L’industria del cinema giapponese è stata colpita pesantemente dalla pandemia, ma non tanto quanto Hollywood o le industrie cinematografiche di qualunque altro paese occidentale.
Malgrado un’implementazione lenta e maldestra della campagna vaccinale da parte delle autorità giapponesi, con solamente l’1,8% della popolazione che aveva ricevuto almeno la prima dose a fine aprile 2021, il paese ha avuto un numero relativamente basso di morti per Covid, con un bilancio di 10.199 decessi alla fine del mese di aprile. Una situazione molto diversa, alla stessa data, da quella dell’Italia, dove ci sono stati 120.000 morti da Covid-19 con una popolazione che è meno della metà di quella del Giappone, di 126.500.000 di abitanti.
Inoltre, dopo una chiusura totale della produzione cinematografica in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza da parte del governo all’inizio di aprile 2020, i cineasti giapponesi hanno hanno riacceso le macchine da presa molto velocemente. Gli esercenti hanno riaperto i battenti nel mese di maggio, mettendo in atto il distanziamento sociale e altre misure contro il virus. Il governo del Giappone non ha il potere di imporre la chiusura delle sale; nonostante ciò quasi tutti i cinema hanno risposto alla sua richiesta di collaborazione.
A settembre è stato possibile sedersi nuovamente in sala; il mese successivo, Demon Slayer the Movie: Mugen Train, un film di animazione che concludeva lo spettacolare ciclo di una serie anime di 26 episodi dal successo virale, ha riempito i cinema dopo la sua uscita in sala, il 16 ottobre. È diventato subito un evento imperdibile anche per i non appassionati della serie televisiva o del manga a cui si ispirava. Il film è arrivato in cima al botteghino annuale con un incasso totale di 337 milioni di dollari americani, un record assoluto in Giappone, tanto per un film nazionale che internazionale, accaparrandosi il 25% del box office di tutto l’anno, e il 33% degli incassi fatti dai film giapponesi.
Prodotto dagli studios Ufotable e distribuito dalla Toho e dalla Aniplex, Demon Slayer ha per protagonista Kamado Tanjiro, un ragazzo che all’inizio della serie anime conduce una vita tranquilla nella campagna giapponese all’inizio degli anni Venti del secolo scorso. In seguito, però, quando tutti i componenti della sua famiglia sono stati uccisi da un demone e la sorellina minore è diventata un demone lei stessa, Tanjiro intraprende una missione per vendicarsi. Il film è infarcito di momenti di azione mozzafiato che, potenziati da composizioni digitali e ambientazioni in 3D, hanno permesso che venisse proiettato in cinema IMAX e 4D, dov’è risultato particolarmente popolare.
Pur essendo un blockbuster, però, il film non poteva far recuperare mesi di incassi al di sotto della media per tutto il settore. Nel 2020 il botteghino cinematografico in Giappone ha fatto incassi per 1,37 miliardi di US$ (143 miliardi di yen), con una flessione del 45% rispetto alla cifra record raggiunta nel 2019, pari a 2,4 miliardi di dollari (261 miliardi di yen). Analogamente, anche i biglietti venduti sono stati 106 milioni, con un calo pari al 45%.
Alcune stime pubblicate dall’agenzia multiterritoriale Comscore alla fine di dicembre hanno mostrato che nel 2020 il botteghino in altri territori importanti è sceso in picchiata, con cali variabili dal 57% al 76%, rendendo i numeri giapponesi in un certo qual modo meno avvilenti.
I guadagni dei film stranieri sono precipitati del 71%, il che ha portato a un totale congiunto di 313 miliardi di US$. Al contrario, i film nipponici hanno realizzato 1,01 miliardi di dollari, con un calo del 23% rispetto al 2019. Una delle ragioni di questa disparità è che gli studios di Hollywood hanno sospeso l’uscita di quasi tutti i film nuovi e più importanti fino a data da destinarsi, mentre i distributori giapponesi hanno alimentato le sale anche durante la pandemia, prima con film del passato (La città incantata dello Studio Ghibli è ritornato in vetta alle classifiche di botteghino dopo quasi un ventennio di assenza) e successivamente con film più recenti quando gli appassionati sono tornati ad affluire in gran numero nei cinema, verso la fine del 2020.
Il più grosso successo dello scorso anno, con un incasso di 67 milioni di dollari, è stato Star Wars – L’ascesa di Skywalker, che è uscito nel dicembre 2019 ed è rimasto in sala fino all'inizio del 2020, prima che la pandemia prendesse piede.
Nel 2020, sono stati 21 i film giapponesi e quattro i film stranieri a incassare almeno 1 miliardo di yen (9,2 milioni di US$), cifra che tradizionalmente rappresenta la misura per definire un successo commerciale sul mercato giapponese. Alcuni di questi, come Star Wars, sono andati in sala durante il periodo del Capodanno, altri dopo la normale ripresa dell’attività dei cinema in settembre.
Durante i mesi estivi e autunnali, quando i listini dei film in uscita sono solitamente pieni di pellicole Pixar, Disney e di altri film hollywoodiani che attirano un pubblico molto ampio, i titoli giapponesi hanno per la maggior parte del tempo avuto campo libero e solo due film stranieri, oltre a Star Wars, ce l’hanno fatta ad entrare nella Top Ten del botteghino giapponese del 2020: Tenet e il coreano Parasite, vincitore dell’Oscar. Invece nel 2019, nella classifica del box office giapponese, tra i primi dieci film sei erano stranieri.
Intanto, durante la pandemia i cineasti nipponici hanno migliorato il proprio profilo ai principali festival del cinema internazionali. Anche se il festival di Cannes ha cancellato l'edizione del 2020, tre film giapponesi sono stati inclusi nella selezione ufficiale, che è stata proiettata in tutto il mondo sotto l’etichetta di “Cannes 2020”. Uno di questi film è True Mothers, un melodramma di Kawase Naomi, presenza fissa di Cannes, su una coppia che adotta un ragazzino la cui madre biologica si fa poi viva per riaverlo. Un altro è The Real Thing di Fukada Koji, quasi quattro ore sulle disavventure sentimentali di un impiegato trentenne (Morisaki Win) adattato da una serie trasmessa in seconda serata sulla rete televisiva Nagoya Broadcasting, che a sua volta era ispirata a un manga.
Il terzo film è Earwig e la strega, il primo film di animazione in computer grafica completamente in 3D dello Studio Ghibli, tratto da un libro per bambini della scrittrice inglese Diana Wynne Jones e diretto da Miyazaki Goro, il figlio del maestro Miyazaki Hayao. La pellicola, una coproduzione tra lo Studio Ghibli, l’emittente pubblica giapponese NHK e la NHK Enterprises, è stata inizialmente trasmessa dalla NHK il 30 dicembre, mentre la sua distribuzione in sala, prevista per il 29 aprile, è stata posticipata all'ultimo momento dal distributore Toho, ennesima vittima cinematografica della dichiarazione dello stato di emergenza durante il periodo di vacanze della “settimana d’oro”.
In settembre la giuria del festival di Venezia ha assegnato il Leone d’Argento per la miglior regia a Kurosawa Kiyoshi, autore del thriller drammatico Wife of a Spy, ambientato durante la seconda guerra mondiale. Kurosawa è stato il primo giapponese a ricevere questo premio dopo Kitano Takeshi, che l’aveva ricevuto nel 2003 per il film di cappa e spada Zatoichi. Tratto da una sceneggiatura originale alla cui scrittura ha partecipato anche il regista, questo thriller ad alta tensione su una coppia dell’alta borghesia che rischia la vita per rendere pubblici i crimini di guerra giapponesi è stato trasmesso per la prima volta sui canali 4K e 8K della NHK nel giugno 2020 ed è stato successivamente distribuito in sala dalla Bitters End a partire da ottobre.
Invece il film drammatico Under the Open Sky di Nishikawa Miwa, dopo essere stato presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel settembre dell’anno scorso, in ottobre si è aggiudicato due premi alla 56° edizione del Chicago International Film Festival: il premio del pubblico al miglior film internazionale e il premio per la migliore interpretazione, andato a Yakusho Koji per la sua performance straordinariamente ricca di sfumature nel ruolo di un ex detenuto che cerca di rifarsi una vita dopo un lungo periodo in prigione. Tratto da un romanzo di Saki Ryuzo, il film (che è il primo di Nishikawa non basato su una sua sceneggiatura originale) ha consolidato la fama della regista come una tra i migliori cineasti contemporanei del Giappone.
Infine, Hamaguchi Ryusuke ha ricevuto l’Orso d’Argento – Gran premio della giuria alla 71° edizione del festival di Berlino, quest’anno svoltosi online a marzo, per Wheel of Fortune and Fantasy, un film antologico in tre parti magistralmente orchestrato in cui ogni segmento racconta come un evento casuale riesca a cambiare la vita di una donna, in meglio o in peggio.
L’uscita nelle sale giapponesi di Wheel of Fortune and Fantasy non è ancora stata fissata, ma la distribuzione di un altro film di Hamaguchi, Drive My Car, è prevista per l’estate di quest’anno. La storia, interpretata da Nishijima Hidetoshi, è tratta da un racconto breve di Murakami Haruki su un attore e regista teatrale (Nishijima) la cui moglie, una drammaturga, improvvisamente scompare, lasciandolo in balia di un crollo emotivo.
Questi film, selezionati a festival tanto importanti e premiati, non hanno però partecipato alla 44° cerimonia di premiazione della Japan Academy Film Prize, che si è tenuta in presenza a Tokyo lo scorso marzo. Invece, Midnight Swan, il tormentato dramma a tematica LGBTQ di Uchida Eiji si è aggiudicato il premio per il miglior film, mentre il divo Kusanagi Tsuyoshi, ex componente della famosissima band di J-pop SMAP, è stato premiato come miglior attore per la fulminante interpretazione di una transgender attempata che si esibisce in locali notturni. Il premio per la migliore attrice è andato a Nagasawa Masami per il ritratto ad alta tensione di una madre single inaffidabile e dispotica in Mother, di Omori Tatsushi.
Wakamatsu Setsuro è stato premiato come miglior regista per Fukushima 50, un dramma ispirato a una storia vera che ricrea in modo realistico il caos e la confusione nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi dopo lo tsunami che causò la fusione dei reattori l’11 marzo 2011. Fukushima 50 ha ottenuto anche quattro premi tecnici, compreso quello per la migliore fotografia.
Come tutti si aspettavano, i premi per il miglior film di animazione sono andati a Demon Slayer the Movie: Mugen Train, che si è aggiudicato anche il premio per il miglior sonoro e quello per il film più popolare.
I Japan Academy Film Prizes, che sono stati assegnati ogni anno a partire dal 1978, sono modellati sulla falsariga degli Academy Awards americani, malgrado alcune categorie siano diverse. I candidati, inoltre, vengono selezionati da addetti ai lavori o persone che lavorano presso le principali società cinematografiche, cosa che ha storicamente portato a favorire film commerciali di successo a discapito delle pellicole indipendenti acclamate dalla critica. Il vincitore del premio per il miglior film, Midnight Swan, appartiene alla seconda categoria, anche se è stato un successo a sorpresa al botteghino, con un incasso di oltre 7 milioni di dollari.
La “settimana d’oro”, che va dal 29 aprile al 5 maggio ed è costellata di festività, quest’anno è stata intaccata dalla dichiarazione dello stato di emergenza per Tokyo, Osaka, Kyoto e la prefettura di Hyogo, le zone più colpite dalla quarta ondata di pandemia. In risposta, gli esercenti più importanti, compreso il leader del settore, la Toho Cinemas, hanno chiuso i battenti, mentre i distributori hanno sospeso la distribuzione di Earwig e la strega e l’ultimo episodio della venerabile serie anime Crayon Shinchan, oltre ad altri film.
La Warner Bros Japan, invece, è andata avanti con la distribuzione degli ultimi due episodi della saga in cinque parti di Rurouni Kenshin su un assassino dell’era feudale (Sato Takeru) che ha un ripensamento e giura di sottomettere i propri avversari senza ucciderli. Rurouni Kenshin: The Final è uscito in sala il 23 aprile mentre per Rurouni Kenshin: The Beginning, che narra la storia da cui ha origine la serie, l’uscita è prevista per il 4 giugno. La distribuzione di entrambi era stata posticipata di quasi un anno.
Le grosse società con diversi flussi di entrate possono sopravvivere a chiusure e ritardi con relativa facilità, ma i cinema d’essai, che in Giappone sono denominati mini-cinema e che da tanto tempo sostengono il vasto settore cinematografico indipendente, hanno incontrato difficoltà per sopravvivere. Nel maggio di quest’anno Uplink Shibuya, un importante cinema d’essai di Tokyo aperto dal 1995, ha chiuso definitivamente i battenti. Oltre ai suoi tre schermi, Uplink gestiva un negozio, una galleria e un bar/ristorante che servivano da luogo di incontro per gli appassionati di cinema. Le sue sale di Kichijoji (un quartiere di Tokyo) e di Kyoto sono ancora aperte, per il momento.
Intanto, sempre più appassionati di film, anime e serie tv giapponesi ricorrono a Netflix e altri siti di streaming dove possono vedere contenuti originali realizzati da autori di talento. Take Masaharu, il cui dramma in due parti sul pugilato Underdog è stato il film di apertura del Tokyo International Film Festival del 2020, ha curato e diretto tre episodi de Il regista nudo, una serie Netflix del 2019 ispirata alle avventure, autentiche, del pionieristico regista di film porno Muranishi Toru. L’avvio di una seconda stagione della serie era previsto per il 24 giugno del 2021. Un altro regista che ha partecipato alla realizzazione di questa serie è Uchida Eiji, già menzionato quale vincitore del premio della Japan Academy come miglior regista per Midnight Swan.
Un altro cineasta che collabora con Netflix è Hiroki Ryuichi, autore sia di acclamati film indipendenti (Vibrator) che di drammi commerciali di successo (April Bride). Il suo Ride or Die, una produzione originale Netflix uscita il 15 aprile, è tratto da un manga di culto di Nakamura Ching ed è interpretato da Mizuhara Kiko e Sato Honami nei panni di una coppia lesbica che deve darsi alla fuga dopo che una delle due (Mizuhara) ha assassinato il marito violento dell’altra (Honami). Le sue scene esplicite, girate magnificamente e sapientemente messe in scena (Hiroki ha al suo attivo una lunga sfilza di film per adulti), probabilmente avrebbero fatto classificare il film come vietato ai minori di 18 anni in Giappone, ma Netflix lo ha trasmesso senza alcuna restrizione in tutto il mondo.
Con la possibilità di accedere a così tanti prodotti locali di qualità in streaming, ci si chiede se il pubblico, una volta finita la pandemia, ritornerà al cinema con gli stessi numeri di prima. La risposta non è ancora chiara, ma a quattro mesi dall’inizio del 2021, con il virus che ancora imperversa, gli spettatori si stanno riversando in massa nelle sale per Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, il film di fantascienza di Anno Hideaki, che dal giorno di uscita, l’8 marzo, ha incassato la cifra record di 73 milioni di dollari, e per Detective Conan: Il proiettile scarlatto, 24° episodio della serie su un geniale detective adolescente intrappolato nel corpo di un bambino, che ha incassato 36 milioni di dollari durante la prima settimana di tenitura, dopo il 16 aprile. Infine, il dramma romantico Loved Like a Flower Bouquet, tratto da una sceneggiatura originale del realizzatore di serie tv di successo Sakamoto Yuji, ha fatto incassi per 34 milioni di US$ nelle 12 settimane successive alla sua uscita in sala, il 29 gennaio.
Per la fine di aprile, comunque, solo sette film, tutti giapponesi, sono riusciti a raggiungere la soglia di un miliardo di yen, la cifra che definisce un successo commerciale. Nel 2019, l’anno precedente alla pandemia, sono stati 65 i film a raggiungere tale soglia (40 giapponesi e 25 stranieri).
Quindi, malgrado una manciata di grandi successi, è ancora troppo presto per dire se l’industria sia davvero sulla via di una completa ripresa. Dato la lentezza con cui procedono le vaccinazioni, la vita normale – o, piuttosto, la sua versione di “nuova normalità” – per la maggior parte dei giapponesi non riprenderà presumibilmente fino alla fine di quest’anno. E quindi non ci sarà una “nuova normalità” nemmeno nell’andare al cinema.