Arti marziali cinetiche e spettacolari, commedie storiche irresistibili, saghe di eroi carismatici, demoni innamorati e seducenti spiriti serpente: se si pensa all’offerta cinematografica più sensazionale di Hong Kong dalla fine degli anni Ottanta a oggi, è inevitabile pensare a Tsui Hark. Nelle vesti di regista, produttore o anche come faro di un intero genere, Tsui è stato l’alfiere dell’avventura cinematografica sin dal suo ingresso nel mondo del cinema come attivista della New Wave hongkonghese.
Tsui nacque nel 1950 e studiò cinematografia all’Università del Texas, prima di trasferirsi a New York e lavorare alla realizzazione di documentari insieme alla regista Christine Choy. Nel 1977 tornò a Hong Kong, iniziando la sua carriera all’emittente TVB come regista e produttore di soap opera e sitcom. In seguito Tsui passò all’emittente rivale CTV sotto la produttrice Selina Chow, nota per aver coltivato talenti emergenti destinati a diventare celebrati registi della New Wave. È proprio alla CTV che Tsui si fece notare, dirigendo il fantasy wuxia The Gold Dagger Romance (1978), una trasposizione in sei episodi dell’opera dello scrittore taiwanese Gu Long, che Tsui arricchì con una regia audace e un incrocio di elementi di genere.
La serie gli aprì le porte del cinema: fu invitato infatti a dirigere il suo primo lungometraggio, The Butterfly Murders (1979), un wuxia girato a Taiwan e intessuto di influenze appartenenti ai thriller, ai western e alla fantascienza. Successivamente, Tsui realizzò la satira horror-comica cannibalesca We’re Going to Eat You (1980) e il thriller drammatico Dangerous Encounter – 1st Kind (1980), quest’ultimo censurato nella sua versione iniziale ma ancora disturbante nella versione modificata. I critici elogiavano il suo approccio radicale alla regia e il suo commento sociale, ma nessuno di questi film ebbe grande fortuna commerciale e il vero successo arrivò solo quando Tsui iniziò a lavorare per la casa di produzione Cinema City. Qui si unì a un gruppo di creativi indaffarati a creare blockbuster, e diresse la commedia di grande richiamo All the Wrong Clues for the Right Solution (1981), un’agile parodia poliziesca in costume che ebbe un tale impatto che ne venne realizzato un nuovo capitolo, All the Wrong Spies (1983), in cui Tsui recitava come attore.
Da sempre appassionato di fumetti e storie wuxia, Tsui mostrò la sua visione modernizzatrice con il fantasy soprannaturale Zu: Warriors from the Magic Mountain (1983), prodotto dalla potente casa cinematografica Golden Harvest. Tsui si avvalse di esperti di effetti speciali di Hollywood per arricchire una trama già indiavolata di suo, dove la mitologia cinese si intrecciava al cinema di arti marziali. Difficile essere preparati all’assalto visivo del film, dove la trama e la regia si muovono a un ritmo mozzafiato.
La svolta arrivò quando Tsui e Nansun Shi fondarono la società Film Workshop, che inaugurò le sue produzioni con la commedia drammatica postbellica Shanghai Blues (1984), in cui il regista gettò le basi di quelli che sarebbero diventati i tratti distintivi della sua vasta filmografia: un approccio trasversale ai generi che oscillava tra estremi di atmosfere e caratterizzazione dei personaggi, e che spingeva le donne al centro della narrazione, con belle caratterizzazioni e attenzione alle dinamiche di genere.
La filmografia successiva di Tsui come regista, produttore e sceneggiatore per Film Workshop è stata prolifica e innovativa, ricca di successi che hanno fatto tendenza e di opere di punta con divi come Brigitte Lin, Chow Yun-fat e Joey Wong. È impossibile elencare in questa breve introduzione tutte le sue opere chiave: così, a rischio di infastidire i lettori omettendo film molto amati, ci limitiamo a uno spaccato di alcuni dei suoi più grandi successi.
Nel 1986, in veste di produttore, Tsui portò al successo il film di gangster A Better Tomorrow di John Woo, che fu un vero trionfo al botteghino. Il film, ispirato a Story of a Discharged Prisoner di Lung Kong (1967), esaltava i temi dell’amicizia e dell’onore in tempi di grandi sconvolgimenti, creando le premesse per il cinema poliziesco successivo. Un mese dopo uscì Peking Opera Blues, diretto da Tsui, che entusiasmò il pubblico per la stravagante miscela di azione, commedia e dramma incentrata su tre personaggi femminili, nel tumulto dell’era repubblicana.
L’anno successivo, Tsui ottenne un altro grande successo come produttore con A Chinese Ghost Story, diretto da Ching Siu-tung, che si rifaceva a The Enchanting Shadow di Li Han-hsiang (1960) e ai racconti soprannaturali dell'antico scrittore cinese Pu Songling. Il film divenne un’altra pietra miliare che definì il genere per il pubblico moderno, dando avvio a una serie di fortunati sequel. Un altro film importante prodotto da Tsui fu The Killer (1989) di John Woo, l’elegante storia di un poliziotto e un sicario, che portava all’estremo i codici d’onore.
Nel 1990 Tsui tornò al wuxia con Swordsman, tratto dalle opere dello scrittore di arti marziali Jin Yong. Il leggendario regista King Hu avrebbe dovuto dirigerlo, ma si ammalò durante la produzione. Il film venne completato da un team di registi, tra cui Ching Siu-tung, il produttore Tsui e Ann Hui. La vertiginosa saga di un giovane spadaccino alla ricerca di un rotolo di pergamena sacro diede il via a una serie di emuli e di sequel (tra cui il mozzafiato Swordsman 2 del 1992, diretto da Ching Siu-tung, che sfidava le convenzioni di genere). Il successivo punto di svolta per Tsui fu rappresentato dalla regia di Once Upon a Time in China (1991), un brillante film di kung fu in costume, incentrato sul leggendario eroe popolare Wong Fei-hung. Tsui esaltò temi nazionalistici sia nei princìpi cinesi dell’eroe che nella trama, quando Wong affronta i trafficanti di esseri umani, inserendo nell’azione cinetica elaboratissime coreografie, realizzate mediante l’uso di cavi, che sarebbero diventate un elemento imprescindibile per gli epici film d’azione degli anni successivi (tra i quali figurano altre produzioni targate Film Workshop, come il brillante Dragon Inn di Raymond Lee del 1992). Il film, un mix di azione, dramma e commedia, ottenne un grande successo al botteghino, e nel 1994 Film Workshop produsse il quinto capitolo della serie Once Upon a Time in China.
L’elemento fantasy era già presente in The Butterfly Murders e in Zu, ma è con Green Snake (1993), ispirato alla Leggenda del Serpente Bianco, che il genere entrò in un territorio sensuale e riccamente colorato di erotismo e narrazione al femminile. Anche il dramma in costume The Lovers (1994) si immerse nella leggenda, rivisitando la tragica storia d’amore dei “Butterfly Lovers” con un approccio strappalacrime che conquistò il pubblico più giovane. Tsui ha infuso la sua inclinazione per il genere fantasy insieme alla sua passione per i manga e la tecnologia in A Chinese Ghost Story: The Tsui Hark Animation. Il film del 1997, prodotto nel laboratorio di Tsui da un team di sole venti persone e con la post-produzione realizzata in Giappone, è stato pionieristico nell’introdurre tecniche di animazione avanzate nell’industria cinematografica di Hong Kong, sorprendendo gli spettatori con elementi inaspettati. Anche per The Legend of Zu (2001) Tsui rielaborò materiali già utilizzati in passato, proiettandoli in una nuova era grazie a effetti digitali all’avanguardia. Nello stesso anno produsse anche Master Q 2001 di Herman Yau, un originale ibrido di live action e animazione 3D ispirato a un celebre fumetto.
Tsui trovò anche il tempo di cimentarsi con Hollywood. Double Team – Gioco di squadra (1997) e Hong Kong colpo su colpo (1998) lo videro collaborare con la star del cinema d’azione Jean-Claude Van Damme; dopo le coproduzioni americane tornò a Hong Kong e, in collaborazione con Columbia Pictures, diresse l’intenso thriller locale Time and Tide – Controcorrente (2000). Negli anni Duemila Tsui divenne uno dei principali esponenti dei sempre più ambiziosi kolossal cinesi, alimentati dalle crescenti coproduzioni tra Hong Kong e la Cina continentale. Dopo essere tornato al wuxia con Seven Swords (2005), fuse il genere con il thriller investigativo per creare un’esperienza del tutto nuova in Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma (2010). Questa sontuosa produzione, che ha per protagonista un divo del calibro di Andy Lau, si addentra nell’analisi psicologica complessa, sorprendendo al contempo per le coreografie d’azione, la direzione artistica e la costruzione di un mondo visivo straordinario. Tsui ha proseguito anche con due popolari prequel, continuando a realizzare spettacolari produzioni ad alto budget, tra cui Flying Swords of Dragon Gate (2011), remake di Dragon Inn di King Hu del 1967 e della sua stessa versione del 1992, e il thriller bellico The Taking of Tiger Mountain (2014).
Nel 2025 il suo ultimo film, Legends of the Condor Heroes: The Gallants, ha rappresentato un’attrazione di prim’ordine nella corsa al box office del Capodanno Lunare. Con questo film, che unisce fantasy, azione e romanticismo, Tsui ritorna alla prestigiosa narrativa di Jin Yong per dar vita a un nuovo universo cinematografico, fatto di scuole rivali di arti marziali e intrighi sul campo di battaglia. Quest’anno, il Far East Film Festival ospiterà la prima internazionale di Legends e il restauro di Shanghai Blues, insieme alla proiezione dell’incantevole Green Snake nell’ambito della retrospettiva dedicata alle creature leggendarie del cinema asiatico. In questa occasione, siamo orgogliosi di accogliere a Udine il regista Tsui Hark per conferirgli il Gelso d’Oro alla Carriera, celebrando il suo contributo pionieristico al cinema e la sua incessante ricerca di meraviglie per il grande schermo.
Tim Youngs