Yokai and Other Monsters: From Asian Folklore to Cinema | Out of Competition | Online
Malaysia, 2004, 111’, Malay
Directed by: Shuhaimi Baba
Screenplay: Shuhaimi Baba
Cinematography (color): Mohd Filus Ghazali
Editing: Mior Hashim Manap
Art Direction: Karamul Nizam, Aida Fitri
Music: Shamsul Cairel
Producer: Shuhaimi Baba
Cast: Maya Karin (Meriam/Maria), Azri Iskandar (Marsani), Rosyam Nor (Asmadi), Kavita Sidhu (Ana), Ida Nerina (Sitam), Eizlan Yusof (Norman)
Date of First Release in Territory: May 20th, 2004
Sul piano metaforico, la pontianak – una sorta di vampiro femmina connesso alla morte per parto, la cui apparizione è spesso annunciata da un profumo di fiori – potrebbe rappresentare una trascrizione in termini mostruosi, attraverso lo sguardo maschile, della paura della donna causata dalla sua autonomia. Se questo è vero, già in vita la danzatrice Meriam (Maya Karin) è sulla strada per diventare pontianak: è orgogliosamente indipendente, si sposta liberamente qua e là con le sue due servitrici, rifiuta i doni di chi non le piace e decide di scegliere lei chi sposare.
Shuhaimi Baba, regista produttrice e sceneggiatrice, compie una rivisitazione poetica e femminista del mito con Pontianak – Scent of the Tuber Rose (Pontianak Harum Sundal Malam), al quale ha dato un seguito nel 2005 con Pontianak harum Sundal Malam 2. Il film è un mélo con toni horror, dal ritmo lento ed elegante proprio come la danza tradizionale di Meriam, che vediamo in due belle scene.
Siamo nel 1949 e Meriam, una famosa danzatrice, viene insignita del titolo di Primadonna (in italiano) e riceve un diadema in premio del suo contributo all’arte. Purtroppo fra i suoi ammiratori c’è il ricco mercante Marsani (Azri Iskander), una arrogante canaglia, divorato dalla passione per lei. Non c’è spazio per la felicità e la libertà simboleggiati dal diadema; il film è intriso di un’amarezza espressa anche nella canzone dolce e malinconica sull’inevitabilità della morte che lo attraversa ossessivamente al pari dei fiori bianchi della tuberosa.
Intanto una cupa scena presenta, attraverso il racconto dei contadini di un villaggio, la pontianak del mito, una creatura mostruosa che vola di albero in albero con una stridula risata (ma la si può ri-trasformare in una donna normale piantandole un chiodo nel retro del collo). Da notare che la furia di Meriam quando gli uomini del potente Marsani cercano di sequestrarla (“Non ho il diritto di danzare?”, grida) anticipa la furia vendicativa della pontianak nel film. Infatti, quando Meriam viene assassinata e morendo dà alla luce un figlio, ritorna come pontianak, perseguitando la famiglia di Marsani.
Qui il racconto si sposta ai tempi presenti: Marsani, mantenuto relativamente giovane da cure “scientifiche”, scivola verso la pazzia vivendo nel senso di colpa e nel terrore della pontianak. Crede che Meriam sia ritornata per punirlo, nel corpo della giovane Maria, che di Meriam è sosia – e che in effetti ha un marchio sul retro del collo. Fra incubi e infestazioni spettrali, Meriam e Maria si confondono… L’apparizione della prima annuncia alla seconda, con suo terrore, che vuole fondersi con lei nel suo corpo.
Il racconto è ricco di incroci temporali, in un regime libero e soggettivo dei flashback, con una voluta confusione fra passato e presente attraverso i territori del sogno. La pontianak si muove tra realtà e allucinazione; i confini fra oggettivo e soggettivo si fanno indistinti; il film si svolge in una dimensione dilatata e sognante, con ripetizioni, anche contraddittorie, e con forti ellissi – che possono arrivare fino all’uso arcaizzante di didascalie sostitutive.
In un impegnativo triplo ruolo, l’attrice e cantante Maya Karin fornisce credibilità sia alla raffinata danzatrice che è Meriam sia alla ragazza acqua e sapone che è Maria, sia alla furia della pontianak – spesso trovandosi a scivolare da un’identità all’altra col solo ausilio di un mutamento di illuminazione o della pura espressività. Va menzionata nel ruolo secondario di Sitam, la servitrice handicappata, la brava Ida Nerina (notevole, lo stesso anno 2004, anche in Sepet di Yasmin Ahmad) che porta una nota fresca, divertita e umana. È interessante che la stessa attrice interpreti la pontianak del villaggio a inizio film. Più tardi in una scena Sitam spaventa dei bambini comparendo nella nebbia. Non avrà anche Sitam un marchio sul collo?
Shuhaimi Baba
Shuhaimi Baba (n. 1967) è una regista, sceneggiatrice, produttrice e autrice di testi di canzoni della Malaysia, ampiamente riconosciuta per i suoi fondamentali contributi al cinema della sua nazione. Ha ottenuto un diploma post laurea in Cinema dalla prestigiosa National Film & Television School di Beaconsfield (UK). In oltre 30 anni di carriera ha diretto e prodotto dieci lungometraggi e diverse produzioni televisive. Le opere di Baba sono famose per il loro potente storytelling e la profondità culturale, esplorando spesso, attraverso i film, l’identità malaysiana, la storia e tematiche sociali.
FILMOGRAFIA SELEZIONATA
1997 – Layar Lara
2000 – Mimpi Moon
2004 – Pontianak – Scent of the Tuber Rose
2005 – Pontianak Harum Sundal Malam 2
2007 – Waris Jari Hantu
2007 – 1957: Hati Malaya
2013 – Tanda Putera