottobre, i legislatori hanno approvato emendamenti all’ordinanza sulla censura cinematografica che consentono la messa al bando di film per motivi di sicurezza nazionale (e anche la revoca di approvazioni precedenti), oltre ad aumentare le sanzioni per le proiezioni non autorizzate.

Subito dopo l’avvicendamento alla guida dell’organismo di censura, a giugno, è stata vietata la proiezione del cortometraggio Far from Home, ambientato durante le proteste del 2019. E quando il documentario sulle proteste di Kiwi Chow, Revolution of Our Times, è stato incluso all’ultimo minuto nel programma di Cannes, il mese successivo, il pubblico hongkonghese ha immaginato che il film non sarebbe uscito nelle sale di Hong Kong. Lo stesso si può dire per May You Stay Forever Young di Rex Ren e Lam Sum, che alla fine dell’anno è stato candidato ai Golden Horse Awards di Taiwan. In questo film politicamente esplosivo i manifestanti si affannano per impedire il suicidio di una dimostrante disillusa.

Se i riferimenti diretti alle proteste e alla politica sono chiaramente temi scottanti, negli ultimi tempi la satira e l’allegoria hanno destato poca attenzione da parte del controllo ufficiale. Correnti socio-politiche sotterranee hanno attraversato alcune delle principali coproduzioni tra Hong Kong e la Cina continentale uscite in sala nel 2021, mentre altri film hanno lanciato frecciate indirette. Ma la mancanza di limiti netti su ciò che costituisce una minaccia alla sicurezza nazionale può mandare in crisi i registi. Cosa succede, per esempio, in una produzione se un tema o una figura storica di rilievo locale diventa improvvisamente off limits? Per una cinematografia che per decenni ha rispecchiato gli alti e bassi della società locale, qualsiasi variazione della censura (e dell’autocensura) potrebbe essere significativa.

Nonostante i tempi difficili, il cinema di Hong Kong è ben lungi dal chiudere i battenti. L’impulso dato negli ultimi anni per supportare i nuovi talenti continua a ritmo sostenuto. Le opere prime rappresentano una parte importante del calendario di uscite, mentre un nutrito gruppo di giovani divi come Hanna Chan, Kaki Sham, Hedwig Tam, Larine Tang, Cecilia So, Jennifer Yu, Chiu Sin-hang, Tony Wu e vari membri della boy band Mirror si sta facendo strada in film di piccole e medie dimensioni. Anche l’emittente ViuTV ha svolto un ruolo importante nel promuovere i giovani artisti, molti dei quali – come lo stesso gruppo Mirror – sono diventati famosi grazie ai suoi talent show televisivi.
I giovani talenti si aggiungono ai paladini più esperti dell’industria, che hanno raggiunto prestigio dopo avere assunto ruoli di primo piano, come l’attore-sceneggiatore-produttore Gordon Lam e gli attori Philip Keung e Louis Cheung, che hanno iniziato tutti negli anni Ottanta del secolo scorso. Questa pressione per una nuova linfa nel settore viene vista con favore, soprattutto considerando che la rosa dei divi hongkonghesi più importanti ha registrato pochi cambiamenti negli ultimi 20 anni.

Tra le iniziative di sostegno al settore, il concorso annuale Fresh Wave continua a supportare i talenti emergenti per la realizzazione di cortometraggi di durata non superiore a 30 minuti, offrendo per ciascun progetto fino a 100.000 HK$ (12.900 US$) in contributi alla produzione e presentando in anteprima i lavori realizzati al Fresh Wave International Short Film Festival. Il sostegno del governo durante la pandemia si è poi concretizzato in un programma esteso di finanziamento alla produzione cinematografica, che copre fino al 40% del budget di produzione di un film; un programma di incubazione per sceneggiature (Scriptwriting Incubation Programme), organizzato come una competizione per far emergere sceneggiature di qualità; e un programma di avvicendamento dei registi (Directors Succession Scheme) che affianca a giovani registi dei veterani dello schermo come Wong Kar-wai e Peter Chan, e sostiene i loro progetti. Nel frattempo, alcuni si sono rivolti ai video sul web per affinare le proprie abilità, come il regista Will Or, attore protagonista di Drifting, che ha prodotto una serie di raffinati cortometraggi  distribuiti solo online.

Nel breve periodo, tuttavia, all’inizio dell’anno le prospettive per il cinema di Hong Kong nel 2022 sono sembrate piuttosto cupe. Il Capodanno Lunare, il giorno di San Valentino e la Pasqua sono andati persi in quanto le sale cinematografiche sono state chiuse almeno fino al 20 aprile e l’Hong Kong International Film Festival ha dovuto posticipare la sua 46° edizione. I film previsti in uscita in occasione delle prime vacanze dell’anno ne hanno risentito pesantemente, così come altre pellicole la cui uscita in sala era già stata procrastinata lo scorso anno, o perché i cinema non erano a pieno regime o nella speranza di creare fermento partecipando a dei festival. Ne hanno risentito, tra gli altri, la commedia per il Capodanno Lunare Chilli Laugh Story, dell’esordiente Coba Cheng, una storia ottimistica a tema gastronomico calata all’interno di un ritratto della vita odierna di Hong Kong, e Far Far Away di Amos Why, un incantevole dramma romantico sugli spostamenti, ricco di apprezzamento per la città.

Poiché le autorità locali si sono impegnate a fondo per sradicare le infezioni da Covid, ma a marzo non era ancora disponibile un piano d’azione per convivere con il virus, i cinefili di Hong Kong non sanno quando potranno rientrare di nuovo nei loro palazzi del cinema preferiti per gustarsi queste e altre prelibatezze.
Tim Youngs