Korean Independent Comedies
Non è mai facile fare del cinema indipendente. La Corea del Sud non fa eccezione, e la situazione, in questo momento, è particolarmente pessimistica. I film indipendenti stanno lottando per attirare il pubblico in un comparto che per il 97% è controllato da tre catene di multisala di proprietà di tre case di produzione. I finanziamenti governativi, che nello scorso decennio erano stati completamente tagliati per tutta la durata di due consecutive amministrazioni conservatrici, devono essere ancora ripristinati completamente. Non che manchino i talenti, ma il fatto è che a questi talenti non vengono offerte le opportunità di sfruttare il proprio potenziale.
Ironicamente, nel comparto del cinema indipendente sono spesso i film di genere a basso budget ad affrontare le maggiori difficoltà nel trovare un loro pubblico. I documentari e le opere che rientrano maggiormente nella categoria d’essai possono almeno contare sulla pubblicità e sul supporto dei festival e della critica e, anche se molti film che viaggiano sul circuito festivaliero svaniscono senza lasciare traccia durante la loro distribuzione commerciale, ve ne sono altri che alimentano un dibattito sufficiente ad attrarre un modesto pubblico.
Ma quando i film di genere a basso budget e prodotti in modo indipendente escono in sala, è più facile che vengano accolti da un drammatico silenzio. Non è una questione di valore di intrattenimento, visto che per chi sa raccontare efficacemente una storia un budget basso non è un ostacolo per la realizzazione di film che suscitino un significativo interesse popolare. Ma nell’attuale contesto dell’industria del cinema, i film dal budget più importante dominano sia gli schermi sia la consapevolezza del pubblico a livelli tali che la maggior parte degli spettatori non sospetta neanche l’esistenza di tali produzioni indipendenti; così, tristemente, il pubblico al quale possono essere destinati questi film di genere a basso budget è quasi inesistente e fa sentire davvero la propria presenza solo al Bucheon International Fantastic Film Festival che si tiene ogni anno in estate.
Per tutte queste ragioni, la commedia indipendente realizzata con pochi mezzi si può definire una specie a rischio di estinzione in Corea, ed è una vergogna, perché i pochi esemplari in circolazione sono spesso brillanti, divertenti e meritano decisamente di essere visti. Quest’anno al Far East Film Festival abbiamo deciso di dedicare una piccola sezione collaterale alle commedie coreane indipendenti degli ultimi anni, in modo da consentire a queste opere di raggiungere un pubblico più vasto e iniziare il dibattito su come potrebbe essere il futuro della commedia indipendente coreana.
Ci sono alcuni elementi che distinguono le commedie coreane d’essai dalle loro sorelle mainstream. La differenza più rilevante è che i cineasti indipendenti sentono meno la necessità di aderire alle convenzioni narrative prestabilite tipiche delle commedie commerciali. La caratteristica struttura in tre atti nei film indipendenti è chiaramente opzionale e lo sviluppo della trama può essere interrotto da inattese deviazioni e cambi d’atmosfera. In altre parole, si tratta di film meno prevedibili.
Nelle commedie indipendenti, anche la scelta degli attori può essere ispirata. Tutti e tre i film nella nostra sezione presentano un mix di attori famosi e sconosciuti, permettendo al pubblico di scoprire volti nuovi e sfaccettature diverse di star già note. Non è sorprendente che, data l’opportunità di interpretare personaggi un po’ più realistici e carichi di sfumature, in queste opere gli attori importanti possano regalare interpretazioni particolarmente memorabili.
Inoltre, nelle commedie indipendenti l’umorismo stesso può essere più incisivo, eccentrico o agrodolce rispetto a quello che siamo abituati a vedere nel cinema mainstream. La strana atmosfera unita alla satira pungente di Coffee Noir: Black Brown, lo humor crudele e manipolatore di Saem, o le passioni sepolte che turbano la rilassata atmosfera marina di Passing Summer contribuiscono tutti a portare una ventata d’aria fresca alle atmosfere quotidiane in cui vengono introdotti.
Se consideriamo il potenziale che hanno le commedie indipendenti di acquisire un pubblico più vasto in futuro, non c’è da essere troppo pessimisti. Il fattore chiave è trovare un modo per spingere la visibilità online di tali film, che in questa maniera potrebbero contare su un passaparola che contribuisce moltissimo al risultato di botteghino. Con YouTube che diventa sempre più centrale nelle fruizioni del pubblico più giovane, l’ambiente in rete si sta modificando e questo può tradursi in nuove opportunità.
Infine, vale la pena ricordare il caso di una commedia a basso budget realizzata nel 2012 da un regista esordiente. Cheer Up, Mr. Lee! racconta la storia di un cineasta indipendente che lotta per riuscire a far sceneggiare e realizzare il suo progetto mentre la sua vita privata sta andando a rotoli. Malgrado all’uscita in sala avesse venduto solo 3.500 biglietti, il film ha avuto una buona accoglienza generale ed ha aiutato il regista ad affermarsi. Ora, sette anni e tre film più tardi, il cineasta Lee Byoung-heon sta raccogliendo il grande successo di Extreme Job, che è diventato il campione di incassi coreano in assoluto.
Come paese, la Corea del Sud è un posto molto stressante in cui vivere, per cui al pubblico coreano potrebbe far bene una bella risata di tanto in tanto per alleggerire un po’ di tensioni. Forse un film-rivelazione o due basterebbero affinché gli spettatori prestassero più attenzione alle commedie indipendenti.
Darcy Paquet