Scomparsa la minaccia del Covid, il ritorno del mercato alla normalità ha permesso al botteghino cinematografico taiwanese del 2023 di crescere notevolmente rispetto all’anno prima. Il ricavo totale dei film formosani è infatti raddoppiato, raggiungendo i 12,2 miliardi di dollari taiwanesi [poco più di 348 milioni di euro – tutte le cifre riportate nel testo sono in NT$, dollari taiwanesi, ndt], con una quota di mercato passata dal 10% al 15,7%. Sono stati oltre 20 i lavori a superare i 10 milioni, un nuovo record da 10 anni a questa parte. Se guardiamo ai generi, la metà dei primi 10 film di successo presentano elementi horror e, in termini di proprietà intellettuale, tre sono gli adattamenti di serie tv e due i sequel.
Distribuito a cavallo tra il 2022 e il 2023, Someday or One Day: The Movie ha sfruttato la popolarità dell’omonima serie tv del 2020 con il cast originale riunito per la trasposizione su grande schermo, aprendo l’anno con un introito di 130 milioni. Tuttavia, il suo brillante successo è stato subito oscurato da Marry My Dead Body di Cheng Wei-hao, uscito per San Valentino.
Marry My Dead Body, mix di commedia, horror, azione e poliziesco, ha sfondato il soffitto di cristallo per i film a tema LGBTQ+ grazie all’accattivante tematica del “matrimonio fantasma tra omosessuali”, il ritmo serrato e la potenza sentimentale, incassando un totale di 363 milioni di NT$ a livello nazionale. Inoltre, su Netflix ha raggiunto il primo posto nella classifica dei film a Taiwan, Hong Kong e Singapore, e il settimo posto nella classifica mondiale dei film non in lingua inglese. Cheng Wei-hao insieme alla produttrice Jin Bai-lun ne ha sfruttato il successo per creare un franchise, infatti oltre al prequel manga Before I Become a Ghost, è in uscita anche una serie tv intitolata GG Precinct prevista per la metà di quest’anno.
Se Someday or One Day: The Movie e Marry My Dead Body hanno aperto con il botto il 2023, le due pellicole U Motherbaker – The Movie e Scamsgiving, uscite in sala per il Capodanno lunare, hanno deluso le aspettative. Il primo, tratto dall’omonima serie tv taiwanese di grande successo, nonostante il cast e la troupe originali e la riconferma degli interpreti, non è riuscito a focalizzare la storia, perdendo il fascino dell’opera prima incentrata sulle vicissitudini della gente comune. Scamsgiving, invece, è l’ultimo lavoro di Yeh Tien-lun, già dominatore del botteghino di primavera con Night Market Hero e Twa-Tiu-Tiann, che però non è riuscito a ripetere l’exploit per via di una trama sconnessa e personaggi poco credibili.
Workers – The Movie, anch’esso tratto da una popolare serie tv taiwanese, si presenta come prequel per raccontare l’incontro e l’amicizia fra i tre protagonisti 11 anni prima. Il film vede il ritorno sia della regista Cheng Fen-fen che dei protagonisti Christopher Lee, Yu An-shun e Hsueh Shih-ling. Nonostante l’aggiunta di elementi di dramma familiare, il mix di risate e lacrime tipico dell’originale ha richiamato la base dei fan, permettendo a Workers di incassare quasi 40 milioni a livello nazionale.
Day Off e Eye of the Storm, usciti in primavera, sono due film drammatici d’autore piuttosto rappresentativi dell’anno passato. Il primo parte da elementi familiari per mostrarne le interazioni affettuose, mentre il secondo incorpora elementi di thriller e disaster movie in un potente comparto tecnico, rievocando l’atmosfera della pandemia di Covid. Day Off, per la sceneggiatura e regia di Fu Tian-yu, tratteggia sentimenti e affetti tra la gente di quartiere che frequenta un vecchio negozio di parrucchiere a gestione familiare. Eye of the Storm, diretto da Lin Chun-yang, ci riporta al periodo in cui la Sars colpì Taiwan 20 anni or sono. Ispirato alla quarantena dell’ospedale Hoping, il film riflette le diverse sfaccettature della natura umana in situazioni di crisi.
Gli horror The Rope Curse 3 e Hello Ghost!, distribuiti in estate, sono entrambi entrati nella top 10 annuale dei film taiwanesi con il maggior incasso. Ciò dimostra che il genere mantiene la sua attrattiva sul mercato e che diversi autori stanno cercando di innovare in questo campo, esplorando nuove possibilità.
The Rope Curse 3 è il terzo capitolo della serie omonima avviata cinque anni fa. La trama attinge alle credenze popolari, fra cui i “signori dei fantasmi” Thao Vetsuwan e Zhong Kui, e ricollega quest’ultimo al teatro delle marionette taiwanese, aggiungendo anche elementi come il parkour e il rapporto padre-figlio. Hello Ghost!, interpretato da Tseng Ching-hua, è invece un remake dell’omonima pellicola coreana del 2010, ma la versione taiwanese incorpora molti aspetti della cultura e del folclore locale, mescolando umorismo e commozione per raccontare una storia di affetto familiare.
Un altro horror della serie The Bridge Curse, il secondo capitolo intitolato Ritual, ripropone il mix di tecnologia e ghost stories ambientate in contesto scolastico. La trama narra di un gruppo di studenti universitari che, testando un gioco horror in realtà aumentata, scatena accidentalmente una forza demoniaca. Nonostante il ricavo al botteghino inferiore al primo Bridge Curse, grazie al successo di quest’ultimo anche il sequel ha venduto i diritti di distribuzione cinematografica in diverse nazioni prima ancora della sua uscita a Taiwan e, con l’aggiunta di due videogiochi, la serie ha accumulato un notevole valore come proprietà intellettuale.
In Miss Shampoo, uscito in estate, Giddens Ko ritorna all’adattamento per il grande schermo di un suo romanzo. Dopo aver esplorato generi come l’amore giovanile, il thriller fantastico e la commedia nera, Ko si cimenta con il genere d’azione ad ambientazione malavitosa, mantenendo il suo caratteristico stile sfrontato e chunibyo. La storia parla dell’amore tra un’assistente parrucchiera e un boss mafioso, ma il rapporto tra i due risulta stereotipato, con un sentimentalismo che nasconde fantasie materialiste. Un fattore negativo per gli incassi è stata di certo la concomitanza con il movimento MeToo, che in quel periodo stava prendendo piede a Taiwan.
Verso la fine dell’anno, nel periodo del Golden Horse Film Festival, sono usciti Old Fox, Trouble Girl e Tales of Taipei, quest’ultimo film di chiusura del festival, degni rappresentanti della varietà del cinema formosano.
Old Fox è il nuovo lavoro del regista e sceneggiatore Hsiao Ya-chuan, a sei anni dal suo ultimo film. La trama è ambientata nella Taiwan del 1990 e riflette i cambiamenti sociali e psicologici avvenuti nel periodo della bolla economica, ma allo stesso tempo tenta di ripercorrere le origini del crescente divario tra ricchi e poveri nella società odierna. Per ammissione del regista, si tratta di una creazione “prettamente ideologica”, ma nella stesura della storia è chiaro lo sforzo di renderla accessibile per suscitare l’immedesimazione di un pubblico più ampio.
Nonostante le evidenti intenzioni di riflessione e introspezione di Old Fox, la fluidità della trama non ne risente. La forma del film si discosta dai tre precedenti lavori più sperimentali di Hsiao Ya-chuan, presentando una maggiore enfasi sui colpi di scena e sulle svolte narrative. Nella pellicola, Liu Kuan-ting e Bai Run-yin interpretano un padre e un figlio che, in un periodo di boom economico e di ascesa del mercato azionario taiwanese, si trasferiscono in affitto in un edificio popolare di proprietà del magnate immobiliare interpretato da Akio Chen. Qui stringono amicizia con la giovane assistente che ogni mese riscuote l’affitto. In un fortuito incontro, il giovane Bai Run-yin incontra il ricco proprietario, soprannominato appunto “Vecchia Volpe”, e i due, attratti dalle reciproche qualità e manchevolezze, sviluppano un’amicizia insolita che accende nel ragazzo il desiderio di comprare una casa per il padre.
L’intero lavoro, attraverso la scenografia, l’arredamento, i costumi, la musica e la trama, rievoca l’atmosfera della Taiwan degli anni Novanta. Lo sguardo del bambino ci accompagna in un viaggio tra innocenza e mondanità, sogni e realtà, fallimento e successo, lasciando allo spettatore il compito di soppesare il valore di questi contrasti. Old Fox non solo è stato il film taiwanese con la migliore performance al Golden Horse Film Festival del 2023, vincitore di quattro premi per miglior regia, miglior attore non protagonista, miglior musica e migliori costumi, ma ha anche incassato oltre 15 milioni di dollari, diventando il film di Hsiao Ya-chuan con il maggior introito di sempre.
Trouble Girl, scritto e diretto da Chin Chia-hua, è il primo lungometraggio taiwanese a trattare il tema dei bambini con ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività). La storia ruota attorno a tre protagonisti: una bambina di 10 anni che, a causa dell’ADHD, è considerata un elemento problematico a scuola, una madre il cui marito è spesso assente e un insegnante di sostegno che si prende sinceramente cura di loro due. Tuttavia, la tenerezza tra madre e insegnante complica le interazioni tra i personaggi, e questo “triangolo” arricchisce il film su diversi livelli, offrendo una varietà di prospettive sulla natura umana. Chin Chia-hua, regista affermata con un passato nel mondo della pubblicità e vincitrice di diversi premi ai Golden Bell Awards, trae ispirazione dalla sua esperienza di madre per creare la protagonista di Trouble Girl, la problematica Xiao-xiao. Attraverso un’accurata ricerca sul campo e svariate interviste, Chin Chia-hua ha costruito il personaggio di Xiao-xiao e le sue difficoltà, affrontando le problematiche che la bambina incontra in famiglia, a scuola e nelle attività extrascolastiche. Il film offre uno sguardo profondo e ampio su un tema complesso, ma ciò che rende Trouble Girl davvero speciale è la scelta della cineasta di discostarsi dal tipico stile filmico taiwanese, che predilige toni caldi, armoniosi e rassicuranti. Si è optato invece per una narrazione realistica e cruda, esplorando la solitudine e l’impotenza celate dietro la malattia, nonché i legami creatisi tra i personaggi. Il film è anche una critica lucida all’ipocrisia degli adulti. A vestire i panni della protagonista Xiao-xiao in Trouble Girl è Audrey Lin, che aveva già brillato in American Girl. La sua interpretazione, misurata e precisa, l’ha resa la più giovane vincitrice del premio come migliore attrice nella storia dei Golden Horse Awards. Ivy Chen, nel ruolo della madre, ha dato vita in modo magistrale allo sfinimento e al conflitto interiore di fronte ai problemi della figlia, ottenendo una nomination come miglior attrice non protagonista ai Golden Horse Awards. La star hongkonghese di Beyond the Dream Terrance Lau, alla sua prima partecipazione a un film formosano, interpreta il ruolo dell’insegnante che si trova in mezzo alle due protagoniste, creando una tensione appropriata.
Le coproduzioni cinematografiche internazionali sono ormai sempre più diffuse, con molti registi stranieri che si recano a Taiwan per effettuare riprese o collaborare con case di produzione locali. Un esempio di successo è il film malaysiano Young & Fabulous uscito alla fine dello scorso anno, che ha ottenuto il plauso di diversi festival cinematografici internazionali, portando al protagonista Wu Kang-ren il premio come miglior attore ai Golden Horse Awards e incassando oltre 100 milioni di dollari al botteghino. È in questo contesto di crescente collaborazione internazionale che nasce Tales of Taipei, prodotto da Bowie Tsang.
Tales of Taipei riunisce diversi registi, tra cui i malaysiani Chong Keat Aun e Angelica Lee, il francese Rachid Hami, il bhutanese Pawo Choyning Dorji, l’hongkonghese Norris Wong e i taiwanesi Yin Chen-hao e Remii Huang. Seguendo il percorso compiuto da un ragazzo dei giornali, interpretato dal cantante rock Wu Bai, il film racconta alcune storie che si svolgono nella metropoli di Taipei, dall’alba a notte.
I cortometraggi vantano un cast stellare del cinema cinese, tra cui Angelica Lee, Karena Lam, Ethan Juan, Chen Shu-fang, Sammi Cheng, Stephy Tang, Liu Kuan-ting, Caitlin Fang, Kuo Shu-yao e Berant Zhu. Attraverso lo sguardo e il gusto di ogni regista, si dispiegano bozzetti di vita amorosa a Taipei, che spaziano dal fantastico al realistico dall’ironico al sentimentale.
Che si tratti della nuova versione della popolare “leggenda del serpente bianco”, in cui viene svelato un segreto sulle origini di una coppia di sposi; di un fattorino e una venditrice di betel innamorati grazie alla musica; di una ragazza di Hong Kong che si avvicina al padre del fidanzato taiwanese attraverso vecchi film hongkonghesi; di una “reunion” tra un ragazzo e una ragazza in discoteca; di una gravidanza inaspettata in una relazione a distanza; o dell’incontro tra un forestiero in cerca di prostitute e un anziano negoziante di biglietti della lotteria... nel loro spazio limitato, questi cortometraggi superano i confini di tempo e spazio, dando vita a un’esplosione di fantasiosa creatività.
Traduzione italiana dal cinese di Francesco Nati.