Al di sotto delle aspettative: il cinema vietnamita nel 2016

Il 2015 si era concluso con il grandissimo successo di Sweet 20, un remake del coreano Miss Granny, che ha fatto incassi per 102 miliardi di VND diventando il film nazionale campione d’incassi in tutta la storia del cinema vietnamita. Questo aveva creato negli addetti ai lavori grosse aspettative riguardo all’anno successivo, ma il 2016 non è stato un anno così soddisfacente per il cinema del Vietnam: gran parte dei film di grosso impegno produttivo sono stati dei fiaschi e nel complesso il botteghino ha avuto un calo del 20%.
Il 2016 si è aperto con Bitcoin Heist (Siêu Trộm, prodotto dalla BHD) di Hàm Trần, un agile film d’azione ambientato in Vietnam e Taiwan. La storia è quella di un gruppo di improbabili criminali – un hacker, un prestigiatore, un mago dei travestimenti e un ragazzino – che cercano di rubare un microchip a un criminale internazionale. Il film, uscito durante le vacanze del Capodanno Lunare, è andato piuttosto male al botteghino malgrado le recensioni positive da parte della critica.

A Bitcoin Heist ha fatto seguito Tracer (Truy Sát), altro film d’azione ad alto budget, distribuito in aprile, diretto da Cường Ngô e interpretato dalla sua attrice feticcio Trương Ngọc Ánh, che ha lavorato con lui anche due anni fa, nel film d’azione di grande successo Rise (Hương Ga). Il film è però andato male al box office ed è stata recensita negativamente, malgrado i produttori CJ E&M si attendessero un altro grosso successo dopo Sweet 20. Le cause del fiasco vanno ricercate in una cattiva sceneggiatura, su una detective che si mette alle calcagna della banda che ha rapito suo fratello, malgrado i valori produttivi decisamente buoni.  
La CJ E&M ha prodotto anche una commedia d’azione di coppia, Saigon Bodyguards (Vệ Sĩ Sài Gòn), interpretata dai due divi Kim Lý (Huong Ga) e Thái Hoà, un tempo definito “il re del botteghino” in quanto raggiungeva spesso le vette del box office con film come Let Hoi Decide (Để Mai Tính 2), Tèo Em (t.l. “Little Teo”) e Vengeful Heart (Quả Tim Máu). Stavolta Thái Hoà ricopre il ruolo di una guardia del corpo che cerca di proteggere l’unico figlio del presidente di una grande società. Saigon Bodyguards ha la particolarità di essere il primo film parlato in vietnamita a essere diretto da un regista straniero che non parla la lingua, il nippoamericano Ochiai Ken.
Prodotto dal produttore hollywoodiano Niv Fichman (Il violino rosso, Blindness – Cecità) e dall’attore vietnamita-svedese Kim Lý, Saigon Bodyguards è uscito in sala lo scorso Natale, che di solito è la stagione più proficua per il cinema vietnamita. Ci si aspettava che il film sbancasse il botteghino, ma malgrado ottimi valori produttivi, una buona coreografia delle scene d’azione, e grossi interpreti come Thái Hoà, Kim Lý e Chi Pu, il senso dell’umorismo del regista Ochiai non era in sintonia con quello del pubblico vietnamita e, per via della “squadra hollywoodiana” il budget di oltre trenta miliardi di VND era decisamente troppo alto per riuscire a coprire i costi.
L’attore Thái Hoà è stato protagonista di un altro grosso insuccesso all’inizio dello scorso luglio quando ha fatto squadra con i fratelli Nguyễn, il navigato regista Charlie Nguyen e l’attore Johnny Tri Nguyen – il team che un paio d’anni fa ha realizzato il grande successo Tèo Em, una commedia on the road che ha incassato novanta miliardi di VND. Thái Hoà e Charlie Nguyen hanno anche lavorato insieme in diverse commedie di successo come Để Mai Tính 2, che si è piazzato al secondo posto tra i campioni d’incasso vietnamiti di tutti i tempi. Stavolta, il trio aveva intenzione di fare qualcosa di più serio, vale a dire un film sulla cultura rock in Vietnam negli anni Novanta.  
Il risultato è Fanactic (Fan Cuồng, prodotto da Chanh Phuong), che segue un appassionato di rock deluso da quanto accade attualmente nell’attuale scena rock vietnamita. Il protagonista viene improvvisamente trasportato indietro nel tempo, si ritrova negli anni Novanta e ha l’opportunità di cambiare le cose impedendo che un’influente rockstar si innamori della ragazza che all’epoca gli aveva fatto abbandonare la sua band, uccidendo così il rock vietnamita. Il film potrebbe sembrare una commedia, ma Charlie e Thái Hoà l’hanno gestita con serietà, enfatizzandone gli aspetti drammatici e romantici. Purtroppo a gran parte del pubblico il rock non interessava granché e questo fantasy da venticinque milioni di VND infarcito di divi ha fatto cilecca al botteghino durante la stagione estiva e le recensioni sono state quasi tutte negative. Quando si sono accorti che il pubblico pensava che il film non fosse abbastanza divertente, Charlie e la sua squadra hanno persino realizzato un video per spiegare che non si trattava di una commedia, bensì di un film romantico.

Questi film, che avrebbero dovuto essere dei blockbuster, sono invece stati i più grossi flop del 2016, ma ad essi si sono aggiunti anche film più piccoli, come Găng tay Đỏ (“Red Gloves”), Victory (Sút, diretto da Viet Max), Cho em gần anh hơn chút nữa (“Let Me Get Closer to You”, per la regia di Văn Công Viễn) e The Wealthy Lady (Nữ Đại Gia, di Lê Văn Kiệt). Anche definiti di serie B, non perché appartengano di per sé alla categoria dei B-movies ma perché prodotti e diretti veramente con poco, come i film televisivi, non sono riusciti a rimanere in sala per più di una settimana.
Le cause del fallimento di questi film erano spesso comuni: cattive sceneggiature e cattivi valori produttivi per alcuni dei film “di serie B” e, per quanto riguarda i registi stranieri o quelli vietnamiti che vivono all’estero, la mancata comprensione dei gusti del pubblico vietnamita.
Comunque, non tutti i film del 2016 sono andati in perdita e, anche se gli incassi totali di botteghino si sono abbassati del 20% rispetto all’anno precedente (anche nel caso delle produzioni hollywoodiane), alcuni film vietnamiti sono riusciti a guadagnare, grazie ai budget relativamente modesti.  
Come sempre, gran parte delle produzioni che hanno generato profitti erano commedie, e con una formula uguale per tutte: un cast con comici famosi come Hoài Linh, Trấn Thành, Việt Hương e Trường Giang – già molto popolari per aver partecipato a programmi televisivi locali – e budget molto bassi che permettevano di arrivare al pareggio dopo il primo fine settimana di tenitura. Taxi, Em Tên Gì? (“Taxi, What’s Your Name?”) è stato interpretato da Trường Giang, nel ruolo di un uomo che per caso sale sul taxi sbagliato mentre sta andando a trovare la sua fidanzata, e si scopre che l’autista è una novellina incapace di guidare decentemente.
Bệnh Viện Ma (“Ghost Hospital”) è una commedia horror con Trấn Thành nella parte di un medico che lavora in un ospedale infestato dagli spiriti, nel quale alcuni fantasmi cercano di avvertirlo dei pericoli che sta correndo. Lật Mặt 2 (“Face Off 2”), è invece una commedia d’azione dal budget di quindici miliardi di VND, diretta dall’ex cantante diventato attore e regista Lý Hải, che ha incassato quaranta miliardi di VND. Chờ em đến ngày mai (“Wait for You Until Tomorrow”) è tratta da un popolare romanzo che narra la storia d’amore tra un famoso cantante e una sua fan, con un ladro che prima si trasforma magicamente in un cane per aiutare la ragazza ad avverare il suo sogno e poi si ritrasforma in un essere umano. Nắng (“Sunshine”), interpretato da Thu Trang, Hoài Linh, e Trấn Thành, racconta la vicenda di una malata di mente che alleva la propria figlia finché viene accusata di un crimine che non ha commesso. Il film, che ha incassato oltre sessanta miliardi di VND partendo da un budget di circa dieci miliardi di VND, è il più redditizio del 2016. Ma gli appassionati di cinema hanno accusato Nắng, prodotto da Nhất Trung, di essere una copia del successo coreano Miracle from Cell No. 7, esattamente come il successo del 2015 dello stesso produttore, 49 Days, era molto simile al film coreano Hello Ghost, che narra la storia di un mancato suicida che viene seguito da tre fantasmi.  

Un altro film accusato di essere una copia di una pellicola straniera è The Last Egg (Gái Già Lắm Chiêu), la storia di una giovane che cerca di rimanere incinta quando scopre che sta per diventare sterile. L’originale era un film australiano, Not Suitable for Children, su un giovanotto che, nel momento in cui scopre che sta per esaurire il suo sperma (!) cerca di mettere incinte delle ragazze che incontra.
Fra altri “sopravvissuti” che hanno fatto fatica ad arrivare al pareggio c’è Vòng eo 56 (“Waist of 56”), diretto da Vũ Ngọc Đãng (Lost in Paradise) e basato sulla scandalosa vita della “regina della lingerie” Ngọc Trinh, che nella vita reale è stata accusata di essere la ragazza/escort di un ricco uomo sposato. Il fidanzato di Trinh ha ingaggiato uno dei registi più famosi del Vietnam, Vũ Ngọc Đãng, affinché raccontasse la sua storia, quella di una ragazza di campagna che vive a Can Tho nell’indigenza insieme alla sua famiglia e che cerca di cambiar vita andando a Città Ho Chi Minh per lavorare come modella.
Ngọc Trinh interpreta se stessa nel film, la cui storia è molto simile a quella di Long Legged Girls (Những Cô Gái Chân Dài), il film d’esordio di Đãng di tredici anni fa. Le recensioni sono state discordanti e, dal momento che la pellicola dà una versione romanzata dell’amore tra Ngọc Trinh e un uomo sposato, dipingendo la protagonista come un’innocente destinata a soffrire, il pubblico femminile lo ha boicottato; questo ha ovviamente avuto il suo peso al botteghino, anche se si è parlato della storia per almeno un mese.  
Un altro film del 2016 è When Will We Love (Bao Giờ Có Yêu Nhau), diretto da Dustin Nguyen, un dramma romantico sull’amore tra due persone nel corso di diverse vite. The House Maid (Cô Hầu Gái), invece, è l’opera prima del regista Derek Nguyễn, coprodotta da CJ E&M e HKFilms, che ha fatto incassi sufficienti ad andare in pareggio. Ambientato durante il periodo coloniale francese, questo dramma horror narra di una ragazza che inizia a lavorare per la famiglia di un giovane generale francese e si innamora di quest’ultimo, prima di scoprire la verità sul fantasma che la perseguita. Sai Gon I Love You (Sài Gòn Anh yêu Em), un film sull’amore a Saigon declinato in quattro storie diverse, è stato diretto da un gruppo di registi esordienti. 4 Năm 2 Chàng 1 Tình Yêu (“4 Years, 2 Boys, 1 Love”), commedia romantica adolescenziale diretta dalla regista esordiente Luk Vân, racconta di una liceale che non riesce a dimenticare il suo ricco compagno di classe morto in un incidente d’auto.  

Il 2016 è stato un altro anno in cui, nel panorama cinematografico vietnamita si sono affacciati diversi volti nuovi, anche se i film non avevano lo stesso spessore di quelli che sono usciti nel 2017. Fra gli esordienti, Luk Vân (“4 Years, 2 Boys, 1 Love”), Derek Nguyễn (The House Maid), Nguyen Tuan Anh (“Red Gloves”), Võ Thanh Hoà (“Ghost Hospital”), Đồng Giao (“Sunshine”), Văn Công Viễn (Cho Anh Gần Em Hơn Chút Nữa – “Let Me Get Closer to You”) e Ngô Thanh Vân (Tam Cam: The Untold).
L’anno è stato anche caratterizzato da una sorta di guerra tra distributori. In maggio, otto società di distribuzione vietnamite, tra le quali Galaxy, BHD e VAA, si sono alleate per far causa alla sudcoreana CGV che aveva sfruttato il proprio predominio sul mercato per metterle in una posizione di svantaggio e rivendicare un’irragionevole quota di ricavi di box office dei film vietnamiti. La CGV proietta e distribuisce film attraverso la più importante catena di multisala del paese, che possiede oltre il 40% degli schermi. La causa è stata intentata quando la CGV ha sbattuto fuori dai suoi cinema la pellicola Bitcoin Heist della BHD dopo una sola settimana di tenitura e per giunta durante la stagione del Capodanno Lunare.
Nell’azione legale gli altri distributori hanno dichiarato che “con il suo numero schiacciante di schermi sul mercato vietnamita la CGV sta imponendo un irragionevole meccanismo di ripartizione dei proventi sui film distribuiti nella sua catena di multisala. I film vietnamiti prodotti dalla CGV e proiettati in altre sale hanno un quoziente di ripartizione di 55/45 e la CGV gode del 55% di tali profitti. I film prodotti in Vietnam e distribuiti nelle sale della CGV hanno, nella prima settimana di tenitura, il quoziente opposto, vale a dire 45/55, il che significa che la CGV percepisce ancora una volta il 55% dei profitti. Tale percentuale si riduce nelle settimane successive”. La denuncia è stata però respinta dal governo dopo un riesame, perché pare che la CGV stesse rispettando le leggi sul fair trade.
Non è la prima volta che la catena di esercenti della CGV ha problemi legali con i distributori e gli studi cinematografici: prima che fosse acquisita dalla CGV, la catena si chiamava Megastar e nel 2010 gli studi vietnamiti la citarono in giudizio per aver obbligato le altre catene di esercenti che volessero proiettare film importanti distribuiti dalla Megastar, ad aumentare i prezzi dei biglietti allineandoli con quelli dei blockbuster hollywoodiani. Anche in questo caso, non si arrivò da nessuna parte perché tutto ebbe fine quando la CGV acquisì la Megastar nel 2011.
Ma nell’agosto del 2016, BHD e VAA hanno riportato in auge la questione nel momento in cui non sono riusciti a negoziare con la CGV in merito alla quota di profitti per il loro nuovo film Tam Cam: The Untold (Tấm Cám: Chuyện Chưa Kể), un fantasy tratto da una versione vietnamita della fiaba di Cenerentola, che è stato prodotto, diretto e interpretato da Ngô Thanh Vân (The Rebel, Clash, La Tigre e il Dragone 2).
Il budget per il film era piuttosto corposo (circa venti miliardi di VND), e nella storia erano presenti diverse sequenze d’azione, scene in costume e vagonate di scene in computer grafica. Senza il sostegno della CGV, BHD e VAA (la società di Ngo Thanh Van) avrebbero forse perso il denaro investito, soprattutto tenuto conto del fatto che molti altri film ad alto budget come Fan Cuồng avevano già fatto fiasco al botteghino nei primi mesi dell’anno. Alla conferenza stampa per la presentazione del film, Ngo Thanh Van è scoppiata in lacrime e, accusando la CGV di ostacolare i film vietnamiti ha dichiarato di essere sconvolta e rattristata dalla cosa.
L’immagine di un’attrice vietnamita in pianto perché la sua passione e i suoi sforzi per realizzare un buon film non erano riconosciuti da una grossa società coreana proprietaria di una catena di sale ha fatto grosso scalpore in rete. Buona parte del pubblico ha deciso di boicottare la CGV, e ha offerto il proprio sostegno alla pellicola di Ngo Thanh Van. A quel punto un portavoce della CGV ha cercato di spiegare al pubblico che la società distribuisce diversi film vietnamiti, compresi quelli indipendenti e d’essai come Flapping in the Middle of Nowhere, The Last Journey of Madame Phung e Gentle, ma a quanto pare gli spettatori non ci hanno fatto caso.  
Nel secondo comunicato stampa riguardo all’episodio, l’amministratore delegato della CGV Kwak Dong-won ha sollevato il dubbio che l’atmosfera drammatica che circondava l’evento fosse stata tutta una messa in scena per nascondere un’incapacità negli affari. “La percentuale dei ricavi sui biglietti è stata deliberata con attenzione [dalla CGV] per massimizzare gli investimenti nell’industria cinematografica locale, e nessuna società potrebbe modificare di punto in bianco gli accordi senza una valida ragione o se la ragione fornita non ha solide basi e si fonda su voci diffuse da un gruppo di persone che sfruttano il nazionalismo per trarne dei vantaggi personali”, ha dichiarato Kwak.
La sua preoccupazione è sembrata ragionevole quando Tam Cam: The Untold ha incassato oltre sessanta miliardi di VND al botteghino anche senza essere stato distribuito nelle sale della CGV piazzandosi tra i primi cinque film vietnamiti campioni d’incasso del 2016. Ma la società di effetti speciali VFX, che si era molto impegnata nella realizzazione del film, è fallita subito dopo la sua uscita – un po’ com’era accaduto alla società di effetti speciali Rhythm and Hues della VFX che aveva partecipato alla realizzazione de La Vita di Pi di Ang Lee.
A un mese dall’uscita in sala di Tam Cam, un altro produttore ha tentato di usare la stessa strategia per promuovere il suo film, Red Gloves, su un’assassina per metà vietnamita e per metà americana ritornata in Vietnam per uccidere un pericoloso criminale che si ritrova a dover sfuggire al proprio compagno di squadra. Il produttore ha preteso che la CGV non proiettasse più il suo film con la scusa che non lo aveva distribuito in un numero sufficiente di sale. Alla conferenza stampa ha persino pianto, ma questo non è servito a far dimenticare la pessima qualità del film.
Due mesi dopo, i produttori di Vệ Sĩ, Tiểu Thơ và Thằng Khờ (“The Bodyguard, The Beauty and the Fool”) volevano far causa alla CGV per aver distribuito il loro film in un numero di sale inferiore a quello di altri film. Ovviamente la denuncia non è arrivata in tribunale perché semplicemente ridicola e comunque il film era talmente terribile che a nessuno veniva in mente di vederlo. Il produttore ha accusato la CJ E&M di plagio per Saigon Bodyguard, visto che entrambi i film avevano più o meno la stessa trama che comprendeva guardie del corpo e inseguimenti automobilistici, esplosioni, sequenze d’azione e rapimenti di clienti. Tutto questo putiferio non è però riuscito a conquistare l’attenzione degli spettatori.
La grana più recente per i cineasti vietnamiti riguarda un attore bambino, protagonista della commedia slapstick on the road Lost in Saigon (Chạy đi rồi tính). Inizialmente destinato alle famiglie, il film è stato invece vietato ai minori di 16 anni dalla Commissione Cinematografica nazionale e, a causa di questa restrizione, il protagonista Trọng Khang, che ha solo undici anni, non ha potuto presenziare alla prima ed è scoppiato in lacrime quando lo ha saputo. I registi Nam Cito e Bảo Nhân, che hanno prodotto e diretto a quattro mani la pellicola, non avevano idea del perché il loro film fosse stato censurato. Nessuno sa se sia andato male al botteghino a causa del divieto o perché si trattava di una storia pedante e insipida.

Il 2017 è iniziato durante le vacanze del Capodanno Lunare con film vietnamiti di scarsa qualità che hanno permesso ai blockbuster cinesi e hollywoodiani di dominare ancora una volta il box office. Ora però i produttori vietnamiti si stanno cimentando in nuovi generi e nuovi soggetti, investendo in film atipici come Lô Tô (“Lottery Tickets”), che si ispira al documentario The Last Journey of Madame Phung su una troupe itinerante di transgender. Dạ Cổ Hoài Lang (“The Exile”), è invece tratto da un’opera teatrale su due anziani vietnamiti che conducono una vita solitaria in America, mentre Có Căn Nhà Nằm Nghe Nắng Mưa (“A House Under Rain and Sun”), racconta la vicenda di una madre che attende il ritorno del figlio fuggito dopo essere stato accusato di omicidio. Si tratta sempre di film drammatici con protagonisti cinquantenni, ai cui trailer il pubblico ha reagito molto positivamente.
Quest’anno c’è anche una nuova generazione di registi indipendenti pronti a farsi notare con progetti che stanno già ricevendo l’attenzione di festival internazionali. Tra i nomi da tenere d’occhio ci sono Ash Mayfair Nguyen Phuong Anh (The Third Wife), Truong Minh Quy (City of Glass), Tran Dung Thanh Huy (Ròm), Le Binh Giang (KFC), Le Bao (Taste) e Pham Ngoc Lan (Culi Never Cries).



Phan Xi Nê