La città di Hong Kong è cambiata profondamente nei primi mesi del 2020. A causa della diffusione della pandemia e degli oltre sei mesi di tensione politica dilagante che l’aveva preceduta, gli abitanti della città hanno attraversato un periodo di stress eccezionale e la pressione è stata fortissima anche per la locale industria cinematografica.
Inizialmente i numeri relativi al cinema di Hong Kong per il 2019 non sembravano così negativi: gli incassi cinematografici erano scesi solo del 2%, con 1,92 miliardi di dollari hongkonghesi (24,8 milioni di dollari statunitensi) e un aumento del 6% nel primo semestre, mentre la compensazione si è ridotta in seguito, con le proteste scoppiate in tutta la città. Ma i dettagli sono più preoccupanti: solo 46 produzioni locali sono uscite in sala nel 2019, in calo rispetto ai 53 film in ciascuno dei due anni precedenti. La quota di mercato per le produzioni locali si è attestata al 13% e, ancora una volta, nessun film prodotto a Hong Kong figura nella Top Ten della classifica generale.
Gli hongkonghesi sono ancora appassionati di cinema, ma per lo più preferiscono riversarsi a vedere successi statunitensi come
Avengers: Endgame dell’anno scorso – campione assoluto di incassi al botteghino locale – invece di scegliere le offerte locali sul grande schermo.
La turbolenza che ha sconvolto la vita di Hong Kong è iniziata nell’estate del 2019. Tensioni politiche e sociali di lunga data sono emerse con forza mentre i manifestanti riempivano le strade, chiedendo al governo di ritirare un disegno di legge che avrebbe permesso l’estradizione nella Cina continentale.
La decisione legislativa aveva suscitato una diffusa resistenza, guidata dai timori che una simile mossa avrebbe danneggiato il principio “un paese, due sistemi” che governa Hong Kong. L’affluenza alla marcia di protesta del 9 giugno è stata enorme: secondo i dati forniti dagli organizzatori c’erano più di un milione di persone, e anche di più hanno aderito alla protesta nel weekend seguente.
Quando la leader della città ha annunciato – tre mesi dopo – che il disegno di legge sarebbe stato ritirato, la situazione era precipitata. I radicali avevano intensificato le loro azioni e le richieste del movimento erano aumentate fino a includere la richiesta di elezioni generali e un’inchiesta indipendente sulle diffuse denunce di brutalità della polizia contro i manifestanti.
L’impatto del tumulto è stato molto ampio e, per quanto riguarda il cinema, ha colpito sia gli spettatori che gli esercenti. Durante i mesi di punta dei disordini, molti giovani si sono dedicati all’attivismo piuttosto che all’intrattenimento; altri facevano fatica a raggiungere le sale cinematografiche quando le proteste si svolgevano vicino ai cinema e il gas lacrimogeno avvolgeva le strade. Per diverse settimane è stato difficile assistere alle proiezioni serali perché la metropolitana era ferma.
Nel frattempo, un’intensa polarizzazione aveva diviso gran parte della città in due campi (pro-democrazia e pro-protesta da una parte; pro-istituzioni e pro-polizia dall’altra) e questo ha influito sulla presa di alcuni registi e di certi tipi di storie sulla massa. Il calo del gradimento del pubblico per le azioni della polizia, per esempio, può voler dire che in futuro i film polizieschi non andranno più tanto bene; mentre alcuni esponenti del settore sono caduti in disgrazia o hanno dovuto subire boicottaggi dopo aver espresso il loro sostegno all’amministrazione o aver criticato i manifestanti.
Nella classifica di fine anno del 2019, il film sull’agenzia anticorruzione
Integrity si è classificato al primo posto tra i film di produzione locale. Questo titolo, diretto da Alan Mak, vanta vistosi valori di produzione, una trama complessa e divi di alto livello; tra le produzioni locali, si è classificato al primo posto tra le uscite del Capodanno Lunare.
The White Storm 2 Drug Lords di Herman Yau è stato un altro thriller popolare. Sul grande schermo la storia di un ricco hongkonghese che cerca di arginare il traffico degli stupefacenti dà vita ad alcune sequenze sensazionali, tra le quali un inseguimento in auto in una stazione della metropolitana.
Le emozioni abbondano anche in
Line Walker 2 Invisible Spy, un ambizioso sequel – ma solo nel nome – diretto dal quasi esordiente Jazz Boon. Il film, che attinge fortemente alle atmosfere del cinema di “
heroic bloodshed” di Hong Kong degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta, presenta grandi scene d’azione, una delle quali ambientata in mezzo alla corsa dei tori in Spagna.
Chi cercasse l’azione delle arti marziali tradizionali troverà pane per i suoi denti in
Ip Man 4: The Finale. Il film, che promette di mettere la parola “fine” alla saga interpretata da Donnie Yen nei panni del grande maestro di wing chun Ip Man, trasporta la popolare serie biografica negli Stati Uniti e mette in scena combattimenti potenti, supervisionati dal coreografo veterano Yuen Woo-ping.
Tra gli altri thriller importanti del 2019 figurano
P Storm di David Lam e
Chasing the Dragon II: Wild Wild Bunch di Wong Jing e Jason Kwan. Il primo riprende una serie trash incentrata sull’agenzia anticorruzione di Hong Kong spostando l’azione all’interno di una prigione, mentre il secondo si rifà alle gesta dello stravagante rapitore hongkonghese “Spendaccione” Cheung Tze-keung (già oggetto di altri tre film).
Guilt by Design, diretto dal trio composto da Paul Sze, Kenneth Lai e Lau Wing-tai, propone le scene curate (seppur assurde) di un dramma giudiziario con l’aggiunta di uno stile da thriller, mentre Fruit Chan, noto abitualmente per i suoi film piccoli, grintosi e dal forte sapore locale, fonde insieme arti marziali e bizzarre buffonate di mostri marini in computer grafica nello stravagante film poliziesco d’azione
Invincible Dragon.
I cineasti che si imbarcano in costose produzioni per il grande schermo come queste devono guardare oltre il piccolo mercato di Hong Kong per trovare sostegno finanziario e ampliare il pubblico. Nella maggior parte dei casi, ciò significa optare per una coproduzione tra Hong Kong e Cina continentale. Grazie alle misure contenute in un accordo commerciale del 2003, le società di Hong Kong che collaborano con società cinematografiche cinesi possono distribuire i film oltreconfine allo stesso modo dei film di produzione locale, che non sono soggetti a quote. Hanno quindi la possibilità di ottenere ricavi nettamente superiori.
Distribuire un film in Cina, però, è tutt’altro che facile. I requisiti di censura della Cina continentale sono fluidi e possono determinare ritardi e goffe soluzioni alternative, mentre negli ultimi due anni altre pressioni normative da parte di Pechino hanno rallentato la produzione. Ad esempio, il requisito dei censori cinesi affinché tutti i trasgressori ritratti sullo schermo siano puniti o muoiano può richiedere l’inserimento di sviluppi prevedibili nella trama. Il blocco su argomenti soprannaturali e sulle storie che presentano casi giudiziari con zone grigie irrisolte restringe lo spazio di manovra per i film di genere.
Inoltre, la differenza di gusti cinematografici tra Hong Kong e la Cina continentale fa sì che i divi di un film cinese possano essere impopolari o addirittura sconosciuti a Hong Kong e uno stile comico o un determinato tema possa non funzionare per entrambi i tipi di pubblico.
I cineasti di Hong Kong devono scegliere se calibrare una coproduzione per entrambi i mercati o se puntare su uno solo: Hong Kong o la Cina continentale. Cercare di accontentare entrambi i mercati può essere complicato: ad esempio, l’attrattiva di film patriottici ad alto budget è bassissima a Hong Kong, dove molti spettatori hanno maturato una resistenza rispetto a Pechino per le pressioni politiche cui è sottoposta la città, mentre questo tipo di film è molto apprezzato in Cina.
The Captain di Andrew Lau, in cui un pilota di aereo evita un disastro, e
The Climbers di Daniel Lee, che rende omaggio a un alpinista, ne sono ottimi esempi. Entrambi, usciti in concomitanza con la Festa Nazionale, hanno avuto grande successo in Cina lo scorso anno ma hanno ottenuto risultati decisamente inferiori nei cinema di Hong Kong.
Inoltre, con le recenti proteste di Hong Kong, le coproduzioni sono state oggetto di un controllo molto più attento, con il risultato che grossi film hanno mancato le date di uscita previste. Per alcuni di essi è stato necessario adottare correttivi per ottenere l’approvazione (per ottenere il nulla osta, anche per le proiezioni ai festival cinematografici, le coproduzioni necessitano innanzitutto di ricevere il via libera della censura cinese).
Nel frattempo, possono sorgere problemi per gli artisti, in particolare i cineasti che rischiano la lista nera o il boicottaggio in Cina se sostengono pubblicamente il fronte democratico di Hong Kong. È una situazione che può far crollare gli incassi al botteghino o addirittura rivoluzionare la strategia di distribuzione di un film completato.
Tuttavia una coproduzione, con i suoi budget più elevati, può aiutare i cineasti a pensare in grande nel realizzare le loro visioni cinematografiche. Oltre ai moderni thriller hongkonghesi di punta che sono usciti in sala nel 2019, si pensi a
Double World di Teddy Chen, un’epica in costume ad alto budget ambientata in un vasto mondo fantastico. Inoltre, con un’attenta pianificazione alcune coproduzioni possono funzionare nella Cina continentale pur mantenendo temi e sapori marcatamente hongkonghesi, affrontando in tal modo i timori che le coproduzioni indeboliscano l’identità locale del cinema di Hong Kong.
The White Storm 2 e
Line Walker 2, ben affermati nelle sale cinematografiche del paese in estate, hanno entrambi una spiccata connotazione da cinema hongkonghese.
Fagara, un delicato dramma familiare di Heiward Mak sul tema della cucina, racconta le vicende di un terzetto di donne provenienti da Hong Kong, dalla Cina e da Taiwan ed è incentrato su un piccolo ristorante locale e sulla sua tradizione. All’inizio del 2019 Herman Yau si è ispirato alle rivendicazioni sociali locali per la coproduzione
A Home with a View, su una famiglia alle prese con questioni legate alla proprietà, alla burocrazia e all’istruzione. E
i’m livin’ it, dell’esordiente Wong Hing-fan, propone un melodramma collettivo incentrato sui senzatetto e sui lavoratori proletari.
I cineasti che per girare attraversano il confine possono anche sfruttare la vasta gamma di materiale che trovano sul posto. Derek Kwok-cheung Tsang si è ispirato al feroce bullismo scolastico cinese per il suo compiuto dramma giovanile
Better Days. Grazie al suo tema universale, il film è riuscito a coinvolgere emotivamente gli spettatori ovunque, ed è diventato una delle opere più importanti del 2019. Johnnie To abbina la passione cinese per le rutilanti selezioni di talenti televisivi con le arti marziali miste in
Chasing Dream. Con questa storia, ambientata interamente al di fuori di Hong Kong, i fan storici delle opere realizzate da To con la collaborazione di Wai Ka-fai hanno potuto rivivere, in nuove ambientazioni, la frenesia delle commedie realizzate in passato dal duo nella loro città natale.
New King of Comedy, un film del Capodanno Lunare prodotto da Stephen Chow e co-diretto da Chow e Herman Yau, è l’affascinante storia della nascita di una star, ambientata in una città cinese del cinema. È piacevole, ha una sceneggiatura divertente e si avvale di interpretazioni di qualità. Su scala molto minore,
Your World, Without Me di Benny Lau si sposta sulle colline di Sichuan per infondere in una piccola e tenera storia d’amore vedute panoramiche molto distanti dalla routine hongkonghese.
I cineasti che rinunciano alla coproduzione con la Cina sono liberi dai vincoli della censura centrale e spesso si concentrano su materiale eminentemente locale; ma ovviamente i budget per questi film sono molto più ridotti e c’è il rischio di un riscontro tiepido del pubblico in patria, che spesso liquida le opere locali come scadenti e non si accorge nemmeno delle nuove uscite.
I seguaci appassionati del cinema di Hong Kong devono tener d’occhio attentamente i programmi dei cinema, perché le opere minori possono essere relegate in fasce orarie sfortunate, in sale fuori mano e senza nessuna promozione. Il disinteresse locale viene in parte affrontato con la distribuzione differita: generalmente i film più piccoli vengono presentati in anteprima in un festival locale e/o sono proiettati a fine anno in misura limitata per l’ammissibilità ai premi, poi attendono mesi per l’uscita generale in sala, nella speranza che premi e partecipazioni a festival all’estero suscitino interesse.
Tra i film del 2019 incentrati su temi locali, il più importante è stato il lungometraggio d’esordio di Oliver Chan
Still Human, uscito nelle sale in aprile dopo partecipazioni a festival e proiezioni limitate che sono iniziate nel novembre dell’anno precedente. Il film, che per attirare l’attenzione può vantare numerosi premi (incluso il premio del pubblico a Udine), ha incantato senza difficoltà con la sua storia di affetto tra un vecchio paraplegico e la sua domestica filippina.
Un altro piccolo film importante dello scorso anno è stato
My Prince Edward, opera prima di Norris Wong, incentrato su un centro commerciale di Hong Kong specializzato in servizi per matrimoni. Questo film innovativo è sia un delicato dramma sentimentale che uno sguardo bizzarro ai legami tra Hong Kong e la terraferma.
Suk Suk di Ray Yeung è una squisita opera sottotono su due anziani omosessuali non dichiarati, intrappolati tra i loro sentimenti reciproci e la vita familiare. Le convincenti interpretazioni dei due protagonisti hanno attirato l’attenzione all’inizio di quest’anno, nella stagione dei premi, ma anche il ritratto della comunità tracciato da Yeung è notevole.
Intanto Fruit Chan ha messo in scena un dramma inquietante sulla relazione tra madre e figlia con il film indipendente
The Abortionist. Nei primi mesi dell’anno, aveva avuto un’ampia diffusione il suo sordido
Three Husbands, che incarna i locali timori sull’integrazione con la Cina in una oscena allegoria su una donna misteriosa che si prostituisce su una barca.
Lion Rock di Nick Leung ha attinto alla storia vera di un alpinista hongkonghese costretto su una sedia a rotelle per creare una saga edificante per i giovani, mentre il cupo dramma Beyond the Dream di Chow Kwun-wai ha portato alla ribalta la malattia mentale con la storia di un giovane affetto da erotomania – una patologia per cui si innamora dell’allucinazione della sua futura terapista.
Dearest Anita, diretto da Clifton Ko e Pako Leung, si concentra sulla defunta cantante pop Anita Mui e analizza i motivi per cui i fan la apprezzano così tanto; mentre Luk Yee-sum prende di mira la gravidanza e i problemi matrimoniali di una coppia che vive sulle rive di un lago nella sua commedia drammatica
Secret Diary of a Mom to Be.
In occasione del Capodanno Lunare del 2019 sono usciti altri film leggeri: oltre a
New King of Comedy e
Integrity, la stagione ha presentato tra gli altri il musical di Wong Cho-lam,
I Love You, You’re Perfect, Now Change!, adattamento di uno spettacolo off-Broadway con grandi numeri di musica e ballo ambientati in luoghi pubblici; e inoltre la commedia sfrenata di Pang Ho-cheung
Missbehavior.
Nel 2019 altre proposte, su scala minore, hanno adottato concetti ambiziosi del cinema di genere.
A Witness Out of the Blue, diretto da Fung Chih-chiang, si basa su una saga poliziesca lineare, ma arricchita da una direzione artistica particolare, un’azione scattante e un pappagallo chiacchierone. In
Fatal Visit di Calvin Poon un caso di omicidio viene gradualmente alla luce in una casa in riva a un lago, negli Stati Uniti.
The Lady Improper, il primo film mainstream del regista Jessey Tsang, fonde un dramma che ha al centro la cucina locale con la storia di una donna che supera la paura dell’intimità sessuale.
In
Missing di Ronnie Chau alcuni hongkonghesi incappano in tunnel spazio-temporali nella campagna, e ne conseguono gravi problemi familiari.
We Are Legends, diretto da Daniel Chan, racconta la storia di due pugili in una saga di combattimento ben organizzata, basata sulle prodezze di un autentico divo delle arti marziali miste.
The Fallen di Lee Cheuk-pan mette in scena le tensioni che si manifestano a Hong Kong e in Thailandia quando alcuni narcotrafficanti hongkonghesi tentano di incrementare il traffico di stupefacenti. Il film è il secondo in un anno dell’esordiente Lee, dopo
G Affairs, un cupo rompicapo investigativo costellato di sesso e corruzione.
Lo scorso anno, nettamente insolito è stato il film di animazione
The Great Sherlock Holmes – The Greatest Jail-Breaker, diretto da Toe Yuen e Matthew Chow. Promosso come una produzione interamente hongkonghese, il film si è fatto apprezzare per la vicenda gialla ambientata nell’Inghilterra vittoriana, traboccante di coscienza sociale e dalla puntuale risonanza locale.
Gli attori migliori nei principali film di Hong Kong dello scorso anno sono tutti personaggi ben noti: Andy Lau e Lau Ching-wan sono i protagonisti rispettivamente dei due thriller
The White Storm 2 e
Integrity, mentre l’impegnato Louis Koo è apparso in titoli importanti come
The White Storm 2 e
P Storm, nonché in film di qualità più piccoli.
Nick Cheung ha avuto un anno intenso con
Integrity e
Line Walker 2, oltre a
Bodies at Rest, un thriller hongkonghese di alto livello diretto da Renny Harlin, regista finlandese residente a Pechino. Anthony Wong è stato ampiamente apprezzato per la sua interpretazione in
Still Human, Donnie Yen rimane uno dei migliori artisti marziali nel nuovo film su Ip Man, e Aaron Kwok se l’è cavata egregiamente in
i’m livin’ it. Per quanto magistrali siano le interpretazioni di questi mostri sacri, è preoccupante che i giovani talenti non riescano ad affermarsi in ruoli di maggior rilievo.
Agli spettatori più attenti verranno in mente le interpretazioni di qualità di attori di spicco in piccoli film – tra di essi, Louis Cheung (
A Witness Out of the Blue), Chu Pak-hong (
My Prince Edward) e Lau Chun-him (
Beyond the Dream) – ma pochi di questi attori possono essere considerati elementi di richiamo al botteghino.
Tra le migliori attrici locali, vanno ricordate per il 2019 le intense interpretazioni di Sammi Cheng e Stephy Tang. Cheng si è fatta notare per i suoi ruoli in
Fagara e in
Fatal Visit, mentre Tang ha proseguito la sua carriera nei film più piccoli con
My Prince Edward. Karena Lam ha ricoperto ruoli di spicco nella fascia alta con
The White Storm 2 e
Integrity, e anche Charlene Choi è rimasta attiva nelle produzioni di medie dimensioni.
Altre rivelazioni dell’anno scorso sono state Cecilia Choi (
Beyond the Dream), Ng Wing-sze (
The Abortionist), Michelle Wai (
Lion Rock) e Cecilia So (
Guilt by Design).
Sebbene il numero di film hongkonghesi abbia subito una flessione nel 2019, il supporto per i nuovi talenti nascosti non è venuto meno. Molti dei nuovi film dell’anno sono stati diretti da registi esordienti, con il forte sostegno di importanti società di produzione e di distribuzione.
Un altro contributo importante è rappresentato dalla governativa First Feature Film Initiative (FFFI), che tramite concorsi annuali per la sceneggiatura assegna fondi di produzione a copertura di opere prime di lungometraggio. Lo scorso anno, l’acclamato
Still Human era un film FFFI, e anche
My Prince Edward e
G Affairs hanno ottenuto il suo supporto.
L’Hong Kong Asian Film Festival continua a sostenere con forza i nuovi talenti; un ulteriore aiuto per i cineasti esordienti è rappresentato dal programma annuale Fresh Wave, che finanzia cortometraggi a basso budget della durata massima di 30 minuti. Sul piccolo schermo, l’emittente pubblica RTHK dà visibilità ai giovani talenti cinematografici attraverso talk show e proiezioni di cortometraggi.
Il 2020 è iniziato tragicamente con la diffusione del Covid-19 e il settore cinematografico ne è stato colpito duramente. Prima delle vacanze per il Capodanno Lunare di fine gennaio, normalmente redditizie, le autorità cinesi hanno bloccato l’uscita di sette film di punta, tra i quali l’epica marittima di Dante Lam
The Rescue e il film sulla pallavolo di Peter Chan,
Leap, per contribuire a svuotare le sale cinematografiche e prevenire la diffusione della malattia. In breve tempo, in Cina è stata fermata la produzione di diversi film e le sale cinematografiche sono state chiuse.
A Hong Kong il periodo del Capodanno Lunare ha fatto registrare un calo del 30% negli incassi al botteghino rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando la gente ha iniziato a evitare i luoghi pubblici (il film locale che ha ottenuto i risultati migliori è stato
The Grand Grandmaster, un grintoso film di arti marziali interpretato e diretto dal celebre comico Dayo Wong). Dopo le vacanze, le sale cinematografiche hanno preso provvedimenti come far accomodare gli spettatori in file alternate, annullare gli spettacoli del mattino e incrementare i tempi di pulizia. All’arrivo di una seconda ondata di infezione a metà marzo, è stata ordinata la chiusura di tutti i cinema della città.
Con l’evoluzione della crisi sanitaria, un buon numero di film locali è rimasto in attesa in panchina. Tra i film che nel 2019 hanno avuto proiezioni limitate ma stavano ancora aspettando l’uscita in sala vera e propria all’inizio di aprile, figurano
i’m livin’ it,
My Prince Edward,
Suk Suk e
Beyond the Dream.
Alcuni altri titoli erano pronti per le anteprime, mentre altri sono stati posticipati per l’aumento del controllo della censura cinese o per il fermo alla produzione. Dato che la situazione determinata dal virus ha impedito le riprese e messo a rischio i posti di lavoro nell’industria cinematografica, alcuni hanno considerato il periodo di inattività come un’opportunità per concentrarsi sulla pre-produzione, magari passando il tempo a migliorare le sceneggiature, che sono da tempo un punto debole del cinema di Hong Kong. A tal fine in febbraio sono state annunciate ulteriori misure governative di sostegno, che prevedono una quota di 100 milioni di HK$ (12,9 milioni di US$) per associare registi esordienti a cineasti veterani e realizzare da 10 a 12 film; l’avvio di un Scriptwriting Incubation Programme per le sceneggiature, che prevede un concorso e un tutoraggio; l’incremento dei finanziamenti per il cinema e del numero di film supportati dal FFFI; il finanziamento di corsi di formazione specifici.
Pasqua è arrivata e passata mentre a Hong Kong regnava ancora grande incertezza. La diffusione del coronavirus era diventata una pandemia e i residenti, segnati dal ricordo della crisi della SARS che aveva colpito la città nel 2003, si sono preparati ad affrontare mesi di resistenza contro la malattia, nonché contro il suo grande impatto economico. Alla fine le sale cinematografiche hanno riaperto, ai primi di maggio, ma la distribuzione dei nuovi film importanti è stata ancora rimandata, e inoltre i posti a sedere nelle sale sono stati dimezzati.
Nel frattempo, molti si aspettavano che le grandi proteste riprendessero vigore, date le questioni politiche e sociali irrisolte della città. E con maggio è arrivata come un colpo di fulmine la decisione di Pechino di emanare una rigida legge sulla sicurezza nazionale nel territorio, il che ha bruscamente fatto salire il livello di tensione. Hong Kong si trova ora in una situazione dalla quale non sarà facile risollevarsi; e una ripresa senza scosse sarà altrettanto difficile per la malandata industria cinematografica locale.