Domande da una parte, orrore dall'altra: il cinema vietnamita nel 2024

Finalmente, intorno alla metà di aprile 2024, Ho Chi Minh City ha ospitato il suo primo festival cinematografico internazionale. È stato un evento imponente e vivace, con il suo red carpet e il suo mercato cinematografico, con la scoperta di una nuova giovane generazione di critici e con i cinefili che hanno incontrato i loro idoli cinematografici. Il festival si è concluso in accordo con le previsioni ed è stato annunciato che si ripeterà l’anno prossimo.

Detto ciò, al momento in cui stiamo scrivendo non ci sono ancora notizie da poter condividere riguardo al HIFF 2. È possibile che ci siano stati cambiamenti in favore di nuove priorità, come l’organizzazione di eventi in occasione del 50° anniversario della riunificazione del Vietnam? Sembra abbastanza logico, e una ragione in più per fare degli annunci spostando l’evento a un periodo successivo, o addirittura fare un anno sabbatico. Forse se ne sentirà parlare verso il mese di aprile? Lo spero davvero.

Prima del debutto dell’HIFF, il circuito cinematografico abituale ha registrato molti nuovi record. La nostra stagione cinematografica principale (il Tết) ha visto di nuovo in vetta l’eclettico Trấn Thành con Mai, che mescola dramma, storia sentimentale, commedia (e, in una sequenza, persino horror!). Dopo che i suoi incassi al botteghino hanno raggiunto i 551 miliardi di VND (quasi 22 milioni di USD), superando di gran lunga la famosa soglia dei 100 miliardi (trăm t), questo film, che racconta la storia di una schiva massaggiatrice che deve affrontare il proprio passato e il proprio futuro, è diventato il più visto in tutta la storia del cinema vietnamita.

Sotto il profilo del contenuto, Mai ha dimostrato che il pubblico in generale, ma soprattutto quello locale, reagisce favorevolmente alle storie corali, ai drammi domestici o collettivi, e con una patina da film commerciale, pensato prima di tutto per divertire. Stranamente, c’era una differenza netta tra i materiali promozionali iniziali del film – più minimalisti e sobri, nonché più artistici – e quelli che si sono visti nelle fasi precedenti all’uscita in sala. Francamente, non credo ci sia nulla di male se do al film un nuovo titolo: Mai e il suo caseggiato (più il suo posto di lavoro più la famiglia del suo amante)!

Il successo di Mai è stato abbastanza straordinario da surclassare tutti i suoi concorrenti, la cui uscita in sala era prevista per il primo giorno del Tết e tra i quali c’erano il sequel della commedia Gp li ch bu, di Nhất Trung, la commedia drammatica Sáng Đèn, un’ode al ci lương [genere musicale e teatrale tradizionale del Vietnam, n.d.t.] di Hoàng Tuấn Cường e il dramma erotico Trà di Lê Hoàng. A differenza del primo film, il cui incasso ha sfiorato i 93 miliardi di VND (pari a 3,6 milioni di dollari), gli altri due hanno dovuto posticipare la data di uscita e, dopo il rinvio, si è addirittura deciso di non far tornare in sala Trà a causa di un’accoglienza tiepida. Il film, su una ragazza che finge di essere una domestica per continuare la sua relazione con un uomo potente, ha concluso la sua corsa nei cinema dopo soli quattro giorni di tenitura e incassi per 1,6 miliardi di VND (quasi 63.000 dollari).

Sarà solo una mia impressione, ma direi che il progetto fosse il risultato della necessità di realizzare un film “trendy”, dato che le storie sul “terzo incomodo” erano virali in quel periodo.

Tra l’altro, considerati l’accoglienza e gli incassi di Trà, i produttori vietnamiti dovrebbero pensarci su almeno due volte prima di integrare nei film tendenze effimere, o addirittura utilizzarle come base creativa. Ma come? Stiamo creando storie per il grande schermo o solo reel da distribuire ovunque?

Prima che potessi ottenere una risposta a questa domandona, però, ho dovuto affrontare un’altra grande questione: in un momento nel quale le controversie tra critici e autori dei film criticati possono diventare incredibilmente personali ed esplosive, quali storie su giornalismo, creatività, integrità, qualità e altro vengono raccontate in Vietnam?

Nella seconda metà di aprile dello scorso anno, è uscito in sala il dramma domestico Cái giá ca hnh phúc (The Price of Happiness), che si è trasformato in un campo di battaglia tra un critico cinematografico e la protagonista del film (che ne è anche la produttrice esecutiva). In risposta a Lâm Lê, che sui social media aveva paragonato il film alle “telenovelas degli anni Ottanta-Novanta”, Xuân Lan gli ha chiesto se “avesse visto il film o se non lo avesse semplicemente capito” e ha insinuato che il commento mirasse a danneggiare le vendite. Al che, il critico Lâm Lê ha dovuto scrivere un altro post descrivendo nel dettaglio ogni difetto del film. Attorno a tutto questo sono fioriti i commenti sui critici che non rispettano il duro lavoro dei creativi (o: a cosa servono i critici cinematografici?), o viceversa sui creativi che non capiscono il ruolo della critica (o: chi ha bisogno di film realizzati da una combriccola autoreferenziale?).

The Price of Happiness ha concluso la sua tenitura con 26,3 miliardi di VND (1 milione di dollari). Alcuni dei nomi più noti tra i produttori includono il noto attore Thái Hòa (soprannominato da molti “re del botteghino”) e l’attrice emergente Uyển Ân (che è anche la sorella del cineasta Trấn Thành).

Invece, a fine aprile 2024 è uscito in sala anche Mt điu ước (One Wish), settimo episodio della serie Face Off di Lý Hải, che ha totalizzato quasi 483 miliardi di VND (19 milioni di dollari), piazzandosi al secondo posto per incasso al botteghino vietnamita del 2024.

Questo successo ha ulteriormente avallato il motto dell’industria locale secondo cui “il Tết è per Trấn Thành, il 30 aprile è per Lý Hải, il resto è per tutti gli altri”. Indovinate a che genere cinematografico appartiene questo blockbuster che racconta la storia di una donna anziana che desidera riunirsi con figli e nipoti? Un indizio: è lo stesso delle storie di “povero contro ricco” come Cô Dâu Hào Môn (The Trophy Bride), Hai Mui (Salt’s Papa), il soprannaturale Betting with Ghost (Làm giàu vi ma), la storia d’amore in età scolastica Ngày xưa có mt chuyn tình (Once Upon a Love Story), e il successo a sorpresa di fine anno Khương Ngc’s Ch Dâu (The Real Sister).

Tutti i titoli drammatici appena menzionati fanno parte della top ten dei film vietnamiti di maggior incasso al botteghino del 2024.

Nel 2024 il cinema vietnamita ha introdotto nuovi temi che però non hanno portato ai risultati sperati. Alcuni esempi di rilievo: dopo un ritardo di due anni nella distribuzione, Móng Vut (Claws) di Lê Thanh Sơn, un horror di sopravvivenza con una creatura mostruosa, ha incassato solo 4 miliardi di VND (pari a 157.000 dollari). Nonostante il nuovo approccio da “mystery box” adottato per la promozione, la commedia sul multiverso Gii Cu Anh “Thy” (“Master” of Manners) ha incassato all’incirca 140 milioni di VND (5.000 dollari). Il film antologico B4S Trước Gi Yêu, malgrado l’intento genuino di interrogarsi sui temi della sessualità e delle relazioni interpersonali, si è fermato a soli 3,87 miliardi di VND (151.000 dollari).

Il poliziesco d’azione Domino: Li Thoát Cui Cùng (The Domino File), con diverse scene girate in Texas, ha totalizzato appena 600 milioni di VND (23.500 di dollari).

Neppure il ricorso a tecniche moderne e a riferimenti culturali ben noti è riuscito a garantire il successo sperato né all’adattamento cinematografico di Kính Vn Hoa (The Prism of Youth: To Catch a Ghost) di Võ Thanh Hòa, tratto dall’omonimo bestseller, né alla rilettura della storia del leggendario Công T Bc Liêu (The Prince of Bac Lieu) firmata da Lý Minh Thắng. Il primo si è fermato a 6 miliardi di VND (235.000 dollari), mentre il secondo ha raggiunto i 36 miliardi di VND (1,4 milioni di dollari).

A sorpresa, però, è stato annunciato che Công T Bc Liêu avrà un sequel spin-off. Il progetto si concentrerà sul personaggio della sorella che per aprire un’attività di creazione di abiti tradizionali áo dài si trasferisce a Saigon, città che in seguito diventerà l’ambientazione principale di Cô Ba Sài Gòn (The Tailor). Il film di Trần Bửu Lộc e Kay Nguyễn è stato presentato al FEFF nel 2018.

Inoltre, alcuni film che hanno avuto successo a livello internazionale sono stati accolti tiepidamente in patria, come Cu li Never Cries di Phạm Ngọc Lân, girato in bianco e nero, e la commedia-fantasy Don’t Cry, Butterfly di Dương Diệu Linh, che nonostante i premi ricevuti a Berlino e Venezia non hanno nemmeno raggiunto il miliardo di VND (39.000 dollari) di incasso al botteghino vietnamita. Sarà ancora vero che un film vietnamita riceve un’accoglienza trionfale solo quando è in qualche modo collegato agli Oscar o ne vince uno? O potrebbe essere solo una questione di tempismo sfortunato? Alcuni dicono che questi film forse erano “troppo autoriali” o “non abbastanza vietnamiti” per il pubblico locale. È ancora forte la necessità di film che raccontino storie locali con una narrazione globale (anche se, personalmente, credo che Don’t Cry, Butterfly sia proprio questo).

Nel frattempo, il film selezionato per Cannes, Viet and Nam di Trương Minh Quý, è stato messo al bando in Vietnam.

Tra tutti questi fuochi d’artificio ci sono stati degli schemi comuni. Per cominciare, il cinema vietnamita sta attirando più attenzione e interesse che mai, vista la mia personale esperienza ai festival, dove ho incontrato diverse figure del settore, e soprattutto essendo stato un membro della giuria del QCinema che ha premiato Cu li Never Cries, Don’t Cry, Butterfly e Viet and Nam. Abbiamo una reale necessità di essere consapevoli di ciò che stiamo sviluppando e realizzando, poiché gli occhi del mondo sono davvero puntati su di noi.

La mia speranza è che le nostre politiche e normative riflettano questa necessità, in modo che i creativi locali possano avere maggior fiducia, ottenere più supporto e sentirsi a loro agio mentre realizzano le loro opere, prima di presentarle al pubblico internazionale. Inoltre, per quanto sia bello parlare di un’altra “New Wave del Cinema Vietnamita”, sarebbe ancora più bello discutere più a fondo su come sostenere la visibilità di questa New Wave. Magari!

Il genere horror potrebbe anche essere la miccia di questo movimento cinematografico. Oltre a essere grandi successi al botteghino, Ma Da: The Drowning Spirit, Cám (The Sisters) e Linh miêu: Qu nhp tràng (Spirit Whisker: The Revenant), hanno raccontato delle leggende popolari in modo nuovo e fatto conoscere al pubblico elementi culturali poco rappresentati, come il lavoro di recupero dei corpi delle vittime di annegamento, o la scelta di location per farle diventare nuove destinazioni cinematografiche. Vale la pena notare due elementi aggiuntivi: Ma Da (che ha incassato 127 miliardi di VND, pari a quasi 5 milioni di dollari) ha avuto un’anteprima grandiosa e una grande copertura mediatica in Corea, mentre all’inizio di quest’anno Cám (96,3 miliardi di VND, pari a 3,8 milioni di dollari) è stato selezionato per partecipare al Festival Internazionale del Cinema di Rotterdam nella sezione Limelight.

Anche i cortometraggi potrebbero diventare il cuore della New Wave. Come ospite del nuovo evento Xine Xem Fest, dove sono stati selezionati cortometraggi di registi di origine vietnamita, ho visto molte opere straordinarie, dalle scelte audaci e realizzate in modo mirato e con una maggior consapevolezza cinematografica. È stato qui che ho visto la meraviglia audiovisiva rappresentata da Đàn cá g (Wooden Fish Guitar) e l’affascinante documentario sugli incontri sentimentali Mi Đêm di Nguyễn Hồ Bảo Nghi.

Il primo corto ha vinto il Golden Kite nella sezione cortometraggi. Il secondo ha ricevuto il premio per il miglior montaggio e quello per il miglior film allo Xine Xem Fest. Sarebbe una grande idea coronare gli sforzi di questi cineasti, che sono generalmente giovani, appassionati e costretti ad adottare un approccio “fai-da-te” in termini di finanziamento, presentandoli al pubblico internazionale e agli addetti ai lavori.

Ma, ancora una volta, ciò che conta più di generare un’ondata di rinnovamento è riuscire a mantenerla. Altri e più affermati scenari cinematografici possono contare su vetrine speciali o retrospettive: perché noi no? Ad esempio, non potrebbero esserci proiezioni aggiuntive di Đào, ph, piano (Peach blossom, pho and piano) di Phi Tiến Sơn per far sapere che è stato scelta come candidato agli Oscar per il Vietnam? Questo dramma bellico uscito in sala ad aprile dello scorso anno è diventato un fenomeno locale che ha incassato 16,7 miliardi di VND (655.000 di dollari), gran parte dei quali dovuta all’interesse pubblico. È raro che i film finanziati interamente dal governo ricevano così tanta attenzione e una distribuzione di questa portata.

Dobbiamo prenderci più sul serio quando si tratta di lasciare un’impronta all’estero, sia attraverso i nostri film che per mezzo dei nostri talenti locali. Se altri generi cinematografici non suscitano molto interesse, possiamo sempre usare i nostri horror per attirare maggiore attenzione. Solo così possiamo essere – come partner commerciali, come scena culturale o come tendenza – riconosciuti e approvati.

Potremmo anche ricevere supporto incondizionato per i prossimi HIFF, ora che siamo riconoscibili. Beh, si può sempre sognare, giusto?







(Tutti i dati dei botteghini sono tratti da BoxOfficeVietnam).
Nguyên Lê