Shanghai Blues

Out of Competition | Restored Classics 

 

Hong Kong, 1984 / restored 2024, 102’, Mandarin and Shanghainese

Directed by: Tsui Hark
Screenplay: Chan Koon-chung, Szeto Cheuk-hon and Raymond To
Cinematography (color): Peter Ngor
Editing: Siu Sum-chew
Art Direction: Auyeung Hing-yee
Music: James Wong
Producer: Tsui Hark
Cast: Kenny Bee (Tung), Sylvia Chang (Shu-Shu), Sally Yeh (Stool), Patrick Lung Kong, Woo Fung, Tien Ching, Huang Mang, Yue Ga-hei, Loletta Lee, Shing Fui-on

Date of First Release in Territory: October 11th, 1984
 
Se si eccettua l’era del DVD (l’ultima uscita in video a Hong Kong è stata in VCD), da parecchio tempo ormai la commedia romantica screwball di Tsui Hark Shanghai Blues era inaccessibile per il pubblico internazionale. Oggi però è probabile che il film venga distribuito nuovamente in sala, grazie a uno straordinario restauro che presenta immagini ripulite e nuove tracce audio, con dialetti cinesi adeguati alla regione (lo shanghainese e il mandarino sostituiscono il cantonese originale), mentre il divertimento frenetico e cartoonesco di questo delizioso classico di Tsui rimane intatto e appagante. 


Analogamente alle pellicole hollywoodiane alle quali è ispirato, Shanghai Blues presenta una trama intricata e forse eccessiva, vivacizzata da battute brillanti e imbrogli da sitcom. Durante il bombardamento di Shanghai del 1937, Tung (Kenny Bee) e Shu-Shu (Sylvia Chang) si incontrano mentre cercano riparo sotto un ponte. I due si innamorano all’istante e si promettono di rivedersi dieci anni dopo nello stesso luogo, ma il buio e il caos impediscono loro di vedersi bene in faccia. Dieci anni più tardi, finita la guerra, Tung ritorna a Shanghai con il pensiero rivolto alla perduta amante dei suoi sogni, mentre Shu-Shu è diventata una cinica entraîneuse.


Il cinismo di Shu-Shu è solo una maschera per la sua romantica malinconia, ma quando lei e Tung finalmente si incontrano, non si riconoscono. A complicare ulteriormente la situazione c’è la svampita Stool (Sally Yeh), i cui occhi spalancati e le espressioni comiche sarebbero perfetti in un film muto. La storia è largamente alimentata dalle coincidenze, con sottotrame che si intrecciano a un ritmo tale da far confondere lo spettatore. Incontri fortuiti, scambi di identità, violenza da slapstick: succede tutto questo e altro ancora, incluso un classico espediente della commedia hongkonghese, in cui diverse persone si nascondono in una stanzetta senza sapere che anche altri si sono nascosti nello stesso posto. Alcune gag cadono nel vuoto invece di fare il botto, ma vengono subito seguite da decine di altre.


Il film splende nella ricchezza di dettagli dell’epoca, che illustrano le difficoltà quotidiane degli abitanti di Shanghai nel dopoguerra, ognuno guidato da un sogno. I desideri sono semplici ma universali: ogni personaggio, principale o secondario che sia, cerca il proprio appagamento, la famiglia o l’amore per dare un senso alle proprie lotte quotidiane. Oltre alla nostalgia di Shu-Shu, Tung sogna di diventare un compositore, mentre Shu-Shu spera di fuggire dalla sua logorante vita da ballerina. Il film non ha veri antagonisti, a parte Stool, che non è una “cattiva” vera e propria ma assume quel ruolo per via della sua ingenua insistenza nel voler sposare Tung.

Probabilmente, il vero antagonista in Shanghai Blues è la vita stessa, con la sua alternanza di sorprese e disgrazie che impediscono semplicemente alle gente comune di vivere. L’amore tra Tung e Shu-Shu è interrotto da un tragico bombardamento e anche il lieto fine, quando arriva, è immediatamente accompagnato da una perdita d’innocenza. A prima vista, Shanghai Blues è una spumeggiante evasione cinematografica, ma ci ricorda anche che ogni fine porta a un nuovo inizio e che c’è poco di certo oltre all’incertezza. Il cinema hongkonghese classico è noto per le emozioni disperate, in cui i sogni si infrangono in un attimo, per ragioni che sono fuori dal controllo dei protagonisti. È la storia dello stesso popolo di Hong Kong, passato da un padrone all’altro, schiavo della politica e della storia, sempre lottando (e perdendo) per l’autodeterminazione.


A tratti, Shanghai Blues si eleva con un lirismo sorprendente, come nella scena in cui Tung suona un vibrante assolo di violino che nella colonna sonora si trasforma in una melodia al sintetizzatore (The Wind at Night, cantata da Sally Yeh, per chi volesse cercarla su YouTube) – un momento così contagioso e affascinante che è facile lasciarsi trasportare da esso. Anche a distanza di decenni, l’energia e le emozioni del film colpiscono nel segno, facendo dimenticare facilmente eventuali sbavature registiche. Una volta il mondo e i film erano ben più innocenti, e Shanghai Blues ci ricorda che, un tempo, lo eravamo anche noi.
 

OSPITI:

 

TSUI Hark, regista

Sylvia CHANG, attrice,

Katherine LEE, restoration producer

 

Tsui Hark

Tsui Hark (n. 1950) ha esordito alla regia nel 1979 con il wuxia-mystery The Butterfly Murders, diventando in breve tempo una figura di spicco della New Wave di Hong Kong. Come produttore ha realizzato film iconici come A Better Tomorrow (1986) di John Woo e A Chinese Ghost Story (1987) di Ching Siu-tung, mentre come regista ha esplorato tutti i generi possibili. Tsui ha vinto due volte il premio per la migliore regia agli Hong Kong Film Awards ed è oggi uno dei cineasti asiatici di maggiore successo.

 

FILMOGRAFIA SELEZIONATA

1979 – The Butterfly Murders

1983 – Zu: Warriors from the Magic Mountain

1986 – Peking Opera Blues

1990 – The Swordsman

1991 – Once Upon a Time in China

1995 – The Blade

2000 – Time and Tide

2010 – Detective Dee and the Mystery of the Phantom Flame

2011 – Flying Swords of Dragon Gate

2014 – The Taking of Tiger Mountain

2025 – Legends of the Condor Heroes: The Gallants

Ross Chen
Regia: TSUI Hark
Anno: 1984
Durata: 102'
Stato: Hong Kong
02/05 - 9:00
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
02-05-2025 9:00 02-05-2025 10:42Europe/Rome Shanghai Blues Far East Film Festival Teatro Nuovo Giovanni da UdineCEC Udine cec@cecudine.org

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