L’applicazione della legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong a partire dal luglio 2020 ha avuto sicuramente un impatto sulla censura, che è diventato più evidente nel 2021. Il Film Censorship Ordinance (decreto sulla censura cinematografica), promulgato nel 1988, prevede che i film destinati alla proiezione in pubblico debbano ottenere il nulla osta dell’Autorità per la Censura Cinematografica. In generale, i film sono suddivisi in base a un sistema di classificazione a tre livelli.
Il governo ha rivisto le “Linee guida sulla censura dei film per i censori” nel giugno 2021. In aggiunta alle prescrizioni già in essere, un fattore chiave per stabilire se un film può ottenere il nullaosta è se la proiezione di un film potrebbe essere contraria agli interessi della sicurezza nazionale. Nel settembre 2021 il governo ha presentato al Consiglio Legislativo il decreto aggiornato sulla censura cinematografica, che è stato poi approvato in ottobre. Il decreto estende ulteriormente il concetto di “interessi della sicurezza nazionale”, conferendo maggiori poteri al Segretario di Stato, al quale conferisce anche la possibilità di revocare un nullaosta di censura rilasciato precedentemente, se la proiezione del film non è più considerata rispondente all’interesse della sicurezza nazionale.
Sebbene il decreto e le linee guida siano stati rivisti nel 2021, la censura si è inasprita già dalla fine del 2020, quando la Ying E Chi, una società di distribuzione indipendente con sede a Hong Kong, ha organizzato la proiezione del documentario Inside the Red Brick Wall, diretto dai “documentaristi di Hong Kong”. Il documentario verteva sull’assedio della polizia al Politecnico universitario di Hong Kong, dove si erano rintanati i sostenitori dell’Anti-Extradition Law Movement (movimento contro la legge sull’estradizione), nel novembre 2019. I manifestanti sono stati assediati dalla polizia per quasi due settimane. Se in un primo momento il film era stato classificato come Categoria IIB (non adatto a bambini e ragazzi), nel settembre 2020 è stato riclassificato come Categoria III (riservato ai maggiori di anni 18), con la richiesta di aggiungere una nota che spiegasse che alcuni degli atti ripresi nel documentario sono contrari alla legge di Hong Kong.
Subito dopo la revisione delle “Linee guida sulla censura dei film per i censori”, l’ente di censura ha negato il visto al cortometraggio di Mok Kwan-ling Far from Home, che faceva parte di Fresh Wave (concorso di cortometraggi finanziato dal governo), prima della proiezione al concorso a fine giugno. La proiezione del film, che parla di una coppia di giovani che vengono arrestati a seguito delle manifestazioni di Hong Kong del 2019, è stata quindi annullata. Secondo il regista Mok, per rilasciare il nullaosta l’autorità di censura cinematografica ha preteso la cancellazione di tutte le 14 scene relative alle proteste, vale a dire oltre due terzi del film.
In seguito, qualunque scena relativa alle manifestazioni di Hong Kong del 2019 che protestavano contro l’emendamento della legge sull’estradizione è stata giudicata contraria agli interessi della sicurezza nazionale e non ha passato la censura, anche se è stata proiettata in altri festival cinematografici nel mondo. L’esempio migliore è Revolution of Our Times di Kiwi Chow, un documentario basato su tutte le proteste di Hong Kong del 2019 che è stato presentato in anteprima mondiale al festival di Cannes, ma non ha potuto superare la censura a Hong Kong. Chow, che è uno dei registi del film antologico Ten Years (FEFF 18), ha affermato che tutti i diritti del film erano stati venduti al distributore prima della prima mondiale e che non aveva più nemmeno un fotogramma del film.
Nell’ottobre 2021 un altro film legato alla protesta di Hong Kong del 2019, May You Stay Forever Young, diretto dai due giovani registi hongkonghesi Rex Ren e Lam Sum, è comparso nella lista dei candidati ai Golden Horse Awards. Il trailer del film indicava chiaramente che non sarebbe stato possibile distribuire il film a Hong Kong.
La revisione del decreto ha determinato anche l’arresto della produzione di quei film che erano stati lavorati in relazione alle proteste di Hong Kong del 2019. Blue Island, diretto dall’esordiente Chan Tsz-woon, è un progetto finanziato tramite Kickstarter che racconta le proteste a Hong Kong dagli anni Sessanta al 2019. Blue Island è stato presentato in anteprima mondiale all’International Film Festival di Rotterdam lo scorso gennaio, ma solo per l’industria e per la stampa. Le probabilità che il film esca in sala sono molto esigue.
I film che hanno superato la censura cinematografica e ottenuto il nullaosta prima che il decreto aggiornato entrasse in vigore corrono ancora il rischio che il governo revochi le autorizzazioni da un momento all’altro. Sarebbe quindi difficile distribuire questi film a Hong Kong e gli esercenti stessi sono così spaventati dal decreto che si rifiutano di proiettarli. Nessuno proietterebbe Inside the Red Brick Wall e Save PolyU, un altro documentario relativo all'assedio della polizia al Politecnico di Hong Kong.
Sebbene il governo della Cina continentale abbia affermato che la legge sulla sicurezza nazionale non pregiudicherà la libertà di Hong Kong e che la revisione del decreto sulla censura cinematografica è esclusivamente nell’interesse della sicurezza nazionale, sembra che ci sia una tendenza all’autocensura all’interno del settore. Potrebbero esserci sempre più incidenti di rilievo relativi all’interesse della sicurezza nazionale in futuro, è possibile quindi che un numero maggiore di film realizzati a Hong Kong vengano messi al bando dal governo della città.
Ryan Law