Proviamo a lasciare da parte un successone come Your Name, film di animazione di Shinkai Makoto che nel 2016 ha incassato 234 milioni di US$ (dollari statunitensi), ed ecco nel 2017 il box office giapponese ha avuto un calo all’incirca del 3%, con 2,1 miliardi di US$ per 174,5 milioni di biglietti venduti. Il campione di incassi giapponese, con 63 milioni di US$, è stato Detective Conan: Crimson Love Letter, ventunesimo film della saga di animazione Detective Conan, seguito da Doraemon: Great Adventure in the Antarctic Kachi Kochi, trentasettesimo episodio della serie animata Doraemon, che ha incassato 41,5 milioni di US$. Al terzo posto si è piazzata la commedia fantasy d’azione Gintama con 36 milioni di US$, il massimo per un film giapponese live-action. Il regista Fukuda Yuichi e la star Oguri Shun si sono poi ritrovati per il sequel che arriverà in sala il prossimo agosto.
Nel 2017 sono stati ben 38 i film giapponesi che hanno totalizzato incassi per almeno un miliardo di yen (9,2 milioni di US$), la soglia tradizionale perché un film possa essere definito un successo commerciale in Giappone, mentre hanno raggiunto questa soglia solo 24 film stranieri, primo dei quali La Bella e la Bestia, con un incasso di 114 milioni di US$. Malgrado ciò, la quota di mercato dei film nipponici è scesa al 55%, mentre un anno prima era del 63%.
La Toho è risultata la società di distribuzione numero uno dell’anno, ma la notizia non ha destato nessuna sorpresa, dal momento che nella Top Ten dei film giapponesi sette erano suoi. Nell’industria del cinema locale, questo distributore, che è anche il principale esercente giapponese, sta facendo la parte del leone o, per usare un personaggio che è anche il suo marchio di fabbrica, sta facendo la parte di Godzilla da diversi decenni.
Nel 2017 sono comunque usciti in sala 1187 film, 594 dei quali erano giapponesi, mentre gli altri 593 erano stranieri. L’anno precedente i numeri erano più o meno gli stessi, con 610 pellicole locali e 539 straniere. Tutti i registi dell’elite denominata “4 K” (Kitano Takeshi, Kawase Naomi, Kore-eda Hirokazu e Kurosawa Kiyoshi) hanno portato in sala un loro film e lo stesso vale anche per i beniamini del pubblico internazionale Miike Takashi e Sono Sion, ma nessuno di essi è riuscito a entrare nella Top Ten nipponica (tra tutte, la pellicola che è riuscita a raggiungere il posto più alto in classifica, il diciottesimo, è stata l’epopea sulla malavita Outrage Coda di Kitano, con un incasso di 15 milioni di US$). E, nonostante tutti gli inviti ricevuti da festival importanti, nessuno dei film di questi registi si è portato a casa un premio di rilievo.
A livello locale, il 2 marzo scorso la Japan Academy, che è la risposta giapponese agli Oscar, alla cerimonia di premiazione annuale ha consegnato premi in 21 categorie. Il film che se n’è aggiudicato il maggior numero, sei in tutto, è stato il dramma giudiziario di Kore-eda Hirokazu The Third Murder: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, miglior montaggio, premio per il migliore attore non protagonista al divo Yakusho Koji – che in The Third Murder interpreta un detenuto con due condanne per omicidio il quale viene processato per un terzo assassinio e deve fronteggiare una sicura condanna a morte – e infine il premio per la migliore attrice non protagonista, andato a Hirose Suzu, che nel film è la figlia dell’uomo assassinato. Aoi Yu si è aggiudicata il premio alla miglior attrice protagonista per il ruolo di una donna con disturbi mentali nel dramma sentimentale di Shiraishi Kazuya Birds Without Names, mentre Suda Masaki è stato premiato come miglior attore protagonista per il ruolo di un giovane delinquente che si dà alla boxe in Wilderness, film in due episodi di Kishi Yoshiyuki.
I premi ai dieci migliori film della rivista Kinema Junpo sono verosimilmente più prestigiosi. Sin dal 1926, questi premi vengono attribuiti dalla più antica rivista cinematografica giapponese sulla base dei voti di 120 tra critici, giornalisti e redattori, i quali stilano due liste, per i dieci migliori film giapponesi e i dieci migliori stranieri. A differenza dei quasi 4000 votanti della Japan Academy, tra i quali vi sono dipendenti di grosse società di distribuzione che presumibilmente votano per i loro stessi prodotti, il comitato di Kinejun tende a privilegiare l’arte rispetto al mercato o al prestigio dei distributori.
Alcuni candidati al Japan Academy Prize sono finiti anche sulle liste dei dieci migliori film di Kinejun, ma la sovrapposizione non è storicamente molto frequente. Per il 2017, ad esempio, tra i cinque candidati al premio come miglior film, solo The Third Murder è entrato anche nella lista Kinejun, mentre quello che è stato eletto miglior film giapponese del 2017 da Kinema Junpo, il dramma Hanagatami sulla seconda guerra mondiale diretto da Obayashi Nobuhiko, non ha ricevuto alcuna nomination da parte della Japan Academy.
Ancor più artisticamente orientate sono le classifiche annuali dei dieci migliori e dieci peggiori film di Eiga Geijutsu, una rivista cinematografica il cui direttore è lo sceneggiatore veterano Arai Haruhiko. L’attenzione dei media è focalizzata sulla famigerata lista dei dieci peggiori, che può comprendere anche film sui quali piovono inviti e premi di festival importanti. Per il 2017 il peggiore dei dieci peggiori per Eiga Geijutsu è stato proprio The Third Murder, in competizione al Festival di Venezia nonché vincitore di tutti quei premi della Japan Academy.
Uno dei principali candidati giapponesi al primo posto al botteghino del 2018 è Mirai of the Future, una nuova pellicola di animazione del regista Hosoda Mamoru, il cui film precedente, The Boy and the Beast, aveva incassato 55 milioni di US$ nel 2015.
Il film, nel quale un bimbo di quattro anni incontra la sua futura sorella in grado di viaggiare nel tempo, sarà portato in sala dalla Toho il 20 luglio prossimo.
La Toho distribuirà anche Inuyashiki, di Sato Shinsuke (I Am a Hero) durante la Settimana d’Oro, un periodo di festività tra fine di aprile e inizio maggio che rappresenta uno dei momenti migliori per il cinema commerciale più importante.
Il film, del quale sono già in lavorazione due sequel, è l’adattamento di un noto manga su un impiegato di mezza età (Kinashi Noritake) e un liceale (Sato Takeru) che, trasformati in cyborg da una misteriosa luce bianca, acquisiscono incredibili superpoteri; mentre il ragazzo diventa un assassino di massa, l’impiegato si dedica a salvare vite umane. Lo scontro tra i due sarà inevitabile.
Altra grossa produzione per la Settimana d’Oro, è Laplace’s Witch, adattamento di Miike Takashi di un romanzo giallo best-seller di Higashino Keigo su un geochimico (Sakurai Sho) che, mentre indaga su due morti misteriose avvenute presso due sorgenti termali, incontra una giovane donna (Hirose Suzu) che ne preannuncia correttamente una terza. Anche questo film è distribuito dalla Toho.
Parecchi registi si stanno preparando per probabili candidature al Festival di Cannes. Uno di questi è Kore-eda Hirokazu, il cui film più recente è Manbiki Kazoku (trad. lett.: “Shoplifting Family”), incentrato su una famiglia di criminali da strapazzo che si porta a casa un trovatello. Il capofamiglia è interpretato da Lily Franky, apparso anche in un’altra pellicola di Kore-eda, Father and Son, che nel 2013 ha ottenuto il premio della giuria a Cannes. Ando Sakura, che interpreta la moglie, è stata ospite del FEFF di Udine per 0.5mm (2014). Il film sarà distribuito in Giappone da Gaga.
Un altro cineasta che si sta preparando per Cannes è Fukada Koji con The Man from the Sea, sequel del suo Harmonium, già vincitore nel 2016 del premio della giuria nella sezione Un Certain Regard. Fujioka Dean ricopre il ruolo di un uomo ritrovato a vagare sulla costa indonesiana da una donna giapponese (Tsuruta Mayu) e dal figlio di lei (Taiga), impegnati in un lavoro umanitario. Siamo subito dopo lo tsunami del 2004 e l’uomo compie miracoli che appartengono più al regno della fantasia che alla realtà.
Infine, Kawase Naomi, una habitué di Cannes, ha girato Vision, un film drammatico ambientato nella Prefettura di Nara, dove la regista è nata; racconta di una giornalista francese (Juliette Binoche) alle prese con un uomo misterioso (Nagase Masatoshi) incontrato in montagna mentre sta cercando un’erba rara. La pellicola è una coproduzione tra la società parigina Slot Machine e la cooperativa di produzione Kumie della stessa Kawase. Dato che a Cannes sono già stati presentati cinque film della regista, tra i quali The Mourning Forest che nel 2007 ha vinto il Grand Prix della Giuria, è probabile che le arrivi un invito anche quest’anno.
La maggior parte dei cineasti però non rientra nella fortunata cerchia di realizzatori di successi al botteghino o di invitati ai principali festival; devono invece affrontare il divario sempre crescente tra i ricchi, alla testa dei quali c’è la Toho, e i poveri, in particolare i giovani registi che realizzano film indipendenti per il circuito d’essai. I primi producono quasi esclusivamente film tratti da fonti, già collaudate, in altri media, soprattutto manga, mentre i secondi sono alle prese con una continua contrazione dei budget e degli spazi di programmazione disponibili. Il risultato finale è un impoverimento creativo.
Un numero sempre crescente di cineasti, frustrato da una situazione così difficile, sta lavorando fuori dal Giappone. Tra questi, Fukada, che ha girato The Man from the Sea interamente in Indonesia, e Sakamoto Junji, che ha girato a Cuba per il suo film biografico Ernesto del 2017. Registi in ascesa come Fukunaga Takeshi (Out of My Hand) e Hirayanagi Atsuko (Oh Lucy!) si sono invece stabiliti negli Stati Uniti, mentre attori come Odagiri Joe (The White Girl), Kunimura Jun (Kokoro) e Fukuyama Masaharu (Manhunt) sono molto richiesti sia in Giappone che oltreoceano. Gli esempi di talenti giapponesi che si spostano oltreconfine potrebbero essere molto più numerosi, solo che parecchi vengono trattenuti da scarse competenze linguistiche o dalla riluttanza a compiere il grande passo internazionale.
Un’altra alternativa, che sta diventando sempre più popolare, al solito tran tran dei film indipendenti è quella di realizzare serie per le piattaforme streaming o via cavo/satellite, come il pionieristico canale a pagamento Wowow. Il veterano Hiroki Ryuichi (Vibrator) ha supervisionato la regia di Hibana, una serie in dieci episodi su due comici in difficoltà economiche che la Wowow ha trasmesso nel 2016. Inoltre, a settembre del 2017 la Wowow ha trasmesso la serie in cinque puntate Yocho: (Foreboding) di Kurosawa Kiyoshi, la cui storia di invasione aliena era uno spinoff di Before We Vanish, il film dello stesso regista presentato a Cannes nel 2017 nella sezione Un Certain Regard. Entrambe le serie hanno poi generato dei lungometraggi.
L’anno scorso, Sono ha collaborato con Amazon Prime per la realizzazione di Tokyo Vampire Hotel, una serie in nove puntate su due clan di vampiri che si combattono tra loro, parzialmente girata in Romania con valori produttivi decisamente superiori alle opere più povere realizzate da Sono in campo indipendente. La serie è anche stata ridotta alle dimensioni di un’opera cinematografica, presentata per la prima volta al Tokyo Filmex Festival nel novembre 2017.
In cima alla catena alimentare dell’industria cinematografica, dove si trovano i grossi produttori/distributori e i loro partner mediatici, non sono avvenuti molti cambiamenti, eccezion fatta per il calo negli incassi di quelle che un tempo erano formule di sicuro successo. Con il J-horror che ha ormai superato la data di scadenza e i film d’azione su samurai e malavita che sono in declino ormai da decenni, le major cinematografiche stanno facendo sempre più ricorso ai drammi sentimentali su giovani innamorati sfortunati, spesso con aggiunta di catastrofi mediche o viaggi nel tempo. Oppure producono drammi e commedie di formazione, abitualmente ambientate in un liceo. Tutti questi prodotti poggiano solitamente su un manga di successo o su talenti divistici che, in qualità di “idoli”, vengono scritturati più per l’influenza dei loro agenti che per le loro capacità interpretative.
L’ultimo genere in voga tra gli addetti ai lavori, tuttavia, è l’animazione. Autori come Shinkai Makoto, Hosoda Mamoru e Miyazaki Hayao, ultimamente ritiratosi dal pensionamento, godono di grande prestigio fuori dal Giappone e ottengono un successo mostruoso nel loro paese. Ma spesso sono i titoli basati su serie di animazione popolari e destinate ai bambini che escono in sala ogni anno a fare incassi più costanti nel lungo periodo. Il ventunesimo episodio della serie Pokemon, distribuito dalla Toho e la cui uscita in sala è prevista per il 13 luglio prossimo, Pokemon the Movie: Everyone’s Story è il candidato più sicuro al posto di campione d’incassi dell’anno rispetto a qualunque altro film distribuito dagli studi giapponesi, pellicole live-action comprese.
Mark Schilling