Italian Premiere | In Competition
Hong Kong, 2025, 132’, Cantonese, Hong Kong sign language
Directed by: Adam Wong
Screenplay: SeeKing, Adam Wong, 1000springs, Ho Hong
Cinematography (color): Leung Ming-kai
Editing: Adam Wong, Jason Yiu, 1000springs, Eko Po
Production Design: Cheung Siu-hong
Music: Day Tai
Producers: Jacqueline Liu, Ho Hong, Adam Wong
Cast: Neo Yau (Wolf Yip), Chung Suet-ying (Sophie Fong), Marco Ng (Alan Ng), Nathan Cheng (young Wolf), Jesse Wong (young Alan), Hathy Law (young Sophie), Adam Wong (photographer), Kate Reilly (job interviewer), Panther Chan (rocker)
Date of First Release in Territory: February 20th, 2025
Gli spettatori che iniziano a guardare The Way We Talk potrebbero sospettare che ci sia qualcosa che non va con l’audio. E invece no, non è un problema tecnico: il regista Adam Wong utilizza volutamente suoni ovattati e distorti per far percepire allo spettatore l’esperienza uditiva di bambini che frequentano una scuola per sordi. È solo uno dei tanti espedienti con cui Wong permette al pubblico di entrare nella mente dei protagonisti di questa storia, che segue tre giovani sordi alle prese con il linguaggio, la carriera e la comunità.
La scena iniziale, ambientata nel 2005, introduce Wolf e Alan, due amici inseparabili in una scuola dove la lingua dei segni è vietata a causa di una politica oralista volta a integrare i non udenti nella società. Wolf è fermamente a favore della lingua dei segni, mentre Alan promette che continuerà a usarla anche dopo aver ricevuto un impianto cocleare.
Si passa al 2024, quando Wolf (Neo Yau) e Alan (Marco Ng) incontrano Sophie (Chung Suet-ying), fresca di laurea. Il suo percorso è diverso: ha frequentato scuole comuni e sua madre le ha proibito di imparare la lingua dei segni. Come Alan, Sophie è una convinta sostenitrice degli impianti cocleari, ma il suo primo confronto con Wolf è burrascoso, soprattutto quando usa il termine “normale” per riferirsi a chi può sentire. Davanti alla sua reazione (“Sono fiero di essere sordo”, esclama lui), Sophie inizia a comprendere quanto lui sia legato alla lingua dei segni – ed è un momento che le cambierà la vita.
Mentre Sophie si dedica con impegno all’apprendimento della lingua dei segni, Adam Wong esamina le difficoltà e il sostegno all’interno della comunità di non udenti di Hong Kong. La solerte Sophie aspira a diventare contabile, ma una volta assunta da una prestigiosa società, viene relegata a mansioni banali e sul sito internet aziendale risulta che è stata inserita come oggetto di “inclusione per disabilità”. Wolf, appassionato di immersioni subacquee, vuole ottenere la licenza da istruttore, ma dovrà superare numerosi ostacoli. Alan, invece, cerca di riportare alla realtà Sophie, travolta dall’apprendimento della lingua dei segni, mettendola in guardia dal rischio di perdere le competenze comunicative faticosamente acquisite. Tutto questo avviene sullo sfondo di un acceso dibattito sull’uso degli impianti cocleari e la lingua dei segni. Il materiale è denso e stimolante, ma Wong, con intelligenza, inserisce pause di respiro che alleggeriscono il carico emotivo, grazie anche alla fotografia evocativa di Leung Ming-kai.
The Way We Talk è arrivato nei cinema di Hong Kong forte dei riconoscimenti ricevuti ai Golden Horse Awards, tra cui il premio come miglior attrice a Chung Suet-ying e una nomination come miglior attore per Neo Yau. La star emergente Chung dà corpo all’anima del film con un’interpretazione intensa e sentita, mentre Yau ha dovuto imparare la lingua dei segni fluentemente per interpretare l’ostinato Wolf. L’attore non udente Marco Ng porta sullo schermo un Alan sempre sorridente e saggio, qualità che gli sono valse una candidatura come miglior attore emergente agli Hong Kong Film Awards (una delle sette nomination del film, tra cui miglior film, miglior regia e quelle agli attori protagonisti).
C’è molto da tirar fuori in The Way We Talk, soprattutto per quanto riguarda l’esperienza dei non udenti a Hong Kong – e qualcuno potrebbe pensare che alcune situazioni siano superate. Ma considerando il ritardo della città nell’ambito dell’inclusione e della comprensione della disabilità, lo sforzo di Wong per creare empatia e racchiudere tutto in un’opera accessibile può come minimo contribuire ad aprire una discussione. Il film affronta anche temi cruciali come l’identità e la difesa delle lingue minacciate – “La lingua dei segni è la mia lingua madre”, dice Wolf. “Perché dovremmo distorcere ciò che siamo?”. E gli spettatori potrebbero cogliere parallelismi con altri ambiti, come il movimento per la neurodiversità, che celebra le differenze. Quando Sophie inizia a identificarsi come persona sorda e a percepire la lingua dei segni come qualcosa di prezioso, The Way We Talk acquisisce una risonanza che si estende in profondità nella società.
Adam Wong
Adam Wong, nato nel 1975, si è laureato alla facoltà di Belle Arti della Chinese University di Hong Kong. I suo cortometraggi Fish (1997), Ah Wai & Murphy (1999) e Glowing (2000) sono stati premiati agli Independent Short Film and Video Awards di Hong Kong, mentre il suo primo lungometraggio, girato in Digital Video, è When Beckham Met Owen (2004). Magic Boy (2007) è stato il primo film di Wong a essere distribuito nel circuito commerciale. Wong ha anche tenuto lezioni ai corsi creativi sui media della Hong Kong Polytechnic University e della HKICC Lee Shau Kee School of Creativity.
FILMOGRAFIA
2004 – When Beckham Met Owen
2007 – Magic Boy
2013 – The Way We Dance
2015 – She Remembers, He Forgets
2021 – The Way We Keep Dancing
2025 – The Way We Talk