Guardando dall'esterno: il cinema coreano nel 2024

Ancora una volta, nel 2024 il cinema coreano si è trovato un po’ fuori dalla ribalta culturale, almeno rispetto agli anni pre-pandemia. Nei luoghi di ritrovo e sui social media, il grande pubblico era molto più propenso a parlare delle novità televisive piuttosto che delle ultime uscite nelle sale cinematografiche. Nel corso dell’anno, inoltre, un bel po’ di eventi sorprendenti hanno distolto l’attenzione del pubblico. A ottobre, la scrittrice Han Kang è diventata la prima autrice coreana a vincere il Premio Nobel per la letteratura, innescando grandi celebrazioni e mesi di frenetica copertura mediatica. Poi, il 3 dicembre, il presidente Yoon Suk-yeol ha sconvolto la nazione proclamando la legge marziale e tentando di occupare l’Assemblea Nazionale con l’esercito. La resistenza popolare dei cittadini, la rapidità dell’Assemblea Nazionale nel revocare l’imposizione della legge marziale e il successivo impeachment del presidente sono riusciti a evitare un ritorno al regime autoritario. Ma nei quattro mesi successivi, fino alla rimozione definitiva di Yoon dall’incarico presidenziale da parte della Corte Costituzionale, la politica ha dominato l’attenzione del paese.

Non è quindi così sorprendente che il cinema coreano abbia faticato ad attirare il pubblico in sala negli ultimi 12 mesi. Anche se il film 12.12: The Day, uscito alla fine del 2023 (e presentato al FEFF dello scorso anno), su un colpo di stato militare avvenuto nel 1979, ha improvvisamente acquisito di nuovo rilevanza e una maggiore visibilità sulle piattaforme OTT, in generale l’industria cinematografica è passata un po’ in secondo piano per tutti tranne che per gli appassionati di cinema più devoti. In termini più ampi, molti addetti ai lavori hanno accettato con riluttanza l’idea che la posizione del cinema nella cultura è cambiata. Se dalla fine degli anni Novanta fino al periodo compreso tra il 2017 e il 2019, che ha segnato il picco di incassi al botteghino, il cinema era al centro del dibattito culturale dominante, ora è stato un po’ messo da parte. Non si può certo arrivare ad affermare che il cinema è diventato un passatempo di nicchia in Corea, ma ci sono stati comunque alcuni segnali in quella direzione.

Se guardiamo ai numeri del 2024, l’incasso totale al botteghino ha avuto un calo del 5,3% rispetto al 2023, con una diminuzione del 1,6% di presenze nelle sale. I film hollywoodiani hanno avuto risultati particolarmente deboli, mentre se ci si concentra solo sui film coreani si può notare un leggero aumento rispetto all’anno precedente. Detto ciò, i numeri del cinema coreano nel 2024 sono stati trainati dagli importanti risultati di due film distribuiti nella prima parte dell’anno: il thriller sull’occulto Exhuma e la commedia d’azione The Roundup: Punishment (entrambi proiettati al FEFF dello scorso anno), che hanno superato entrambi i 10 milioni di biglietti venduti. Dall’estate in poi, i numeri al botteghino sono stati decisamente inferiori. In una prospettiva di lungo periodo, il botteghino rimane ben al di sotto dei livelli degli anni precedenti alla pandemia. Gli ingressi del 2024 sono stati pari a 123,1 milioni, rispetto alla media annuale di 221 milioni del periodo tra il 2017 e il 2019.

Forse gli spettatori occasionali non vanno al cinema così di frequente, ma gli appassionati sembrano comunque presenti e coinvolti. La partecipazione ai festival cinematografici in tutto il paese è stata generalmente alta (malgrado un taglio dei fondi pubblici), con una percentuale di occupazione dei posti che, al più grande evento cinematografico nazionale, il Busan International Film Festival, è stata dell’84%. I film d’autore internazionali hanno avuto buoni risultati, con The Substance (527.000 biglietti venduti), Conclave (245.000), La zona di interesse (207.000), Monster (179.000) e Perfect Days (139.000) che hanno superato di molto le aspettative; ma anche i film e i documentari indipendenti coreani hanno mantenuto la loro posizione all’interno della nicchia di mercato che occupano. Per un film indipendente, un numero totale di 10.000 biglietti venduti viene considerato un risultato rispettabile, e nel 2024 oltre 30 nuove uscite hanno superato questa soglia.

Nel circuito festivaliero internazionale non si sono visti titoli coreani di rilievo negli ultimi 12 mesi, ma alcuni film sono comunque riusciti ad attirare un po’ l’attenzione. Il film di Ryoo Seung-wan I, the Executioner, sequel di Veteran, il suo grande successo del 2014, è stato proiettato al festival di Cannes nella fascia di mezzanotte. Il film, accolto con recensioni favorevoli dalla critica internazionale, ha invece ricevuto un’accoglienza mista da parte del pubblico coreano alla sua uscita in sala, nel mese di settembre.

Harbin di Woo Min-ho, dramma su un assassinio presentato in anteprima al Toronto International Film Festival, quando è uscito in Corea lo scorso dicembre ha venduto 4,9 milioni di biglietti, che però non sono risultati sufficienti a coprire il suo enorme budget. Nel frattempo, il regista di film a basso budget Hong Sang-soo ha continuato il suo percorso festivaliero, presentando By the Stream al Locarno Film Festival, dove la protagonista Kim Min-hee si è aggiudicata il premio alla miglior attrice, mentre all’inizio del 2025 il suo ultimo lavoro, What Does That Nature Say to You?, era tra i film in concorso al festival di Berlino.

Forse gli ultimi 12 mesi non saranno stati un periodo particolarmente memorabile per il cinema coreano, ma si possono comunque individuare molti nuovi film ben fatti e che vale la pena vedere. È interessante il fatto che molti dei film coreani recenti hanno un elemento comune: si concentrano su personaggi in qualche modo emarginati, esclusi, forse discriminati e, in generale, ai margini della società. Magari è esagerato dire che l’industria cinematografica coreana, sentendosi messa da parte dalla cultura mainstream negli ultimi anni, stia provando particolare simpatia per i personaggi che vivono lontano dai riflettori; tuttavia, gli eroi dei film coreani nel programma del Far East Film Festival 2025 rappresentano un’affascinante raccolta di outsider contemporanei della Corea del Sud (e del Nord!).

Un esempio è il film della regista E.oni Love in the Big City, che è stato presentato in anteprima al Toronto Film Festival con recensioni molto positive. Tratto da un acclamato romanzo di Park Sang-young, il film è incentrato su un ventenne gay, Heung-soo, e sulla sua compagna di stanza Jae-hee, una giovane donna che sfida apertamente le aspettative che la società ha nei suoi confronti. Love in the Big City è un ritratto sensibile delle varie difficoltà emotive che ciascun personaggio si trova ad affrontare nel tentativo di vivere la vita che desidera malgrado la disapprovazione sociale, ed è anche una delle migliori rappresentazioni cinematografiche dell’amicizia degli ultimi tempi. L’interpretazione ispirata di Steve Sanghyun Noh (Pachinko) e di Kim Go-eun (Exhuma), insieme alla regia fluida e intensa di E.oni, lo rendono uno dei migliori film coreani dell’anno.

The Land of Morning Calm di Park Ri-woong si concentra invece sugli abitanti di un remoto villaggio di pescatori, le cui vite, distanti anni luce dal dinamismo economico della città, vengono sconvolte dall’annegamento in mare di un membro della comunità. I genitori del pescatore e la sua vedova vietnamita si trovano ad affrontare una crisi improvvisa che si svilupperà in modi del tutto inaspettati. Con la sua rappresentazione decisamente memorabile di una piccola e isolata comunità di pescatori, The Land of Morning Calm ha ricevuto recensioni entusiastiche e ha vinto il primo premio al Busan International Film Festival dello scorso ottobre.

I frequentatori di lunga data del FEFF forse ricorderanno il film taiwanese Hear Me, del 2009, che narra una storia d’amore all’interno della comunità dei non udenti. Il film originale aveva molto colpito il pubblico coreano già nel 2009, e quindi non è poi così sorprendente che sia spuntato un remake 15 anni dopo. Hear Me: Our Summer di Jo Seon-ho vede i divi emergenti Hong Gyeong e Roh Yoon-seo nei panni di due giovani ventenni, allegri ma in difficoltà, che cercano di capire cosa fare della propria vita. Il fatto che la loro relazione nascente sia espressa nel linguaggio dei segni conferisce al film un tono distintivo, e al contempo aiuta il pubblico a capire cosa significhi vivere da non udenti in Corea.

Pure il protagonista di Pilot comincia a vedere la vita da una prospettiva nuova, anche se non necessariamente per una sua scelta personale. Jung-woo, interpretato dal noto attore Jo Jung-suk (Exit), è un pilota di aerei di linea con abilità impareggiabili che ha raggiunto grande notorietà, ma una sera, bevendo in un locale, fa una battuta volgare che viene registrata e condivisa online, e di punto in bianco si ritrova a perdere il lavoro e la reputazione. Ansioso di guadagnarsi da vivere e tornare a volare, Jung-woo concepisce il piano un po’ svitato di travestirsi da donna e ricominciare la sua carriera con una nuova identità. Pilot, che è il rifacimento del film svedese del 2012 Cockpit, presenta ovvie similitudini con Tootsie, il classico del 1982 interpretato da Dustin Hoffman, ma la regista Kim Han-kyul trasmette alla storia una sensibilità diversa (forse gli spettatori del FEFF ricorderanno Kim per il suo vigoroso debutto del 2019 Crazy Romance). Divertente ma anche stimolante, Pilot è stato il film coreano di maggior successo della stagione estiva.

La discriminazione di genere ha un ruolo anche in una delle prime grosse uscite del 2025, Dark Nuns, una specie di sequel dell’opera prima di Jang Jae-hyun, The Priests (2015), che arriva in sala in un periodo nel quale i film coreani sull’occulto sono al culmine della loro popolarità. La superdiva Song Hye-kyo interpreta una suora cattolica addestrata a compiere esorcismi, ma ostacolata dalla chiesa perché donna. Quando un giovane viene posseduto da un potente demone, la monaca si fa aiutare da una suora più giovane (Jeon Yeo-been) che secondo lei è dotata di una spiritualità efficace, seppur non riconosciuta. Diretto da Kwon Hyuk-jae (Troubleshooter), Dark Nuns non ha replicato il successo del film originale, ma alla sua uscita in sala ha venduto abbastanza biglietti da coprire i costi di produzione.

I protagonisti di questi film sono tutti degli outsider, per un motivo o per l’altro, oppure, nel caso di Pilot, si ritrovano improvvisamente in questa posizione. Il personaggio principale di About Family, invece, è un caso un po’ diverso. Moo-ok (interpretato da Kim Yun-seok) è il proprietario di un famoso ristorante di noodle nel cuore di Seoul. È ricco e ben saldo nella sua posizione, ma l’unica cosa che gli manca è ciò che desidera più di ogni altra cosa: una discendenza a cui poter trasmettere la sua attività. Il suo unico figlio ha rifiutato l’idea di gestire l’attività ed è diventato monaco buddhista. Ma i desideri di Moo-ok vengono soddisfatti in modo del tutto inaspettato quando due bambini piccoli si presentano alla porta del suo ristorante dicendo di essere suoi nipoti. In definitiva, anche questa diventa una storia di inclusione ed esclusione, e mentre alcuni di essi scelgono deliberatamente di restare ai margini, altri devono decidere se aprire le braccia a chi è rimasto fuori.

Al Far East Film Festival di quest’anno, poi, verrà presentato in anteprima mondiale un film particolarmente insolito. The Square, del regista esordiente Kim Bo-sol, è una pellicola di animazione prodotta da una delle principali scuole di cinema della Corea del Sud, la Korean Academy of Film Arts (KAFA). La storia però si svolge in Corea del Nord, ed è incentrata su un diplomatico svedese inviato a Pyongyang. È difficile essere più emarginati del protagonista di questo film, che viene tenuto a distanza da tutti quelli che lo circondano e costantemente sorvegliato dal governo. Eppure lui è segretamente innamorato di una donna nordcoreana che lavora come agente del traffico. Non volendo lasciarla, il diplomatico fa domanda per poter prolungare la sua missione a Pyongyang; ma la donna sa meglio di chiunque altro che il loro amore è impossibile in un paese come la Corea del Nord.

Ovviamente, gli esempi sopra indicati sono solo una piccola parte dei film prodotti in Corea del Sud negli ultimi 12 mesi. L’industria continua a trattare una vasta gamma di temi, storie e generi. L’anno scorso sono stati distribuiti film che raccontavano di persone o eventi famosi del passato (Harbin, Land of Happiness, Hijack 1971, Firefighters, The Match), film sulle forze dell’ordine e sul crimine (I, the Executioner, Revolver, Dirty Money – quest’ultimo incluso nel programma di quest’anno, e che consigliamo, essendo un thriller teso e ben fatto), film che esplorano gli estremismi della cultura online (Drive, Troll Factory) e molti altri. Vengono prodotti con regolarità anche remake di film stranieri, come The Plot (rifacimento del film Accident di Soi Cheang, del 2009) o Handsome Guys (remake della commedia horror canadese Tucker & Dale vs. Evil, del 2010).

Inoltre, come molti lettori ben sapranno, è uscita in sala una nuova opera del regista di Parasite Bong Joon Ho, Mickey 17, che essendo stata prodotta dalla Warner Bros. non è tecnicamente un film coreano. L’ultimo film di Bong è stato oggetto di grande attesa in patria ed è diventato il film di maggior successo del primo trimestre del 2025. Tuttavia, l’accoglienza da parte di pubblico e critica è stata mista, e il suo distributore avrebbe sperato in un risultato migliore dei 3 milioni di biglietti che sono stati venduti.

Se guardiamo avanti, al resto del 2025, il film che spicca maggiormente tra quelli in uscita è No Other Choice, l’ultima opera di Park Chan-wook, interpretata da Lee Byung-hun e Son Ye-jin e adattamento del romanzo The Ax di Donald Westlake, che raggiungerà sicuramente un vasto pubblico in tutto il mondo. Nel listino di quest’anno è presente anche il primo episodio di quella che potrebbe diventare una serie ad alto budget tratta dal popolare romanzo web Omniscient Reader’s Viewpoint. Se Park Chan-wook è destinato a dominare il circuito dei festival autunnali, Omniscient Reader: The Prophet potrebbe benissimo dominare il botteghino estivo tanto in Corea quanto nel resto dell’Asia.

In questo periodo i livelli di produzione cinematografica della Corea del Sud sono chiaramente in calo, a causa delle difficoltà dell’industria. Gli studi locali stanno investendo in un numero più basso di nuovi film, e di conseguenza il listino per l’anno prossimo apparirà, probabilmente, piuttosto scarno. Tuttavia, se uno o due film ambiziosi riuscissero a riprendersi la ribalta, anche se per poco, potrebbero ricordare agli investitori (e ce n’è tanto bisogno) che l’industria cinematografica nazionale è ancora in grado di realizzare film di successo.
Darcy Paquet