L’impatto delle proteste di Hong Kong sul cinema locale

Per Hong Kong e per i suoi abitanti il 2019 non è stato un anno tranquillo. La catena di eventi che si sono sviluppati a partire dalla proposta di emendamento della legge sull’estradizione “Fugitive Offenders and Mutual Legal Assistance in Criminal Matters”, avanzata dal governo nel 2019, ha interessato tutti gli aspetti della vita hongkonghese e nel secondo semestre dell’anno ci sono state manifestazioni contro il disegno di legge in tutta Hong Kong, con cadenza settimanale. Le manifestazioni, insieme agli scontri tra i manifestanti e la polizia verificatisi durante le proteste, hanno avuto un impatto sull’intera industria cinematografica.

Quando le proteste sono iniziate, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, le manifestazioni settimanali non hanno avuto grossi effetti sul botteghino locale: film come Aladdin hanno incassato oltre 60 milioni di dollari hongkonghesi. Il comparto cinematografico ha iniziato a risentirne a settembre, quando il conflitto tra manifestanti e polizia è diventato più acceso e il Capo dell’Esecutivo di Hong Kong non ha mostrato alcuna volontà di accettazione delle richieste dei manifestanti. Il trattamento brutale e violento riservato ai manifestanti da parte della polizia di Hong Kong non ha fermato le proteste, anzi ha avuto l’effetto di incrementarle.
Le aree degli scontri erano vicine ai centri commerciali, all’interno dei quali si trovano molte sale cinematografiche, per cui gli esercenti sono stati obbligati ad attivare misure di emergenza e chiudere presto per evitare disordini all’interno dei locali. Dopo il mese di luglio le manifestazioni hanno interessato quasi tutti i distretti di Hong Kong, e di conseguenza tutte le sale della città. Il botteghino è calato del 32%, passando da 135 milioni di HK$ nel settembre 2018 a soli 92 milioni nel settembre 2019.

Gli spettatori di solito affollano i cinema di aree popolari come Mong Kok, Tsim Sha Tsui e Causeway Bay, dove si sono verificati gli scontri più gravi tra polizia e manifestanti. Di conseguenza il pubblico ha evitato quelle zone, privilegiando le sale vicine alle loro abitazioni. A novembre un centro commerciale è stato distrutto dai manifestanti e ciò ha determinato la chiusura di un cinema per quasi due mesi, a partire da metà novembre.
Inoltre, la MTR Corporation (la metropolitana di Hong Kong) è stata accusata dai manifestanti di collaborare con il governo attraverso la cancellazione dei servizi ferroviari durante le manifestazioni. I protestatari hanno contrattaccato distruggendo alcune strutture della MTR e l’azienda ha risposto chiudendo le stazioni alle otto o alle nove di sera anziché all’una di notte. Questa decisione ha avuto ripercussioni sulle proiezioni delle 21.00 e delle 21.30, disertate dal pubblico che non aveva la possibilità di rientrare a casa, tanto che gli incassi al botteghino per gli spettacoli delle 21.30 sono stati vicini allo zero.

Tuttavia, i film che avevano un messaggio antigovernativo, o che mettevano in scena delle proteste, hanno tratto vantaggio dalla situazione. Il film americano Joker, riflettendo i sentimenti anti-governativi del pubblico, ha incassato oltre 61 milioni di HK$ in ottobre e il distributore, la Warner Bros, lo ha considerato un grande successo. Un altro esempio è il film taiwanese Detention, il cui tema riguarda il valore della libertà e che riflette le speranze e le richieste politiche del pubblico di Hong Kong. Detention è uscito all’inizio di dicembre in sole dodici sale, ma la partecipazione alle proiezioni è diventata in breve un segno di sostegno per il movimento di protesta e alla fine il film ha incassato 11,62 milioni di HK$ al botteghino.

Le proteste hanno interessato anche il circuito dei festival cinematografici. Il botteghino dell’Hong Kong Asian Film Festival (HKAFF), che si tiene a fine ottobre, ha risentito degli effetti del conflitto e alcune proiezioni sono state cancellate. Le proteste hanno invece contribuito al botteghino dell’Hong Kong Independent Film Festival: l’edizione del 2020 si è concentrata sui movimenti sociali e ha presentato diversi documentari sui movimenti di altri paesi e di Hong Kong. Le proiezioni hanno registrato il tutto esaurito. 
Le proteste hanno avuto un impatto su tutti gli aspetti della vita. Gli utenti di Internet hanno classificato i negozi come “Giallo” se sostenevano le proteste e “Blu” se sostenevano il governo. I cittadini hanno incoraggiato gli hongkonghesi a non servirsi nei negozi “Blu”. Gli abitanti della città sono stati inoltre incoraggiati a non andare a vedere quei film del Capodanno Lunare che presentavano una compagine produttiva della Cina continentale o quelli che avevano beneficiato dei finanziamenti del governo.

La commedia di Dayo Wong The Grand Grandmaster ha raccolto il favore del pubblico: il regista e attore Wong è un’icona della resistenza degli hongkonghesi al governo e la società di distribuzione Golden Scene è “Gialla”. L’incasso al botteghino di 29,9 milioni di HK$ per The Grand Grandmaster è stato superiore alla somma degli incassi degli altri tre film cinesi del Capodanno Lunare. 
Il boicottaggio dei film, per quanto comprensibile, potrebbe arrecare problemi all’industria locale. Negli ultimi tre anni la quota di mercato del cinema di Hong Kong è stata pari solo al 13% circa e, anche prima delle proteste, i film locali avevano difficoltà a raggiungere un numero sufficiente di spettatori. L’effetto domino potrebbe peggiorare gli investimenti nell’industria cinematografica e mettere seriamente a rischio la sua stessa sopravvivenza.
Ryan Law