La politica, la propaganda e il virus: il cinema cinese nel 2019/20

Il cinema cinese nel 2019 ha fatto parlare molto e per i suoi film e per i suoi numeri. Il box office si è riconfermato da record con 64,17 miliardi di CNY (yuan) di incassi, il cinema popolare si è mantenuto ricco nella sua varietà di generi, l’animazione ha trionfato su tutti, il pubblico è divenuto ulteriormente diversificato quanto sofisticato nelle sue scelte e il cinema d’autore ha registrato il suo primo fenomenale successo nelle sale in Cina. Ma il 2019 è stato un anno principalmente politico.
Le celebrazioni per il 70° Anniversario della Fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel mese d’ottobre sono state il leitmotiv dell’anno, di tutti i festival e degli eventi nazionali con programmi e retrospettive dedicate, delle uscite di film più di propaganda, e delle clamorose non-uscite di film attesissimi dal grande pubblico, ritirati dai festival internazionali inaspettatamente per motivi tecnici. Non sappiamo se il 2020 sarà altrettanto politico, o come sarà il cinema nella restante parte dell’anno, quando i cinema riapriranno le loro sale al pubblico (in giugno, quando questo catalogo va in stampa, sono stati annunciati dei piani per riaprire i cinema ma non ci sono ancora dettagli concreti). Mentre siamo in attesa delle celebrazioni per il Centenario della Fondazione del Partito Comunista Cinese nel 2021, il cinema cinese è messo a dura prova dalla realtà della sua industria, del suo mercato e del suo pubblico.

Il mercato 
Dai dati forniti dalla rivista specializzata sulle analisi di mercato cinematografico in Cina, The Chinese Film Market Magazine, il box office del 2019 ha raggiunto il nuovo record di 64,17 miliardi di yuan (circa 9,08 miliardi di US$), con una crescita del 5,72% rispetto al 2018 che aveva fatto registrare incassi per 60,7 miliardi di yuan (allora 9,34 miliardi di US$). 1.037 sono stati i film prodotti in Cina. 555 sono stati i film distribuiti nelle sale, in numero superiore rispetto al 2018 con i suoi 517 film. Di questi 555 film, 426 ovvero il 76,76% sono stati film di produzione locale e co-produzioni; i 129 film importati, cinque in più dell’anno scorso, costituiscono il 23,24% del totale. I film d’importazione – di nazionalità non cinese – continuano ad essere distribuiti in numero limitato ma modelli alternativi di distribuzione hanno permesso di incrementarne il numero anno dopo anno. Tra i 129 film, 36 sono stati importati secondo il modello revenue-sharing, 93 secondo il modello buy-out o flat fee (90 di nazionalità non cinese e 3 di Hong Kong). 

Il 62,5% del totale del box office è costituito dagli incassi di film di produzione locale e co-produzioni, ovvero il 76,76% del totale dei film distribuiti nelle sale. Mentre i film importati, che rappresentano il 23,24% del totale dei film distribuiti nelle sale, hanno totalizzato al botteghino il 37,5% del totale del box office. Le analisi sulla performance del box office del 2019 si fanno davvero interessanti quanto più dettagliate. Nel 2019, le proiezioni ammontano a 127,35 milioni con una crescita del 14,87% e il totale dei biglietti venduti ha raggiunto 1,727 miliardi con un aumento di appena 0,5% rispetto al 2018. I cinema hanno raggiunto il numero di 12.408, 1453 in più del 2018 con una crescita del 13,26%, mentre gli schermi, l’anno scorso 60.079, sono aumentati del 16,16%, con una media di 26,6 nuovi schermi al giorno, per un totale di 69.787 schermi, 9708 in più. Si valuta che la costruzione di nuovi cinema potrebbe diminuire avendo ormai pressoché saturato il territorio. La fine dell’era del boom degli investimenti nel settore lascerebbe ipotizzare che i risultati al botteghino siano sempre più condizionati essenzialmente dalla qualità dei film e non più dall’effetto trainante della costruzione di nuovi cinema e quindi dalla crescita nel numero di biglietti venduti che sono stati alla base dei risultati straordinari al botteghino negli ultimi anni. 

Il prezzo dei biglietti è cresciuto del 5,8% con una media di 37 yuan (circa 5,2 US$) a biglietto, ma il rincaro del prezzo medio dei biglietti non sembra aver alterato il risultato del box office. Così come nel 2018, anche nel 2019 sembra si sia registrata in generale una crescita ridimensionata con percentuali che cercano un equilibrio tra vari fattori che in questi anni hanno influito sull’espansione del mercato. Nel 2019, sono stati 90 i film che hanno superato la mitica soglia dei 100 milioni di yuan (circa 14 milioni di US$), 47 di produzione locale e co-produzioni e 43 importati. Di questi, nove i film che hanno superato il miliardo e mezzo di yuan (circa 212,5 milioni di US$), sei i film che si sono posizionati con un box office tra 1 e 1,5 miliardi di yuan, 13 i film con un box office tra i 500 milioni e 1 miliardo di yuan, 62 i film il cui box office ha totalizzato tra i 100 e i 500 milioni di yuan. Nella classifica generale dei 10 migliori incassi al botteghino del 2019, sei sono i film di produzione locale, due i film in co-produzione e due i film importati di nazionalità non cinese, che rappresentano il 44,61% degli incassi annuali in generale. 

Il box office
Il film d’animazione Ne Zha del regista Jiao Zi, prodotto dalla Chengdu Coco Cartoon con un budget di 20 milioni di US$, e distribuito dalla Beijing Enlight Pictures e dalla Huaxia Film Distribution, campione d’incassi del mese di luglio e agosto, si è confermato il film dell’anno con il più alto incasso al botteghino di 5 miliardi di yuan (circa 708,1 milioni di US$), e secondo solo a Wolf Warriors 2 del regista Wu Jing il cui record, il più alto incasso al botteghino del 2017, e nella storia del box office in Cina, di 5,68 miliardi di yuan (circa 890 milioni di US$) rimane ancora incontrastato.
Segue il campione d’incassi del mese di febbraio, The Wandering Earth del regista Frant Gwo, il fenomenale sci-fi made-in-China basato sul romanzo dallo stesso titolo di Liu Cixin. Prodotto da Beijing Culture, China Film Co., e dalla UEP, uscito nelle sale durante il Capodanno cinese 2019, si è posizionato al secondo posto della classifica generale, dopo una straordinaria scalata al botteghino all’inizio dell’anno, con un incasso totale di 4,68 miliardi di yuan (circa 662,8 milioni di US$). Il film, che ha suscitato interesse anche fuori dai confini della Cina continentale, è stato venduto a Netflix bloccando così qualsiasi occasione per il film di essere mostrato nel circuito dei festival internazionali dei film di genere. 
Al terzo posto sta Avengers: Endgame, ultimo capitolo della saga, del regista Anthony Russo.
Il film nazional-popolare My People, My Country conquista la quarta posizione con 3,14 miliardi di yuan (circa 444,7 milioni di US$). Il film, il cui titolo originale si tradurrebbe letteralmente “Io e la mia patria”, campione d’incassi del mese di ottobre, è un insieme di sette corti per raccontare altrettanti momenti storici in cui la bandiera nazionale ha significato e testimoniato l’unità di un popolo, girati dalla crème de la crème dei registi più popolari in Cina continentale: Chen Kaige (Addio mia concubina), Guan Hu (Mr. Six), Ning Hao (Crazy Alien), Wen Muye (Dying to Survive), Xu Zheng (Lost in Hong Kong), Xue Xiaolu (Finding Mr. Right 1-2), e Zhang Yibai (Fleet of Time). 
Al quinto posto, con 2,90 miliardi di yuan (circa 410,7 milioni di US$) di incassi, si piazza il film The Captain di Andrew Lau, per la sceneggiatura di Yu Yonggyan (lo stesso di The Bravest, 2019), prodotto e distribuito da Bona Film Group, il film si basa sull’incidente del 2018 a bordo del volo 8633 della Sichuan Airlines. Nella Top Five, quindi, un film d’animazione, due sci-fi, e due film drammatici.
La commedia di fantasia Crazy Alien del regista Ning Hao con Huang Bo, l’attore di tantissime sue commedie di successo, è in sesta posizione con incassi che si aggirano sui 2,21 miliardi di yuan (circa 312,9 milioni di US$). Il film, prodotto dalla società di Ning Hao, la Dirty Monkey Film Group, dalla Huanxi Media Group, e dalla Beijing Enlight Pictures, e terzo della serie Crazy dopo Crazy Stone (2006) e Crazy Racer (2009), è, nella sua semplicità, ricco di toni sarcastici, quasi irriverenti, nei confronti degli Stati Uniti e degli americani. Non si sa se questo abbia contribuito, insieme alle varie tensioni politico-economiche tra i due paesi, alla mancata distribuzione del film negli Stati Uniti.
Ed è ancora una commedia a posizionarsi al settimo posto della classifica generale con 1,73 miliardi di yuan (circa 245 milioni di US$), Pegasus di Han Han. Tornato alla regia dopo il successo di The Continent (2014) e di Duckweed (2017), Han Han fa del film un omaggio appassionato allo sport delle corse automobilistiche, un elemento già presente nei suoi primi due film.
Prodotto da Bona Film Group, il film catastrofico diretto da Tony Chan The Bravest, dove ritroviamo la star Huang Xiaoming, raggiunge l’ottava posizione con 1,71 miliardi di yuan (circa 242,1 milioni di US$). Il film è l’adattamento dell’antologia dello scrittore mongolo Bao’erji in cui si raccolgono le interviste a quei pompieri che contribuirono a spegnere l’incendio causato dall’esplosione di una tubatura in Dalian nel 2010.
Better Days, il dramma giovanile girato da Derek Kwok-cheung Tsang con Zhou Dongyu e Jackson Yee, scala la classifica piazzandosi in una nona solida posizione con 1,56 miliardi di yuan (circa 220,9 milioni di US$). Incontrastato campione d’incassi del mese di novembre, Better Days è stato tra i film dell’anno più attesi dal pubblico, dopo la mancata partecipazione alla 69° Berlinale dove era stato annunciata la sua premiere mondiale nella sezione Generation. Better Days ha trionfato agli Hong Kong Film Awards 2020 con ben otto riconoscimenti, tra cui quello di migliore attrice a Zhou Dongyu.
A chiudere la classifica Top Ten non poteva mancare Fast & Furious Presents: Hobbs & Shaw, la commedia d’azione di David Leitch, l’ennesimo capitolo della serie di successo che registra incassi per 1,43 miliardi di yuan (circa 202,5 milioni di US$). 

Nel 2019, la varietà dei generi che aveva caratterizzato il 2018 si è mantenuta costante. Sono stati 221 i film di genere drammatico, 74 le commedie, 71 i film d’animazione, 48 i film di genere romantico, 40 i film d’azione, 29 i thriller, 24 i documentari, 19 i film di genere sci-fi, 14 i film fantasy, e 11 i film di guerra a trovare distribuzione nelle sale, rivelando però che il numero dei film di generi romance, azione, sci-fi, fantasy, commedia, tra i preferiti di sempre dal pubblico in Cina, è stato inferiore al 2018 lasciando spazio ad un numero maggiore di film d’animazione, documentari, thriller, drammatici, e di guerra. Nel 2019, China Film Group Corporation, la Huaxia Film Distribution e la Maoyan Weiying Media si sono classificate tra le prime tre società cinesi di distribuzione più performanti, occupando rispettivamente il 44%, il 34% e il 12% del mercato, tenendo in considerazione però che le prime due società in particolare hanno goduto dei risultati al box office dei film distribuiti secondo il modello revenue-sharing, in quanto sono anche le uniche autorizzate a distribuire film d’importazione. 

Campione d’incassi del mese di dicembre è Sheep Without a Shepherd, un thriller del regista Sam Quah con una straordinaria interpretazione di Joan Chen. Il film, remake di Drishyam (2013), prodotto da Chen Sicheng, regista della serie di successo Detective Chinatown, e distribuito da Wanda Pictures, si è già posizionato al secondo posto nella Top Ten dei film usciti tra Natale 2019 e Capodanno, e sicuramente ne sentiremo parlare ancora nella classifica generale degli incassi del 2020. Il box office ha visto decollare Ip Man 4 di Wilson Yip, ultimo capitolo della serie; la semi-commedia romantica, prodotta da Xu Zheng, Adoring del regista Yang Zi, che racconta di sei tenere storie con animali da compagnia come protagonisti; il nuovo film di Feng Xiaogang, Only Cloud Knows, che racconta di una storia d’amore, ispirata da una coppia di amici del regista; Almost a Comedy di Zhou Shen e Liu Lu, adattamento dell’opera teatrale If I Were Not Me, prodotto dalla popolare compagnia Mahua Funage che adatta i propri successi teatrali in blockbuster, come Never Say Die (2017) e Goodbye Mr. Loser (2015); Star Wars: L’ascesa di Skywalker; e ancora Warriors of Honor di An Zhanjun, film basato su fatti reali con tre storie parallele sulle forze di Polizia Armata; il film d’azione SkyFire di Simon West; Frozen 2 di Jennifer Lee e Chris Buck, e infine S.W.A.T., il nuovo film del regista Ding Sheng.

L’Anno del Topo 
Quest’anno le feste del Capodanno cinese – il periodo dell’anno che determina il successo di tanti film perché richiama un pubblico numeroso, di diverse fasce sociali, e tante famiglie – sono state pesantemente segnate e saranno ricordate per la chiusura di tutte le sale cinematografiche come misura preventiva per la possibile diffusione del Covid-19. Per le feste sarebbero stati sette i film a uscire nelle sale e a garantire una solida partenza al box office: Detective Chinatown 3 di Chen Sicheng, già forte dei successi dei primi due episodi; il film d’animazione Legend of Deification di Cheng Teng e Li Wei, il seguito del campione d’incassi del 2019 Nezha; Leap (a.k.a. The Chinese Women’s Volleyball Team), l’attesissimo film di Peter Chan con Gong Li, sulla squadra nazionale di pallavolo femminile; The Rescue di Dante Lam; Vanguard di Jackie Chan; Boonie Bears: The Wild Life di Leon Ding, nuovo capitolo della serie d’animazione; e Lost in Russia di Xu Zheng, il terzo capitolo della serie Lost, dopo i megasuccessi di Lost in Thailand e Lost in Hong Kong. Si stima che gli incassi persi in questo periodo ammontino a qualcosa come 30 miliardi di yuan (circa 4,2 miliardi di US$). E la ripartenza è già costellata di una miriade di domande sull’impatto che questa frenata massiccia, nazionale ed internazionale, ha avuto e avrà sulle case di produzione e di distribuzione, sui cinema e sul pubblico. 

Una prima riapertura di 600-700 cinema si era tentata verso la metà di marzo, immaginando di riprogrammare film di grande successo internazionale, come Avengers, Avatar, Inception, Interstellar, e film estremamente popolari come Wolf Warriors 2, The Wandering Earth, Wolf Totem, lasciando ai cinema tutto il botteghino maturato dalla ridistribuzione dei film, con il benestare di tutti, tra distributori e produttori, nello sforzo comune di risollevare la situazione degli esercenti. Alla ricerca di una strategia, la selezione avrebbe puntato su film particolarmente graditi al pubblico in Cina, visto che le difficoltà principali della riapertura saranno sostanzialmente due: ovvero, rassicurare il pubblico della sicurezza di ritornare nelle sale in massa e, allo stesso tempo, convincere i distributori del consistente numero di spettatori per riprendere la promozione e la distribuzione dei film più importanti, senza i quali il pubblico potrebbe decidere di non tornare nelle sale. 
A tranquillizzare gli animi ha pensato la Maoyan Entertainment, il servizio di biglietteria online, con il suo secondo questionario lanciato al grande pubblico verso la metà di aprile per testare l’interesse o meno a ritornare nelle sale. Sembra che il 72% abbia risposto di non vedere l’ora, 18% in più rispetto ai risultati del primo questionario fatto circolare un mese prima. Tra i dati raccolti, tre i fattori importanti segnalati dal pubblico per ritornare volentieri a riempire le sale: le precauzioni sanitarie, i biglietti scontati, e la qualità dei film. Non è un caso che sia stato un servizio di biglietteria online ad interessarsi della questione, visto che la Maoyan Entertainment e l’Alibaba Tiaopiaopiao sono le piattaforme online più diffusamente utilizzate in Cina per la vendita di più del 90% dei biglietti dei cinema. 

Tutti i preparativi per la riapertura dei cinema sono stati frenati quasi sul nascere, quando il Film Bureau ne ha ordinato la chiusura due settimane dopo, forse per il giustificato timore di una possibile seconda ondata di contagi. Mentre le autorità del Film Bureau e del Dipartimento della Propaganda del PRC fanno sapere che il governo offrirà una serie di politiche di supporto all’industria del cinema, sono tante le società ad avere dichiarato bancarotta. Ma le cifre sono pressoché le stesse del 2019. Il governo promette un controllo sulla finestra dedicata alla distribuzione in sala dei film, lasciando intuire che nuove regole impediranno ai film prodotti per il grande schermo di essere distribuiti su piattaforme online prematuramente o per ovvi vantaggi economici. Il caso più eclatante, che ha sollevato non poche critiche da parte dei proprietari ed esercenti delle catene di cinema, è stata la distribuzione online del film Lost in Russia di Xu Zheng, prodotto dalla Tianjin Maoyan Weiying Media Company e distribuito da Huanxi Media, la società di investimenti co-fondata da Dong Ping, Ning Hao, Xu Zheng, e Steven Xiang. Con la chiusura delle sale cinematografiche, l’uscita di Lost in Russia online sulla video piattaforma Byte Dance ha fatto subito notizia, soprattutto per il fatto di essere disponibile gratuitamente. È The Hollywood Reporter a segnalare il grande affare da 100 milioni di US$ siglato da Huanxi Media e Byte Dance. Mentre i cinema gridano vendetta promettendo di non distribuire nelle sale i futuri film di Xu Zheng, c’è chi nell’industria crede che l’operazione Lost in Russia sia un modello rivoluzionario che ha coraggiosamente spezzato il monopolio tradizionale dei cinema e abbia inaugurato inavvertitamente un nuovo trend che si farà sentire sempre più forte, seguendo le esigenze di chi ama i cinema e chi ne farebbe a meno, creando ancora più competizione sul mercato con l’obiettivo di ottimizzare e personalizzare l’esperienza del pubblico. 

Intanto, in attesa di conoscere il calendario delle prossime uscite, si aggiungono alla lista dei film programmati nella seconda metà dell’anno l’epico The Eight Hundred di Guan Hu, girato interamente in IMAX, Saturday Fiction di Lou Ye, The Hidden Sword di Xu Haofeng, One Second di Zhang Yimou, Booming in the Dust di Chen Kaige, Cry of the Birds di Tian Zhuangzhuang, il mitologico Fengshen Trilogy di Wu Ershan, un progetto lungo 10 anni, dall’inizio delle riprese nel 2012 alla distribuzione dell’ultimo capitolo della trilogia nel 2022. E ancora, Assassin in Red di Lu Yang, reduce dei successi della serie Brotherhood of Blades, 749 Bureau di Lu Chuan, Li Na di Peter Chan, The Mermaid 2 di Stephen Chow. E ancora animazione, Deep Sea e Monkey King: Hero Is Back 2 di Tian Xiaopeng, Phoenix di Mao Qichao, e The Guardian Da Hu Fa 2 di Bu Sifan. L’estate si preannuncia caldissima e ad aspettarci ci sono tutti, ma proprio tutti i film dell’anno. Arrivederci al cinema!
Maria Ruggieri