Green Snake

Yokai and Other Monsters: From Asian Folklore to Cinema | Out of Competition 
 
Hong Kong, 1993 / restored 2024, 99’, Cantonese

 

Directed by: Tsui Hark
Screenplay: Tsui Hark, Lilian Lee (original novel)
Cinematography (color): Ko Chiu-lam
Editing: Tsik Ah
Art Direction: Bill Lui
Music: James Wong, Mark Lui
Action: Yuen Bun, Tong Kai
Producers: Tsui Hark, Ng See-yuen
Cast: Maggie Cheung (Siu Ching/Green Snake), Joey Wong (Bak Sei-jeun/White Snake), Chiu Man-cheuk (Fa Hoi), Wu Hsing-kuo (Hsui Xien)

 

Date of First Release in Territory: November 4th, 1993
 
La leggenda del Serpente Bianco, antico racconto del folklore cinese, ha avuto numerose trasposizioni, tra cui le più conosciute a livello internazionale sono probabilmente l’animazione White Snake (2019), una coproduzione Cina/USA per famiglie, o il fantasy in live-action The Sorcerer and the White Snake (2011), con il grande divo delle arti marziali Jet Li. Tuttavia, per i cinefili più perspicaci la palma spetta senza dubbio al dramma fantasy Green Snake di Tsui Hark. Tratto dall’omonimo romanzo dell’autrice hongkonghese Lilian Lee, è una rivisitazione postmoderna che rimescola la Leggenda del Serpente Bianco per esplorare temi più profondi e controversi. In sostanza, il classico racconto popolare narra la storia di Bai Suzhen (Serpente Bianco), uno spirito serpente soprannaturale che assume forma umana e si innamora di un mortale, lo studioso Xu Xian. A ostacolare il loro amore puro è il monaco buddhista Fahai, che utilizza la propria devozione religiosa per giustificare la sua spietata crudeltà. I dettagli della trama sono cambiati nel corso degli anni, ma solitamente il fulcro è rimasto l’amore proibito tra Bai Suzhen e Xu Xian. 
In Green Snake, però, la storia d’amore eterosessuale cede il primo posto alla scoperta di sé in chiave femminista e a una latente rivalità tra sorelle: Bai Suzhen (qui chiamata Bak Sei-jeun e interpretata dall’eterea Joey Wong) condivide la scena con la sorella minore, Serpente Verde, ovvero Xiaoqing (ribattezzata Siu Ching e interpretata dall’incomparabile Maggie Cheung). Personaggio secondario nella leggenda originale, Siu Ching diventa co-protagonista nel film di Tsui che la ritrae come uno spirito impetuoso e infantile, in netto contrasto con la sorella, più saggia e potente. Assistendo alla nascita dell’amore tra la sorella Bak Sei-jeun e lo studioso Hsui Xien (Wu Hsing-kuo), Siu Ching inizia a porsi domande antiche quanto il tempo: Cos’è l’amore? Cosa significa essere umani? E io riuscirò mai a raggiungere questa condizione?

Le due sorelle sono dipinte come antieroine: mostri benintenzionati ma distruttivi, che sfruttano le loro forze immense per sovvertire le dinamiche di potere nei confronti degli uomini che se lo meritano. La narrazione è dichiaratamente femminista e descrive il rapporto tra le sorelle come più complesso e importante di qualsiasi interazione tra uomini e donne. Hsui Xien è il personaggio ritratto nel modo più negativo: è un uomo frivolo che, pur scoprendo la vera natura della sua amata, continua a desiderare sia lei sia la sorella. Al contempo, si sottomette passivamente al monaco buddhista Fa-Hoi (interpretato con cupa intensità da Chiu Man-cheuk). Anche Fa-Hoi viene reinventato in Green Snake: non più un semplice antagonista unidimensionale, bensì un uomo imperfetto che aspira alla purezza monastica. Tuttavia la sua brama incontrollata e il suo ego smisurato finiscono per condurlo alla rovina.

Le inquietudini esistenziali di Siu Ching rivelano un cinismo oscuro che colpisce ancor oggi. Il percorso tematico di Green Snake è sorprendente, non solo perché esplora con successo temi più profondi ma perché questa esplorazione è impacchettata in uno zibaldone fantasy, con effetti speciali che apparivano modesti già nel 1993. Gli effetti visivi primitivi sono invecchiati male e il montaggio frenetico, de rigueur nel cinema di Hong Kong dell’epoca, non fa molto per mascherarne la scarsa credibilità. Eppure, questa artificiosità è forse il fulcro della visione audace e barocca di Tsui. Il regista aggredisce i sensi da ogni angolazione possibile, mentre la scenografia e i costumi di William Chang, storico collaboratore di Wong Kar-wai, si distinguono per l’estetica gloriosamente esagerata, con costumi sontuosi e un uso espressionistico e sfrenato del colore.

Il cinema di Hong Kong di fine secolo è celebrato per il suo iperrealismo e Tsui Hark ne è uno dei maestri. Nelle sue mani Green Snake si sviluppa in una sgargiante esplosione visiva, un turbine di emozioni esagerate, azione coreografata con grazia, narrazione concitata e sensualità prorompente; un caos meraviglioso che funziona nonostante tutte le ragioni per cui, sulla carta, non dovrebbe. La leggenda del Serpente Bianco continuerà a ispirare nuove trasposizioni in futuro, ma probabilmente nessuna sarà mai come questa.

 

OSPITE:

 

TSUI Hark, regista

 

 

Tsui Hark

Tsui Hark (n. 1950) ha esordito alla regia nel 1979 con il wuxia-mystery The Butterfly Murders, diventando in breve tempo una figura di spicco della New Wave di Hong Kong. Come produttore ha realizzato film iconici come A Better Tomorrow (1986) di John Woo e A Chinese Ghost Story (1987) di Ching Siu-tung, mentre come regista ha esplorato tutti i generi possibili. Tsui ha vinto due volte il premio per la migliore regia agli Hong Kong Film Awards ed è oggi uno dei cineasti asiatici di maggiore successo.

 

FILMOGRAFIA SELEZIONATA

1979 – The Butterfly Murders

1983 – Zu: Warriors from the Magic Mountain

1986 – Peking Opera Blues

1990 – The Swordsman

1991 – Once Upon a Time in China

1995 – The Blade

2000 – Time and Tide

2010 – Detective Dee and the Mystery of the Phantom Flame

2011 – Flying Swords of Dragon Gate

2014 – The Taking of Tiger Mountain

2025 – Legends of the Condor Heroes: The Gallants

Ross Chen
Regia: TSUI Hark
Anno: 1993
Durata: 99'
Stato: Hong Kong
29/05 - 16:00
Visionario, Via Asquini 33
29-05-2025 16:00 29-04-2025 17:39Europe/Rome Green Snake Far East Film Festival Visionario, Via Asquini 33CEC Udine cec@cecudine.org

Photogallery