Dopo la sbornia: il cinema di Hong Kong nel 2023

Un giorno, mentre stavo chiacchierando con la proprietaria di un panificio locale, menzionai il fatto che lavoro nel mondo del cinema e lei si lamentò che, sebbene non amasse le coproduzioni tra Hong Kong e la Cina continentale, le produzioni hongkonghesi erano diventate troppo serie. “I film dovrebbero essere divertenti”, si lamentò. “Ora sono troppo tristi!” Io credo che le sue recriminazioni fossero valide, ma ci sono validissimi motivi per cui i film finanziati interamente a livello locale sono diventati cosi seri.

 

Mentre i registi commerciali più collaudati si sono rivolti alla Cina continentale per ottenere i finanziamenti necessari alle loro produzioni commerciali ad alto budget, l’industria locale è andata avanti con i film dei registi emergenti, che devono lavorare con budget più risicati per dimostrare il loro valore. Questa generazione di giovani cineasti, formatisi più in istituti accademici che in grosse produzioni commerciali, proviene da un contesto intellettuale e ritiene che l’espressione personale sia più importante della creazione di un mero prodotto commerciale di intrattenimento di massa.

 

Dato che la maggior parte delle opere prime sono finanziate da fondi governativi, i nuovi registi possono permettersi di raccontare serie vicende personali, che rivestono per loro particolare importanza, senza dover affrontare la pressione degli investitori interessati solo al ritorno economico.
Di conseguenza molti film di produzione locale, realizzati da giovani registi in condizioni finanziarie molto restrittive, tendono ad affrontare argomenti seri.

Tuttavia, la novità più sorprendente del 2023 è che tutti e cinque i film hongkonghesi di maggior incasso dell’anno sono opere prime o seconde.

Prima di tutto, ricapitoliamo: dopo un secondo semestre del 2022 estremamente positivo, nel corso del quale le restrizioni legate al Covid sono state allentate e i blockbuster locali Warriors of Future, Mamas Affair, The Sparring Partner e Table for Six hanno fatto ottimi incassi al botteghino locale, l’industria cinematografica di Hong Kong, a lungo in difficoltà, aveva sperato che il successo commerciale del 2022 avrebbe innescato un incendio. Ma il 2023 ha dimostrato che quel fuoco si è rivelato essere una scarica di fuochi d’artificio che si è spenta.

Il 2022 si era chiuso lasciando intravedere due potenziali successi per i primi mesi del 2023: il dramma legale di Jack Ng, A Guilty Conscience, interpretato dal divo comico locale Dayo Wong in un raro ruolo drammatico, e il documentario di Mabel Cheung, To My 19-Year-Old Self, che è stato oggetto di un passaparola favorevolissimo dopo le anteprime degli ultimi mesi dell’anno.

A Guilty Conscience, il cui distributore gestiva, guarda caso, la seconda più grande catena cinematografica di Hong Kong, è uscito con un’ottima programmazione nel periodo del Capodanno lunare e si è rivelato un successo di gran lunga superiore alle aspettative. Non era il solito film da Capodanno lunare, ma l’idea di un avvocatucolo spaccone in guerra contro un sistema legale ingiusto, e manipolato per favorire l’élite, ha trovato il favore del pubblico di tutte le fasce della popolazione.

Grazie anche all’apprezzamento per l’interpretazione di Wong, A Guilty Conscience è diventato non soltanto il film locale di maggior incasso di tutti i tempi, ma anche il primo a superare i 100 milioni di dollari di Hong Kong (11,8 milioni di euro) al botteghino, una cifra che è stata precedentemente raggiunta solo dai film targati Marvel o da James Cameron.

Il documentario di Mabel Cheung acclamato dalla critica, To My 19-Year-Old Self – che racconta la vita di diversi studenti dell’alma mater di Cheung nell’arco di 10 anni – è diventato oggetto di grande notorietà dopo pochi giorni dall’uscita in sala, in febbraio. Almeno due dei soggetti ripresi dal documentario hanno dichiarato ai media locali di non avere firmato nessuna liberatoria per approvare l’uscita del film o l’utilizzo dei filmati girati senza la loro autorizzazione. Subito dopo un’altra delle persone intervistate, l’atleta professionista Sarah Lee, ha gettato benzina sul fuoco rivelando che neanche lei era stata informata che la sua breve intervista (registrata da una troupe ridotta durante una gara all’estero) sarebbe stata utilizzata in un film. La controversia ha scatenato una ridda di critiche negative, ulteriormente amplificate dal fatto che Cheung e il suo produttore hanno raccontato versioni discordanti della vicenda, e un acceso dibattito sui social media a proposito del consenso nella produzione documentaristica.

Solo quattro giorni dopo l’uscita in sala, Cheung ha annunciato che il film sarebbe stato ritirato da tutte le sale cinematografiche il giorno successivo. Ironia della sorte, il clamore pubblico e l’annuncio del ritiro hanno fatto si che le ultime proiezioni registrassero il tutto esaurito, trasformando il documentario in un successo commerciale.

Malgrado la tenitura interrotta prematuramente, To My 19-Year-Old Self e già di gran lunga il documentario di Hong Kong di maggior incasso di sempre.

Due mesi dopo lo scoppio della controversia, il film è stato annunciato a sorpresa come vincitore del premio per il miglior film agli Hong Kong Film Awards.

Quando il co-regista di Cheung, William Kwok, al discorso di accettazione del premio ha dichiarato “Semplicemente girarlo subito, montarlo subito, distribuirlo subito”, è scoppiato nuovamente un grande clamore, poiché il pubblico si è affrettato a denunciare il commento di Kwok come una difesa irresponsabile dei suoi metodi di produzione documentaristica, percepiti come poco etici. Anche se To My 19-Year- Old Self rimarrà invisibile a lungo, ha suscitato timori tra i registi di documentari, che si chiedono ora se anche le loro opere verranno esaminate con un’attenzione critica analoga.

Nel bene o nel male, per tutto il resto dell’anno nessun altro film di Hong Kong ha suscitato quel tipo di eccitazione. Nonostante la fine ufficiale di tutte le restrizioni dettate dal Covid nel mese di marzo, nel 2023 l’industria cinematografica non è riuscita a replicare il successo dell’anno precedente. A causa di una crisi globale relativa all’inflazione, di un’ondata di emigrazione continua (specialmente tra i professionisti più giovani), di un cambiamento nelle abitudini di spesa (decine di persone si riversano ogni fine settimana nella vicina Shenzhen per i prezzi più bassi), di un improvviso cambiamento nelle date di uscita dei film di Hollywood per lo sciopero degli attori e del crescente dominio dello streaming come piattaforma di intrattenimento preferita, le presenze al cinema hanno subito un brusco calo nel 2023. Secondo i dati forniti dall’Hong Kong Motion Picture Industry Association, nel 2023 il box office di Hong Kong e stato inferiore del 25% rispetto al 2019 e solo leggermente superiore al totale degli incassi al botteghino del 2011 (si, tantissimo tempo fa). Le cose sono andate cosi male che gli esercenti locali, pur di attrarre il pubblico, hanno offerto forti sconti per le proiezioni delle 22:00 per gran parte dell’anno.

Ancora più sorprendente è che nessuno dei cinque film locali più popolari dell’anno sia lo stravagante spettacolo tradizionale per il grande schermo che una volta riempiva le sale cinematografiche.

Time Still Turns the Pages di Nick Cheuk è un film serio e solenne, uscito con modeste aspettative commerciali dopo le anteprime nei festival del cinema in autunno, che esplora l’effetto del “genitori tigre” sulla salute mentale dei bambini. I temi del film sono entrati fortemente in risonanza con gli spettatori più giovani, molti dei quali si sono identificati con le esperienze dei personaggi e gli eventi traumatici del film. Sebbene non sia stato un successo immediato come A Guilty Conscience, Time Still Turns the Pages ha registrato un flusso costante di pubblico, settimana dopo settimana, e si è fatto strada pian piano superando il concorrente In Broad Daylight e piazzandosi al secondo posto nella classifica dei film hongkonghesi di maggior incasso dell’anno.

In maniera simile In Broad Daylight, il dramma sociale “da prima pagina” di Lawrence Kan, con al centro un’inchiesta giornalistica sugli abusi nelle case di cura private, è diventato un grande successo grazie al passaparola. Tuttavia, il tema di attualità del film non era solo la problematica situazione delle case di cura private, in una città con una popolazione sempre più anziana, ma anche il ritratto disincantato del giornalismo investigativo onesto, nel momento in cui il futuro stesso della libertà dei media di Hong Kong è appesa a un filo.

Anche Over My Dead Body, sequel di Ho Cheuk-tin del suo successo a scoppio ritardato The Sparring Partner, si è rivelato essere qualcosina in più di una semplice commedia corale. Il film, una commedia nera in stile Weekend con il morto, racconta di un gruppo di condomini che cercano di sbarazzarsi di un cadavere che si trova al loro piano per paura che faccia crollare il valore dei loro appartamenti. Non solo il film si apre con un personaggio che recrimina che il mercato immobiliare di Hong Kong è come il gioco delle tre carte, ma si conclude con un climax catartico in cui ognuno dei protagonisti urla il proprio malcontento sulla società di Hong Kong (il carrozzone degli appassionati di sport locali, la mancanza di spazi di sosta per i taxi, le persone che emigrano senza portarsi via gli animali domestici, ecc.).

Attraverso l’intensa e comica liberazione emotiva di quella sequenza, era come se i personaggi stessero dando sfogo alle nostre stesse lamentele.

Everything Under Control di Ying Chiwen, remake della commedia coreana To Catch a Virgin Ghost del 2004 (e del suo remake taiwanese Treat or Trick), in un mondo più giusto sarebbe un classico di culto. Ma, programmata nel periodo del Capodanno lunare, quando il pubblico di massa potrebbe non essere tanto recettivo nei confronti di sequenze assurde come un’allucinazione indotta da droghe con un Kappa, una bestia Nian e un sensuale dio della Fortuna, la farsa spudoratamente ridicola di Ying ha forse oltrepassato i limiti del mo lei tau [nonsense]. Tuttavia, il film si è posizionato ai primi posti della classifica del botteghino grazie alle festività del Capodanno lunare e alla popolarità del suo attore principale, la pop star Hins Cheung.

Ancora più rivelatori riguardo alle tendenze dei cinema a Hong Kong sono i film per i quali il pubblico non ha affollato le sale. Non e bastata la prospettiva di rivedere l’idolo locale Chow Yun-fat in un ruolo da protagonista dopo cinque anni per convincere un numero sufficiente di spettatori a vedere One More Chance, una commedia drammatica vecchio stile di Anthony Pun sul rapporto padre-figlio che richiama All About Ah Long. E non c’è riuscita nemmeno la formula dell’heroic bloodshed del film d’azione ad alto budget di Herman Yau The White Storm: Heaven or Hell. Neppure Where the Wind Blows, prestigioso resoconto epico di un caso di corruzione nella polizia degli anni Sessanta, con un background storico ben noto e un cast di alto livello con Tony Leung Chiu-wai e Aaron Kwok, e riuscito ad attirare il pubblico, nonostante il regista Philip Yung abbia difeso il film sui social media in modo sincero e ben argomentato.

Neanche la nostalgia sembra riuscire più a far staccare biglietti a Hong Kong.

Dai risultati commerciali di questi film inizia a delinearsi una struttura: mentre il pubblico continua ad affollare i tradizionali eventi cinematografici hollywoodiani, gran parte degli spettatori abituali dei film di genere hongkonghesi tradizionali non li guarda in sala. D’altra parte, coloro che ancora vanno al cinema per vedere i film locali non cercano più l’evasione cinematografica tradizionale (quella evocata dalla proprietaria del panificio). Sono invece cauti, e optano per le analisi di questioni d’attualità – come i suicidi degli studenti, i prezzi degli immobili o lo stato del giornalismo locale – solo se se ne parla attivamente.

Non e un caso se i social media hanno svolto un ruolo essenziale nel sensibilizzare gli spettatori rispetto alle tematiche espresse da questi film. Il loro pubblico di riferimento non solo vuole ritrovare sullo schermo temi locali specifici nei quali rispecchiarsi, ma vuole anche stimolare una discussione su quelle tematiche, in un momento in cui a Hong Kong gli ambiti del dibattito pubblico si vanno rapidamente riducendo. Per loro, vedere questi film e partecipare alle conversazioni su quei temi importanti e il modo di impegnarsi e interessarsi ai problemi della comunità senza per questo farsi coinvolgere politicamente.

Siccome questi film continuano ad essere premiati con un (relativo) successo di pubblico e di critica, e probabile che anche nei prossimi anni continueremo a vedere gli autori più giovani affrontare argomenti seri e personali, grazie all’ininterrotto finanziamento governativo che aiuta a alleviare la pressione sui nuovi registi.

Tuttavia, come ha evidenziato un articolo diventato virale lo scorso anno, la maggior parte dei tanti registi che hanno realizzato la loro opera prima ottenendo una totale copertura finanziaria grazie al programma governativo First Feature Film Initiative, non sono ancora stati in grado di proseguire con altri film. Lee Cheuk-pan ha realizzato rapidamente il seguito del suo G Affairs (2018) con The Fallen (2019), ma da allora non ha fatto altro (si dice che sia emigrato in Canada). La regista di My Prince Edward (2019), Norris Wong, ha dovuto autofinanziarsi per il suo secondo film, The Lyricist Wannabe, utilizzando i fondi che e riuscita a guadagnare lavorando per la televisione. Di recente, dopo anni di sforzi per ottenere la copertura finanziaria necessaria, la regista di In Your Dream (2016) Tam Wai-ching ha finalmente terminato la produzione del suo secondo film, Someone Like Me. Anche se il Film Development Fund del governo continua a garantire finanziamenti ai nuovi registi (con programmi che variano dal sostegno finanziario allo Script Incubation Programme, recentemente conclusosi) e li mette in evidenza come motivo di orgoglio, viene da chiedersi se il settore sia abbastanza solido da sostenerli tutti.

Anche se il loro numero e limitato, esistono anche registi locali che riescono ancora a raccontare le loro storie pur senza avere accesso ai finanziamenti governativi o senza poter contare su grossi investimenti. Tra questi, la summenzionata Norris Wong con The Lyricist Wannabe, o il regista di Ten Years e Beyond the Dream, Kiwi Chow, la cui commedia romantica totalmente apolitica Say I Do to Me e stata in parte finanziata da Late Show, una piattaforma di streaming fondata dall’attore Chapman To. Senza poter contare su finanziamenti locali che supportassero un film sui rifugiati a Hong Kong, The Sunny Side of the Street di Lau Kok-rui ha ottenuto gran parte dei suoi finanziamenti da una società della Malaysia. Sulla scia del successo a sorpresa ottenuto da Far Far Away (2022), finanziato tramite crowdfunding, il regista indipendente Amos Why ha realizzato Everyphone Everywhere, un dramma sull’amicizia girato con un budget ancora più risicato del suo predecessore. Continuando a garantire sostegno a storie eclettiche di registi emergenti, la societa MM2 ha finanziato Back Home di Nate Ki, un horror psicologico allegorico e decisamente insolito in cui un giovane torna in patria e impara sulla sua pelle che il silenzio e la muta accettazione sono l’unico modo per sopravvivere agli orrori soprannaturali della casa della sua infanzia.

Nonostante la popolarita globale del cinema di genere sia in calo, i film evento riescono ancora a far accorrere il pubblico al cinema. Tony Leung Chiu-wai e Andy Lau hanno dimostrato di essere ancora nomi di grande richiamo in The Goldfinger di Felix Chong, film campione d’incassi che ha permesso al settore di inaugurare positivamente il 2024.

Per il Capodanno lunare del 2024 sono usciti anche la commedia per famiglie di Sunny Chan dal titolo Table for Six 2, il film su una rapina di Yuen Kim-wai TheMoon Thieves (interpretato dai componenti del popolarissimo gruppo pop Mirror) e la commedia di successo di Albert Mak Rob N Roll, spinta da un ottimo passaparola.

E nel corso dell’anno arriveranno ulteriori film di genere tradizionali di grande spettacolarità, come l’attesissimo thriller di arti marziali di Soi Cheang Twilight of the Warriors: Walled In, l’impetuoso Customs Frontline di Herman Yau, il film d’azione a medio budget di Terry Ng Ultimate Revenge e il thriller poliziesco di Calvin Tong The Trier of Fact. Sara interessante vedere come se la caveranno questi titoli rispetto a produzioni più piccole come Love Lies di Ho Miu-ki, frutto del programma First Feature Film Initiative, o il premiato dramma familiare di Sasha Chuk Fly Me to the Moon o ancora l’opera prima finanziata dal crowdfunding dello YouTuber Trevor Choi, dal titolo Smashing Frank.

Danzando sopra come sempre alla sottile linea di confine fra il cinema eclettico e quello commerciale, la Milkyway Image di Johnnie To e tornata alla grande con Mad Fate di Soi Cheang, girato in segreto durante il picco della pandemia (e seguito da un lungo periodo di post-produzione).

Il film – scritto da Yau Nai-hoi, probabile erede della Milkyway, e Melvin Li – segue le avventure di un indovino mentalmente squilibrato che combatte contro i poteri divini circa il destino di un giovanotto assetato di sangue che sembra destinato a diventare un assassino. Presentando i temi tipici della Milkyway del destino e delle coincidenze, questo thriller difficile da classificare ha avuto la sua premiere mondiale al festival di Berlino e ha incassato la rispettabile cifra di 11,7 milioni di dollari hongkonghesi (1,38 milioni di euro) guadagnando l’ottavo posto nel box office annuale di Hong Kong. Nonostante la teorica garanzia al botteghino rappresentata da Lokman Yeung, membro della boy band locale di grande successo Mirror, si può capire come il film, per le sue caratteristiche violente e i temi cupi, non fosse comunque destinato a diventare un blockbuster. Il suo messaggio sul libero arbitrio entro i vincoli del destino suona peraltro come un messaggio incoraggiante per questi tempi cupi.

Un miracolo del 2023 degno di menzione, poi, e Band Four. Diretto da Mo Lai e prodotto da Teddy Robin, questa sincera commedia drammatica musicale e incentrata su una cantante in difficolta che si trova a dover condividere la propria casa con il padre, con cui non aveva più rapporti, e la figlia minore di questi. Nonostante un weekend di apertura molto debole, Lai e il suo socio hanno lavorato sodo per promuovere il film sui social media, partecipando a molte sessioni di incontri con il pubblico (e in molte di esse gli spettatori si contavano sulla punta delle dita) e organizzando persino un tour di due ore passeggiando nei luoghi dove il film e stato girato. Fino ad oggi, il film è rimasto tenacemente in sala per 22 settimane, anche se con una sola proiezione al giorno.

Lo spirito resiliente di Band Four rappresenta egregiamente lo spirito dell’industria cinematografica di Hong Kong di oggi.

Magari il 2023 non avrà mantenuto le promesse del 2022, ma è chiaro che il cinema di Hong Kong continuerà a resistere sempre, in qualsiasi modo possibile.

Kevin Ma